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Autore: kurinoone    24/04/2012    13 recensioni
[ Harry/Ginny, Dark!Harry, What if...?]
Cosa sarebbe accaduto se Codaliscia non avesse rilevato a Lord Voldemort il nascondiglio dei Potter? E se avesse invece portato Harry da lui?
IN PAUSA
Genere: Avventura, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Potter, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Ginny
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Immaginiamo abbiate dato questa storia per dispersa - di nuovo - e ci abbiate maledetto in tutte le lingue esistenti. Ne avreste tutte le ragioni, effettivamente, e ci scusiamo per esserci assentate così a lungo.
Abbiamo avuto un po' tutte impegni personali, e in aggiunta a questo una di noi (per essere precisi quella che doveva tradurre questo capitolo) ci ha abbandonate. Così tre di noi si sono messe a tradurne ognuna un pezzo, ma i tempi si sono allungati... finché non è arrivata, per fortuna, Kristiane!
E' quindi lei che ha messo insieme tutti i pezzi già tradotti, ha tradotto il restante e ha espresso il desiderio di voler far parte della ciurma. Perciò un bell'applauso alla nostra nuova recluta ;)
Scusateci ancora per i tempi d'attesa, promettiamo che da adesso in poi torneranno alle classiche due settimane.
Le traduttrici.
ps: inutile dirvi che Kristiane non possiede nulla riguardo Harry Potter, vero? E che traducendo, oltre che la nostra immensa gratitudine, non ci guadagna una povera cippa?




17. Welcome to Hogwarts


 
Harry varcò il camino e si trovò nell’ufficio del professor Silente. Le fiamme dietro di lui diventarono verdi ancora una volta e James si unì a lui. Harry non si voltò a riconoscerlo. Harry era sconvolto per il fatto che non li fosse permesso di andare ad Hogwarts con il treno. Non che Harry avesse qualche rimpianto per non aver viaggiato sull’Espresso di Hogwarts, no, era sconvolto perché quella era stata la sua unica speranza di fuga. Gli era stato detto solo quella mattina che non sarebbe andato a Hogwarts col treno. Era andato con la polvere volante, diritto nell’ufficio del preside.
Harry spazzolò via la fuliggine dal mantello e fissò l’ufficio. Stava facendo del suo meglio per non sembrare interessato alla decorazione dell’ufficio, tuttavia era stato molto difficile, come se non avesse mai visto niente di simile prima d’ora. Harry osservò i molti, molti ritratti dei precedenti presidi. Molti di loro fingevano di dormire, anche se erano ancora solo le 7 di sera. Harry esaminò gli strani strumenti che ricoprivano la scrivania del preside insieme a diversi assortimenti di prodotti dolciari. “Avrà sui 150 anni e mangia ancora dolci”, pensò Harry tra sé e sé.
“Effettivamente Harry, ho solo 147 anni” disse una voce dietro Harry.
Harry si girò per vedere Albus Silente in un abito blu scuro con un cappello abbinato. Si fermò accanto alla porta sorridendo serenamente a Harry. Harry fu momentaneamente stordito. “Come ha fatto a… Deve saper praticare la Legilimanzia!”. Immediatamente Harry alzò gli scudi della sua mente; non era molto bravo in Occlumanzia, ma fece del suo meglio. Si era molto innervosito per il fatto che Silente fosse in grado di leggere i suoi pensieri.
Silente sorrise ad Harry e si avviò con calma alla sua scrivania. Si sedette sulla sua sedia e fece segno a James ed Harry di sedersi. Harry prese posto a malincuore e volutamente distolse lo sguardo dal preside. Silente si sporse in avanti, prese una ciotola di caramelle al limone e le porse ad Harry.
Lo sguardo disgustato che ricevette dal ragazzo dai capelli corvini fece quasi ridere Silente. Ridacchiò e si appoggiò allo schienale della sua sedia.
“Allora Harry, spero tu non sia troppo deluso  per non essere arrivato con l’Espresso di Hogwarts. Sono sicuro che l’anno prossimo sarai in grado di viaggiare con il treno. E’ davvero un piacere che ogni mago e strega dovrebbe provare.”
Harry lo ignorò completamente e guardò fuori dalla finestra. Riusciva a vedere l’enorme castello, il magnifico lago e il parco che doveva condurre nella Foresta Proibita. Draco aveva raccontato ad Harry molte storie su quella foresta, compresa quella volta in cui era stato brutalmente aggredito da un Ippogrifo. Harry sorrise, suo malgrado. Era veramente arrabbiato per essere stato portato in quella scuola ed essere tenuto come prigioniero. Tuttavia, una piccolissima parte di lui era effettivamente eccitata di essere ad Hogwarts. Dopo aver sentito per anni storie sulla scuola, Harry aveva sempre immaginato come doveva essere, dopotutto suo padre, Lord Voldemort, aveva frequentato quella scuola. Harry si odiava perché si sentiva in quel modo. Non avrebbe dovuto essere felice o eccitato di trovarsi lì e promise a se stesso di non lasciare che Hogwarts avesse qualche effetto su di lui.
Silente vide il piccolo sorriso sulle labbra di Harry e si sentì pervadere dall’orgoglio. Hogwarts portava davvero felicità a tutti quelli che ci andavano. Tuttavia, Harry fu veloce a nascondere i suoi sentimenti e si voltò a guardare di traverso il Preside.
“Sono sicuro che hai compreso le condizioni stabilite contro di te. Obbedirai e seguirai tutte le regole della scuola come tutti gli altri. Non rivelerai il tuo passato a nessuno studente, e se causerai qualche problema agli insegnanti o agli studenti sarai punito di conseguenza.”
Gli occhi di Harry divamparono alla menzione delle punizioni. Si alzò dalla sua sedia e si appoggiò al tavolo in modo che la sua faccia fosse a pochi centimetri dal Preside.
“Punizioni? Non credo proprio! Farò quello che diavolo voglio! Tratterò chiunque come voglio e non c’è molto che possiate farmi e lo sapete!” Harry sibilò velenosamente a Silente.
James si alzò immediatamente ed era pronto a sfoderare la bacchetta nel caso Harry attaccasse Silente. Ma Harry semplicemente si sedette dopo l’esplosione e continuò a guardare il Preside di traverso.
Silente non sembrò farsi toccare dalle parole di Harry e continuò a parlare come se non ci fossero state interruzioni.
“Frequenterai tutte le classi che ti saranno assegnate e dividerai un dormitorio con i tuoi compagni di classe.”
La rabbia divampò in Harry ancora una volta.
“Dividere? Oh non penso proprio. Non dividerò niente, Silente. Harry fu più che sorpreso quando James iniziò a disapprovare che Harry condividesse qualcosa.
“Silente, non credo che sia una buona idea. Harry dovrebbe avere qualche altro posto dove stare, un posto dove è da solo.” James non sembrava a suo agio nel dire quello che era chiaro nella sua mente.
James non voleva che Harry condividesse qualcosa per il pericolo che avrebbero corso i suoi compagni. Non capiva perché Silente si volesse prendere la responsabilità di un tale rischio. Silente tuttavia sorrise ad Harry e James.
“James, ti assicuro che andrà tutto bene. Ora penso che sia arrivata l’ora del Banchetto, dunque seguitemi entrambi nella Sala Grande.”
James si alzò quando Silente si alzò dalla sua sedia. James si sentiva ancora insicuro per il fatto che Harry dividesse un dormitorio con altri ragazzi, ma non era in una posizione tale da poter fare qualcosa. Tuttavia Harry rimase seduto e guardò le due alte figure davanti a lui.
“Harry per favore vieni con noi”, disse piano Silente al ragazzo.
Harry si alzò e guardò in faccia il Preside, mostrando il disgusto sul suo volto.
“Non ho fame, quindi se mi mostrate la mia cella, ci vado subito.”
James guardò Harry e sentì la rabbia salire. “Perché rende le cose cosi difficili?”, pensò.
“Harry non hai avuto niente da mangiare tutto il giorno, penso che tu debba comunque cenare prima di chiamarla notte.” James provò a parlare all’ostinato ragazzo.
“Non me ne frega un bel niente di quello che pensi Potter, mostratemi solo la dannata stanza!”.
Prima che James riuscisse a fermarsi, urlò.
“Bene! Se è cosi che ti comporterai, come un ragazzo viziato, allora è cosi che ti tratteremo!”
James si voltò verso Silente.
“Dove lo sistemerai?” chiese un po’ animatamente.
“Dove altrimenti? Grifondoro, naturalmente.” Rispose Silente con un sorriso.
Harry si alzò all’improvviso. Era sicuro che sarebbe stato smistato dal vecchio pazzo cappello descritto da Draco. In più si era convinto che sarebbe stato smistato in Serpeverde. Specialmente perché era l’erede di Serpeverde, solo quella scelta avrebbe avuto senso.
“Cosa?  Mi metterete in Grifondoro? Sapete bene quanto me a cosa appartengo”, gridò Harry a Silente.
“No Harry, Grifondoro è la tua vera linea ancestrale, è dove davvero appartieni”, rispose calmo Silente.
“Io sono l’erede di Serpeverde, dovrei stare in Serpeverde”. Harry trovava molto difficile parlare a causa della troppa rabbia.
“Sei anche l’erede di Grifondoro, e perdonami se ti sembro un po’ infantile, ma eri prima l’erede di Grifondoro, prima di diventare l’erede di Serpeverde”. Silente stava definitivamente facendo il paternalistico con Harry.
Harry incrociò le braccia sul petto e guardò Silente di traverso. Il Preside si girò e diede a James la parola d’ordine per entrare nella sala comune di Grifondoro e gli disse quale dormitorio fosse quello di Harry.
Harry ignorò i due uomini e andò verso la porta. Una volta che la raggiunse, si voltò e si rivolse a Silente un’ultima volta.
“Mettimi dove diavolo vuoi, Silente, sarò un Serpeverde fino in fondo”.
Silente sorrise semplicemente e rispose.
“Buonanotte, Harry.”
James fu subito accanto a Harry, portandolo fuori dall’ufficio del Preside e su nella sala comune dei Grifondoro. Harry camminava in silenzio e non si preoccupò di guardare quello che lo circondava. Era troppo arrabbiato in quel momento per guardare qualcosa. “Come ha potuto quel vecchio pazzo mettermi in Grifondoro, è la cosa peggiore che mi potesse fare!” pensò Harry.
Presto Harry si trovò di fronte ad un largo ritratto di una signora immensamente grassa in un terribile vestito, rosa e frivolo.
Harry arricciò il naso, guardando il ritratto disgustato. “Merlino, anche il loro ritratto è cosi brutto da vedere, quello di Serpeverde dev’essere migliore di questo”.
James diede la parola d’ordine, (“Wimmblemodia”) e attraversò il buco che si era rivelato quando il ritratto si era aperto. Harry entrò in una stanza    con i colori rosso e oro. Harry guardò la stanza dall’aspetto confortevole, con un largo camino e confortevoli sedie e divani.  Harry non voleva complimentare nulla che appartenesse a Grifondoro, così camuffò la sua faccia in uno sguardo di repulsione quando si voltò verso James.
James stava guardando la sala comune con uno sguardo felice sul viso. “Dio, quanto mi è mancato questo posto”, sussurrò. James non avrebbe voluto cha Harry lo sentisse, ma lui udì le sue parole. “Ora ho un’altra ragione per odiare Grifondoro”, pensò Harry mentre veniva condotto su una scala a chiocciola. Se Potter era stato in Grifondoro, allora quella era la casa di cui Harry non voleva fare parte. Entrò nel dormitorio dei ragazzi e si trovò guidato verso il letto più vicino.
Harry entrò nella stanza e trovò una larga camera con cinque letti a baldacchino e cinque armadi. Il baule di Harry era stato portato nella stanza ed era adesso accanto al letto, vicino alla finestra. Harry si girò di scatto per affrontare James.
“Qui! Devo stare qui. Questa stanza è piccolissima ed io devo dividerla con non meno di altri quattro ragazzi! Che state cercando di farmi?”.
James non riuscì a fermare la risata che gli sfuggì. Harry si voltò e diventò di un’altra tonalità di rosa quando guardò James pericolosamente.
“Mi dispiace Harry, non posso farci niente. Guarda, la stanza non è piccola e qui ci dormirai soltanto. La maggior parte del tempo sarai in classe e tutto il tempo libero che avrai lo passerai nella sala comune.”
James trovava i capricci di Harry molto divertenti.
Per un momento Harry sembrò come un ragazzo normale, che si dispiaceva per dover condividere qualcosa e per il fatto che altri prendessero i suoi spazi.
James sorrise al ragazzo arrabbiato.
“Harry sei sicuro di non voler cenare? Dovresti mangiare qualcosa.” James era desideroso di entrare in contatto con Harry. Il ragazzo sembrava più carino, imbronciato in quel modo. Voleva spingere i neri capelli ribelli lontano dagli occhi di Harry e guardare in quei brillanti smeraldi verdi. James voleva abbracciare Harry nello stesso modo in cui lo faceva quando Harry era bambino.
James sapeva che Harry si sarebbe arrabbiato se avesse fatto qualcosa del genere, così decise di mettergli una mano sulla spalla in modo confortante.
Harry si ritrasse immediatamente e si allontanò dalla portata di James. James sospirò e si avviò verso la porta. Si girò un’ultima volta e vide Harry tirare il baule aperto e iniziare a frugarci dentro. James mormorò una buonanotte e lasciò Harry nel suo dormitorio.
Harry sentì la buonanotte ma la ignorò come stava ignorando l'esistenza stessa dei Potter. Sospirò sonoramente e tirò fuori il pigiama che i Potter gli avevano dato. Per ora non aveva altra scelta se non accettare qualunque cosa loro gli regalassero. Lily aveva fatto shopping quand'era andata a Diagon Alley per comprare le cose che servivano a Harry per la scuola. Guardò il pigiama blu a righe e fece un altra faccia disgustata. 'Bene, non hai alternative, Harry, quindi fallo e basta', si disse. Si cambiò rapidamente e salì nel suo baldacchino. Tirò le tende attorno al letto e provò ad addormentarsi. Harry provò a non sentirsi troppo miserabile per il fatto di essere stato forzatamente smistato a Grifondoro. Si era aspettato di finire a Serpeverde. Almeno lì avrebbe avuto Draco con lui.
Era molto preoccupato per l'imminente incontro con centinaia di ragazzi. Era in parte il motivo per cui aveva saltato la grande festa. Più poteva rimandarlo e meglio era. Era arrabbiato per essere finito a Grifondoro. Suo padre lo prendeva sempre in giro dicendogli cose tipo, 'Harry, il tuo stile di combattimento è troppo Grifondoro' oppure 'quello che hai fatto è stata una cosa molto Grifondoro' se Harry sentiva di aver fatto qualcosa di particolarmente stupido. Sapeva della sua eredità Grifondoro da parte dei Potter ma ciò non lo aiutava affatto ad accettare la cosa. Voleva essere un puro Serpeverde e suo padre lo infastidiva sempre per scherzo ricordandogli della sua altra eredità.
Sentì lo stomaco borbottare per la fame. Si girò su un fianco sperando di sentirsi più comodo e di dormire. Sapeva per esperienza che dormire con lo stomaco vuoto non era possibile per molto tempo. Comunque il suo orgoglio gli impediva di chiedere da mangiare. 'Dannato il mio orgoglio Grifondoro!' pensò tristemente mentre il sonno finalmente giunse a prenderlo.

XXX

Ron, Neville, Dean e Seamus si diressero verso il dormitorio. Ron era il più sveglio dei quattro ragazzi che arrancavano verso il piano di sopra. Gli era stato detto dal professor Silente, prima del Banchetto, del loro quinto compagno di dormitorio. Ron imprecò a denti stretti. Il professor Silente aveva chiesto a Ron di assicurarsi che tutti fossero simpatici con Harry e che nessuno scoprisse il suo passato. Ron aveva pensato che niente meno di un miracolo potesse tirarlo fuori da questa trovata, ma aveva sorriso e annuito al Preside. Si era confidato con Hermione poco dopo. “E’ fottutamente pazzo”, aveva sussurrato Ron alla ragazza dai capelli folti, mentre conduceva quelli del primo anno ai dormitori. Hermione lo aveva zittito all’istante e aveva detto che se il professor Silente aveva fiducia in Harry allora tutti dovevano rispettare e ascoltare uno dei maghi più potenti e saggi che siano mai esistiti. Ron aveva tenuto la bocca chiusa, dal momento che litigare con Hermione avrebbe significato solo che Ron avrebbe dovuto prendere appunti il giorno dopo a Trasfigurazione.
I quattro ragazzi entrarono nella stanza e videro le tende tirate sul quinto letto. I ragazzi avevano tutti uno sguardo curioso. Ron aveva detto qualcosa su uno studente trasferitosi da una scuola all’estero. Aveva detto che era il fratello maggiore di Damien, che per motivi di sicurezza era stato spostato all’estero quando era molto piccolo. “Beh, è vero in una certa misura”, aveva pensato la testa rossa. Harry forse non aveva vissuto all’estero, ma aveva vissuto in un mondo completamente diverso da quello della maggior parte dei ragazzi della sua età. I ragazzi bisbigliavano tra loro mentre andavano a letto.
“Diamo una sbirciatina?”
“No, si sveglierà e probabilmente si arrabbierà perché gli siamo addosso”.
“Oh, andiamo, solo un’occhiatina. Voglio vedere che aspetto ha”.
Ron ascoltava la silenziosa conversazione tra i ragazzi. Anche lui era curioso di vedere l’aspetto di Harry. Quando Damien era arrivato alla Tana la sera prima aveva cercato di spiegare quanto più poteva su Harry. Damien aveva detto che Harry era una copia di suo padre. Ron sentì la curiosità prendere il sopravvento su di lui. Ignorando il potenziale pericolo, Ron strisciò fino al letto e si unì agli altri tre ragazzi. Molto lentamente e il più silenziosamente possibile, Ron tirò le tende che circondavano il ragazzo addormentato. La stanza era buia ma la luna che splendeva fuori dava la quantità necessaria di luce. Ron e gli altri tre ragazzi non riuscivano a vedere la faccia del ragazzo perché aveva la schiena ricolta verso di loro. Prima che i quattro ragazzi potessero strisciare fuori, una voce li fece saltare in aria.
“Se volete tenere gli occhi, fareste meglio a smetterla di fissarmi”.
Ci volle un momento perché i quattro ragazzi si rendessero conto che era stato Harry a parlare. Il ragazzo non si era nemmeno voltato a guardarli, ma aveva parlato sempre con la schiena rivolta verso di loro. Ron mormorò in fretta un “Mi dispiace” e richiuse le tende. Lui e gli altri ragazzi si guardarono nervosi prima di andare ai loro letti.
Harry sentì uno dei ragazzi bisbigliare ad un altro. “Merlino, sembra un po’ aggressivo.” Harry sorrise. “Tu non hai idea”, pensò mentre tornava a dormire.

XXX

Harry si svegliò la mattina dopo appena sentì un certo trambusto intorno a lui. Impiegò un momento per ricordare dove si trovava. In realtà aveva dormito bene quella notte, qualcosa che non era stato in grado di fare dopo la sua cattura. Harry si alzò e aprì le tende per vedere che i ragazzi in camera si erano alzati e si stavano vestendo assonnati. Harry sentì lo stomaco capovolgersi mentre pensava che doveva condividere la stanza con quei ragazzi. Harry lentamente si alzò e si mise in piedi. Nessuno lo aveva ancora notato. Harry iniziò a tirare i suoi vestiti di scuola fuori dal baule e decise di andare in bagno per cambiarsi. Appena si girò per uscire si trovò faccia a faccia con un ragazzo dai capelli rossi. Harry non dovette neanche indovinare chi fosse. Aveva sentito parlare abbastanza dei ragazzi Weasley dal suo migliore amico Draco. Aveva capito che questo doveva essere il Weasley più giovane, Ronald, come sapeva che il Weasley più giovane aveva la stessa età di lui e Draco.
Harry sorrise allo sguardo di disagio che attraversò il viso del ragazzo dai capelli rossi. Ron non riusciva nemmeno a guardare Harry negli occhi. Harry aveva immaginato che Ron doveva essere uno dei pochi studenti informati da Silente sul passato di Harry. Gli porse la mano e desiderò in silenzio di smettere di tremare.
“Ronald Weasley”, si presentò a Harry con una voce un po’ ferma. Harry ignorò la mano tesa del ragazzo e continuò a guardarlo in faccia. Ron abbassò la mano, sentendosi imbarazzato e un po’ arrabbiato. Ron stava facendo il primo passo verso l’essere amichevole con Harry solo per Damien. Inoltre capì che se Harry doveva rimanere nel loro dormitorio, allora avrebbe cercato di essere amichevole nei confronti del figlio adottivo di Tu-Sai-Chi.
Ron era stato preso alla sprovvista dalla forte somiglianza tra Harry e James Potter. Si era aspettato delle somiglianze, ma era stato lo stesso uno shock. Se non fosse stato per gli sguardi freddi di Harry, Ron avrebbe giurato che ci fosse James Potter in piedi davanti a lui nel suo corpo sedicenne. Ciò era facilmente credibile dal momento che gli scherzi che Sirius e James si facevano a vicenda potevano benissimo sfociare in una pozione dell’età che era stata bevuta inconsapevolmente. Tuttavia, i brillanti occhi verdi che perforavano quelli marroni di Ron, il trasmettergli brividi lungo la schiena, non era sicuramente qualcosa che James potesse realizzare, neanche se ci avesse provato.
Harry sorrise di nuovo quando lo sguardo di rabbia e imbarazzo solcò il viso di Ron. “Draco aveva ragione, l’idiota non riesce a nascondere le sue emozioni”, pensò Harry. Gli altri ragazzi avevano notato Ron parlare con il nuovo ragazzo, ma erano ancora troppo assonnati per presentarsi.
“Guarda, se te la sei presa per ieri sera, mi dispiace. Non avremmo dovuto spiarti, eravamo solo curiosi di vederti, ecco tutto”, disse Ron in tono pacato.
Harry fece un passo verso Ron e gli sussurrò silenziosamente in modo che solo Ron potesse sentirlo.
“Sai che la curiosità può uccidere, non è vero?”
Ron impallidì un po’ mentre guardava spaventato Harry. Accatastò immediatamente tutti i pensieri sull’essergli amico. “Silente si sbaglia su Harry, non c’è modo che lui sia mai normale o che possa mai avere una possibilità di riscatto”, pensò Ron mentre usciva. Per quanto riguardava Ron, aveva cercato di fare amicizia con Harry e aveva fallito. E ciò gli andava bene.
Harry guardò lo spaventato ragazzo del sesto anno quasi correre verso la porta e andarsene senza nemmeno voltarsi a guardarlo. Harry sorrise tra sé ancora una volta. “E’ quasi troppo facile; se vanno fuori di testa per cose come questa, come faranno a sopportare tutte le altre cose che ho intenzione di fare?”. Harry aveva passato la notte pensando a come rendere Hogwarts un inferno per tutti, tranne forse per i Serpeverde.
Harry iniziò a farsi strada verso il bagno, ma si fermò di colpo quando un altro ragazzo venne verso di lui. Anche lui gli porse la mano e si presentò. Harry però sentì più forte il battito del proprio cuore mentre fissava il viso tondo del ragazzo e i suoi grandi occhi. Harry sentì l’aria intorno a lui svanire mentre cercava di respirare. Fissò Neville Paciock ed in silenzio maledì Silente. Il vecchio pazzo manipolatore aveva messo Harry nella stessa stanza di Neville Paciock, ben sapendo ciò che Harry aveva fatto ai genitori di Neville. Neville sorrise e si presentò di nuovo.
“Ciao, tu devi essere Harry Potter. Io sono Neville Paciock”.
Harry non ce la faceva più, fece un passo di lato e corse veloce attraverso la porta prima che qualcuno potesse fermarlo. Neville fissò la porta attraverso la quale Harry era appena scappato. “Che strano ragazzo”, mormorò a se stesso.
Harry sentì la rabbia montare dentro di lui ancora una volta. Trovò subito il bagno dei ragazzi e ci corse dentro, chiudendo la porta alle sue spalle. Harry si appoggiò al muro e cercò di riportare il suo cuore ad un livello normale. “Come ha potuto farlo Silente?”, pensò Harry. Poi, appena si calmò, arrivò la risposta.
“Vuole che mi senta in colpa per quello che è successo!” Harry sentì la rabbia ribollire di nuovo. “Non lasciare vincere Silente”, si disse Harry. Si diede una scossa mentale e andò al lavandino. Si spruzzò un po’ d’acqua sul viso e cerò ancora una volta di calmarsi.
Se Harry voleva sopravvivere lì, avrebbe dovuto tenere le emozioni sotto controllo. Harry si lavò, si tolse il pigiama e indossò i vestiti di scuola. Si guardò allo specchio.
“Sembro un idiota!”, disse ad alta voce e tentò invano si sistemare i capelli disordinati.
“Per una volta, non potete stare a posto?”, chiese ai suoi riccioli disordinati, mentre cercava di appiattire i capelli testardi. Come in risposta alla sua domanda, i capelli che Harry era riuscito a sistemare tornarono in disordine.
“Brillante!”, sibilò Harry.
Sarebbe già andata abbastanza male con tutti che guardavano “il nuovo ragazzo” senza che lui sembrasse un cretino.
Harry desiderava i suoi abiti neri, gli stivali di pelle di drago, la sua armatura e più di tutto quello che desiderava era la sua maschera d’argento.  Era furibondo perché Potter non gli avrebbe ridato indietro la sua maschera. Potter l’aveva bruciata dicendo che Harry non avrebbe più dovuto nascondersi. Harry si era sentito come se una parte di lui fosse stata distrutta. Harry indossava una maschera di fronte agli estranei ormai da anni. Pensò che se mai avesse avuto bisogno di coprirsi il volto, quello era il momento. Lentamente Harry andò verso la porta, quando sentì molte voci provenienti da dietro la porta che gridavano per entrare. Harry aprì la porta e si trovò faccia a faccia con James. Ci furono alcuni studenti che corsero dietro Harry per entrare in bagno. James guardò Harry nella sua uniforme scolastica. Non potè fare a meno di sorridere al ragazzo dai capelli corvini nella sua nuova immagine. Harry uscì dal bagno e iniziò a camminare con James. James non parlò ad Harry finchè non raggiunsero la sala comune.
“Allora Harry, com’è stata la tua prima notte ad Hogwarts?”
Harry continuò a camminare e a non guardare James. James tentò di nuovo.
“Stai davvero bene con questi vestiti, direi che sembri quasi un ragazzo normale”.
Harry si voltò a guardare James, il furore evidente nei suoi occhi verdi. Incrociò le braccia sul petto e parlò con una calma voce mortale.
“Non cercare di essere simpatico con me, Potter! Non posso dire molto sul tuo senso dell’umorismo ma causerà sicuramente molto disagio se non sai controllarlo”.
James si limitò a sorridere di nuovo a Harry. Aveva capito che l’unico modo per trattare con Harry era quello di trattarlo come un normale adolescente che faceva i capricci. Sapeva che arrabbiarsi con Harry non avrebbe funzionato e che turbarsi per le sue parole non sarebbe stato d’aiuto.
“Andiamo, Harry, ero serio. Stai davvero bene, considerando che è il tuo primo giorno di scuola”. James dovette trattenere una risata per lo sguardo di imbarazzo sul volto di Harry mentre continuava a fissarlo.
“Voglio dire, mi ricordo il mio primo giorno, ed ero molto peggio di te. Per cominciare ho avuto il peggior paio di occhiali che si possa immaginare. Erano enormi!”. James smise di parlare quando guardò Harry.
“Volevo chiedertelo prima, Harry, uhm… tu non porti gli occhiali?”
“Wow, la tua capacità di osservazione cessa di stupirmi, dimmi sei sempre così brillante a notare cose ovvie?”, chiese Harry, le cui parole grondavano di sarcasmo.
James arrossì suo malgrado.
“Intendevo dire se fosse una magia o se non hai mai avuto bisogno di occhiali.” Lo sguardo sarcastico di Harry svanì e uno sguardo di puro disgusto coprì il suo bel viso.
“Sei davvero incredibile, lo sai?”, sibilò Harry a James prima di voltarsi e camminare verso il ritratto. James lo raggiunse.
“Harry cosa c’è di sbagliato? Ti ho solo fatto una semplice domanda.”
Harry si fermò e si voltò di scatto in modo che il suo viso e quello di James fossero a pochi centimetri di distanza. James vide il fuoco della rabbia ardere negli occhi di Harry. C’era anche un’altra emozione nascosta in quei brillanti occhi verdi. James non ne era sicuro, ma pensava che avrebbe potuto individuare qualche ferita tra tutto quell’odio e quella rabbia.
“Vuoi sapere, Potter? Bene, lascia che te lo dica! Mio padre ha curato la mia povera vista. Ora non ho bisogno di niente per la mia vista. Mio padre l’ha perfezionata per me!”
Harry respirava un po’ pesantemente a causa della rabbia che James gli aveva tirato fuori.
James era smarrito. Perché Harry aveva reagito alla sua domanda in quel modo? James cercò di non arrabbiarsi perché Harry aveva chiamato Voldemort “padre”. Tuttavia il dolore doveva essersi mostrato sul volto di James perché Harry fece un sorriso trionfante e corse fuori dalla sala comune prima che James si riprendesse dalle parole di Harry.

XXX

Ginny era in ritardo per la colazione. Perché non avrebbe potuto aspettare fino a dopo le lezioni per andare in biblioteca era al di fuori della sua comprensione. “Forse tutti hanno ragione, sono ossessionata da lui!”, pensò mentre correva lungo la Sala Grande per la colazione. Se fosse stata in ritardo, avrebbe perso gli orari indicati fuori e poi avrebbe dovuto spiegare la sua assenza alla professoressa McGranitt. Ginny si era svegliata molto presto e non riusciva a pensare a nient’altro da fare tranne a continuare le sue ricerche sul suo misterioso salvatore. Ginny stava iniziando a perdere la speranza di poter trovare qualche informazione su di lui dalla loro biblioteca scolastica. Era troppo assorta nei suoi pensieri per notare un ragazzo dai capelli corvini che correva giù per le scale. I due ragazzi si scontrarono e caddero a terra.
Ginny si alzò immediatamente e aprì la bocca per lanciare insulti a chi era così cieco da non averla vista arrivare. Tuttavia le sue parole si bloccarono in gola quando i suoi occhi incontrarono quelli verdi e brillanti. Ginny si potè solo sedere sul pavimento del corridoio principale, fissando il ragazzo dai capelli disordinati di fronte a lei. I suoi occhi verdi brillavano nello stesso modo di quelli del suo misterioso salvatore.
Harry guardava la ragazza dai capelli rossi seduta di fronte a lui. L’aveva riconosciuta subito, ma aveva mantenuto un’espressione neutra. Non voleva che lei lo riconoscesse, non che potesse dal momento che non aveva visto il suo volto quella notte. “Probabilmente non si ricorda l’episodio”, pensò Harry. Aveva sempre pensato che la maggior parte delle persone era piuttosto egoista come quella.
Harry si rialzò da terra e notò che la ragazza lo stava guardando. Ginny si riscosse dal suo stupore nel notare il ragazzo in piedi. Fece per alzarsi e rimase a bocca aperta per il dolore quando il suo ginocchio contestò il movimento. Le parole lasciarono Harry prima che potesse fermarle.
“Stai bene?”
Ginny gelò appena sentì la voce del ragazzo. Aveva trascorso un sacco di tempo a pensare a pensare ad una voce simile a quella, anche a quelle esatte parole. Ginny sentì il suo cuore battere all’impazzata dentro di lei. “Questo è… questo è lui! Deve esserlo, gli occhi, la voce, deve essere lui!”. Ginny sentì l’eccitazione dentro di lei. Si alzò subito in piedi, ignorando il dolore lancinante alla gamba.
“Uhm, si s-sto bene”. Ginny avrebbe voluto che la sua voce smettesse di tremare.
“Mi dispiace, non stavo guardando dove andavo”, Ginny continuò. “Grande, ora penserà che io sia una idiota distratta che è così cieca che non riesce nemmeno a vedere dove sta andando”, Ginny si rimproverò.
“No, è tutto okay, neanche io guardavo dove stavo andando. Stai bene, quindi?”, chiese Harry quando vide la ragazza dai capelli rossi sussultare mentre cercava di raddrizzarsi.
Ginny era ormai convinta che la sua ricerca fosse finita. Quei brillanti occhi verdi! Erano sicuramente gli stessi occhi che l’avevano guardata preoccupati quando era caduta dal tetto. Ginny era quasi isterica, l’aveva finalmente trovato, ma perché lui non l’aveva riconosciuta?
“Scusami, ma ci siamo conosciuti da qualche parte?”, cominciò a dire Ginny, pur sapendo dove si erano incontrati. Prima che Harry potesse rispondere, sentì un urlo provenire dalle scale.
“Harry! Dove credi di andare?”
Ginny si voltò per vedere James Potter che scendeva le scale, cercando di non urtare gli studenti che si affrettavano verso la Sala Grande. Ginny si voltò in tempo per vedere lo sguardo di traverso che il ragazzo dai capelli corvini indirizzò a James, e i suoi bei lineamenti furono improvvisamente deformati in un cipiglio arrabbiato.
A Ginny ci vollero un momento o due per mettere tutto insieme; James Potter aveva appena affrontato questo ragazzo come “Harry” ed era così che era chiamato il Principe Oscuro. Ginny guardò il ragazzo in piedi di fronte a lei. Si rese conto che era molto simile a James Potter, o come aveva detto Damien, era “una dannata copia di papà!”. Si sentì gelare il sangue mentre la comprensione scendeva su di lei. Era Harry Potter! Il Principe Oscuro, il responsabile di molte morti e distruzioni. Ginny si sentì improvvisamente persa mentre realizzava che si era sbagliata. Il suo misterioso salvatore non poteva essere Harry Potter. Il suo salvatore salvava dagli uomini di Harry Potter.
Ginny guardò James avvicinarsi ad Harry e i due Potter si guardarono l’un l’altro.
“Perché sei scappato in quel modo?”, chiese James mentre Harry lo fissava e rivolgeva la sua attenzione verso Ginny.
Harry fu sorpreso di vedere il brusco cambiamento nel comportamento della ragazza verso di lui. Un minuto prima guardava Harry con tanto stupore e meraviglia, un minuto dopo gli lanciava sguardi freddi. “Cos’è questa storia?”, si chiese Harry.
“Così tu sei Harry Potter?”, chiese Ginny freddamente, mentre si rimproverava per essersi lasciata catturare dalla sua immaginazione. Come poteva non aver visto la stretta somiglianza tra Harry e James?
“In realtà è solo Harry”, rispose il ragazzo dai capelli corvini guardando la ragazza dalla testa rosso fuoco con interesse.
James notò Ginny solo quando parlò ad Harry. Girò la testa verso di lei e le indirizzò un piccolo sorriso.
“Buongiorno, Ginny.”
“Buongiorno, signor Potter.” Ginny sorrise di rimando a James.
James guardò i due ragazzi e capì che entrambi erano nel bel mezzo di una conversazione quando lui era arrivato.
“Voi… voi vi conoscete?”, chiese James, sapendo che non era possibile.
Ginny si chinò a raccogliere la sua borsa, che era ancora abbandonata a terra. Si raddrizzò e gettò un altro sguardo freddo a Harry.
“No, ho solo pensato che fosse qualcun altro, ma ovviamente mi ero sbagliata”, disse Ginny con voce tranquilla, sempre fissando il ragazzo responsabile di aver causato tanto dolore agli altri.
Harry fu sorpreso dagli sbalzi d’umore della ragazza. Esaminò il viso della ragazza ancora una volta prima di rispondere.
“Si, credo che tu ti sia sbagliata, non posso sicuramente conoscere una come te.” Harry indirizzò alla ragazza uno dei suoi sorrisi.
Ginny riuscì a non guardarlo in malo modo mentre lo sorpassava e si affrettava verso la Sala Grande, maledicendo il Principe Oscuro. Era ormai in ritardo per la colazione.
Harry la guardò andarsene e non potè fare a meno di sentire una fitta di fastidio verso di lei. “Perché era così gentile con me e poi all’improvviso ha deciso di lanciarmi quegli sguardi freddi?”, pensò Harry.
James stava guardando Harry da vicino.
Harry cos’è successo nella sala comune? Perché ti sei arrabbiato in quel modo con me per una semplice domanda?”
Harry non guardò James. Invece si voltò e si diresse verso la Sala Grande.
“Harry…”
“Potter, ho fame e voglio solo del cibo decente in modo che possa sopportare la tortura che avete in serbo per me, okay?”
James fu colpito nuovamente dalle parole di Harry. Sentì la sua pazienza abbandonarlo.
“Ok Harry, ma dimmi cosa hai intenzione di ottenere da mangiare se non conosci neanche la strada per la colazione?
Harry si voltò per affrontare l’Auror con uno sguardo esasperato sul volto, e indicò il flusso degli studenti che si recava nella Sala Grande per la colazione.
“Stavo solo seguendo gli studenti. Non dovresti essere un Auror? Si dovrebbe pensare che saresti in grado di elaborare qualcosa di semplice come questo.” Harry si sentì risollevare il morale appena un rossore si insinuò sul volto di James.
James potè solo annuire e iniziò a camminare verso la Sala Grande con Harry.
“Sarà una lunga giornata”, pensò James stancamente mentre apriva le porte della Sala Grande.
 
 
   
 
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