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Autore: Aika Morgan    27/03/2012    16 recensioni
Michael ama giocare con le stelle: le osserva, traccia i loro contorni e poi aiuta Andy ad orientarsi e a trovare se stesso.
Vivono in un mondo tutto loro, come se appartenessero ad una costellazione fatta di due sole stelle.
E quando all'improvviso una delle due stelle muore, l'altra diventa una stella perduta, che continua a vagare nell'universo alla ricerca di qualche motivo per continuare a splendere.
Questa introduzione ha partecipato e vinto il contest " La trama di una storia." di DearJulietefp
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stelle perdute'
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Nelle puntate precedenti:

Dave, il fratello di Andy, ha cercato di riavvicinarsi a lui dopo che, anni prima, i loro rapporti si erano raffreddati in seguito al coming-out di quest'ultimo. Andy non avrebbe voluto incontrarlo, ma Elena gli ha combinato un incontro quasi a sorpresa, durante il quale i due cercano in qualche modo di chiarire. In seguito Andy ricorda la sua prima volta con Michael e confida ad Elena che in effetti rivedere il fratello non gli ha fatto il male che credeva avrebbe fatto.

Riempire gli spazi.


 

Quando il telefono in casa di Andy squilla prima che siano le otto e mezza del mattino, il giovane può stare certo che si tratti di Allie. L'amica non ha mai avuto remore nel telefonare nei momenti più impensabili, né si è mai fatta scrupolo nell'aspettare un orario decente per farlo. Ogni volta ha sempre qualcosa di troppo importante da dire, qualcosa per la quale non può assolutamente lasciare passare qualche ora, qualcosa che ha per forza bisogno di condividere con qualcuno.

La sua iperattività ha sempre fatto sorridere Andy. Anche lui è abituato ad essere piuttosto mattiniero, anche se a volte gli piace rimanere a dormire un po' di più la mattina, specialmente quando la notte prima ha fatto tardi al lavoro o semplicemente è stanco di studiare.

Il telefono sta squillando già da un po' quando Andy si trascina in cucina, ancora insonnolito e con l'andatura tipica di chi è stato svegliato all'improvviso.

Ehi, Andy, sono io!

La voce allegra e squillante della ragazza quasi gli perfora i timpani. Allie ha l'abitudine di parlare in modo abbastanza concitato, tanto che Andy non riesce nemmeno a star dietro ai suoi discorsi.

Ehi, ma mi stai ascoltando? – la ragazza si interrompe improvvisamente, dopo aver infilato una parola dietro l'altra per due minuti buoni.

Eh... Sì, sì, certo.

Andy cerca di trattenere uno sbadiglio, cosa che non gli riesce affatto bene.

Andy, stavi ancora dormendo?

Beh, sai... capita che alle otto di domenica mattina uno abbia voglia di dormire, no? – ridacchia lui, immaginando la sua espressione dall'altro lato del telefono.

Conoscendoti ero sicura che fossi già in piedi a studiare.

No, no. Stanotte sono tornato da lavoro all'una e stavo crollando dal sonno. E poi anche a me capita di aver voglia di restare a poltrire.

Non capisce nemmeno lui perché sente il bisogno di giustificarsi. Forse perché per la prima volta dopo mesi è riuscito a dormire tranquillamente, senza svegliarsi di soprassalto al pensiero di trovare vuota la parte di letto che apparteneva a Michael.

L'idea di abituarsi all'assenza di Michael lo fa sentire in colpa.

Come se abituarsi volesse dire in qualche modo accettare o dimenticare. Invece Michael è sempre lì, manca il suo corpo, ma Andy ha spesso l'impressione che lui ci sia lo stesso. Che possa osservarlo mentre dorme o mentre studia o semplicemente mentre beve un caffè.

L'idea di dimenticarlo lo perseguita da quando lo ha perso.

Si porta dietro quell'assurdo senso di colpa, quel terrore di sentire meno dolore e ricominciare a vivere, unito alla voglia di andare avanti, anche se finisce per restare aggrappato al passato dei ricordi, a quei racconti che snocciola ad Elena come se fossero gli episodi di un telefilm.

Paradossalmente sono le piccole cose, i piccoli ricordi che gli fanno più male.

Non è pensare a come ha conosciuto Michael o a come si è innamorato di lui che gli fa torcere lo stomaco dalla malinconia.

Ad essere più straziante è il ricordo delle domeniche mattina passate nello stesso letto a parlare di niente, ad ignorare il telefono che suonava perché faceva troppo freddo per staccarsi l'uno dall'abbraccio dell'altro. A baciarsi, a toccarsi, a fare piano l'amore perché il rumore dei loro respiri affannati fosse l'unica cosa che dettasse il ritmo. Al massimo c'era solo qualche risata quando uno dei due finiva per sbattere contro la testiera del letto, ma poi nient'altro.

Appartenevano a loro, le domeniche mattina.

Erano gli unici momenti in cui non avevano bisogno di ritagliarsi uno spazio tutto loro fra gli impegni di lavoro perché erano entrambi liberi e tutto ciò che avevano da fare poteva essere tranquillamente rimandato al giorno dopo.

Il sapore di quelle mattinate, il ricordo del sole che illuminava la stanza, e del loro rifugiarsi sotto le coperte per fingere che non fosse già ora di alzarsi, ha il potere di mettergli addosso una malinconia inusuale.

Ehi, scusa. Cioè... va bene. Non devi giustificarti. Mi dispiace, non volevo buttarti giù dal letto. Solo che è da un po' che non ci sentiamo.

Sei sparito di nuovo.

Allie non lo dice, ma è chiaro che lo sta pensando

Nonostante tutte le promesse, Andy ha finito per allontanarsi un'altra volta, rinchiudendosi nel suo guscio. Sarebbe facile dire che adesso è stato perché con Elena a casa sua ha avuto poco tempo per pensare di telefonare, ma la realtà è che sarebbe solo una scusa.

Anche se le cose sembrano andare meglio, ci sono momenti in cui Andy vorrebbe solo chiudere gli occhi e precipitare in un sonno che gli permetta di dimenticarsi che Michael non c'è più. Sono attimi che gli incidono la pelle, attimi in cui improvvisamente si rende conto di quello che è successo, attimi di lucidità spietata in cui si chiede com'è possibile che le cose siano andate in questo modo.

Parlare dei suoi problemi non è mai stato facile, per Andy. Ha sempre preferito stare in silenzio ad ascoltare e provare ad aiutare gli altri, piuttosto che far capire di essere in difficoltà. Non è solo questione di orgoglio, forse è più una questione di fragilità.

Andy sa che la voce che si spezzerebbe se provasse ad ammettere che nonostante stia un po' meglio, Michael continua a mancargli e che è difficile riempire gli spazi che lui ha lasciato vuoti.

È una questione di fragilità se non ha sentito il bisogno di farsi consolare dalla voce di Allie, di reclamare la sua attenzione ma semplicemente aspettare che fosse lei a ricordarsi di lui.

Ho scelto il momento sbagliato, vero?

No, non è questo... solo che... scusa, mi sono praticamente svegliato di soprassalto e sono ancora poco reattivo.

Sorride, sperando che l'amica lo comprenda, ma la cosa che più lo sorprende è il modo innaturale in cui i muscoli del viso si tirano, quasi avesse dimenticato come articolare il movimento per formare un sorriso.

A-ascolta, facciamo così! Oggi ho di nuovo il turno di sera in gelateria... se riesci a venire... tu e Bea... suona pure un gruppo, così passiamo la serata insieme e vi offro qualcosa. – propone.

D'accordo, ma ricordati che io mangio per due! – risponde l'amica, scoppiando a ridere.

Andy si rende conto che in fondo sente la sua mancanza e che rivederla significherebbe cercare di nuovo di trovare un appiglio col resto del mondo che va avanti al di fuori delle pareti di casa sua.

Beh, non c'è problema per questo... Allie?

Sì?

Mi dispiace. Sai... per...

Non riesce nemmeno ad elencare tutte le cose per le quali vorrebbe chiedere scusa e provare a promettere di cambiare.

Non preoccuparti, Andy. Andrà tutto bene. Ci vediamo stasera, d'accordo?

La voce di Allie è dolce e materna, quasi stesse cercando di avvolgerlo e farlo sentire protetto con le sue parole, parole che sembrano inconsciamente spingerlo a formulare una miriade di buoni propositi sul non abbandonarsi al dolore che ancora continua a tormentarlo.

 

È ancora difficile declinarti al passato.

Non è solo modificare la forma e tempo di un verbo, è qualcosa di più. Come se modificando la parola, modificassi anche la realtà e dessi forma ad un presente al quale hai smesso di appartenere.

Eri e non sei più.

Capita che ti pensi al presente, Michael. Penso che devo assolutamente raccontarti una cosa, o chiederti di fare la spesa e poi mi ricordo che devo cavarmela da solo anche in questo. Che potrei anche urlarli i miei fottuti racconti, ma che comunque non riceverei alcuna risposta. Sarebbe solo voce sprecata, che servirebbe a farmi sentire un suono qualunque in grado di spezzare il silenzio per qualche momento.

E poi? Poi nulla. Solo la bocca che si richiude, e l'attesa di una risposta che non arriva.

Di nuovo silenzio, a raggelare ogni speranza, a congelare ogni idea di movimento.

E tu, che resti sempre relegato in un mondo nel quale non posso raggiungerti e che ci terrà separati per sempre.

 

Lentamente e con gesti impacciati, Andy comincia a preparare il caffè, mentre continua a rimuginare sulla telefonata con Allie. Quando si gira, il suo sguardo incontra quello di Elena, poggiata sullo stipite della porta della cucina.

Ehi. Buongiorno!– la saluta.

Ciao! Ho sentito il telefono, poco fa... successo qualcosa?

No, no, era soltanto Allie... Sai, ha questa strana abitudine di chiamare ad orari impensabili... – ridacchia lui, sorseggiando lentamente il caffè.

Beh, è una tua amica, credo rientri fra i suoi diritti telefonare quando meno te lo aspetti. Anche alle otto del mattino. – replica Elena, stiracchiandosi.

Sembra ancora più piccola dentro quell'enorme maglietta di Topolino, pensa Andy, mentre la osserva prendere una tazza di caffè e riempirla.

Te l'ha regalata Michael quella, giusto? – non riesce a trattenersi dal chiedere.

Già... Quando è stato in Florida per via di quella borsa di studio...

È strano come Elena accenni a quei tre mesi come se già ne avessero parlato, come se abbiano vissuto insieme quell'evento, mentre invece si è trattato dell'ennesimo percorso in parallelo, quando ancora Elena ignorava la sua esistenza.

Andy annuisce, ripensando automaticamente a quel periodo, subito dopo la laurea di Michael, quando uno dei suoi professori lo aveva informato della possibilità di passare tre mesi in un centro di ricerca ad Orlando.

Si erano appena trasferiti nel loro nuovo appartamento e inizialmente Michael era stato restio ad accettare quell'opportunità. Egoisticamente Andy avrebbe voluto che rimanesse con lui, ma alla fine gli aveva consigliato di accettare, perché tre mesi sarebbero passati in fretta e quel lavoro non gli sarebbe ricapitato di nuovo con facilità.

Non hai sentito la sua mancanza per tutto quel periodo?

Beh, sì... anche se non come adesso.

All'epoca Michael c'era ancora.

Bastava comporre un numero di telefono, accendere il computer o prendere un aereo che in poche ore lo portasse in Florida.

C'era la sicurezza che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a mantenersi in contatto con lui, la certezza che dall'altro capo del telefono avrebbe sentito la sua voce e che sarebbe stato travolto da una marea di chiacchiere sui complicatissimi studi che stava portando avanti.

Già... immagino che in fondo non fosse esattamente la stessa cosa. – Elena si fa pensierosa, tanto che Andy cerca di stemperare l'atmosfera con una battuta.

Io l'avevo detto a Michael che quella maglietta era troppo grande per te... – Andy indica la maglietta con un cenno del capo – Però logicamente lui ha voluto fare di testa sua!

L'avete presa insieme?

No, no, l'ha comprata la prima volta che è stato a Disneyland con dei colleghi di lì, però mi ha tenuto mezz'ora al telefono perché voleva che gli consigliassi cosa fare.

All'epoca Andy non avrebbe di certo immaginato che di lì ad un paio di anni il nome di Elena avrebbe assunto la concretezza di quella ragazza che sarebbe venuta a bussare alla sua porta chiedendogli frammenti di vita del fratello morto.

Certo che era proprio un disastro con questo genere di cose! – concorda Elena – Però... beh, immagino sia inutile dire che questa maglietta la adoro. Dopo... dopo il funerale non ho fatto altro che stringerla fra le mani. Come se in qualche modo potesse, non lo so, come se in qualche modo potesse farmelo sentire vicino.

Posso immaginare. – replica Andy, restio ad ammettere che anche lui, come Elena, cerca una sorta di contatto con Michael ogni volta che gli capita qualcosa di suo sottomano. Poi cerca di cambiare discorso: – A me Michael ha portato un pupazzo di Pippo, sai quello che c'è nella poltrona del soggiorno?

 

Dovresti prendere esempio da lui. È goffo e sbadato, ma non gliene importa nulla e vive tranquillo la sua vita. Tu invece perdi troppo tempo a cercare di essere perfetto e non ti rendi conto che vai già bene così.

 

Le parole di Michael riecheggiano nella sua mente mentre conduce Elena nell'altra stanza e le fa vedere il pupazzo abbandonato sulla poltrona del soggiorno.

È il mio portafortuna, anche se è diventata dura tenerlo lontano dalle grinfie di Luna. Lei adora giocarci. Forse avverte di avere a che fare con un suo simile, chissà...

O sente l'odore di Michael.

Può darsi... – sorride Elena. Poi si fa seria e lo guarda negli occhi – Devo dirti una cosa. Ci ho pensato tutta la notte. Penso che domani tornerò a casa.

Davvero?

Sì, sì... Ti ho già rubato fin troppo tempo e poi... beh, mi manca un po' casa mia... – ammette Elena, giocherellando con una ciocca di capelli – Quando... quando succedono certe cose, ti rendi conto che non puoi dare tutto per scontato... E diventa tutto più importante. Prima non avrei mai ammesso di sentire la mancanza dei miei genitori, mi sarei sentita infantile... Invece adesso non vedo l'ora di riabbracciarli.

Andy annuisce, distogliendo lo sguardo. La famiglia come porto sicuro a cui approdare gli manca ormai da un paio d'anni – se si escludono i recenti tentativi di David di riavvicinarsi a lui – e non può negare di invidiare Elena perché c'è qualcuno che la aspetta.

Sai... credo di avertelo anche detto, ma ecco... credo che dovresti conoscere la mia famiglia... Sono certa che gli staresti simpatico.

Andy non trova le parole giuste per replicare: l'idea che un giorno avrebbe potuto avere a che fare con la famiglia di Michael non l'ha mai sfiorato, era solo un pensiero lontano, forse un desiderio di normalità nascosto in fondo al suo cuore al quale non ha mai dato forma.

Lo pensi sul serio?

Sì. Sai, non ne ho parlato molto con loro, ma sono certa che per tutti il più grande rimpianto sia il fatto che Michael si fosse sbagliato su di noi, che avesse paura di ciò che avremmo potuto pensare di... di voi.

– Non mi hai rubato troppo tempo, Elena. – risponde Andy, cambiando argomento – Se vuoi rimanere ancora per un po' mi fa piacere, dico davvero.

Il pensiero che Elena possa andarsene e lasciarlo in balia della solitudine gli mette addosso un senso di vuoto e di tristezza. Si è abituato molto più in fretta di quanto pensasse alla sua presenza, forse perché avere qualcuno con cui parlare lo ha aiutato a sfogarsi almeno un po'.

Rimanere di nuovo da solo significherà tornare a sentire come unico rumore quello delle lancette dell'orologio che scandiscono i secondi, e per quanto Andy adesso si senta un po' più forte, non sa se è in grado di sopportarlo.

Ehi, guarda che non vado via per sempre. E ti telefonerò spesso, stanne certo. E magari ogni tanto torno a trovarti. – sorride Elena. – E poi non voglio perdermi la nascita di Michelle.

Lo dice con leggerezza, facendogli capire come abbia preso piuttosto bene la cosa. Non hanno più sollevato l'argomento da quando Elena ha scoperto della gravidanza di Allie, ma il fatto che ne accenni senza problemi è già una cosa positiva.

Come vuoi... Casa mia è sempre aperta.

La ragazza si stiracchia leggermente e poi si volta per tornare in camera sua e vestirsi.

A proposito, ti va di venire in gelateria, stasera? – le chiede dietro Andy – Suona un gruppo e io ho di nuovo il turno serale, magari ti offro un gelato. Dovrebbero esserci anche Allie e Bea...

Elena si ferma e si volta. C'è un'ombra di incertezza nel suo viso, ma dura solo un attimo.

Beh sì, mi sembra una buona idea. Grazie per... per avermelo chiesto.

Non è stata così male l'idea di lasciarla entrare nella sua vita, riflette Andy più tardi, mentre lava i piatti della colazione e ascolta distrattamente le notizie del telegiornale.

Getta un'occhiata distratta al computer sul tavolo della cucina e alle dispense di appunti sparsi qua e là e si rende conto che non ha alcuna voglia di passare un'altra giornata a studiare. Non perché si senta particolarmente giù di morale, ma perché sente il bisogno di prendersi una pausa che non sia dettata dalla mancanza di concentrazione o dai troppi brutti pensieri che lo opprimono.

Mentre cerca di sistemare libri e appunti, Elena – con i capelli ancora umidi per la doccia appena fatta – rientra in cucina.

– Che fai? Hai deciso di prenderti una pausa?

– Già... Non mi ricordo più quand'è stata l'ultima volta che ho deciso deliberatamente di non fare nulla per un giorno intero.

– Beh, sono certa che te lo meriti!

– Adesso che ho anche la tua approvazione mi sento meglio. Di solito, se sono io a prendere l'iniziativa, finisco per sentirmi in colpa dopo mezza giornata! – replica Andy.

Il suo umore è nettamente migliorato da quando la telefonata di Allie lo ha svegliato, forse è stata la dose di caffeina che ha contribuito a farlo svegliare del tutto, forse le chiacchiere con Elena che l'hanno distratto a sufficienza.

– Posso... posso chiederti una cosa su Michael?

Ancora adesso, quando pronuncia il nome del fratello, Elena lo fa con cautela, quasi avesse paura di fargli del male.

– Sì, dimmi pure.

– Sai, quello che mi sono sempre chiesta... quando ho scoperto che stava con te... ecco... Beh, com'era stare con lui? Essere il suo ragazzo?

Giunge le mani sotto il mento e scoppia a ridere, probabilmente per l'espressione stupita sul volto di Andy.

– No beh, tranquillo, non è una di quelle domande filosofiche che richiedono chissà che risposta... È che... beh, credo di non aver mai concepito l'idea che Michael potesse essere innamorato, per me è sempre stato solo un fratello e... beh, ecco, sono solo curiosa.

Appartenenza.

La prima parola che gli viene da associare al suo rapporto con Michael. Stare con lui era non sentirsi più solo, completamente in balia di se stesso. Era stato fidarsi di lui, permettergli di scoprire la sua pelle sotto tutte le corazze che aveva indossato per rendersi invulnerabile.

Sentire di fare parte di qualcosa e non dover contare solo su se stesso.

Tutte queste cose, Andy non le ha mai dette a nessuno. Lo ammetteva di tanto in tanto a mezza voce con Michael quando quest'ultimo gli chiedeva se fosse felice con lui, ma per il resto ha custodito gelosamente queste parole.

– Oddio, non saprei proprio cosa risponderti... cioè, potrei parlare per ore di Michael, figuriamoci. Solo che...

Non si può riassumere Michael in poche parole, sarebbe ingiusto nei suoi confronti e sono troppe le sfumature che non riuscirebbe a cogliere.

– Quel che mi piacerebbe sapere è... beh, com'era stare tutti i giorni insieme a lui... non capitava mai che fosse insopportabile e rompiscatole? O che facesse casino mentre tu avevi da studiare?

– Beh, quello quasi sempre... Ma in realtà il rompiscatole sono sempre stato io. Quando studio in maniera intensiva divento intrattabile.

– Davvero? Non hai la faccia di uno che può essere intrattabile.

– Beh, ultimamente mi sono ammorbidito, ma c'erano giorni che me la prendevo con Michael per ogni minima cosa. O ecco... lui era caotico e disordinato, mentre io sono tutto l'opposto. E se capitava che fossi nervoso di mio, potevo fargli scenate assurde per un asciugamano fuoriposto.

- E lui?

- Lui mi prendeva in giro perché ero troppo pignolo e finivamo a ridere senza riuscire a fermarci.

– Capito! Secondo me eravate buffi quando litigavate.

– Allie diceva che avremmo potuto girare una sit-com perché passavamo il nostro tempo a punzecchiarci. Quindi sì, probabilmente era uno spettacolo guardarci! – conclude Andy ridendo. – Poi... quando studiavo passavo giornate intere senza rivolgergli la parola e credo che un po' lui ci rimanesse male. Quando me ne rendevo conto mi sentivo in colpa e gli chiedevo scusa, ma poi finivo per farlo di nuovo e... Beh, per questo Michael era infinitamente paziente, devo riconoscerlo.

– Paziente? Michael?

– Sì, sapeva esserlo, anche quando non me lo meritavo.

 

Adesso che non ci sei più, mi rendo conto di quante volte sono stato egoista, Michael.

Di quante volte avrei potuto mandare a monte i miei progetti e dedicarti un po' del mio tempo, se avessi saputo che un giorno avrei pensato che quello trascorso insieme non è stato abbastanza.

Avrei voluto viverti di più, Michael.

Ed è per questo che adesso mi manchi, credo.

O forse non sarebbe bastato amarsi per tutto il tempo del mondo per convincersi che fosse abbastanza pe lasciarti andare senza rimpianti.

Gli amori eterni non esistono, Michael, o perlomeno non sono così tanti come immaginiamo.

Chissà se il nostro sarebbe sopravvissuto?

Quello che mi fa più male, quello che più mi lacera dentro è che mai potremo trovare risposta a questa domanda.

 

– Avrei tanto voluto che mi dicesse di voi. – lo interrompe Elena, lo sguardo improvvisamente velato di malinconia.

Non è la prima volta che lo dice, ed Andy ha l'impressione che continui a rimuginarci su più di quel che dovrebbe, anche se si rende conto che lui nei suoi panni avrebbe continuato a posi la stessa domanda, senza trovare una risposta.

– Anche a me sarebbe piaciuto che lo facesse. – replica Andy – Però non me la sono mai sentita di forzarlo. Fare un passo del genere... dire ciò che sei, è una cosa che devi fare per fare un favore a te stesso, non perché te lo chiede la persona accanto a te.

– Mi chiedo cosa avrei dovuto fare per meritare la sua fiducia. – sospira la ragazza, mordendosi nervosamente il labbro.

– Non è questione di fiducia, Elena. Chissà, magari è stato più volte sul punto di dirtelo, ma alla fine gli sono mancate le parole. Chissà, se avessi saputo che con la mia famiglia le cose sarebbero andate così male, forse non avrei parlato nemmeno io...

Elena si stringe nelle spalle e resta in silenzio per qualche minuto.

– Capisco... Andy, mi spiace averti chiesto tutte queste cose. Cioè, da quel che ho capito non sei uno che parla di sé molto volentieri.

– No, in effetti no. – ammette Andy – Ma non fa nulla... se ti ho risposto è perché mi andava di farlo, quindi non farti problemi, okay?

– Okay... Ma scusa, non dovevi prenderti una giornata di pausa? Allora che ci facciamo ancora chiusi in casa? Perché non mi porti a fare un giro della città? – propone Elena, cambiando espressione, probabilmente anche per spezzare la leggera tensione creatasi qualche attimo prima.

– Non è che ci sia molto da vedere, eh...

– Beh, non importa, mica vorrai startene dentro casa con una giornata come questa, no?

Ancora una volta, mentre è in macchina con Elena senza nessuna particolare meta da raggiungere, Andy si rende conto di come sia sostanziale la differenza con casa sua: lì dentro, fra quelle quattro mura, il tempo sembra essersi fermato, sembra che le lancette dell'orologio scandiscano ore che non passano mai.

Dovrebbe permettere al tempo di ricominciare a scorrere anche dentro gli spazi che Michael ha lasciato vuoti e in modo di riempirli veramente di qualcosa che non siano più solo parole e ricordi del passato.

 

 

 

 

_____

 

Lo so, sono una vergogna.

Potete tranquillamente odiarmi, vi ho lasciati per quasi tre mesi senza aggiornare e all'inizio del capitolo ho anche dovuto mettere un riassunto dello scorso capitolo per evitare che dimenticaste che storia state leggendo.

Le giustificazioni ci sono, per questo silenzio.

All'inizio di gennaio ho postato gli ultimi due capitoli di "Basta solo Guardare le Stelle" che poi non sono gli ultimi due perché ho intenzione di scrivere un seguito di quella storia, e poi la tesi ha assorbito ogni mio pensiero, al punto che la sera vedere la tastiera del pc mi metteva la nausea .___. Per fortuna martedì scorso è finito tutto e sono anche riuscita a laurearmi *festeggiamenti random per aver chiuso per sempre con l'università*

Ma immagino che di tutto questo vi interessi veramente poco *rolls*

Passando al capitolo, è quello che si definirebbe "capitolo di passaggio" (cioè, aggiorno dopo tre mesi con un capitolo nel quale non succede nulla?).

Ma in realtà Stelle Perdute è una storia abbastanza particolare, perché non è una storia fatta di avvenimenti con una trama dai grandi colpi di scena. Credo che questo capitolo possa ben dirsi un capitolo normale perché - pur essendo fondamentalmente un dialogo ininterrotto - ci regala un altro tassello per ricostruire i caratteri di Elena e Andy.

Elena ha deciso di tornare a casa, ma questo non vuol dire che la storia finirà tanto presto.

Oggi ho fatto i conti e mancano - oltre a questo - cinque capitoli più l'epilogo. C'è ancora qualcosa che deve succedere :) (niente di troppo tragico, non pensate male).

 

Ah, dimenticavo la cosa più bella: questo mese Stelle Perdute è entrata nella categoria delle Storie Scelte, grazie a ben sei segnalazioni che mi hanno riempita di orgoglio e di gioia.

 

Bene, finisco qui il mio sproloquio, vi lascio il link del Rifugio delle Stelle e vi invito a dirmi cosa pensate del capitolo, sperando che non vi sembri troppo orribile e che non abbia deluso le vostre aspettative.

Un bacione,

Aika.

   
 
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