Ciao, cara! :)
Questa storia mi è piaciuta davvero moltissimo per l'attualità del tema, che molto spesso non viene trattato nel giusto modo e a cui non viene dato il giusto peso, perché spesso viene preso come un capriccio, una richiesta di attenzione, senza invece capire che si tratta di una malattia psichiatrica, distruttiva tanto per il corpo quanto per la mente.
Ho davvero apprezzato il fatto che tu abbia deciso di rivolgerti direttamente al lettore, come se stessi andando oltre lo schermo e dialogando con lui: questo ti ha permesso di cancellare le distanze e di coinvolgere chi stava leggendo, di renderlo partecipe anche emotivamente alla triste vicenda di Yashal, una vicenda che, per molti versi, al di là della malattia, tocca un po' tutti.
Il suo approccio con la bilancia è stato quasi casuale, in un'età in cui si comincia a guardare agli altri e a paragonarli con se stessi, in cui si necessita di sentirsi inclusi e accettati e la diversità, il difetto vengono respinti e allontanati.
Quello di Yashal è statpo un processo lento, un percorso di logoramento che è iniziato piano, inconsapevolmente, e che è stata una concomitanza di fattore: la situazione familiare, quelle frasi buttate lì dai familiari, magari dette per scherzo o senza malizia, ma che l'hanno toccata nel profondo, quelle derisioni da parte dei compagni di classe e del ragazzo che le piace. Tante piccole cose, che prese singolarmente non sono nulla, non significano niente, ma che tutte insieme sono andate a creare un serio problema.
Yashal ha vissuto vari momenti della sua situazione, momenti in cui si è resa anche conto della soggettività di ciò che le veniva detto. Lei era grassa, ma grassa per chi? In relazione a cosa? A canoni imposti da chi? Sua madre voleva metterla a dieta, ma perché?
Insieme a questi momenti, però, ha vissuto anche istanti più bui, periodi in cui si è approcciata al cibo in tutte le maniere negative possibili: non mangia perché è naturale, o anche solo per il piacere di farlo, mangia per sfogarsi, e poi dimagrisce per tentare di raggiungere quei canoni di perfezione imposti dalla società, e poi non riesce a non mangiare e deve quindi vomitare fuori l'errore che è. Gli approcci di Yashal con il cibo sono vari, diversi nel corso della sua giovane vita, di quel periodo dell'esistenza che è l'adolescenza. Sono vari ma mai sani.
Yashal si reputa debole, debole perché non riesce a farsi scivolare addosso quei commenti, quei pareri, ma, come si rimarca lungo tutto il racconto, è molto più di questo. Il suo problema, infatti, ha origine nella famiglia, in quelle persone che per lei sono tutto il suo mondo e punti di riferimento, soprattutto in un'età come la sua. Inizia dalla separazione dei genitori, dallo zio che commenta ironicamente il suo mangiare tanto, da suo nonno che le dice di non esagerare, le amiche che commentano di essere grasse, quando sono oggettivamente più magre di lei. Comincia con tutte queste piccole, insignificanti cose, che però lei non riesce ad accantonare. Non direi che si tratta di debolezza, quanto piuttosto di ricerca di approvazione, di tenere in considerazione ciò che le persone importanti dicono. Sta nella perdita dell'autostima, e nel tentativo di riguadagnarla diventando adatta per quelle persone che ora la criticano. E non sempre quelle critiche sono fatte con cattiveria, o non mirate al suo benessere: a volte sì, ma non sempre, solo che lei a un certo punto non riesce più a vederla. Non riesce più a distinguere, e tutto diventa un rimarcare quanto sia inadatta e quanto sia sbagliata e imperfetta.
E il suo inseguimento di quel canone, di quella perfezione, è solo illusorio, perché non riesce mai a essere ciò che vuole, ciò che deve per essere quello che gli altri vogliono che sia. La sua è una corsa vana, che non la porta da nessuna parte se non alla sofferenza e all'autodistruzione. E la grande contraddizione di ciò che vive è proprio questo: lei fa tutto ciò per essere accettata, è per quello che ha iniziato, ma allo stesso tempo vuole sparire, vuole essere invisibile per non sentirsi più dire che non è abbastanza. Vorrebbe essere vista secondo quegl'irraggiungibili canoni di perfezione, ma al contempo non vuole essere vista.
Eppure nulla è perduto (anche se con questa malattia spesso purtroppo lo è davvero), perché lei può lottare, può riprendere in mano la sua vita e scoprire che c'è molto di più di quello che pensava, molto altro, cose che sta perdendo per inseguire un ideale che non può essere raggiunto, per inseguire un'illusione distruttiva e alienante. Yashal, che ha la speranza nel nome, è ancora in tempo per salvarsi, per poter lottare e tornare se stessa. Lei lo sa, lo sente, e un giorno forse troverà la forza e la motivazione necessarie per perseguire questa strada.
Questa storia è davvero coinvolgente, profonda, potente, e piena di verità. Hai trattato davvero molto bene il tema, hai scavato a fondo nella mente di una persona affetta da questa malattia, l'hai trattata con rispetto e maturità e non l'hai sminuita; hai evidenziato quelli che sono i motivi che spingono qualcuno a cadere nel baratro dei disordini alimentari e lo hai fatto parlando al lettore, spingendolo a riflettere su una tematica attuale, eppure troppo spesso poco considerata.
Sei stata davvero bravissima, questa fin'ora è la mia storia preferita di tutta la raccolta.
A presto :) |