Recensioni per
Undici solitudini
di blackjessamine

Questa storia ha ottenuto 62 recensioni.
Positive : 62
Neutre o critiche: 0


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Recensore Master
05/12/19, ore 20:43

Ciao!
Questa volta mi hai lasciata senza parole – ma le trovo, promesso!
Approcciarmi a un racconto che nelle note iniziali cita l'Elena di Gorgia è già di per sé una sorpresa più che piacevole, il dibattito sulla condotta di Elena, sulla sua salvezza o sulla sua perdizione, credo si ascriva alle pagine più interessanti e stimolanti della trattazione sofistica. Ritrovare, sia pure rivisitata per aderire alla tua protagonista, quella dialettica di fondo è stata una bella esperienza, nonché un momento di riflessione e di finestre che si aprono l'una sull'altra a intrecciare letteratura, filosofia e pensiero critico – sempre troppo raro nella realtà odierna.
Mi è piaciuto molto il modo in cui hai tratteggiato la caratterizzazione di Priscilla in questo breve racconto – che, tra l'altro, nella sua relativa brevità è perfetto, una parola in più o in meno ne avrebbe penalizzato l'equilibrio –, mi è piaciuto soprattutto perché mi ha concesso di soffermarmi su un aspetto della biografia di questo personaggio che in effetti non ho mai considerato, vale a dire il suo essere madre ma non moglie. Rapportato all'epoca in cui è vissuta Priscilla è ben focalizzata la tua trattazione, tutti gli accenti posti vanno a toccare corde delicate ma realistiche, che narrando di un personaggio di una saga fantastica riproducono anche una fetta di realtà che, ancora oggi, tartassa noi donne, perché troppe volte Le colpe del mondo scorrono [ancora] tutte nelle nostre vene di donna – un'espressione forte, che richiama il titolo (bellissimo e adattissimo!) e Priscilla stessa, e che è in grado di sintetizzare i detti e i non detti del tuo racconto. Ancora sulla caratterizzazione, ho apprezzato l'eco di Helena (personaggio che amo) e non ho potuto fare a meno di rintracciare un presagio nelle riflessioni di Priscilla, che paradossalmente trasmetterà alla figlia quell'eredità di libertà smodata – che la erge su un trono fatto di pretese e smania di conoscenza –, causa poi della dipartita di entrambe.
Riesci, in poche righe, a ripercorrere l'intera vita della tua protagonista, a mostrarla dalla fanciullezza sino all'età adulta che la vede insegnante, amica, amante, sino a divenire madre e rifiutare le convenzioni, rifiutare una vita ipocrita in favore della libertà, infischiandosene di pagarla a insulti e giudizi malevoli – ché poi, si sa, si trova sempre il modo per parlar male, tanto vale non vendere a nessun prezzo la propria indipendenza.
Lo stile, caratterizzato dalla ricercatezza lessicale, mi è piaciuto molto, l'ho trovato solenne, adatto al personaggio protagonista, che è poi anche voce narrante; altra scelta che in questo caso ho trovato perfetta, nonostante in linea generale non sia una grande appassionata della prima persona narrante. Forse l'unico elemento che mi ha convinta meno è la scelta del ché, che trovo pià adatta a un registro d'uso o di riproduzione di un lessico colloquiale. Però è un appunto soggettivo ed è davvero il pelo nell'uovo!
Leggerti è sempre un piacere, il tuo profilo continua a essere un catalogo di storie splendide!

Rosmary

Recensore Master
31/10/19, ore 09:01

Valutazione contest "Le sei mogli di Enrico VIII" - Terza classificata pari merito

Grammatica e stile: 9.8/10
 (grammatica: 4.8/5 + stile: 5/5) L’utilizzo della grammatica è quasi impeccabile, se non fosse per l’eccedenza di gerundi. Ora di per sé non è affatto sbagliato, anzi nella tua storia serve a creare una sorta di equilibrio tra le parti, ma in una frase è purtroppo risultato cacofonico. Te la segnalo:
“Ho imparato a diventare davvero adulta guidando i passi incerti di giovani maghi inesperti, donando loro la mia sapienza e trovando per me nuovi orizzonti osservando la vita attraverso i loro occhi” – In un solo periodo ci sono ben 4 gerundi. Personalmente l’avrei riscritta lasciando un solo gerundio (magari “guidando” in modo da tenere il parallelismo stilistico con le altre frasi) e staccando gli altri verbi all’interno di un’altra frase separandola dalla principale tramite un punto e virgola. (-0,2)
Ci sono poi due errori di battitura:
- “inchiostra” – refuso “inchiostro”
- “ben l’oltre l’orario” – refuso “ben oltre l’orario”
Per il resto, so che alcuni segnalerebbero la virgola davanti alla e congiunzione, oppure le d eufoniche. Ma io trovo entrambe le scelte stilistiche molto eleganti (la virgola prima delle e, nel caso in cui effettivamente va a creare una pausa anche concettuale), per cui non considero queste cose come errore e anzi, mi hanno fatto apprezzare la tua storia maggiormente dal punto di vista stilistico.

Lo stile mi ha completamente conquistata! Non amo molto le storie scritte in prima persona, ma il tuo modo di scrivere è fluido e scorrevole, pur utilizzando un lessico ricercato e in qualche modo desueto (come il “ché” invece del “perché”) che si adatta perfettamente al personaggio e all’ambientazione storica. L’equilibrio tra le parti è ottenuto perfettamente tramite l’alternanza di una frase breve scritta in corsivo e poi un periodo più lungo dove c’è una spiegazione dell’appellativo dato e viene a delinearsi di fatto la storia. Ho adorato l’uso dei corsivi, la separazione grafica dei periodi, e alcune frasi veramente significative. La chiusura, poi, è stata semplicemente perfetta. Nella costruzione di questa breve storia sembra esserci quasi un disegno matematico – e prendilo assolutamente come un complimento!

Caratterizzazione dei personaggi: 9.3/10
Nel canon abbiamo troppi pochi elementi su Priscilla per poter davvero parlare di un’aderenza al personaggio, eppure quei pochi elementi tu hai saputo inserirli nella storia e utilizzarli molto bene. Hai offerto uno spaccato interessante della vita di Priscilla, dei suoi pensieri e del suo dolore di essere in fondo semplicemente una donna brillante. L’introspezione che hai offerto del personaggio è davvero approfondita e perfetta. Tuttavia, non ti ho dato il punteggio pieno e ti spiego perché. Se l’astio verso la condizione di donna, pur apparendo forte, è ben spiegabile se contestualizzato nell’epoca storica dei Fondatori, quello che invece mi ha lasciato un po’ perplessa è il “libertinaggio” (passami il termine) di Priscilla. Potrebbe essere un’interpretazione interessante ed è sicuramente originale, e non risulta affatto sbagliata o non plausibile. Mi sarebbe piaciuto però una maggiore indagine su questo punto, dato che ha un ruolo preciso nella sua caratterizzazione senza però avere una base effettiva.

Trama e originalità: 9.5/10
La storia ha carattere introspettivo, per cui naturalmente l’elemento della trama finisce per passare in secondo piano. Lo sviluppo della storia non si può definire densa di avvenimenti, eppure senza nulla togliere all’introspezione, sei riuscita anche a narrare il dispiegarsi di una vita. E’ originale il modo in cui ti sei accostata alla storia personale di un Fondatore e come, attraverso poche pennellate, sei riuscita a raccontarci la tua versione della vita di Priscilla dall’inizio fino alla fine – o meglio fino al momento davvero culminante, la nascita di Helena. La trama risulta pertanto coerente, organica e completa. Non ti ho dato il punteggio massimo perché, proprio per la maestria con cui hai saputo unire introspezione e narrazione, avresti potuto fare qualche riferimento anche minimo al padre di Helena. Mi rendo conto che nella tua storia non era importante, ma sarebbe stato utile a cogliere proprio il punto che dicevo prima del “libertinaggio amoroso”, oppure del perché non è presente nella vita di mamma e figlia.

Titolo: 3/3
Il titolo calza a pennello con la storia, è richiamato al suo interno in modo molto evocativo: “Le colpe del mondo scorrono tutte nelle nostre vene di donna” e rappresenta inoltre una sorta di punto tra tutti gli appellativi di Priscilla. Un titolo migliore non avresti potuto trovarlo!
Utilizzo pacchetto: 2/2 Gli elementi del pacchetto sono ben presenti, anche in una svolta chiave per il personaggio. La frase del motto è spezzata ma ben riconoscibile e mantenuta di fatto nella forma originaria. Perfetto!

Gradimento personale: 5/5
Scrivere una storia breve è sempre un rischio. E’ difficile comunicare in poche frasi un’emozione, tratteggiare una storia completa e allo stesso tempo mantenere una struttura stilistica funzionale. Quando ci si riesce, allora si crea un piccolo gioiello. Nel tuo caso, per restare in tema, hai scritto un piccolo diadema! E poi (e ora parlo a livello puramente personale) sono laureata in filosofia, quindi non ho potuto non apprezzare i riferimenti a Gorgia. Ottimo lavoro, davvero grazie per aver scritto questa storia!

Bonus: 0/1
Il prompt bonus non è stato utilizzato.

Totale: 38.6/41

Recensore Master
29/10/19, ore 11:18

Ciao! Partecipo al tuo stesso contest e oggi ho deciso di recensire le storie dei fandom che conosco e comincio dalla tua. Allora, Priscilla Corvonero è un personaggio che mi ha sempre intrigato: è la fondatrice della mia casata preferita e, per la proprietà transitiva, è diventata la mia fondatrice preferita. Quindi mi fa proprio piacere leggere di lei. Quando ho letto la tua storia all'inizio mi ha richiamato "Le Nebbie di Avalon" di Marion Zimmer Bradley, conosci? Perché il modo in cui hai impostato la storia richiama molto l'incipit del libro “Ai miei tempi sono stata chiamata in molti modi: sorella, amante, sacerdotessa, maga, regina. Ora, in verità, sono una maga e forse verrà un giorno in cui queste cose dovranno essere conosciute." La differenza è che tu approfondisci ogni singolo punto, approfittandone per raccontarci la storia di Priscilla: il suo bisogno di conoscenza, di solitudine, di condivisione. E il suo bisogno spasmodico d'amore, che culmina in una serie di relazioni, una delle quali le lascia un segno indelebile a cui non può rinunciare, della quale comunque riesce a liberarsi. Mi piace molto come hai descritto, in poche parole, tutti i ruoli che Priscilla ha assunto e che avrebbe potuto assumere nel corso della sua vita e la parte finale è molto chiara: lei sa a cosa ha rinunciato, lasciando il padre di sua figlia, ma se tornasse indietro rifarebbe la stessa scelta, perché il matrimonio per lei è un'oppressione e lei vuole essere libera. Sa che non avrebbe resistito e che avrebbe rischiato di fare la stessa scelta a distanza di anni e tra due mali, sceglie quello che considera il minore, ossia abituarsi fin da subito alle malelingue che comunque ci sarebbero state e permettere a sua figlia di vivere il più liberamente possibile. Bella bella, mi è davvero piaciuta molto e ammiro tantissimo la scelta e il coraggio della tua protagonista. A quell'epoca, forse in pochissime avrebbero corso un simile rischio. Magari, quando sarò meno incasinata, passerò a leggere qualcos'altro di tuo :), magari qualche altro capitolo di questa raccolta :)
Alla prossima :)

Recensore Master
25/10/19, ore 12:20

Ciao blackjessamine, navigando sul forum (che novità!), ho trovato questa tua storia che partecipa al contest di Halloween. Nuovamente ho ritrovato il tuo stile così piacevole ed evocativo. Mi è piaciuta l'introspezione che hai offerto di Myrtle e la frase di chiusura è veramente bellissima! Ho trovato molto bello anche il titolo: un sottile gioco di parole che secondo me si sposa bene con il personaggio da te descritto. Il riferimento al Grande Gatsby è stata poi una chicca. Complimenti!

Recensore Master
15/09/19, ore 13:48

Ciao :-)
Cavoli, anche questa storia è molto bella! Lo stile è abbastanza elevato ed è anche molto profonda.
Anche qui si tratta di un personaggio secondario, anzi più che secondario, ma degno, come tutti gli altri, di essere approfondito. Ho apprezzato molto la delicatezza con cui hai presentato i sentimenti e i pensieri di Priscilla Corvonero e sono rimasta sorpresa dalla situazione in cui la fondatrice si è ritrovata perché non ci avevo mai pensato, eppure si parla sempre di Helena Corvonero... Inoltre la storia ha un fondamento storico reale vista la condizione delle donne nel medioevo.
Complimenti e in bocca a lupo per il contest! ;-)
A presto,
Carme93

Recensore Master

Ciao :-)
La storia è davvero carina e piacevole da leggere.
Effettivamente Severus è un personaggio complesso, in più noi lo conosciamo già uomo quindi vederlo e renderlo bambino non è semplice. Ho apprezzato il tuo Severus e mi sembra abbastanza canon (per quello che possiamo stabilire). Inaspettato e decisamente originale è che a Severus non piacesse pozioni fin da subito, ma anche qui è più che plausibile: insomma se gli piace distillare pozioni perché ha sempre chiesto di insegnare Difesa contro le Arti Oscure? Il dubbio viene, no?
Il rapporto con Lily è sempre meraviglioso. Credo che sia l'unica cosa su cui non dovremmo avere dubbi.
Come sempre, complimenti!
A presto,
Carme93

Recensore Master
15/09/19, ore 11:09

Ciao :-)
Anche questa storia è molta bella! Mirtilla è un personaggio secondario e poco approfondito, ma merita anche perché, anche se tendiamo a dimenticarcelo, anche lei è una vittima di Tom Riddle (tra le prime tra l'altro) e poi è solo una ragazzina purtroppo vittima di bullismo.
Mi si stringe il cuore a pensare che Mirtilla si trovasse in quel.bagno solo perché la prendevano in giro per qualcosa di stupido (gli occhiali, i brufoli) e lei doveva essere intelligente se era una Corvonero. La cosa peggiore che a distanza di quasi un secolo le cose non sono migliorate, anzi. La Rowling inserisce molti episodi di bullismo (Mirtilla, Eloise Midgeon anche se indirettamente ma si capisce che doveva soffrire, Severus e i malandrini), ma, tranne che con Malfoy, mi sembra che sorvoli un po'. Certo mi rendo conto che la trama principale obbligasse a seguire ben altra direzione, ma, non so, una condanna più netta sarebbe stata preferibile (o forse siamo noi ora che lo percepiamo come un argomento terribilmente attuale).
Mi piace molto il tuo stile e ho percepito la sofferenza di Mirtilla di non poter crescere, di dover rimanere con un'adolescente per sempre. L'idea di non poter superare le proprie difficoltà e insicurezze è tristissimo.
Complimenti!
A presto,
Carme93

Recensore Master
15/09/19, ore 09:00

Ciao :-)
Finalmente riesco a recensire questa storia che avevo letto diverso tempo fa (della serie meglio tardi che mai...).
Mi è piaciuto molto leggere qualcosa sulla sorella Evans, di per sé un argomento troppo poco approfondito ma interessante (l'astio di Petunia anche dopo la morte di Lily e nel modo in cui cresce il nipote, la lettera che Lily scrive a Sirius, ecc.). Ho trovato originale il punto di vista di Petunia che di certo stravolge la realtà alla quale siamo abituati: una Lily esuberante e apparentemente senza regole. Ma che ne può sapere Petunia dell'adrenalina suscita da un duello contro i Mangiamorte? Dall'essere a un pelo della morte? È bello che i signori Evans invece comprendano le necessità di Lily e James.
Trovo molto verosimile che Petunia sia molto attenta alla tradizione, ma mi ha sorpreso, positivamente, come questa sua pignoleria si è scontrata con la tranquillità e disinvoltura dei suoi genitori. Non mi meraviglia che i signori Evans non si prendano confidenze con Vernon se lui si comporta sempre da damerino perfetto e quindi 'emana' freddezza; ci scommetterei ogni cosa che James si sia fatto amare subiti.
Dispiace che Petunia non provi nemmeno a comprendere Lily, se fosse per me la porterei a forza nel mondo magico per qualche settimana tanto per capisca che si sbaglia (cosa che in fondo dovrà fare una ventina di anni dopo con Dedalus e Hestia).
Complimenti come sempre per la profondità della storia ;-)
A presto,
Carme93

Recensore Master
05/09/19, ore 19:44

Ciao!
Questa è la storia che avevo intenzione di recensire quando ho incrociato il prologo della tua long.
Anche questa volta il tuo stile ha saputo trasportarmi nei meandri del tuo racconto, e tutto mi è parso vivido e reale – a iniziare da Lily e James nel parco, descritti in maniera così vivida da avere l'impressione di averli dinanzi, come se stessi guardando un film anziché leggere un racconto.
Petunia è un altro personaggio che riceve poche attenzioni e anche per questo ho apprezzato molto che tu le abbia dedicato una oneshot, sforzandoti di andare oltre la facciata e immaginare quali dolori e tormenti nascondesse dentro di sé. La situazione che racconti potrebbe essere tranquillamente canonica, non fatico a immaginarli, Petunia e Vernon, impegnarsi a programmare ogni singolo minuto di una serata che deve essere speciale, ricordata, unica, così come non fatico a immaginare Lily e James fare irruzione con la loro allegria contagiosa e dire così, senza neanche pensarci troppo, che hanno deciso di sposarsi.
Petunia è devastata, nel tuo racconto. Almeno così mi è parsa.
Devastata dalla sensazione di non essere compresa, né dai propri genitori né dalla sorella né forse dal proprio fidanzato. La frustrazione dettata da questa sensazione angosciosa è ciò che mi ha colpita di più, perché ogni passo vagante di Petunia mi è parso un passo alla ricerca di un perché inesistente. Perché non capiscono cosa per lei abbia importanza, perché non capiscano la propria scala di valori, perché non capiscano che la propria diffidenza è normale.
Ecco, normale è un'altra parola chiave del racconto, così come lo sarà di tutta la biografia conosciuta dei Dursley. Essere normali, anelare alla normalità – istruzione, lavoro, famiglia, età consona, etichetta – e in tal modo frapporre una voragine tra se stessa e il mondo di Lily che non l'ha mai voluta, che ha fatto sentire lei diversa. E la tua Petunia mi è parsa proprio vittima di questo circolo vizioso: voi dite che la diversa sono io, perché non faccio parte di quel mondo invisibile, ma in realtà i diversi siete voi – e nessuno lo capisce.
Un altro dettaglio che mi è piaciuto molto è stato l'autoconvincersi che Lily non corra davvero dei rischi, che sua sorella non è così sciocca da prendere parte a una guerra così giovane. Si è intravisto l'affetto che comunque avrà dovuto nutrire nei confronti di questa sorella tanto distante e tanto in apparenza detestata, perché a se stessa Petunia tenta di giustificare il proprio apparente menefreghismo per le sorti di Lily.
James, l'ho amato. Lo so, è un personaggio più che secondario, citato solo di sfuggita, ma io ho un debole per i Malandrini e James Potter lo adoro sempre, ovunque, purché ci sia (e sia IC, ovvio)! Bello il dettaglio che i genitori delle sorelle Evans l'abbiano subito accolto, è così che immagino James: impossibile (o quasi) non volergli bene, dopottutto da quanto sappiamo era il cuore dei Malandrini, un motivo ci sarà stato!
Mi sfuggono sicuramente dettagli, ho letto la storia giorni fa, però ci tenevo a lasciarti un commento.
Complimenti, una bellissima lettura!

Rosmary

Recensore Veterano

Ciao, Jess. Ti ringrazio per la bella storia che hai scritto. Ho una grande simpatia per Severus Piton (glielo devo, dato che l'ho odiato per quasi sette libri) e ho letto delle belle storie su di lui e quelle in canon sono generalmente molto tristi (tipo "Il primo giorno" di Camelia_blu, non so se l'hai letta). Questa, pur nella malinconia di sottofondo (Severus isolato, introverso, problematico, povero, con un'infanzia infelice... senza contrare che noi poi conosciamo il futuro dei personaggi e sappiamo cosa diventerà, durante i sette anni ad Hogwarts), è straordinariamente positiva, un inno alla vita, ai buoni sentimenti e all'amicizia (ogni volta che leggo una tua storia, mi meraviglio non solo per la bellezza del tuo stile, ma anche per tutto ciò che mostri di serio: emozioni perfettamente descritte, sentimenti, valori... sei verametne brava!). Lily è bella (interiormente, non solo esteriormente), generosa, solare; i due bulli (non ho altre parole per definirli) solo perfettametne odiosi, ma sono "sconfitti" da Severus grazie al suo impegno e all'abilità in pozioni (che diventa la sua materia preferita, e anche Lumacorno si accorge di lui... e della superficialità del primo suo giudizio su James), prima decisametne sottovalutata.
Insomma una bella storia: seguendo passo passo Piton, non ho potuto non gioire con lui  per la sua vittoria finale.... 
Alla prossima! Un abbraccio e buona giornata. Stefano
 

Recensore Master
03/07/19, ore 12:26

Grammatica: 10/10. La storia è stata scorrevole da leggere. Il tuo stile è fluido, il che è adatto per una storia con una buona introspezione come questa. Tuttavia ho notato solo degli errori frutto della distrazione, tant'è che non ti ho tolto nessun punto perché mi sembrava superfluo. “non aveva fatto alto.” qui volevi dire altro. “iovoglio.” qui io va staccato da voglio. “mondonormale” stessa cosa qui.

Trama e caratterizzazione dei personaggi: 10/10. La storia inizia con Petunia sola nella sua stanza perché è arrabbiata con Lily che le ha rovinato la sua serata perfetta. Decisa a schiarirsi le idee, decide di fare una passeggiata. Arrivata al parco, vede Lily e James e decide di spiarli. Nel frattempo, con un flashback, scopriamo che Petunia aveva organizzato una cenetta per comunicare ai suoi genitori che si voleva sposare con Vernon. Questa cena, però, viene interrotta dall'ingresso di Lily e James che comunicano anche loro di volersi sposare. Petunia, sentendo che l'attenzione non è più su di lei, si arrabbia. Così scopriamo perché lei è arrabbiata. Tornando al presente lei spia James e Lily, ma poi si avvicina non potendone più di osservarli, intimando alla sorella di tornare a casa. Mentre sono sulla via del ritorno le due parlano, ma non riescono a chiarire, e qui Petunia realizza che la sorella è un'estranea. I personaggi sono IC. Considerando che sia Lily sia Petunia appaiono molto poco nei libri, hai fatto un ottimo lavoro con loro, nei loro atteggiamenti e nelle loro azioni. Anche James è IC nei suoi atteggiamenti e nel suo rapporto con Lily.

Originalità: 10/10. Io apprezzo sempre le storie con protagonisti personaggi presi poco in considerazione, come in questo caso. Hai voluto dare una spiegazione sul rapporto tra Petunia e Lily. E mi è piaciuta la scelta del momento, io l'ho interpretata come il loro punto di rottura.

Gradimento personale: 8.5/10. La storia mi è piaciuta, è molto carina ed è in linea con il contest. Hai esaminato il rapporto tra queste due sorelle, basandoti sulle informazioni dei libri, ma ampliandole. Io penso che il loro rapporto sia complicato, non è solo una questione di invidia e gelosia – che tu qui hai sottolineato alla perfezione – ma anche una perdita, da parte di Petunia che senza la sorella si sente sola, cosa che hai sottolineato bene.

Nuovo recensore
03/05/19, ore 21:55

Recensione premio per il contest "Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!"

Ok, io ti amo. Questa storia è davvero magnifica, davvero complimenti!
All'inizio mi veniva un po' da sorridere per gli sproloqui di Petunia, divorata dal rancore e dall'invidia per sua sorella. La stizza, la mania di fare tutto in grande, il suo pallino per il decoro, è perfettamente IC. Nonostante una patina che ho trovato anche un po' comica, ma lo sono in sé i modi della maggiore delle Evans, più si va avanti con la lettura più si percepisce la sua solitudine. Deve essere difficile essere messa continuamente a paragone, o meglio vedere i propri genitori mostrare palesemente maggiore interesse per l'altra figlia. Insomma, Petunia se la cerca ma all'ultimo mi ha fatto un po' pena, cosa che mai avrei immaginato possibile. Anche il rapporto tra Lily e James che emerge è perfetto e meraviglioso, ce lo vedo assolutamente a fare la proposta nel bel mezzo di una battaglia.
Complimenti per la bellissima storia!

Recensore Master
30/04/19, ore 15:28

Ciao jess!

Eccomi infine a commentare anche la tua storia!

Ho apprezzato molto la scelta del personaggio, che trovo abbia un suo perché sia in quanto fantasma (una tipologia di personaggi che apre a molte considerazioni sulla vita e sulla morte), sia in quanto adolescente: mi è capitato di scrivere o riflettere su altri personaggi 'fantasma' nei termini di cui sopra, ma non ho mai usato Mirtilla in quella chiave di lettura, e invece il fatto che muoia da adolescente rende il tutto ancora più interessante.

Nel complesso la tua storia mi è piaciuta molto: per le riflessioni che ha suscitato; per la "godibilità" generale (ho sorriso in più di un momento); per il resto fluido e coinvolgente; per l'attenzione ai dettagli potteriani (come nel paragone con l'Erumpent); per alcune frasi davvero accattivanti, come l'ultima (anzi, come le ultime due), come "anche nel castello delle fiabe si può perdere la libertà d'essere felici", come "scambiando gocce d'acqua per lanci di pietre".

Ammetto però che la caratterizzazione di Mirtilla non mi ha convinta in toto.
Cerco di spiegarmi, partendo invece dalle cose che mi sono piaciute di più: il flusso di pensieri della prima parte, relativamente disordinato (com'è naturale che sia!); quei piccoli commenti autoironici che sembrano quasi freddure (sono una persona spiritosa è geniale!); il ricordo di quando da bambina sognava di essere una principessa in un castello.
Altri pensieri, invece, mi sembrano come troppo 'avanzati' per lei, forse perché io tendo a immaginarla abbastanza 'bloccata' al momento della sua morte, quindi bloccata con una mente d'adolescente (e forse non la più brillante in circolazione, diciamocelo) che a distanza di cinquant'anni sappiamo lamentarsi ancora di quando venne presa in giro per gli occhiali, e che quindi sembra 'bloccata' in quel setting di pensiero del 'tutti mi odiano/mi prendono in giro', motivo per cui è deliziata quando qualcuno si interessa a lei – fosse anche per chiederle come è morta – o quando qualcuno la tratta come un'amica/ha bisogno di lei, vedi Malfoy al sesto anno (e di contro, si offende all'istante quando non viene considerata, vedi Ron che le chiede qual è il problema se qualcuno le scaglia addosso un oggetto).
Per queste ragioni, ho avuto la percezione che certe considerazioni di Mirtilla su se stessa siano al di là delle sue effettive capacità: parlo di considerazioni come "Io sono la donna prigioniera di una vita infelice, prigioniera di un marito geloso, la donna che muore in mezzo ad una strada."; parlo della sua consapevolezza di essersi creata muri da sola (consapevolezza che io invece non riesco davvero a percepire in lei, per quanto sia d'accordo con te che Mirtilla non possa essere solo ciò che vede Harry); parlo delle considerazioni finali sulla Morte liberatoria, in contrapposizione alla "vita" che invece si ritrova.
Non so, forse queste ultime considerazione in particolare le avrei forse apprezzate di più magari in terza persona, come fatte da un narratore onnisciente (mentre condivido assolutamente la scelta di usare la prima persona per il resto della storia!)

Per quanto riguarda il prompt, credo tu l'abbia sviluppato bene e mi ha intrigato molto l'idea di associare la condizione di fantasma a una prigionia (totalmente d'accordo in merito!), anche se i miei dubbi sull'ultima parte in realtà si ripercuotono un po' anche su questo aspetto (nel senso che tra tutti i fantasmi lei mi sembra quella meno propensa a "internalizzare" la sua situazione, ecco).

Infine, il titolo è veramente carino e l'ho trovato geniale, anche se a mio avviso rispecchia molto bene la prima parte della storia, più leggera, e meno bene la seconda parte. Cioè, sapendo il titolo e il personaggio, mi aspettavo una storia con toni diversi, molto più vicini appunto a quelli della prima parte. Confesso che mi sono trovata a pesare che questo titolo sarebbe stato perfetto per l'altra storia su Mirtilla, in realtà ^^'
Mi è piaciuto comunque come tu abbia ripreso il gioco di parole con 'persona spiritosa'!

Ok, credo di aver detto tutto, spero di essermi spiegata decentemente, per qualsiasi dubbio/spiegazione sono qui! :) Tanto lo so che tra noi due va a finire sempre in chiacchiere XD

Isidar
(Recensione modificata il 30/04/2019 - 03:28 pm)

Recensore Master
25/04/19, ore 18:35

Valutazione del contest “Citazioni in cerca d’autore (Oscar edition)!”

Grammatica: 10/10
Perfetta!

Stile e lessico: 8/10
Dal punto di vista stilistico hai strutturato la storia come se fosse un monologo della voce narrante nonché protagonista, a tratti si ha la sensazione di avere dinanzi una pagina di diario ricopiata per bene. È un flusso che sembra essere rivolto a qualcuno, non a se stessa, e per tale ragione non riesco a identificarlo come un flusso di coscienza. Differentemente da un flusso di coscienza, infatti, i pensieri espressi dal personaggio risultano molto razionali e bene organizzati: la sintassi è lineare, la struttura in capoversi segnala una suddivisione logica dei momenti, le pause inserite non sono tese a riprodurre il ritmo caotico dei pensieri, ma si accordano alla necessità di chiarezza e linearità. Non vi sono momenti sospesi né pensieri espressi e rimangiati, anche nel momento in cui la voce narrante annuncia di aver divagato lo fa con estrema razionalità, e con un ritmo ancora una volta “stabile”:

• “Ma sto divagando: è facile perdere il filo del discorso, quando non si hanno più abbastanza dita per tenere il conto degli anni trascorsi con un cervello d'adolescente. // Solitudine e troppi pensieri, dicevo”: i due punti introducono una spiegazione, e infatti la voce narrante mette immediatamente in chiaro il motivo per cui ha divagato, tornando sul binario prestabilito già nel capoverso successivo. Se al posto dei due punti vi fossero stati i puntini di sospensione, ad esempio, il ritmo avrebbe subito un rallentamento utile a dare l’impressione di un narratore che incespica nei propri pensieri e tenta di riordinarli.

Questa sua struttura ibrida ha fatto sì che il testo risultasse poco spontaneo, malgrado il tempo presente e la prima voce narrante che non agisce ma riflette. Poco spontaneo perché la linearità stilistica, in questo caso, fa apparire il flusso “costruito”, come se la prima persona fosse apparente o, appunto, si stesse raccontando a qualcuno – come se volesse lasciare ai posteri una memoria di sé. La mia impressione è che questa struttura stilistica dovesse completarsi della terza persona narrante (seconda al massimo), ma non della prima, così da rendere coerente la linearità e razionalità della narrazione (e le espressioni esclamative, che abbondano nell’incipit, sarebbero state un discorso indiretto libero bene amalgamato all’insieme). In sé per sé, cioè fuori dal discorso legato al narratore interno, il testo è strutturato più che bene: i capoversi sono concatenati tra loro e ognuno di essi ha ragione di essere isolato rispetto agli altri; la punteggiatura non è mai errata, ed è anzi molto omogenea e utilizzata allo scopo di rendere i periodi più lineari possibile – difatti i pochi più complessi sono organizzati tramite i due punti –; la suddivisione in paragrafi distingue i momenti della riflessione e aiuta visivamente il lettore a proseguire nella lettura; l’unico blocco allineato a destra, in ultimo, dove introduci anche la lineetta per rendere gli incisi più lapidari, riesce a porre benissimo in evidenza i ricordi rievocati tramite ripresa diretta (tra l’altro, ottimo anche l’utilizzo del corsivo in questo frangente).
Quanto all’uso del corsivo, anche in questo caso è un utilizzo molto razionale e parsimonioso, ne fai ricorso – salvo nel caso dei tre capoversi allineati a destra – quando vuoi focalizzare l’attenzione del lettore su un determinato termine; anche in questo caso, però, l’impressione è che non sia la voce narrante ad sentire dentro di sì la necessità di marcare quei termini, ma che debba farlo in funzione di un terzo (cioè il lettore/ascoltatore).
Menzione a parte per la conclusione in due capoversi (e i passaggi “Diventando donna. // Diventando altro” caratterizzati dall’essere capoversi più che brevi retti dal gerundio, quindi lapidari, tesi a rallentare il ritmo e a spezzare la sintassi), che reputo il momento più emotivo della storia, l’unico in cui si scorge “l’anima” della persona narrante, il suo riflettere su se stessa. Un passaggio che comunque ha il pregio, va sottolineato, di valorizzare l’intero testo, perché essendo quello conclusivo ha anche un maggiore impatto sul lettore.

Passando al lessico, il discorso della chiarezza e della linearità si ripete. Fai uso di un registro medio, che non riesce a replicare l’oralità né la caotica espressività di emozioni e pensieri – la quale soppianta la necessità di ricorrere a un linguaggio d’uso quando si scrive in prima persona, perché il piano comunicativo è un altro –, ciò malgrado la presenza di alcune esclamazioni che si rifanno al piano orale della lingua. Anche in questo caso, la scelta lessicale è in sé per sé ottima: niente ripetizioni, nessun termine utilizzato male, nessuno slittamento immotivato del registro. Il problema sorge in funzione della prima persona narrante che, in questo caso, è il fantasma di un’adolescente (quindi dal punto di vista emotivo e cognitivo bloccato a quell’età) che sappiamo non brillare per ragionamenti astratti complessi. Ad esempio:

Prima e dopo possono essere un modo accettabile di suddividere il pensiero, ma ora è completamente insensato, è una caratterizzazione così ingenua!”: un’espressione come “suddividere il pensiero” (che tra l’altro fa riferimento a un ragionamento di ispirazione quasi filosofica) o un termine come “caratterizzazione” sono lontani dal linguaggio con cui potrebbe esprimersi un’adolescente come Mirtilla, e sono a loro volta lontani da una cornice narrativa che, in apparenza, si presenta come un flusso di coscienza, perché sono termini più “ragionati”. Con riguardo a “caratterizzazione”, invece, non è chiarissimo in che senso sia usato il termine.

Concludendo, quindi, dal mio punto di vista il tratto meno efficace della struttura stilistico-lessicale del testo risiede nel suo essere poco coerente al genere di racconto cui sembra appartenere. Stando alla prima persona narrante, alle sole riflessioni, alla presenza di esclamative e al contesto vago entro cui è calato il tutto, dovrebbe di fatto trattarsi di un flusso di coscienza, ma per i motivi spiegati faccio fatica a identificarlo come tale.
Nonostante questo dettaglio, però, la qualità della struttura è ottima, il testo non manca di coesione interna, è godibile e non c’è una sola svista (a riguardo, per completezza preciso che una situazione come questa “Ora lo so che quella libertà non me la tolse nessuno”, dove manca la virgola dopo “lo so” secondo le regole della dislocazione, non l’ho considerata errore perché l’ho interpretata come scelta stilistica per rendere fluida la frase). Facendo la media dei pro e contro, quindi, ho scelto di assegnare 8/10 in questo parametro.

Titolo: 2/5
Ho letto più volte la tua storia anche allo scopo di valutare questo parametro. Presenza di spirito è un titolo che temo di non essere riuscita a inquadrare, non del tutto almeno. L’ho interpretato come un gioco di parole che da un lato rievoca lo stato di Mirtilla, il suo essere un fantasma (e quindi “la presenza di uno spirito”), e che dall’altro gioca con l’amara ironia della protagonista, che nella prima parte afferma di non essere spiritosa dopo la riflessione sull’essere duri a morire. Al di là di questa mia interpretazione, però, non sono riuscita a rintracciare un legame tra titolo e contenuto della storia. Anzi, il tono del titolo – vuoi perché la presenza di spirito evoca contesti rilassati e sorridenti – è fuorviante rispetto al tono della storia, che malgrado l’amara e involontaria ironia iniziale (neanche troppo marcata, tra l’altro) affronta una tematica drammatica come il sentirsi in gabbia. Il motivo per cui il punteggio non è inferiore a 2/5 è sia per l’interpretazione data, che presuppone un legame con il contenuto della storia, sia perché a suo modo credo possa essere un titolo in grado di attrarre lettori – fattore fondamentale.

Utilizzo del prompt: 10/10
Hai scelto il prompt “Prima d'allora, non aveva mai compreso cosa significasse essere in gabbia”, inserendolo anche nel testo della storia. Non è un prompt semplice, perché esige un pregresso, un “allora” (il tuo “ora”) cui s’arriva a seguito di un qualcosa di forte dal punto di vista emotivo. Trovo che tu sia stata bravissima in questo parametro, perché la storia risulta essere stata strutturata sulla citazione scelta sin dalla prima riga: le riflessioni della protagonista non fanno altro che osservare e raccontare una gabbia – i muri –, che è stata psicologica prima ancora che fisica. La tua protagonista lo comprende in effetti troppo tardi, quando non può porvi rimedio, cosa significasse realmente essere in gabbia: oltre l’insicurezza, c’è il purgatorio cui è condannata, c’è il limbo senza tempo, dove le lancette sono immobili e non vanno né indietro né avanti. Una consapevolezza molto amara, coerente a quanto suggeriva la citazione. Non ho proprio nessun appunto da farti in questo parametro, trovo che il prompt sia presente dall’inizio alla fine, e al cui significato si ispiri la morale dell’intero racconto. 10/10!

Caratterizzazione e IC dei personaggi: 8/10
Il solo personaggio della tua storia è Mirtilla. In questo caso preferisco iniziare dal motivo per cui il punteggio non è superiore a 8/10: il discorso affrontato in “Stile e lessico” si ripercuote, purtroppo, anche in questo parametro. La tua storia è narrata in prima persona, quindi voce narrante e personaggio si identificano, e la caratterizzazione del personaggio passa attraverso le sue stesse parole. Il modo in cui Mirtilla si esprime e ragiona, nonostante le diverse esclamazioni iniziali, ritrae un personaggio molto razionale, in grado di ragionare per astrazioni quasi filosofiche (ad esempio: “quando la libertà – di azione e di pensiero – era totale”) e poco incline all’autocommiserazione – anzi, le riflessioni sono così lucide da mettere da parte qualsiasi forma di pietismo. Questo ritratto è poco in linea con il personaggio dei libri, che è sempre apparso molto emotivo, infantile nei ragionamenti e proteso all’autocommiserazione (Harry, ad esempio, riflette sul fatto che nessun fantasma di Hogwarts è suscettibile quanto Mirtilla quando si parla della morte) –; sono sfumature, queste, che per i motivi detti restano in disparte. Arrivando ai pregi e al motivo per cui il punteggio non è inferiore a 8/10, trovo che la caratterizzazione sia comunque riuscita, malgrado la linearità e la razionalità della voce narrante ne abbia offuscato alcune sfumature. La biografia che emerge è quella di Mirtilla, così come sono coerenti al personaggio le riflessioni sull’insicurezza che l’ha perseguitata in vita; a riguardo, sono molto significativi e bene inseriti gli amari ricordi delle prese in giro ai suoi danni. Anche il dettaglio del nome mi è piaciuto molto, perché oltre a essere plausibile dà un tocco quasi decadente alla tragica morte di Mirtilla: tutto ciò che ha in comune con la sua omonima di carta è l’infelicità. Molto rappresentativa del personaggio è anche la frase conclusiva, che sottolinea come questa giovanissima vittima sia spoglia di colpe, eppure è condannata ugualmente a un’eternità di nulla – l’ha condannata la viltà di andare avanti (seppure, stando ai libri, è stato il desiderio di perseguitare la compagna di scuola a non farla andare avanti; però ho interpretato questa tua piccola licenza come un voler andare oltre le apparenze e attribuire la sua scelta a una paura più radicata).
Concludendo, leggendo la storia è impossibile dire che Mirtilla non sia IC e che la caratterizzazione non tocchi i punti salienti della sua vita (così come della morte, come i riferimenti al tempo che non scorre e costringe alle più assurde riflessioni), a mancare sono quelle sfumature di cui ti ho parlato. Il punteggio, comunque, resta alto, quindi brava!

Totale: 38/45

Recensore Master
24/04/19, ore 04:02

Recensione premio

Ciao, cara!
Passo a lasciarti la recensione che ti spetta per il contest "All Together Contest 2.0 - VI edizione". Avevo già letto la storia perché partecipo anche io al contest di Rosmary e devo dire che mi era piaciuta molto (anche se non avrei mai indovinato che fosse tua, devo ammetterlo!).
Ti faccio subito i complimenti per lo stile perché mi è piaciuto molto. Non sono una che ama la prima persona, ma solo perché in realtà la amo troppo e mi infastidisce vederla usata senza criterio, ma questo non è decisamente il tuo caso. Sei stata davvero brava: ho trovato la lettura piacevole, molto scorrevole e fluida. Il tono ironico mi ha divertita in abbinamento a un personaggio sempre descritto come depresso e lagnoso, ma l'ho trovato coerente perché, diciamolo, non penso proprio che anche con se stessa fosse così melodrammatica. Mi è piaciuta quindi questa "differenziazione" che hai fatto tra la Mirtilla che si rapporta con gli altri e la sua voce interiorire... non so se fosse voluta, ma io l'ho trovata molto ben riuscita!
Ci sono alcune espressioni poi che ho proprio apprezzato, in particolare: "Eterno purgatorio, e neanche un peccato da espiare.". Avevo pensato di assegnarti l'Oscar al Miglior Protagonista Singolo anche solo per questa frase!
Per quanto riguarda la caratterizzazione, non ho appunti da farti. Mi è piaciuta molto! Mirtilla è pungente, melodrammatica (ma vorrei vedere noi, a vivere in eterno "con un cervello d'adolescente"!), dotato di un'ironia contorta (ti rubo la definizione che hai messo nelle note perché è decisamente calzante!) che la rende inopportuna da morta come da viva.
Mi è piaciuto anche il cambio di tono della storia: la prima parte è più "allegra", mentre la seconda diventa decisamente più amara, e mi ha ricordato uno dei tipici momenti di crisi del personaggio, anche se più riflessivo (forse perché non è scatenato da un estraneo, ma da delle riflessioni personali). Ho trovato gradevole anche la storia sulla scelta del nome da parte della madre, anche se triste come tutto il resto.
Se posso farti un ultimo appunto - qua è la mia indole da Giudice che prende il sopravvento! -, io personalmente trovo molto fastidioso quando in un testo italiano si usano i nomi originali inglesi (ecco, magari farei eccezione per Morfin al posto di Orfin perché la mia mania di simmetria fa le fusa per le tre M dei Gaunt, ma ora sto divagando)! Tra l'altro, mentre leggevo a mente ho cambiato tutti quei "Myrtle" in "Mirtilla" e, secondo me, le frasi suonavano comunque bene, quindi, anche se ho visto che hai scritto che l'hai voluto cambiare per gusto personale e abitudine tua, ci tenevo a sottolineare che secondo me era superfluo, ecco xD
A presto!

Un bacio,
Mary