Recensioni per
Notte di gala, notte di inganni
di Dorabella27

Questa storia ha ottenuto 20 recensioni.
Positive : 19
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Veterano
17/04/23, ore 05:55

Ciao
cara ho riletto questo bellissimo testo, che devo dire fu uno dei primi che conobbi quando riaprì le porte al mondo oscariano..Sebbene il tema del ballo sia stato ampiamente saccheggiato con la tua chiave di lettura, hai dato un punto di vista insolito con i pensieri di Girodelle...Chapeau

Recensore Junior
13/01/23, ore 22:42

Molto carina questa One, scritta benissimo e coinvolgente. A me GIrodelle piace, e trovo che venga spesso sottovalutato o relegato al ruolo di aristocratico fatuo e poco profondo. Tu, invece, lo hai descritto con la profondità che secondo me merita. Grazie!

Recensore Junior
10/03/22, ore 22:36

Buonasera Dorabella, 
sarò quanto più diretta possibile: il testo non mi è piaciuto e mi ha lasciata perplessa per stile e per contenuto. 
Premetto che le osservazioni di livello stilistico sono pure osservazioni, non poste a supporto della scelta del colore della bandierina che accompagna il mio commento, sono semplici considerazioni su uno scritto che si incastra benissimo nel contesto di scrittura amatoriale che occupa, ma che sono comunque venute all’occhio.

Il testo presenta un largo uso di incidentali secondarie e primarie che, come sua naturale conseguenza, concede il fianco al caos di segni paragrafematici che finisce, a sua volta, col giganteggiare su tutto e appesantire la lettura.
Caos che soffoca sul nascere anche l’unico tentativo — altrimenti apprezzabile — di slancio “retorico” che il testo presenta, cioè quell’accenno di gradatio nel primo paragrafo del testo, dove l’anafora nulla può per tenere in vita l’espressione e la tensione dell’enfasi oratoria persa in enunciati troppo lunghi, debole e impacciata tra il dritto dell’asindeto e il manrovescio del polisindeto mancato.

Vorrei inoltre far notare che il cambio di carattere tipografico — il neretto, nello specifico di questo testo — sebbene permetta all’autore di fare variazione prosodical’anafora in questo caso sarebbe stata sufficiente — autodenunci anche la debolezza dell’eloquio arrendendosi all’inadeguatezza dell’enunciato a mediare, di per sé, il messaggio che l’autore vorrebbe recapitare al lettore; equivale all’uso dell’emoticon nel bel mezzo del testo narrativo o poetico e il rischio è che il “romanzo” diventi didascalico. Espedienti e tecniche tipiche di altri generi non sempre, a mio avviso, sono traslate in modo indolore da genere a genere.
Simile considerazione andrebbe spesa anche per i numeri ordinali posti al servizio — labile mi permetto di osservare — del testo. Ad una prima lettura avevo pensato che il loro uso fosse stato introdotto in relazione ad un nesso che ne spiegasse la presenza — dove invece la sola congiunzione è Girodel — ovvero avevo immaginato che sarebbe potuto essere lui a tessere letteralmente il filo narrativo della storia per mezzo periodi coordinati da avverbi, locuzioni avverbiali e congiunzioni avversative di cui però non vi è riscontro; in tal modo, la demarcazione — l’enumerazione, non necessariamente enumeratio retorica, di cui non ha né peso né pretesa — rimane fine a se stessa; ancora una volta si riesce a cogliere l’accenno, apprezzato, a un tentativo di pianificazione strutturale del testo che, però, nel proseguimento della lettura, viene disatteso. 

Fatico tuttavia ad essere generosa con i tentativi e le forzature di contenuto,  ed è qui che trovano posto e contesto la perplessità e lo scarso entusiasmo per questo scritto.

Fingo anch’io — come Fersen chissà, come Luigi XVI forse! — di non vedere ciò a cui il narrato presta di nuovo il fianco — dettagli che lascia credere al lettore o che semplicemente non si cura di chiarire — ovvero le inesattezze storiche e di usi e costumi trovate tra un risvolto e l’altro, ultimi sussulti della finzione narrativa a cui soccombono; ma va bene così perché immagino che il testo non abbia nessuna pretesa “storica” anche se, dato il contesto, un po’ di attenzione gli avrebbe giovato, lo avrebbe elevato.

Vado oltre, al contenuto e ai personaggi.

Girodel concede, da sempre, parecchio all’immaginazione, Oscar, seppure nella sua grandezza, molto meno e, nella costruzione del personaggio di Girodel, si è persa di vista lei, si è fatto un torto a Fersen, un gravissimo ammanco ad André e, mi è parso, che non si sia fatto neanche un gran favore allo stesso Girodel.
Nel percorso, e arrivati alla meta, in definitiva, ho tratto la conclusione che, nonostante gli sforzi, il narratore buchi lo schermo per le ragioni sbagliate.
Viene descritto, e immagino sia stata una scelta ponderata, indottrinato a dovere dal segno dell'epoca storica in cui vive e non solo; dà fiato alle trombe di pensieri, almeno per me, discutibili, veicolando messaggi che l’autrice, seppure nella finzione narrativa, non si premura minimamente di stigmatizzare.
Inoltre non riconoscendo a se stesso il motivo dell’assenza di André sulla scena, Girodel, si pone sullo stesso livello di Fersen e della sua tanto vituperata cecità.
Il tentativo di elevare un personaggio ad una caratura che non ha — e che certamente non può raggiungere nella maniera descritta — facendone fare le spese a un altro, è maldestro soprattutto quando lascia il campo a considerazioni di più ampio respiro.
Lo scisma religioso implica quindi decadimento morale dell’individuo e del gruppo? La non cattolicità è indice di dissolutezza? 
Domande retoriche a cui un uomo del 1700 non può e non sa probabilmente rispondere, anche i non “Cristianissimi” — intesi alla maniera di certi sovrani spagnoli o francesi — sono ugualmente Cristiani, anche i Protestanti lo sono, e non tutti i non cattolici sono debosciati.
La Storia — senza voler star qui a tirare in ballo fatti di cronaca che tutti conosciamo ma che taluni negano — insegna all’uomo, non all’uomo del ‘700 o non all’uomo qualunque di quel secolo, che è così. 

Ma Girodel è uomo del suo tempo, ed è personaggio che offre tanto all’immaginario. Mi è però poco chiaro se sia stato usato, in questa occasione, per provocare nel lettore il senso di contrarietà, oppure se sia proprio inciampato, e penso proprio che sia questo il caso, nella descrizione di concetti di cui si fa portatore.
In questo scritto non ci sono presupposti per fare di Girodel un narratore inaffidabile e mi pare altrettanto lapalissiano che lo scritto manchi della narrazione sottintesa, nascosta e codificata dall’autore, sotto la pelle del narratore, che permetterebbe al lettore di intercettare distanza narrativa tra narratore e autore e a quest’ultimo di avvicinarsi al lettore e stringere con lui il famoso patto. Suggerirei a tal riguardo la lettura di alcuni saggi.
Per fortuna di chi scrive, nella maggior parte dei casi e ad eccezione di alcuni generi letterari, il narratore e l’autore del testo non coincidono mai, tuttavia quando la scrittura non concede via di fuga da talune visioni, la linea di demarcazione diventa labile.
La discussione è da sempre aperta e rimane tale.
Premesso che l’autore ha, da sempre, il coltello dalla parte del manico in virtù dell’autorità — implicita e fittizia quanto si vuole — di far credere al lettore quello che racconta, fatti di cui chi legge non è a conoscenza, fino a che punto l’autore rimane distante dallo scritto?
Sapientemente l’autrice, qui, in questo stesso testo — e la diessi è d’obbligo — lascia al soggetto di raccontare se stesso ma, una canzone di De André intonava che “anche se voi vi credete assolti siete lo stesso coinvolti”.
Ogni volta che l’autore si colloca all’interno o all’esterno dell’animo del personaggio, cioè quando varia il suo punto di vista, palesa la sua presenza e, paradossalmente, anche la propria ovvia assenza amplifica la sua presenza.
Qui non vi è il benché minimo accenno di escamotage narrativo posto a fare da contraltare alla bieca visione del narratore, al suo nuovo punto di vista, e la non presenza è abbagliante!
Mentre il familiar compound ghost, storico in questo caso, comune a lettore e autore è il presupposto affinché i pensieri di un uomo francese del ‘700 come Girodel prendano forma ed esistano e che ce li fa accettare — sappiamo per esempio come Protestanti ed Ebrei non avessero diritti civili e quale fosse il pensiero comune dei cattolici sui non cattolici all’epoca — non vi è certezza invece che tali visioni le avesse il Girodel dell’Ikeda. E se qualora ve ne fosse, siamo sicuri di voler assecondare un simile tratteggio del personaggio?
Siamo convinti di voler mediare la validità di un discorso del genere affidandolo a un personaggio dell’importanza e del peso di Girodel?  
Il fine era quello di fargli lo sgambetto e farlo apparire personaggio dalle vedute ristrette oppure l’autrice era e resta convinta della validità di tali visioni e che esse gli si addicano?  
Questione anche, e non solo, di gusto, io certamente preferisco immaginare il tenente più “illuminato”.

Aggiungo inoltre che le parole generano immagini che, può succedere ed è questo il caso, facciano digrignare i denti. 
Sebbene abbia compreso quale sia la funzionalità della descrizione della figura di Oscar allo scritto — nell’incrocio di braccia, mani, ventaglio e fianco opposto — nello spunto narrativo si è persa di vista la visione d’insieme che una simile descrizione avrebbe restituito al lettore. È un po’ come mancare di rilegge a voce alta quello che si è scritto. Nessun portamento fiero e leggiadro ma una postura “chiusa” a nascondere rotonde grazie ed eventuali dolori di pancia. Immagine ilare che poco si addice al personaggio, al carattere di Oscar.
Mi permetto inoltre di far notare come il cercare spunti narrativi a tutti costi originali, applicando la proprietà transitiva tra un personaggio e l’altro, porti a risultati disastrosi che non fanno che sottolineare quanto poco si sia compreso del valore dei dialoghi, dei ruoli e della profondità di parole e contenuti della storia originaria.
Smembrare e ricomporre a piacimento non è scrivere, è mero esercizio di scrittura, utilitaristico per alcuni autori, e che sottrae, purtroppo, bellezza e significato alla storia originale.
Prendo nota, con amarezza, che la tendenza è ormai questa, ornato ed eloquio differenti per una stessa sostanza che, nel rispetto di tutti, mi astengo dall’aggettivare.

Saluti

Fiammetta 

Recensore Master
15/02/22, ore 18:04

Leggiamo la notte del ballo da un punto di vista inedito, quello di Girodel che sarà anche un compito gentiluomo, ma che i rivali li fa a pezzi come la più agguerrita delle comari. Così, André è un burino ripulito mentre il Conte di Fersen è un seduttore di Regine di Regni altrui, un erotomane privo di spirito di sacrificio, un protestante da strapazzo, rude e indelicato e un selvaggio dei ghiacci.
Non pago di fare danni fuori dalla Svezia, dopo avere coperto di corna il Re fin quasi sui gradini del trono, il troglodita si avventura verso Madamigella Oscar e questo, per Girodel, è troppo.
Si notano in Girodel un affetto sincero e una capacità di riconoscere Oscar dai dettagli. Lui solo, infatti, si è dimostrato immune dalla sindrome di Superman - Clark Kent, restando, per giunta, a differenza di Fersen, a debita distanza da Oscar.
Conoscenza profonda e amore radicato, quindi, non destinati, però, ad andare oltre la dimensione del desiderio, perché Oscar è irraggiungibile.

Recensore Master
15/02/22, ore 17:23

Ciao Dorabella. Sono sempre lieta di leggere tue nuove storie e nuove idee. Il disegno è davvero molto bello, mi ha fatto sognare e immergere ancora di più nell'atmosfera. Leggendo l'introduzione penso che sia sempre bello fare delle collaborazioni dove ci si arricchisce a vicenda. Quando ho letto che il protagonista era Girodelle con un what if ero davvero curiosa di leggere. Ho immaginato Girodelle nei suoi pensieri nei confronti di Oscar nell'osservarla in quanto accade in quel ballo con Fersen. Mi è piaciuto che non si sia avvicinato a Oscar ma che la contempli da lontano nel suo amore. Un punto di vita diversa che ho letto con piacere. Un caro saluto.
(Recensione modificata il 15/02/2022 - 05:25 pm)

Recensore Master
14/02/22, ore 21:58

Carissime Dorabella e Galla, grazie per questo punto di vista inedito. In effetti ci sta che Girodelle fosse in servizio quello sera. E che avesse le giuste chiavi d'accesso per leggere certi particolari che gli facessero riconoscere la vera identità della dama straniera.
Devo dirvi però che io non ho una brutta opinione di Fersen.
Il personaggio della Ikeda non è un libertino, ma un uomo innamorato tutta la vita della stessa donna per la quale si sacrifica e soffre. Un po' come André. Se è colpevole di non aver mai capito i sentimenti di Oscar (per fortuna!), Lei soffre del suo stesso difetto. Anche lei non capisce i sentimenti di André. Sono talmente evidenti che anche un cieco... Invece no, neanche con dei led luminosi.... e la scritta lampeggiante...
Diciamo che l'unico sveglio è André che capisce sempre tutto.
Anche Girodelle comunque non è uno stupido e lo dimostra qui, capendo di dover stare in disparte e non mettere in imbarazzo nessuno
Brave entrambe come sempre. Che coppia!

Recensore Veterano
14/02/22, ore 19:38

Cara Dorabella, come i migliori scrittori susciti nel lettore un susseguirsi di visioni e sentimenti contrastanti.
Prima ho osservato Girodelle, descritto esattamente così come l’ho sempre immaginato. Gentiluomo raffinato, amante della mondanità, tombeur de femmes. Ce lo vedo proprio mentre indugia vezzosamente (ma forse qui la colpa è tua: non potrò mai dimenticare le sue unghie immerse nel succo di limone) a lisciare una piegolina invisibile dell’alta uniforme.
Quando riconosce Oscar, il suo Comandante, dal semplice gesto di cercare l’elsa di una spada inesistente (quale tocco di genio!) e come se non bastasse ha pure la delicatezza di non farsi avanti, a quel punto stavo, quasi quasi,  per fare la ola a favore di Girodelle ... stavo addirittura per scrivere una lettera di solenne encomio a Sua Maestà, quasi ...
... quasi, perché quando ha osato dare (seppure solo mentalmente) del villano ripulito ad André, ebbene  l’avrei schiaffeggiato e sfidato a duello. Che scegliesse pure lui l’arma, il luogo e l’ora.
Poi gli fai  commentare che “solo un cretino, un deficiente, un minus habens potrebbe non riconoscerla, dopo una così lunga familiarità”. A quel punto  la mia innata magnanimità (!) mi stava facendo propendere per una definizione bonaria dell’offesa (in fondo inconsciamente è solo geloso di André, poverino).
Ecco che poi il nostro Girodelle parafrasa lo struggente pensiero  del nostro  André: “Avrebbe dovuto soffocare l’amore, il conte di Fersen e soffrire in silenzio, coltivando nel segreto del suo cuore un sentimento tanto profondo quanto impossibile, proprio come faceva lui.”
Ecco appunto, caro Girodelle, metti in pratica il tuo  consiglio: anche se alla fine Oscar fugge via con il cuore spezzato, non farti illusioni. La marchesina di Perpignan ti stata aspettando, un gentiluomo non fa attendere la sua dama.
Fattene una ragione Girodelle, sei come Jessica Rabbit: forse non è colpa tua, è che ti disegnano così.
 
Ps Galla: il tuo primo piano di Oscar è magnifico!

Recensore Veterano
14/02/22, ore 17:57

Voi due siete una coppia meravigliosa! I complimenti a Galla non so più in che lingua farli...potrei chiedere aiuto a Fersen :D
Per il resto, questo è uno spaccato splendido di ciò che Victor è e rappresenta: la sua raffinatezza, la sua nobiltà, il suo essere "uomo di mondo" e il suo amore sincero per il suo Comandante. Il tutto condito da una buona dose di ironia che non guasta mai (le sue considerazioni su Fersen sono una chicca fantastica). Eppure è proprio lui l'unico vero innamorato respinto della storia e qui casca l'asino perchè "occhio non vede, cuore non duole" ma il villano ripulito in questa serata di gala è presente più che mai (è l'idea che mi sto facendo guardando gli episodi in lingua originale, sottotitolati ovviamente).
Bravissime entrambe!
A presto

Recensore Veterano
14/02/22, ore 16:11

Carissime Dorabella e Galla,
questo racconto è una delizia!

E io, che ho un po' maltrattato il povero Girodelle di recente, me ne pento ora e molto vi ringrazio di questo dovuto omaggio alla di lui cortesia (nel senso medievale del termine, naturalmente) che rende giustizia al nobile sentire di un uomo il cui unico errore fu quello di innamorarsi della donna sbagliata.

Grazie allora, per lo splendido disegno di Galla, che mostra sullo sfondo quello che nell'anime ci siamo persi, e per la tua prosa, Dorabella, qui davvero in stato di grazia (il tamburellare della mano, dettaglio geniale, l'aria "malmostosa" di Oscar, gli epiteti lanciati al Fersen da Girodelle, la marchesina di Perpignan e le ragazze polacche, stupendo!).

Grazie ragazze, siete una coppia fantastica!
Complimenti e ancora complimenti,
Sett.

Recensore Master
14/02/22, ore 15:59

Buon pomeriggio, carissima Dorabella e complimenti a profusione per te e Galla! La OS è davvero fantastica e questa prospettiva inedita non solo è stuzzicante ma assolutamente credibile; come al solito non posso non inchinarmi davanti all'eleganza minuziosa del lessico e altrettanto posso dirlo nel modo in cui riesci a curarti dei personaggi, come se fossero usciti direttamente dall'originale. Ho adorato il piglio ironico e galante, ma a suo modo rispettoso, di un uomo nobile e praticante (passami la battutaccia, ti prego, in tutti i sensi) come Girodelle. La visione che ha della donna è in perfetta sintonia con quella oscillante tra galanteria e cinismo del manga (nel primo caso mi riferisco specificamente alla solennità con cui pensa al debutto delle dame e nel secondo...beh, credo che la marchesina Perpignan riesca a farla emergere perfettamente agli occhi del lettore!); inoltre trovo veramente perfetto il modo in cui sceglie di non avvicinarsi ad Oscar e di studiarne le azioni da lontano. Mi ha convinta e conquistata totalmente il fatto che l'abbia riconosciuta quasi subito ed è un vero tocco di classe che riesca a farlo attraverso il tamburellare delle dita; molti - me per prima, mea culpa - dimenticano quanto possa essere sensibile e acuto un personaggio come lui. Inoltre, e te lo dico con enorme ammirazione, mi piace moltissimo l'idea che maturi il proposito di sposarla in tale contesto; al contempo, ovviamente, mi fa ridere più del dovuto la plausibilissima visione che ha di Fersen e l'antipatia per André...beh, che dire? L'hai esplicitata con una precisione impeccabile.
Questo cambio di prospettiva è una vera chicca e ho apprezzato come qui non vi sia una visione oggettiva ma neanche totalmente sfalsata; Girodelle ha compreso solo quello che poteva ed è giusto così ("Espiazione" è una citazione apprezzatissima, sebbene ora mi siano entrate le piume del ventaglio di Oscar dritte nell'occhio!), arguto ma delimitato da ciò che conosce.
Infine vorrei spendere due parole per questo disegno: sono colpita dallo sguardo di Oscar e dalle sfumature, cromatiche e non, del tutto. Questo disegno si avvicina molto più al manga ma per me ha una dolcezza maggiore nel tratto e che cattura tutta la fragilità del momento: ergo, lo preferisco.
Brave, bravissime entrambe! E scusate se come una polla mi ero convinta il regalo riguardasse certi travestimenti e giochi d'azzardo; questo è un bellissimo regalo e vi ringrazio dal profondo del mio cuore! (dritta tra le preferite)
Alla prossima,
A.

Nuovo recensore
14/02/22, ore 11:11

Wow, mi hai regalato un sogno. Ho sempre amato il personaggio di Victor, è tanto nobile, coraggioso, ama tanto Oscar, anche André non mi dispiace, però Victor lo preferisco. Per il semplice fatto che lo si può caratterizzare come si vuole, dato che, sia nel manga, sia nell’anima, compare pochissimo, nonostante il suo ruolo da colonna portante della storia… in fondo basti pensare che Victor disse al re di scegliere Oscar come capitano, quindi, senza di lui, la storia non sarebbe nemmeno esistita.

Recensore Master
14/02/22, ore 10:17

Cara Dorabella, un altro dei tuoi “divertissement” perfettamente confezionato e riuscito e visto da un’angolazione del tutto nuova, che ci mostra, in prospettiva, come e perché cambieranno i sentimenti del nostro bel conte Girodelle, nei confronti del suo comandante Oscar, che, per la prima volta, può assaporare, seppur da lontano, come donna, ammirandola in toto.
Hai dato magistralmente la dimostrazione che, pur cambiando gli addendi, il risultato non cambi: anche in questo caso si tratta di un travestimento che reca con sé solo un dolore che darà poi il via a tutta una serie di eventi di cui conosciamo il finale.
Sempre piacevolissimo, almeno per me, il poter vedere la scena nella quale ti predisponi a mostrarci la tua visione della situazione, condita di tutti quei particolari, visti sotto l’occhio smaliziato ma attento ed elegante di Victor. Sotto il suo sguardo passa la nobiltà di Francia; lì alla corte di Versailles ognuno ha la sua posa, e lui quasi si bea nel confrontare e passare in rassegna i pregi e i difetti di ognuno. Vediamo i vezzi e i vizi che passano come sotto una lente di ingrandimento per meglio cercare di comprenderli. Le dame con i loro begli abiti all’ultima moda, il modo di guardare senza farsi accorgere di farlo da dietro un ventaglio di piume opportunamente mosso. Ascoltare, o meglio, prestare orecchio a quei chiacchiericci infarciti di tante sciocchezze che caratterizzano quella nobiltà. Pensieri che scorrono, mediante l’osservazione, nella mente di Girodelle, tra un sorriso e un’alzata di sopracciglio. Ma poi ecco che qualcuno attrae la sua attenzione: è una bellissima donna che, nel tentativo di non farsi notare, attrae a bella posta l’attenzione, direi che quasi la catalizza. Sarà il suo fare dapprima circospetto, il suo modo leggermente impacciato di muoversi, anche se le sue movenze sono eleganti, come la sua flessuosa figura che si muove dentro un abito leggermente fuori dai tempi, sembra di un altra epoca, se paragonato agli abiti all’ultima moda delle varie dame ingioiellate di cui il parterre è pieno. Il suo modo di atteggiarsi attrae l’attenzione di Victor per un movimento specifico che lui ha notato solo in un’altra persona: il suo comandante, madamigella Oscar. Ma sicuramente non può essere lei. Lei vestita per la prima volta da donna. Poi eccola danzare con il bel conte svedese, di cui Victor non ha grande stima per il fatto di mettere in cattiva luce la sovrana di Francia attentando, con i suoi sentimenti, al suo onore. Ma eccoli ballare e poi vedere Oscar, scossa da qualcosa che si sono detti, mentre tenta di fuggire via trattenuta per il polso dalle mani di Fersen. Tutto è veloce ma Victor percepisce immediatamente il turbamento di quella donna algida, e in quel momento tristissima. La rincorre e vorrebbe poterla consolare, ma resta a rispettosa distanza, mentre cattura il suo pianto e, anche se non è di fronte a lei, percepisce le lacrime che le bagnano il volto. Fatto strano, che aveva già notato in precedenza, la mancanza del “villano ripulito”, quell’attendente sempre onnipresente, e solo qualche attimo prima ne aveva goduto, brindando mentalmente. Tutto ciò di cui è stato testimone gli fa fare un pensiero rivolto a quella donna per la quale, fino a qualche istante prima, aveva nutrito solo una forte ammirazione, ma ora ne apprezzava la fragilità, tanto da volerla preservare da ulteriori dolori, giungendo alla riflessione finale che, per portare a termine un tale compito, avrebbe voluto sposarla. Ora lui è lì, vicino a lei, mentre non c’è alcun altro, discreto come la sua educazione gli impone, anche per non mettere in ulteriore imbarazzo il suo superiore che, in quel momento, è una donna dall’equilibrio destabilizzato e che deve ricomporsi nella sua solitudine, affinché riprenda padronanza di se stessa. Un motivo aggiuntivo per apprezzarla, ammirarla e per amarla e proteggerla.
Decisamente un regalo di San Valentino dal retrogusto amarognolo, come ben avevi indicato nelle note introduttive, che ci porta a rivedere una delle scene più iconiche della storia da noi tanto amata, filtrata con uno sguardo differente e che nel corso di quella serata sembra trasformarsi, come mutano anche i sentimenti nutriti da sempre in sordina dal sottoposto del comandante delle guardie reali.
Un altro lavoro interessante che ben avrebbe potuto inserirsi nella storia originale, portato avanti con il consueto garbo e rispetto di ogni singolo personaggio.
Un complimento anche a Galla per interpretare sempre così intensamente i tuoi scritti riuscendo a materializzarli in immagini di impatto.
Grazie ad entrambe e un affettuoso saluto.

Recensore Master
14/02/22, ore 09:42

È verosimile pensare che Girodelle avesse riconosciuto Oscar, dopo tutto stava e lavorava con lei giorno dopo giorno.

Recensore Veterano
14/02/22, ore 08:03

Non devi volere molto bene a Girodelle: in una storia si fa i film, in un'altra una ragazza con la esse moscia gli sputacchia in faccia, ed in generale si presenta sempre  come un damerino tutta forma e poca sostanza; però qui è stato da standing ovation, ha riconosciuto subito il suo comandante in abiti femminili (oddio subito proprio no, bella la parte dove ipotizza possa essere una nobile di origine polacca). Stupenda la parte del Fersen definito minus habens: insomma, basta alzare un po' i capelli che una cambia connotati? E poi la dama che sta per cadere, lui che le afferra il polso, lei che fugge via e piange... tutto visto dalla prospettiva di Girodelle, che  per delicatezza non si intromette, ma intanto medita... una prospettiva molto molto interessante, che abbia maturato  proprio in queste circostanze una diversa percezione dei suoi sentimenti per Oscar. Peccato però che per un tema San valentinesco non sia comparso il villano ripulito! A presto per nuove letture! 
ps complimenti a Galla per il disegno, spettacolare!!!

Recensore Master
14/02/22, ore 00:12

Cara Dorabella, questa storia mi ha lasciato davvero senza parole: non me l' aspettavo! Sapevo saresti tornata con qualcosa di super speciale per San Valentino 2022 ma tutto avrei immaginato tranne un rifacimento del capitolo 25. E devo dirti grazie anche per aver rispettato molto bene la cronologia (sai quanto ci tengo); esattamente era inverno gli ultimi giorni di dicembre del 1787 Oscar aveva 32 anni allora ;di li a pochi mesi avrebbe abbandonato l' incarico di comandante delle Guardie Reali. Preziosissimo dunque questo missing moment che inserisce Girodelle in un contesto ben diverso dal solito. È ancora il suo " secondo" ma nello stesso tempo non lo è più. È già l' uomo innamorato che guarda una donna con il desiderio di farne sua sposa! Hai fatto molto bene(non so se l'idea del racconto è tua o di Galla88) a renderlo testimone scomodo e silenzioso della ' disfatta' sentimentale di Oscar! Acquista molto significato la sua decisione di chiedere al generale Jarjayes la mano di sua figlia! Non vede nemmeno André alla festa ed è certo (povero illuso)di pregustare l' agognata preda! Una versione dei fatti assolutamente verosimile, dal retrogusto amaro ma per me che non amo né Fersen né Girodelle va benissimo così forse un tantino troppo descrittiva l'introduzione al ballo (per i miei gusti s'intende) ma ho capito che un po'di suspense era fondamentale. La tua amica artista anche questa volta ha fatto centro, anzi, diventa sempre più brava❤️Il disegno di Oscar è identico a quello del manga. Impressionante. Complimenti vivissimi

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