Avada
Kedavra.
Uccidere è come rispettare una regola imposta da altri. Non si conosce il motivo per cui bisogna osservarla, si sa solo che tutti la rispettano e che si deve fare altrettanto.
Eppure quando s'infrange questo divieto le paure, gli interrogativi svaniscono: tutto appare nuovo, più chiaro. Non si ha paura di infrangere la regola ancora e ancora.
Allo stesso modo uccidere è come infrangere un determinato divieto: non far del male agli altri.
Perché mai non si dovrebbe farlo? E' così divertente.
Glielo aveva insegnato l'Oscuro Signore tempo prima: mai provare rimorso per le persone strappate alla vita, che tu le abbia uccise o meno per una buona causa, per difesa o per gioco, è inutile rimuginare sul passato, sugli errori commessi. Pronuncia quelle due parole, soffoca il sentimento di compassione che implora il tuo cuore - se esiste ancora - di non farlo.
Vederli soffrire e sentirsi come Dio, per poi porre fine alle loro sofferenze nel modo più brutale che si conosce: l'omicidio.
Questa è vera vita: ritenersi un divinità, sentirsi padrone delle vite umane, avere il potere di decidere se uccidere o mantenere in vita.
Pronuncia quelle due parole: «Avada Kedavra».
Nuovo capitolo.
Spero sia stato di vostro gradimento.