2. Una sottile linea ci separa.
Da
quel sabato mattina le cose tra Hermione e Draco
precipitarono notevolmente.
Il
biondo evitava accuratamente ogni situazione che
potesse metterlo in contatto con la Granger.
Aveva
quindi pianificato tutti i suoi spostamenti, affinché
non vi fosse occasione di incontrarla. Aveva: cambiato orari per
smaterializzarsi
al ministero della magia; cambiato macchinetta in cui recarsi per la
pausa
caffè; iniziò a utilizzare le scale per recarsi
al suo ufficio invece che il
più funzionale ascensore, le aveva pensate tutte.
Evitarla
era diventato per Draco Malfoy, l’unica
cosa importante.
Vi
era riuscito, per più di una settimana aveva combattuto
con se stesso per non telefonarle la sera per la consueta chiacchierata
pre-
sonno, si era sforzato per non recarsi nel suo studio. Avrebbe regalato
tutto l’oro
in suo possesso nella banca magica Londinese solo per vederla,
salutarla,
ridere con lei della cravatta pessima del suo collega o della moglie
sciatta
del primo ministro, ma non lo fece, resistette.
Era
riuscito perfino a darle buca nella loro ormai
consolidata cena del giovedì nel locale
più” In” di Saint Germain.
Per
questo si vergognava come un ladro, ma era un
modo per fargliela pagare, anche se era certo che l’unico che
stava soffrendo
come un cane era lui, anche se nessuno se ne accorse.
Imperturbabile
a tutti, era sempre stato bravo a
celare i sentimenti e i pensieri che inesorabili scorrevano in lui.
Dentro, però,
si sentiva sul punto di esplodere, non avrebbe retto ancora molto
quella situazione,
per fortuna le vacanze di Natale erano alle porte e con queste il
motivo della
loro lite.
Lite,
sbuffò Draco, non vi era stata alcuna lite,
lei aveva rifiutato in modo categorico di andare a una stupidissima
festa con
lui, una stupidissima festa nella Londra magica.
Non
vi era stato bisogno di litigare, lei aveva
detto no e lui se n’era andato sbattendo la porta. Era
logico, lei non sarebbe
mai andata nella loro Londra, non sarebbe entrata nella sala del
ministero della
magia Inglese al suo braccio.
Lì,
ancora tutti, dopo due anni ignoravano che i
nemici per antonomasia erano divenuti amici.
Forse,
l’avrebbero ignorato per sempre perché della
loro amicizia ora non vi era più traccia e lui era
l’unico che stava soffrendo
per questo.
Camminava
sovrappensiero e non si accorse di ciò che
lo circondava non si accorse di due occhi marroni che si illuminarono
appena lo
videro, Draco continuò a camminare e anche Hermione lo fece,
seguendolo senza
badare a nulla cercando di tenere il passo del biondo che la precedeva
di
almeno dieci passi.
Fino a quando
non batté violentemente contro un armadio di carne e muscoli.
-Granger-
urlò l’armadio facendo così girare
tutti,
compreso Draco che ora con occhi sgranati la osservava riversa a terra,
luogo
in cui era caduta dopo essere sbattuta sopra il suddetto armadio.
Hermione
alzò lentamente il viso, massaggiandosi con
vigore il fondoschiena e rimase sconcertata da chi si mostrò
davanti a lei in
quel preciso momento.
-Seamus.
Seamus Finnigan – disse stranita nel vedere
come era cambiato il suo ex compagno di casa.
-Hermione-
disse prontamente lui offrendogli la mano
per farla sollevare da terra.
-Che
ci fai qui a Parigi?- chiese ancora l’uomo
guardandola attentamente, prima le gambe lunghe e magre, poi i fianchi
, la
vita stretta, il seno e infine con un sorriso da ebete osservò con
attenzione
il viso di Hermione che aveva compreso ogni pensiero di Seamus senza
bisogno di
leggergli la mente.
-ci
lavoro- rispose piccata Hermione.
Il
moro allargò le braccia in segno di resa, dopo aver
sentito il tono duro con cui Hermione gli aveva risposto.
-Tu
invece?-chiese ancora il vecchio compagno di
scuola.
-Sono
qui per incontrare Draco Malfoy, gli hanno assegnato
un posto di lavoro in questo ministero, lo sapevi?- chiese ancora
Seamus.
Hermione
lo guardò allibita.
-Finnigan-
disse Draco- quando hai finito di
allisciare il pelo alla Granger ti aspetto nel mio ufficio- disse
spiccio il
biondo.
Terzo
piano, quinta porta a destra. Dipartimento di
cooperazione internazionale- enunciò fiero Draco girando le spalle e
salendo
elegantemente le scale. Hermione lo vide andare via e perse in quel
momento l’unica
occasione in una settimana di nulla, per chiedergli spiegazioni per il
suo
comportamento.
-Ti
conviene andare. Malfoy detesta i ritardi- disse
Hermione distogliendo lo sguardo dal ciuffo biondo che scompariva oltre
l’angolo.
-com’è?-chiese
curioso Finnigan osservando lo
sguardo perso nel vuoto di Hermione.
-Molto
in gamba- rispose Hermione. –Ora scusami ma
devo andare anche io, il lavoro mi chiama.
-è
stato un piacere, se ti va dopo potremmo...-disse
Seamus.
-Mi
spiace Seamus- disse Hermione – Ho una riunione
improrogabile. Ci si vede- aggiunse poi, scomparendo prima che
l’uomo osasse
anche solo sfiorarla.
Hermione
accelerò il passo salendo le scale, stava letteralmente
correndo e non ne sapeva il motivo, era tanto che un uomo non la
guardava in
quel modo e questo le aveva fatto un certo effetto.
Un
disgustoso effetto.
Da
quando aveva rotto con Ron, non era più stata con
nessuno, la sua unica compagnia maschile era Draco e lui non la
guardava certo
in quel modo squallido da allupato.
In
quel moneto capì ancora una volta la differenza
tra gli uomini e Draco Malfoy e ancora non riusciva a capacitarsi del
fatto che
lui si fosse offeso. Per quella stupida e insignificante raccolta fondi.
Doveva
spiegarsi. Doveva farlo ragionare, non poteva
essere certo questo a dividerli. La loro amicizia aveva una base solida
era
nata dalle ceneri dell’odio di anni, dalla differenze di
sangue tra maghi. La loro
amicizia aveva cancellato insulti, invidie e rancori.
No!
non poteva finire per quella stupida festa.
Si,
l’avrebbe affrontato, quella sera lo avrebbe
affrontato, ma la sua decisione fu vana, come vana fu la sua attesa.
Alle
diciannove della sera, quando ormai il ministero
della magia francese era vuoto e dopo essere stata per quasi una
mezzora ferma
davanti alla porta del suo ufficio, Hermione si decise a bussare.
Bussò.
Bussò
ancora, ma nessuno rispose.
Fino
a quando prese tra le mani la bacchetta e
sussurrò piano:
-Alohomora-.
La
stanza si presentava agli occhi della Granger
perfettamente in ordine: la scrivania era sgombra da cartelle, le tende
erano
state tirate, la carta nel cestino era stata buttata, solo Il camino
era ancora
acceso, per poco ancora.
Hermione
si avvicinò a osservare la cenere mista a metro
polvere, aveva deciso di andar via via cammino. Sapeva che lei lo
aspettava
fuori, ora ne era certa, non voleva più aver alcun contatto
con lei e per la
prima volta dopo anni vacillò.
Aveva perso la sua amicizia, aveva perso la sua spalla, aveva perso Draco.
SPAZIO AUTRICE.
SECONDO CAPITOLO, QUI SI INCOMINCIA A INTRAVEDERE LO STRAPPO.
DRACO SE LA PRENDE PER NULLA, MA INFONDO NON è PROPRIO NULLA LUI PENSA CHE LEI SI VERGOGNI DI ESSERE SUA AMICA. FINO A QUANDO STANNO A PARIGI ESCONO, CENANO, RIDONO, SCHERZANO A LONDRA INVECE, TORNANO AD ESSERE DEGLI SCONOSCIUTI GLI ETERNI NEMICI. SOLO PERò PER GLI AMICI DI HERMIONE, QUELLI DI DRACO VI ANTICIPO SANNO CHE SONO IN OTTIMI RAPPORTI.
PANSY NE è PERFINO GELOSA, A RAGIONE AGGIUNGO IO ....