Recensioni per
Le occasioni
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 99 recensioni.
Positive : 97
Neutre o critiche: 2 (guarda)


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Recensore Master
07/12/18, ore 15:43
Cap. 2:

Ciao cara, qui ho deciso di lasciarti la seconda recensione premio. Come sempre mi ha colpito la scelta di questo personaggio molto poco trattato nei libri, di cui si sa poco e niente. Ma nonostante ciò tu hai fatto un ottimo lavoro. Dico sul serio.
E ti faccio i miei complimenti perché so quanto sia difficile scrivere una drabble.
A presto.

Recensore Master
16/10/18, ore 12:11
Cap. 2:

Valutazione del contest Sfida alle 100 parole – V edizione

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 7.5/10
Valutare lo stile di questa storia non è stato semplice, perché mi ha dato da subito l’impressione di essere un testo breve scritto con le tecniche adatte a testi più lunghi. Ed è possibile che le cose stiano proprio così visto che con questa drabble ti sei confrontata per la prima volta con la brevità. Inizio dicendo che come primo esperimento è davvero degno di nota, ciò che emerge al di là di tutto è difatti la dimestichezza che hai con la lingua italiana e con la scrittura. Sono sicura che non tarderai ad acquisire confidenza con la brevità, qualora volessi continuare a cimentarti in tal senso. Fatta questa premessa, passo alla valutazione vera e propria!
L’incipit del testo è suggestivo e ha la capacità di catapultare immediatamente il lettore nel mondo della narrazione: due battute di discorso diretto in corsivo che richiamano a un passato nebuloso di cui pare non sia dato sapere altro. Immediatamente dopo, però, al lettore viene data la chiave di volta per interpretare quel dialogo (il paragrafo “L’ultima parola […] mai l’avrebbe compresa”), e lì scopre a chi siano appartenute quelle parole, quale significato abbiano all’interno della narrazione e, soprattutto, in che modo abbiano interessato la vita della protagonista. Un dialogo, quello iniziale, che si rivela essere contestualizzante, grazie a quello e al paragrafo seguente il lettore comprende di trovarsi in un presente dove la protagonista si è già distaccata dalla famiglia di origine.
La scelta di usare la terza persona e il tempo passato convince, perché aiuta a traghettare il lettore in questo misto di passato/presente con l’aiuto di un narratore onnisciente che sa ogni cosa e la narra con estrema semplicità – la sintassi è chiara, lineare, riesce a non eccedere pur non essendo elementare, è tutto narrato con naturalezza, e non mancano immagini molto belle (un esempio è “lasciando che la luce colorata rendesse lieve il suo respirare” dove l’immagine di un respiro reso lieve è davvero suggestiva).
Relativamente alla sintassi, ho notato che in due occasioni hai marcato le espressioni tramite la dislocazione di elementi grammaticali. A mio avviso, una delle due è meno efficace, te le riporto:

    • • “Non era fatta per il nero, Andromeda”: in questo caso, hai spostato il soggetto a fine frase, utilizzando la virgola per rafforzarne la messa in evidenza. Il risultato è ottimo, perché il ritmo della frase s’arresta a “nero”, costringendo il lettore a porre maggiore enfasi e attenzione su “Andromeda”. Qui hai forzato le regole grammaticali separando con una virgola soggetto (“Andromeda”) e verbo (“era fatta”), ma è evidente che sia stata una scelta stilistica (motivo per cui non ho considerato la situazione come una svista grammaticale) ben gestita.
    • “il rancore di una famiglia che mai l'avrebbe compresa”: in questo caso, hai ridotto l’espressione “che non l’avrebbe mai compresa” a “che mai l’avrebbe compresa”, anticipando l’avverbio e dandogli in tal modo un ruolo di primo piano nella frase. È una tecnica cui ricorro spesso anche io, non sono affatto contro le inversioni!, in questo particolare caso, però, trovo che l’avverbio posizionato in quel punto faccia incespicare l’espressione anziché valorizzarla – la rallenta, e come tecnica stilistica è anche in antitesi rispetto alla linearità sintattica del paragrafo. L’impressione che ho avuto a riguardo, confrontando questo punto con il resto della drabble, è che sia stata più una scelta dettata dall’esigenza di strizzare tutto in cento parole (omettendo il “non”), piuttosto che una scelta motivata dalla voglia di marcare l’avverbio. Ma questo sarai tu a dirmelo!
Di questa impalcatura stilistica a risultare meno efficace è il secondo paragrafo che compone la drabble (“Non era fatta per il nero […] Lo voglio”), che è poi anche quello conclusivo. Nel passaggio dal primo al secondo paragrafo non si ha da subito la sensazione che la scena sia mutata, che si sia passati dalla riflessione sul passato allo svolgersi del presente, questa presa di coscienza si intuisce solo quando si legge “ora” ed avviene del tutto quando si arriva all’uso del passato remoto (“aprì gli occhi”), che comunica al lettore che ci troviamo nel presente del racconto e stiamo assistendo allo svolgersi degli eventi (nel tuo caso, il matrimonio della protagonista).
L’interlinea che separa i due paragrafi è di certo un segnale sul tempo del racconto, purtroppo ciò che ne indebolisce l’impatto sul lettore è il fatto che il primo capoverso del secondo paragrafo è strutturato in maniera identica ai capoversi precedenti, e anche dal punto di vista del significato ne è la naturale evoluzione. È come se l’interlinea marcata separasse visivamente qualcosa che è sintatticamente coeso. Il vero “scossone” alla narrazione arriva con il cambio di tempo verbale: dall’imperfetto al passato remoto – è lì che la scena cambia sul serio, che la narrazione passa dalle riflessioni all’azione; in coerenza a questo, quindi, la pausa forte rappresentata dall’interlinea bianca sarebbe dovuta cadere dopo “cravatta di Ted”, evidenziando così i tre blocchi di cui è composta la drabble: il passato (il discorso diretto), le riflessioni che intrecciano passato e presente, il presente che agisce.
Isolare il capoverso “Aprì gli occhi eccetera” avrebbe avuto il pregio, tra l’altro, di mettere il rilievo la conclusione con la sua portata emotiva: la protagonista sceglie la sua strada, a dispetto di tutto e tutti. Inoltre, isolandolo, il passaggio dall’imperfetto al passato remoto (da riflessione ad azione) sarebbe parso più lento e ponderato (l’interlinea è una pausa e come tale rallenta il ritmo), di conseguenza meno improvviso di quanto appare ora – a una prima lettura, si ha la sensazione che manchi qualcosa nell’intervallo tra “Ted” ed “Aprì”, come se fosse stata omessa una parte di testo.
    • • “Certo | Certo. Lo voglio”: per trattare questo punto intreccio stile e lessico. Data l’insolita scelta di un “certo” anziché “sì” associato al “lo voglio” nuziale, ho colto una simmetria tra passato e presente – la protagonista utilizza lo stesso termine in due contesti opposti, nel primo è prigioniera, nel secondo è finalmente libera. L’idea di creare una simmetria è veramente ottima, a indebolirla è proprio la stranezza dell’espressione “Certo. Lo voglio” in luogo del canonico “sì, lo voglio”. “Certo” è un avverbio che mal figura nel contesto entro cui l’hai utilizzato, ne allenta l’impatto emotivo e, nel complesso, rischia di essere registrato come una forzatura utile a richiamare il gemello iniziale. Il fatto che questa espressione insolita coincida con la conclusione della drabble è penalizzante, perché l’epilogo è meno impattante del corpo del racconto.
Passando al lessico, hai fatto uso di un registro medio e l’hai giostrato bene: è omogeneo e non vi sono ripetizioni, inoltre i termini utilizzati sono ricchi di sfumature – ad esempio, la scelta di verbi come “mormorare” e “carezzare” arricchisce le sfumature di significato del testo: “mormorare” dà l’idea di una voce sommessa, contrariata, incerta; “carezzare” dà l’idea di delicatezza, leggerezza, amore; utilizzare sinonimi meno ricercati (come “sussurrare” e “sfiorare”, ad esempio) non avrebbe dato al testo questa tridimensionalità.
Gli unici termini che, associati, ho trovato meno efficaci sono “sete e broccati”, che richiamano la stessa immagine (inoltre, il broccato originale è esso stesso un tessuto di seta). In un testo di sole cento parole, dove è necessario “fare economia”, suggerisco sempre di evitare ripetizioni di concetti laddove non aggiungano sfumature al testo. Nel tuo caso, se vi fosse stato uno solo dei due termini, l’impatto dell’espressione non sarebbe cambiato e avresti guadagnato due parole.

Concludendo questa lunga analisi, valutando i pro e contro esposti ho ritenuto che 7.5/10 fosse il punteggio più giusto. Hai delle ottime capacità di scrittura e, a mio avviso, notevoli margini di crescita nell’ambito della brevità. La drabble, al di là delle perplessità espresse, è un testo di piacevole lettura e immediata comprensione, ha solo degli aspetti “strutturali” meno efficaci, per tale motivo il punteggio assegnato è comunque molto alto!

Titolo: 4/5
“Anilina”, che titolo particolare! Devo innanzitutto ringraziarti di esserti dilungata in una nota esplicativa su questo titolo, perché confesso la mia ignoranza e ti dico che non ero a conoscenza del significato né dell’esistenza di questo termine. Fatto questo passo, ho potuto analizzarlo in relazione alla storia. Partendo dai pregi e dal motivo per cui il punteggio non è inferiore a 4/5, trovo che sia un titolo molto personale e a suo modo intrigante: chi ne conosce il significato immagino possa esserne incuriosito, chi lo ignora suppongo possa esserne incuriosito al pari perché attratto da un termine così insolito (eppure armonioso, sembra quasi un nome femminile). Inoltre, non posso che lodare la cura che hai messo nella scelta di questo titolo, che evoca con un gioco di “luci colorate” gli affetti della protagonista. Il motivo per cui il punteggio non è superiore a 4/5 è che di pari passo con la particolarità viaggia anche la cripticità: è un titolo che non dice nulla a priori sulla storia, né a chi ignora il significato del termine né a chi lo conosce – rimanda a dei colori, ma i colori in sé non possono dir nulla, si rivelano solo a lettura ultimata. Tuttavia, i pregi detti in precedenza sono tali che non ho ritenuto di dover penalizzare troppo questo titolo, che a mio avviso – e in ultima analisi – riesce a fare il suo dovere: attrarre i lettori. Nel complesso, dunque, brava!

Utilizzo del prompt: 7/10
Il tuo prompt era “Ho messo via”, un titolo non semplice da tramutare in filo conduttore per una narrazione, ma hai fatto davvero un ottimo lavoro. Hai interpretato il prompt in maniera apparentemente letterale, in realtà tra le tue righe affiora una metafora interessante: la protagonista mette via un abito – un gesto in apparenza semplice –, ma il lettore scopre immediatamente che quell’abito messo via è metafora della vita stessa della protagonista, quella vita cui era stata destinata per nascita. Allora il prompt assume un sapore tutto diverso, perché “Ho messo via” diventa il punto di svolta, l’atto di coraggio che cambia una vita intera. Il motivo per cui, nonostante i pregi ora detti, il punteggio non è superiore a 7/10 è che nella seconda parte della storia (il paragrafo finale) il prompt sparisce totalmente: la narrazione evolve in coerenza al gesto della protagonista, ma nel suo evolvere mette da parte il prompt, che non resta filo conduttore sino alla fine, ma abbraccia la drabble parzialmente. A parte questo dettaglio, comunque, l’utilizzo è stato veramente ottimo e il 7/10 è più che meritato (oltre che giustificato dal fatto che, malgrado in conclusione il prompt sparisca, la conclusione stessa è tale perché il “mettere via” ha condotto la protagonista sino a quel punto).

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 10/10
L’unico personaggio della tua storia è Andromeda, tuttavia intravediamo anche uno scorcio di Druella e di Ted, partirei quindi da queste due piccole comparse indirette.
Iniziando da Druella, la madre delle celebri sorelle Black, non posso che lodarne la caratterizzazione appena accennata, che traina con sé la caratterizzazione dell’intera famiglia di Andromeda. Nel semplice interrogativo che pone alla figlia emergono sia le sue priorità (il riferimento all’abito d’alta sartoria) sia il suo temperamento (la figlia evoca un unico ricordo e quel ricordo è un implicito ordine). Inoltre, grazie alle riflessioni di Andromeda, possiamo intravedere l’atmosfera che doveva respirarsi in questa famiglia così votata al sangue puro e alla esclusività. Un ritratto più che convincente dei Black!
Al lato opposto troviamo Ted, con questa cravatta così inadeguata nel giorno del suo matrimonio. Un dettaglio rivelatore di una personalità fuori dagli schemi con cui è cresciuta Andromeda: un giovane che non bada alle apparenze, che è libero di fare ciò che crede giusto (anche se questo significa indossare una cravatta fucsia!). Anche in questo caso, una finestra ben fatta su questo personaggio.
Arrivo finalmente alla protagonista della storia, la tua Andromeda. Questa Andromeda che nella prima parte del racconto appare ancora un po’ bambina, timorosa di dire alla madre che a lei di quell’abito non importa niente. Questa Andromeda che in cento parole esatte fiorisce dinanzi al lettore, che mette via tutto ciò che la famiglia Black ha rappresentato per lei e indossa un abito tutto bianco, inaspettatamente in grado di calamitare tutti i colori dell’arcobaleno – primo fra tutti quel magenta indossato da Ted. Questa Andromeda che sceglie di vivere a modo suo, che sceglie chi amare. Questa Andromeda su cui, in fondo, aleggia una sottile amarezza per essere stata obbligata a rinunciare al proprio passato pur di essere libera. In conclusione, una Andromeda assolutamente coerente alla controparte cartacea. Bravissima, 10/10!

Totale: 38.5/45

Recensore Master
14/10/18, ore 22:13
Cap. 2:

Ciao!

Eccomi qui anche io! Mi hai dato una svegliata, era ora che cominciassi il mio 'giro' di drabble! Sono più o meno a metà, ma credo che per stasera con te mi fermerò ^^

Mi è piaciuto molto come tu abbia utilizzato il prompt in modo letterale (Andromeda ha 'messo via' qualcosa di materiale e tangibile come un vestito), riuscendo al tempo stesso a caricarlo di significato: quello che 'mette via' non è solo un vestito, ma un modo di pensare, di essere, di comportarsi. Mette via la famiglia che l'ha cresciuta, le sue tradizione antiche e spesso disprezzabili, il suo fanatismo.

Insomma, mi è piaciuto molto come tu sia riuscita a trasmetterci l'allontanamento di Andromeda dalla sua famiglia con una metafora, e di come tu abbia inserito il prompt nella metafora stessa.

Bello anche come alla fine si capisca quale sia il vero contesto: il matrimonio di Andromeda, il momento in cui davvero si scinde dal resto della famiglia compiendo una scelta per loro inaccettabile.

Da amante dei dettagli, ho anche molto apprezzato il fatto che tu abbia ricercato una vera stilista ^^

Il titolo in sé mi ha attratta e intrigata, e mi è piaciuto molto leggerne la spiegazione, anche se devo confessare che l'ho trovato un po' forzato, nel senso che richiede troppi processi 'dietro le quinte' prima di arrivare al nucleo della storia, che secondo me non sono i colori.
Cioè, se tutto fosse girato attorno al magenta (magari, il colore della famiglia, per dire) l'avrei capito: così invece credo che ci siano un po' troppi passaggi di significato, e alla fine lo sento un po' lontano dalla drabble in sé.
Però, ripeto, è assolutamente accattivante, secondo me: morivo dalla voglia di scoprire cosa trattasse la tua storia per collegare i pezzi!
Il problema è proprio che alla fine i pezzi non sono riuscita a collegarli ^^'

Ok, credo di aver detto tutto!
Alla prossima e di nuovo in bocca al lupo!

Isidar [cloe]

Ps un piccolo suggerimento: non ci starebbe male una qualche separazione – asterischi, un po' di spazi o similari – tra il testo della drabble e le note!

Recensore Master
08/10/18, ore 23:12
Cap. 2:

Non posso che provare grande stima e un pizzico di invidia per qualcuno che in così poche parole riesce a catturare un'immagine così dettagliata e profonda!
Pur partendo dal presupposto che io ho una vera e propria passione per le sorelle Black, soprattutto per le due...meno svitate diciamo, questa storia è oggettivamente bellissima: il contrasto tra il nero, la cupa oscurità e opulenza della famiglia Black (un nome una garanzia) e la brillantezza, vivacità e semplicità di Ted e della loro nuova vita insieme è davvero meravigliosa.
Complimenti ancora!
Em

Recensore Veterano
28/09/18, ore 22:35
Cap. 2:

Ciao :)
Un salto nel buio a lieto fine direi!
Sono rimasta letteralmente affascinata da questa drabble!
In cento parole hai descritto la vita di Andromeda concentrandola in un momento cruciale: il suo matrimonio con quel vestito bianco che si distacca così bene dal 'nero' del suo passato.
L'ho trovata un'idea originale e geniale espressa in modo perfetto,intenso,elegante e d'effetto merito della tua attenta scelta delle poche parole a disposizione.
È la tua prima drabble!? Non l'avrei mai detto!
Sei bravissima!
L'ho amata!

Un grande in bocca al lupo per il contest!

Monica :)
(Recensione modificata il 28/09/2018 - 10:39 pm)

Recensore Master
18/09/18, ore 22:31
Cap. 2:

Jess!
E meno male che credevi di non far stare nemmeno la lista della spesa in 100 parole...
Trovo che tu sia stata fantastica a descrivere le rinuncia di Andromeda ad un mondo ricco di agi, ma cupo e triste, in favore di uno meno agiato, si, ma ricco di amore in cui avrebbe trovato il suo posto.
Come sempre, ammiro le tue ricerche per trovare i titoli più adatti alle storie; io finisco sempre a scegliere banalità assurde!
In bocca al lupo per il contest, io non avrei davvero scritto nulla di sensato, temo.
Buona serata,
Francy

Recensore Master
14/09/18, ore 15:21
Cap. 2:

Ciao Jessamine!
come ben sai partecipo anche io al contest di Rosmary, anche se con una drabble un po' accorciata, e ho deciso di passare dalle altre partecipanti (tanto vale che usi il femminile, a questo punto).
Comunque, questo tuo racconto mi è piaciuto sotto quasi tutti i punti di vista: anche se non è originalissimo, mi è piaciuto l'accostamento "metto via l'abito NERO" (tra l'altro, un colore che ho sempre abbinato a Helena e che ho usato nella mia drabble, coincidenze? XD) e "me ne vado dalla famiglia BLACK", e così anche il passaggio introspettivo su Andromeda. Anche la suddivisione della drabble in due momenti è perfetta, a mio parere, riprende molto bene il canon e l'IC del personaggio.
L'unica pecca: il titolo. Sarà che io ho un rapporto ossessivo con i titoli (?) ma è una delle parti della storia che per me è più importante, e "Anilina" non mi dice nulla, risultandomi anzi molto labile e fine a se stesso; ho letto la tua spiegazione, ma arrivato in fondo ad essa mi sono detto "E allora perché il titolo non è "Magenta"? Non so, per me sarebbe stato decisamente migliore, ma sono un perfezionista perennemente insoddisfatto e puoi anche ignorare questa piccola critica, che nulla toglie alla drabble in sé, che mi è piaciuto davvero tanto. E, last but not least, hai fatto un buon lavoro anche con il prompt.
Complimenti quindi, e in bocca al lupo per il contest!
mystery_koopa

Recensore Junior
14/09/18, ore 12:10
Cap. 2:

Ciao!
Ci tenevo a farti sapere che ho molto apprezzato questa storia, breve ma molto bella e profonda (certo, bisogna conoscere bene il background di tutti i personaggi coinvolti e i fatti futuri che li vedranno protagonisti, ma credo che in questo fandom siano tutti informati dei fatti, hehe).
"Ho messo via" è senz'altro un tema intrigante e a tratti struggente, perché, nonostante l'entusiasmo e i motivi (spesso anche validissimi) che a volte possono spingerci a voltare pagina, è sempre un po' doloroso voltare le spalle al passato.
In bocca al lupo per il contest!
Maureen

Recensore Veterano
14/09/18, ore 11:52
Cap. 2:

Davvero molto bello questo "cambio d'abito" (inteso sia letteralmente, con l'accantonamento dei tessuti cupi, si metaforicamente, nel senso di habitus) da parte della coraggiosa Andromeda.
Descritto brevemente ma con poche ed efficienti parole.
Anch'io di solito non leggo le flash ma, in questo caso, mi sono fidata perché era cosa tua. Non me ne sono pentita.
Tra parentesi, questa coppia è una di quelle che più suscita la mia empatia e i miei pensieri.
Anche il titolo mi ha fatta sognare ad occhi aperti ricordandomi un brano del "Giornalino di Gianburrasca", primo libro per bambini-grandi che mio babbo mi lesse quando ero piccina.
Grazie.

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