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Autore: MireaAzul    12/04/2012    4 recensioni
Il piccolo Gohan, stanco di vedere sua madre soffrire per la mancanza del padre, esprime il desiderio di farlo tornare sulla terra per un giorno, chiedendogli di risollevarla da tutta quella infelicità. Così Goku non perde un attimo, e corre da lei, deciso a spendere in meglio questo unico giorno che gli è stato concesso.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chichi, Goku | Coppie: Chichi/Goku
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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– Chichi… – sussurrai, deciso, prendendole una mano che teneva poggiata sul tavolino. – Io voglio farti mia, adesso. – Smise d’improvviso di bere, lasciando la tazza a pochi centimetri dalle labbra. Vidi le sue guance ritornare rosse, gli occhi farsi brillanti per l’emozione e l’imbarazzo, e giuro che mai la vidi così bella come allora…
In quell’istante volevo solo fermare il tempo e guardarla, guardarla per ore e ore, così che sembrasse che l’avessi guardata solo per pochi istanti.
“Ce l’ho fatta” pensai “Con questa frase s’è finalmente sciolta!”
Ma era ancora troppo presto per cantar vittoria. Lei arrossì e rimase molto sorpresa, certo, ma superato il primo stupore, fece una cosa che normalmente avrebbe dovuto far arrabbiare, invece mi confuse ancor di più: scoppiò a ridere. Continuai a guardarla con sguardo perso, sentendo che l’atmosfera romantica che ero riuscito a creare (per una buona volta… sigh) era andata in frantumi.
– Ahahahah oh Goku, sei sempre il massimo ahahahah! –
“Ma è scema o ci fa? Che ha ora da ridere??”
E rideva.. rideva.. rideva.
- Chichi… Davvero, non riesco a capire cosa c’è di così divertente in quello che ti ho detto… Pensavo di renderti felice con una frase così… - E la smise di ridere. FINALMENTE!
Si asciugò gli occhi da quelle lacrime che le erano nate con tutte quelle risate, e mi guardò sorridente, ancora un po’ divertita. Il suo sguardo si stava a poco a poco trasformando: da quello divertito al massimo a uno più dolce, quasi intenerito dalla mia figura confusa e spaesata, alla ricerca di risposte chiare. Allungò una mano sulla mia guancia e iniziò ad accarezzarla; un tocco morbido, delicato, una carezza in cui vita mia mi era stata concessa rare volte. Una carezza che, uno abituato alla guerra come me, non era abituato a ricevere.
– Tranquillo amore, non sto ridendo di te, sul serio. Solo che.. davvero, non so che mi è preso! – si lasciò scappare un risolino – Sono abituata al solito Goku che rimane distaccato all’amore, che ama le persone ma non lo dà mai a vedere, e quello che mi hai detto prima era un qualcosa che MAI in vita mia mi sarei immaginata di sentirti dire! –
“Ok, capisco ciò che vuoi dire, ma c’era il bisogno di scoppiare a ridere?” sbattei le palpebre, le idee che si stavano piano piano schiarendo.
Lei in risposta, non la smetteva un attimo di accarezzarmi la guancia, con quel suo tocco che mai dimenticherò. Nonostante tutto il dolore, il dispiacere, le sofferenze che avevo inflitto a quella donna, lei era lì, pronta a rassicurarmi e a porgermi la mano.
“Mia piccola dolce Chichi, che belle le tue mani.. Così morbide e curate, nonostante i mille mestieri domestici che fai ogni giorno.”
Le presi dolcemente la mano, baciandogliela sul palmo con più delicatezza possibile, quasi avessi paura di rovinare tanta bellezza, e con il viso basso rivolto verso di essa, i miei occhi si alzarono verso i suoi, fissandosi su di essi e senza lasciarli mai.
– Allora, Chichi, vuoi essere mia? – cercai di essere il più romantico possibile, però mantenendo il mio tono da giocherellone, ho sempre saputo che è una delle cose di me che le piace di più. E infatti avevo ragione; appena finii di parlare, la vidi arrossire di nuovo.
Che bella che sei quando arrossisci, amore mio! A tutti mostri il tuo lato forte, mostri quella ragazza, quella DONNA che sembra fragile e indifesa ma che ha la forza di una vera leonessa! Ma nel profondo del tuo cuore.. io so che c’è molto di più. So che c’è la delicatezza di un cuore di cristallo, di un cuore innamorato, che nonostante il tuo carattere scontroso, fa così solo per ricevere più attenzioni. Attenzioni... forse quelle che in questi anni io non sono riuscito a darti?
– Oh Goku…! – cercò di nascondere quel rossore sempre più evidente con la mano che aveva libera, mentre i suoi occhi si socchiudevano e mi guardavano timidi, imbarazzati ma anche impazienti; finalmente il momento che desiderava da tempo era arrivato. – Certo che voglio essere tua ma.. – si nascose ancor di più, chiudendo del tutto gli occhi. Sentivo addirittura la sua mano arrossire, farsi sempre più sudata. – Non puoi chiedermelo così, di punto in bianco, il momento che vuoi tu va creato, con tanto affetto e baci, e poi dev’esserci l’atmosfera giusta, la voglia da entrambi, non che mi manchi, eh! Solo che, cavolo Goku io... –
E iniziò a parlare. E parlava. E parlava. E parlava…
Iniziavo seriamente a preoccuparmi che lei quel momento cercava di evitarlo. Lo sguardo romantico e deciso che ero riuscito a crearmi ritornò a quello confuso di prima.
“Cavolo Chichi, io ti amo e tutto, ma a volte sei peggio di me!” esclamai tra i miei pensieri, e a quell’affermazione sorrisi tra me e me, un pochetto divertito forse. Cosa che però, lei non si lasciò di certo sfuggire, ahimè.
– Cos’è, adesso non vuoi più che io sia tua? Ti diverte il fatto che a me la cosa scaturisca tutte queste emozioni? –
“Oh-ho, sta iniziando a scaldarsi!”
Con uno strattone, liberò la sua mano dalla mia dolce presa, si alzò e uscì di casa. Mi chiesi se me le andassi a cercare, queste situazioni, o se fosse solo Chichi a non venirmi incontro. Forse entrambe le cose…
Le corsi dietro, chiamandola più volte ad alta voce, ma lei era già al lago a 200 m da casa nostra. Con la mia velocità fuori dal normale fui da lei in men che non si dica, e nel vedermi già lì, sobbalzò sorpresa. Cercò ancora di correre via, ma non fu abbastanza svelta, perché le mie braccia erano già attorno a lei, ancora in quel caloroso abbraccio pieno d’amore, e ricominciai a cullarla per farla calmare.
– Chichi, per favore, ascoltami. Non fraintendere ciò che dico o che faccio, sai come sono fatto, non lo faccio apposta, davvero! Ti ho detto che voglio passare questo giorno al meglio, e stai sicura che è ciò che farò, fosse l’ultima cosa che faccio! –
Beh, forse l’ultima parte del discorso me la sarei potuta risparmiare, visto che quella sarebbe stata DAVVERO l’ultima cosa che avrei fatto. Ma per fortuna nessuno dei due ci fece caso in quel momento; un momento così magico, così speciale.
Mentre stringevo forte mia moglie a me, sentivo il mio cuore a mille, e sapevo che era così anche per lei. Dopo vari minuti restati lì abbracciati, Chichi alzò lo sguardo verso di me, le guance ancora arrossate e gli occhi luminosi. Notai solo in quel momento che aveva un leggero trucco sugli occhi e che le stava da Dio. Bella bella bella bella bella! Non riesco a pensare a un’altra parola che la descriva meglio!
Allungò il viso verso il mio, le sue labbra che si appoggiavano lentamente sulle mie, e le mie emozioni ESPLOSERO con quel semplice tocco! Era meravigliosa, un mix tra purezza e sensualità, anche con quel completino viola da casalinga che metteva su quasi tutti i giorni.
Le sue mani cercarono ancora il mio corpo, i miei muscoli, e le sentii, mi accarezzavano tutto, facendomi venire la pelle d’oca dal piacere. Mi staccai per un attimo dal suo bacio, mi sedetti sull’erba fresca e lei mi imitò, sedendosi di fianco a me e tornando a toccare il mio petto e i miei addominali. Non so che mi prese in quel momento, ma mi ritornarono nella testa quei specie di flash back che avevo avuto poco prima, quei flash back sul concepimento di Gohan: mi ricordo che eravamo più giovani di almeno dieci anni, e che Chichi in quegli anni teneva i capelli sempre raccolti in una coda bassa, ma che in quell’occasione glie la slegai dicendole che la trovavo molto più bella coi capelli sciolti, al naturale, facendola arrossire per il complimenti. E così feci anche allora.
Mentre lei era ancora impegnava a contemplare e accarezzare il mio corpo (bah!) mi concentrai sul suo chignon, e in un attimo glie lo slegai. I lunghissimi capelli corvini le svolazzarono tutti sulle spalle e alcuni le invasero persino il viso, facendola sembrare addirittura più giovane, più bella e.. WOOOOOW! Le donavano così tanto! Era così… UUUUUUUUURCA! Era così SEXY!
– Goku m-ma che fai?! – mi domandò imbarazzata, e colta impreparata si mise a cercare con le mani l’elastico per rifarsi l’acconciatura, elastico che però avevo ben nascosto tra l’erba. Le afferrai con decisione (ma mai con la mia vera forza, eh) i polsi e la bloccai.
– Ennò Chichina, tu resti così! Non sai quanto mi piaci coi capelli sciolti…! – ripetei la stessa identica frase che le dissi 10 anni prima, e come quella volta, arrossii violentemente e diventò impacciata. Ah ah, era bellissima addirittura da ‘imbranata’!
– D-davvero Goku?! P-perché non me l’hai mai detto? Li avrei tenuti sciolti molto più spesso s-se avrei saputo che ti piacciono così tanto..! – iniziava già a sudare freddo, forse per la situazione che si era riuscita a creare con tutti quegli scambi di guardi, quelle frasi, quelle affermazioni.. che uniti al fatto che ero a petto nudo, non aiutavano di certo!
Sapevo che mi desiderava, e lei sapeva perfettamente che io desideravo lei, ma ancora non riuscivo a dare nome a quell’emozione.. quell’emozione che per la seconda volta in vita mia mi ritrovavo ad affrontare..
Continuavo a tenerle i polsi deciso, e rifeci l’azione che avevo tentato prima in casa: mi misi a gattoni sopra di lei, tenendole le braccia spalancate e guardandola dritta negli occhi.
“Chichi, ora credo di aver capito cosa vuoi da me, e io cosa voglio da te…” inizia a scendere con lo sguardo, che andò dai suoi occhi al suo collo candido e liscio come porcellana, alle curve del suo seno sotto gli abiti (deglutii, iniziando ad essere in imbarazzo, ma non facendo a meno di notare che dopotutto Chichi aveva sempre avuto un bel seno), ai suoi fianchi snelli e ben bilanciati e infine alle sue gambe, una coperta dalla lunga gonna e una invece scoperta, da cui riuscivo addirittura a vederne l’internocoscia.
Se fino a quel momento ero riuscito ad essere solamente in imbarazzo, a quel punto ero paonazzo, nel più completo panico! Mi accorgevo sempre di più di conoscere poco il corpo di mia moglie, sapendo perfettamente che per lei invece era il contrario! Si era ritrovata più di una volta a dovermi medicare, magari anche in parti intime, ma il più delle volte non la vedevo minimamente a disagio, anzi.
Il mio sguardo tornò velocemente ai suoi occhi, che ora mi guardavano eccitati e con una chiara voglia di ME. Deglutii.
“E ORA CHE FACCIO?!?!”
Volevo chiederlo direttamente a lei, avevo un DISPERATO bisogno di chiederlo a lei, ma mi ricordai di come aveva reagito prima, e non volevo più che una cosa così accadesse. Presi un bel respiro e mi feci coraggio!
“Forza Goku, sei l’uomo più forte dell’universo! Ti sei forse tirato indietro quando Freezer ha ucciso Crilin? NO! Ti sei forse tirato indietro quando Cell minacciava di far saltare in aria la Terra? Certo che NO! E allora che aspetti? Coraggio!”
– Goku? Sei sicuro che… –
– Sì! Sono sicuro! – la interruppi subito, immaginando cosa volesse chiedermi, ma ormai ero determinato ad andare fino in fondo! (Che doppio senso, ora che ci penso… Uhm…)
Con mani sudate e quasi tremolanti, le tolsi dolcemente la tunica, poggiandola poi lì di fianco a noi, e finalmente la vidi…!
Pelle candida e morbida, nessuna smagliatura o imperfezione da nessunissima parte! Seno abbondante che a mala pena stava nel reggiseno, a cui riuscivo addirittura a intravedere il capezzolo sinistro. Gambe snelle e slanciate da far invidia a una ragazza di vent’anni, magre ma robuste allo stesso tempo, risultato dei suoi allenamenti nelle arti marziali. Fisico perfetto, magro, sexy, morbido, sexy, bellissimo, sexy…
“Ma a cosa sto pensando?!” mi riscossi da quei miei pensieri da allupato. Che mi prendeva tutt’ad un tratto? Manco sapessi bene cosa significasse la parola “sexy” e io continuavo a definire così il corpo di mia moglie! Che poi con quei capelli sciolti che le invadevano le spalle lo era ancora di più…
“MA. A. COSA. STO. PENSANDO?”
Forse però, era questo lo “spirito giusto”, mi dissi. Dopotutto, quello che volevo dare a mia moglie era qualcosa che andava al di là della mia portata, ma che nonostante tutto ero riuscito già a darle una volta. Perché non potevo dargliela anche in quel momento? Perché non potevo regalare ad entrambi un momento magico che ci sarebbe poi rimasto impresso nella mente per sempre?
La risposta fu semplice: non è che non puoi, è che semplicemente, puoi.
Chichi si accorse del mio silenzio e del fatto che ormai non la guardavo più negli occhi, ancora a gattoni sopra di lei, ma che il mio sguardo continuava a posarsi su parti differenti del suo corpo. All’improvviso, piegò le ginocchia verso sé stessa, e con i piedi fece una cosa che mi fece arrossire ed imbarazzare ancor di più: mi tolse i pantaloni della tuta. Mi sentii le gambe e il sedere scoperti e la brezza estiva che continuava ad accarezzarmi la pelle nuda. Chichi ridacchiò divertita e soddisfatta di sé, guardando quelle mie gambe muscolose quanto il resto del corpo, e si fece ancora più rossa in viso, adorando quei miei muscoli… (ancora BAH!)
Nello stesso preciso istante, i nostri sguardi si incrociarono. Imbarazzo, desiderio, vergogna, timidezza, NECESSITA’, e altre mille emozioni ognuno riusciva a leggere negli occhi dell’altro. Erano i nostri occhi a parlare, noi ce ne stavamo muti a fissarci. Ma non potevo starmene lì zitto e immobile per tutto il giorno, così mi decisi a muovermi: lentamente, mi chinai verso il piccolo corpo di Chichi, appoggiando il mio petto sul suo seno così sodo (imbarazzo…) e il mio bacino sul suo stesso bacino (ancora imbarazzo…). Nel momento in cui appoggiai quest’ultimo, il mio sguardo si distaccò per pochi secondi da quello di lei, per vedere se lo stavo appoggiando correttamente, per poi tornare sui suoi occhi, che ora mi guardavano spalancati e luminosissimi.
Era il momento. Io volevo lei. Lei voleva me.
Per troppo tempo avevo permesso che mia moglie urlasse contro di me, che facesse la scontrosa, che mi considerasse un pessimo marito.. ma quello era il mio turno. Era il mio momento di parlare, ma l’avrei fatto con il punto debole di Chichi: il mio corpo.
Cercai di trarre un po’ di spavalderia da quei miei discorsi (seghe) mentali, ma nonostante tutto non riuscivo proprio a mascherare il mio imbarazzo e la mia timidezza per quel momento così speciale.
Guardandola ancora per una volta dritta negli occhi, le feci la domanda più stupida di questo universo.
– Posso?... –
Lei sorrise dolcemente e quasi divertita; probabilmente avrà pensato qualcosa come un “Non cambierà mai!”
Silenziosamente, ma col respiro già affannoso, annuii alla mia domanda.
Era giunto il mio momento, non volevo farmi cogliere impreparato alla mia più grande e importante battaglia.
  
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