(Segnalazione indirizzata all'amministrazione per l'inserimento della storia tra le scelte) Il fandom di Batman ha, purtroppo, una piaga assai diffusa all’interno del mondo delle fanfiction: gli OOC e le capriole sessuali da far impallidire un coniglio in calore.
Dove dovrebbe esserci un Bruce Wayne brutale e, diciamocelo, pure un po’ disfunzionale e sociopatico, abbiamo invece un timidone nella vita e una tigre nel letto.
E là, proprio là, dove dovremmo scorgere la figura snella ed egoista d’una donna la cui vita è stata sempre una corsa sul filo di Gotham, abbiamo invece una donnetta che, a parte rubare a random e aprire la gambe, non fa molto.
Tutta questa introduzione per dire che sì, nel fandom di Batman esiste ancora (meno male!) qualcosa di buono.
Qualcosa che valga la pena di leggere e qualcosa per cui sorridere, una raccolta che ci mostra - ci svela - l’aspetto migliore d’ogni cosa.
Ci sarebbe troppo da dire e le parole non basterebbero, quindi il silenzio è la tacita risposta alle loro domande: c’è tempo per dar voce ai fantasmi, per raccontare il passato, per svelare ciò che si cela dietro alla maschera.
Racconta l’autrice, una raccolta che è un album di fotografie, disegni e frammenti d’una vita rubata morso per morso a Gotham e al destino.
"Non credi che starebbe bene in salotto? gli chiede, indicando con un gesto vago la tela davanti a loro, un gesto che dice ‘visualizzalo appeso al nostro muro’.
"Non credi che sarebbe un po’ vistoso?"
"Affatto."
"Se ti piace così tanto, possiamo prendere la stampa al bookshop."
"Non è la stessa cosa."
Dispiega la normalità Kuma_cla, quella curva morbida e umana che è nascosta dietro le maschere.
Strappa loro il velo l’autrice, ma non per mostrare carne e sangue, ma cuore e sentimento.
Bruce la blocca, una mano sul fianco e l’altra sul polso, salvando all’ultimo secondo il portafogli di un ignaro turista. «Non avevamo detto basta con queste cose?» sussurra all’orecchio.
L’arroganza del gatto e l’ironia del pipistrello.
Vecchie abitudini e nuove quotidianità, tutte nelle parole dell’autrice, tutte tra le sue righe.
I giorni della ripresa sono giorni strani, vissuti con il corpo di un altro.
Riesce a mettersi sedere, ora; biascica qualche grazie. Selina non dice nulla, rispetta il suo silenzio. Non va neanche a lei di parlare, in realtà.
È tutto così irreale: la stanza, Batman, lei e Gotham fuori dalla finestra. Si chiede se non sia un gioco pericoloso, il loro.
I giorni della ripresa sono giorni che non sono davvero giorni.
Quanta verità c’è in questo estratto?
Quanto di due ombre - due maschere - che non hanno più un proprietario?
Quanto, di un’esistenza vissuta sempre all’ombra d’una madre ingombrante ed esigente come Gotham?
E quando non rimane altro che acqua, Bruce riemerge, uomo, non più eroe.
Riemerge, e pensa che è bello sapere che a casa qualcuno lo sta aspettando; Selina si arrabbierà molto.
Pare di vederla davvero Selina, gli occhi vigili, le labbra leggermente contratte, le mani tese in una muta domanda - in una richiesta senza voce.
Bruce Wayne - il pipistrello, il dio, l’uomo - è una mappa di carne e sangue, cicatrici a indicare una via e ferite nuove e crearne un’altra.
In tutto questo Selina, la femmina che è in grado di amarlo - sopportarlo - per quello che è veramente, fa l’unica cosa ragionevole, l’unica per creature spezzate come loro: lo abbraccia, in silenzio.
Perché è nel silenzio che trovano la risposta tanto cercata.
L’autrice ha un pregio: muove i personaggi con una dolente umanità di fondo che non sfocia mai nell’emodramma e neppure nel vogliamoci-bene-perché-sì.
Ci regala momenti intimi e ci lascia in bocca il sapore del tenero, della vita, quella vera.
Ancora in corso, per gli amanti di Batman è sicuramente una raccolta sulla quale buttare più di un occhio.
E chissà che nel cielo non voli ancora un pipistrello feroce e solitario. |