Dopo tutto il parlare di ieri su Eloise, non potevo non decidermi finalmente a passare dall’ultimo capitolo e sperare di vederla calciorotata nello spazio. No? Nessun calcione nel sedere? Dammit!
E che sia messo agli atti, che oggi mi sento esattamente come Ole e mi basterebbe chiudere gli occhi per crollare in coma, altro che sonno… ma dormire è sopravvalutato, quindi via così!
Se non ricordo male, questi personaggi sono apparsi per la prima volta in un’altra tua fanfic dove erano adulti e immagino che questo ultimo capitolo si riallacci in qualche modo proprio alla loro reale età. Il salto di quasi vent’anni mi ha lasciato un po’ di malinconia addosso – sì, il capitolo precedente è finito bene, con quel bacio insperato che ha aperto tante nuove porte sul loro rapporto, ma ora non sono più i ragazzini di Hogwarts alle prese con le unghie giallo tassofesso di Eloise (>_>), né i giovanotti impegnati con la carriera universitaria e il tirocinio, sono ormai uomini fatti e finiti e vedere come il tempo passa anche per loro… non so, da una parte mi rende orgogliosa perché la vita la stanno vivendo, dall’altra mi mette malinconia, perché vent’anni sono passati. Uhm… o forse è perché sono vecchia e il passare del tempo mi angoscia XD
A parte gli scherzi, trovo straordinario come tu riesca a trovare il modo di immergerci e coinvolgerci con la tua storia perfino in un atto così comune come il fare una passeggiata. Sono, quelle di Ole, riflessioni su cui non posso far altro che concordare, il voler camminare per scrollarsi di dosso i pensieri, le fatiche e i resti di giornate pesanti che gli rimangono attaccati anche dopo aver timbrato il cartellino. Ci sono impieghi, come quello del medico, che ti seguono anche a casa ed è molto interessante vedere come la cosa influisce non solo su di lui, ma perfino su, Landmann, il Medimago eccezionale che fa miracoli ma solo fino a un certo punto. Ho amato questo pezzo, non riesco a capire se ci sia o meno una punta di invidia per la grandiosità di Homer, ma c’è comunque la capacità di sapere perfettamente che anche lui, pur senza l’empatia di Ole, non è immune allo stress di quel lavoro. Trovo dolcissimo il solo fatto che Ole lo sappia e lo riconosca.
L’intera storia è stata raccontata dal POV di Ole, che è un personaggio quieto, riflessivo, cosa che si è sempre riflettuta sulla tua narrazione e sullo stile che hai utilizzato per portare avanti la long. Ci sono gap di dieci, vent’anni alle volte tra i capitoli, ma in ognuno di essi ti sei presa il tempo per raccontare le emozioni dei tuoi protagonisti, analizzarle e metterle in fila frase dopo frase. Perfino quando la scena se l’è presa un po’ a forza Homer, che è più energico, che è un personaggio più attivo, sei comunque sempre riuscita a riportare il ritmo sulla lunghezza d’onda di Ole, conducendoci per mano tra i suoi pensieri. Lo stesso accade in questo capitolo, se non che il tempo questa volta sembra addirittura dilatarsi più del solito, proprio perché sono adulti, con responsabilità maggiori e il passo con cui porti a termine il capitolo si fa quindi più marcato, ma lo fa in modo sottile, che quasi non si nota. E infatti nonostante abbia percepito che qualcosa è cambiato (che il tempo è passato), Ole lo ritroviamo quasi esattamente dove lo avevamo lasciato: di nuovo con le sue mille pare a sentirsi fuori posto a Londra, come inizialmente si sentiva fuori posto nella sua infanzia, come si è sentito fuori posto ad Hogwarts e così via. E questa cosa tu la trasmetti dalla narrazione al personaggio, che ammette di non essersi mai mosso in un certo senso, e si sente e lo si nota fin da subito e un po’ la amo questa cosa, perché il passaggio del tempo più che su Ole (uguale nello spirito), si riflette invece su Homer, che non lo trascina più quasi di peso su e giù per le strade, esagitato nella sua esplosione di vita, ma lo fa con lentezza e con un sorriso stanco. Ed è una cosa su cui riflettevo mentre leggevo, ma che poi ha trovato conferma quando Ole riflette sul fatto che Homer si sia trasformato in una marea lentissima.
Ti giuro che mi sono illuminata (e quasi un po’ commossa, perché awww, i bambini si sono fatti grandi ç_ç), perché come dicevo non è solo una cosa che scrivi e ci tocca prenderla per buona, ma ce lo fai percepire anche attraverso il tuo stile narrativo. E poi vogliamo mettere quanto – QUANTO! – ho semplicemente adorato tutto il passaggio in cui Ole ripensa a Homer che in un colpo solo gli fa recapitare un anno di pensieri, frasi, missive e
Ole si era convinto – illuso, forse – di poter disegnare una conversazione silenziosa che Homer non aveva mai voluto lasciar cadere nel silenzio
Io qui mi sono semplicemente sciolta, perché lo trovo un concetto bellissimo. Ma anche solo il fatto che Homer si appunti pensieri e frasi che poi spedisce a Ole (e mi immagino il caos di quei foglie e fogliettini, così splendidamente da lui) è la cosa più dolce del mondo e io ho un debole per questo genere di cose, al mondo dovrebbero esistere più fic con scambi epistolari! *_*
E comunque ci credo che abbia commosso Ole. Io mi limito a leggere ed quasi in lacrime di gioia, figurati lui! E tanto per cercare di riprendermi e riottenere la mia dignità, vorrei far notare a Eloise che tutte queste lettere Homer a lei non le ha mai mandate, ah! è__é
Però mi uccide che dopo tutto questo tempo, il loro rapporto ancora non ce l’abbia una vera forma. In un certo senso potrebbe essere quello che rende speciale e unico il loro rapporto.
Inoltre con quell’ultima lettera che Homer invia ad Ole, dove non ci sono più domande e pensieri senza una vera e propria coerenza, ma c’è la formalità di un incarico e poi il p.s., si ritorna al concetto della bussola che Ole è sempre stata per lui. A quel “Credo di essermi perso”, mi è partito un battito ç_ç
E per quanto mi fossi illusa e avessi gongolato, il fantasma di Eloise dannata Pearson torna pure in questo ultimo capitolo, niente meno che ad aleggiare sulla famiglia di Homer.
La notizia mi ha lasciato sconvolta. Cioè, in realtà lo immaginavo – Ole è quello solitario, è quello che ama la pace e che la trova quando è solo con se stesso (o con Homer), Homer è invece fatto per stare con la gente, sono l’uno lo specchio dell’altro ed era quasi scontato quindi che quest’ultimo in vent’anni si fosse fatto una famiglia.
Ma non ero comunque pronta! Anche se all’entrata in scena della babysitter, con Ole che la guarda sconvolto, giuro che sono scoppiata a ridere.
Solo Ole, ancora accecato dall’amore e dai dubbi e dallo schock, poteva non arrivarci e pensare che Homer se la facesse con una teenager. XD
Il momento ilare però passa in fretta e quando fai cenno alla guerra magica che c’è stata e che ha sconvolto la vita di Homer, come quella dei suoi genitori e di mamma Landmann (Noooooo, mamma Landmann noooo ç__ç) mi hai fatto crollare addosso un macigno. Ho già detto in passato come amo il modo in cui riesci a legare con naturalezza canon a pg original e alle vicende dei tuoi pg, sì? Ecco.
E comunque Homer su certe cose proprio non è cambiato e riconferma quanto i suoi rapporti col gentil sesso infatuato di lui siano davvero pessimi. In realtà mi piace ritrovare la coerenza nella sua “risposta allo stress”, trova conforto tra le braccia della tipella che abbiamo conosciuto anche noi durante quel famoso valzer di vent’anni prima (Ehy, almeno non è Eloise, ok?), in un rapporto che lui sa benissimo non significare niente per sé – ma mi chiedo se questa volta si sia preso la briga di chiarirlo anche all’altra parte interessata – e da cui, come era prevedibile, rifugge alla grande. È sempre e solo da prendere a schiaffi, ma sotto un’altra luce non posso che apprezzare come sono andate le cose, non solo perché grazie a questo non si è sentito in obbligo di formare una famiglia con non-Eloise (ho già dimenticato come si chiama la tipa, scusa XD), ma perché dimostra di essere un personaggio fallace, imperfetto e questo così come mi fa venire voglia di prenderlo a schiaffi, me lo fa anche amare di più. Non esistono persone perfette ed è giusto che Homer non lo sia, che se di solito è tutto luce e sfavillii, davanti a certe responsabilità è un codardo che pure a quarant’anni non ha imparato ancora ad affrontarle. Che poi comunque si prende carico di Timmy, quindi sì, le rifugge fino a un certo punto le responsabilità dei casini che ha combinato.
[No, Ole non stava bene. Ole era solo, terribilmente solo, ed era tutto buio, e se avesse aperto gli occhi sarebbe stato ancora più solo, e non poteva sopportarlo. Aveva bisogno di aggrapparsi a qualcosa – a qualcuno – e di sentirsi rassicurare, di sentirsi stringere e accarezzare, di sentire la voce di papà che…
E allora Ole capì. ]
Questo passaggio lo trovo strutturalmente meraviglioso.
…e mi sto rendendo conto che in questa recensione son più le frasi che ho sprecato per parlare della tua tecnica narrativa e del tuo stile che altro, ma lo trovo così affascinante e così ben pensato che boh, mi commuove al pari della storia vera e propria e di Ole e di Homer. Ma dicevo! Adoro come l’emozione di Ole ti colpisca già dalla frase precedente, in cui l’onda di panico lo assale e Homer gli chiede se sta bene. All’inizio a dire il vero ho subito pensato che non si trattasse di lui, ma del bambino, ma adoro come giochi con l’empatia e col fatto che sia difficile distinguere qualcosa che appartiene a lui o agli altri. E infatti nonostante lo avessi capito, sono stata assalita dal dubbio e mi stavi quasi convincendo, finché non hai scritto “di sentire la voce di papà che…” e per un attimo ci sono rimasta un attimo, finché Ole non conferma che no, il padre ovviamente non è il suo, ma è quello di Timmy. E pure qui quant’è bello che usi con consapevolezza informazioni che già ci avevi dato sullo spaccato della vita di Ole per costruire le sue emozioni e immergerci nelle sue sensazioni? Le sento, le vedo, le provo e me ne innamoro.
(e tra l’altro, awww, il koala di pezza <3)
“Le persone con cui io andrei a letto solo un paio di volte non potrebbero mai restare incinte, Homer”.
Wooooo, punto per Ole! *____*
(Che poi, fossero anche donne, io dico che il preservativo Ole l’avrebbe saputo usare, vah! >_>)
Comunque ancora una volta, queste ammissioni che escono con così tanta naturalezza da parte di Ole mi fanno sorridere, a conferma che dopotutto, nonostante gli anni, nonostante la distanza, nonostante un figlio e le promozioni di Homer e due vite vissute ai poli opposti del mondo, sanno ancora stare bene insieme e Ole può ancora trovarsi a suo agio con lui.
Inoltre è un passo importante perché era, dopotutto, un discorso rimasto aperto negli scorsi capitoli e che non era mai stato affrontato apertamente. Certo, c’era stato il bacio con Homer a cui però sono seguiti vent’anni di nulla, e dirlo finalmente ad alta voce ha tutto un altro sapore.
“Dico che sarebbe molto felice di poter continuare ad essere un punto di riferimento umano”.
E con questo sono praticamente scoppiata in lacrime. A parte il finale perfetto che riprende lo stesso concetto del capitolo precedente, questo capitolo è il perfetto epilogo di una storia malinconica, che lo è stata dall’inizio e che con la fine raggiunge il suo apice. Di questa storia ho amato tanto, davvero tanto i personaggi, il tuo stile, ma soprattutto il mood che ha aleggiato in ogni capitolo, con quella patina un po’ grigia calata sulla vita non poi così perfetta, e proprio per questo così reale e tangibile, di questi personaggi.
È stato un capitolo lungo – complesso – che ha dovuto “farsi perdonare” il salto in avanti e riempire un buco di vent’anni, ma ci sei riuscita benissimo e con un’eleganza e una prosa che a me sembra sempre scivolare sulla pagina bianca con una bellezza e una profondità che ti invidio tanto.
Cercherò di sicuro altre storie su di loro – e se le hai scritte dal POV di Homer pure meglio, perché ora sono troppo curiosa di leggere qualcosa in quel verso *_* - e sono contenta che non finisca qui, perché per quanto sia un bel finale, delicato, adatto a questi due e perfetto per una storia di tira e molla, di cose taciute e dette coi gesti, di sottintesi e legami inscindibili, per quanto sia un finale che prospetta un futuro più vicini, più legati, finalmente insieme, sento di aver bisogno di sapere che quell’insieme c’è stato davvero. E poi perché sono così belli Ole e Homer (e Timmy <3) che non ne avrò mai abbastanza.
Insomma, ti ho riempita di parole (che al solito non ho alcuna intenzione di rileggere, deal with it! XD), ma il succo della questione è che questa storia l’ho amata come raramente mi capita di amare storie su pg original, che mi ha completamente catturata e che sono felice tu l’abbia scritta e l’abbia condivisa con noi. Complimenti davvero e scusa se mi sono dilungata. |