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Autore: flors99    25/04/2012    38 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Hermione Granger non avrebbe saputo descrivere ciò che provava realmente.
Le sembrava di essere strattonata da due lati: da una parte sentiva la gioia incontrollata fluire nel suo corpo a ogni giorno che passava, un sentimento travolgente e bellissimo che la rendeva più viva che mai; dall’altra un dolore sordo, penetrante, avvolgente, di un’intensità pazzesca. Il suo dolore era come un serpente che strisciava sulla sua pelle, impregnandola col suo veleno, pronto a colpirla alla sua minima distrazione.
Alcune persone dicono che la gioia è superiore al dolore.
Altre affermano il contrario. Il dolore non conosce avversari.
 
Ma la realtà è che sono inseparabili.
 
Gioia e dolore giungono insieme e quando uno siede con noi alla nostra mensa, bisogna sempre ricordare che l’altro giace addormentato nel nostro letto.
 
Siamo continuamente sospesi tra gioia e dolore come bilance. Soltanto quando siamo vuoti, privi di tutto, siamo immobili ed equilibrati.
 
La gioia è il nostro dispiacere mascherato, aveva letto Hermione in un libro babbano, anni prima. Capì che era vero. E come poteva essere altrimenti?
  
Non è forse vero che lo stesso pozzo dal quale si leva il nostro riso, è stato sovente colmato delle nostre lacrime?
 
Non è forse vero che quanto più dolore incide in profondità del nostro essere, tanta più gioia siamo in grado di accogliere dentro di noi?
 
Era così: gioia e dolore erano due emozioni che si bilanciavano e si annullavano a vicenda. E Hermione questo l’aveva capito.
 
L’aveva capito perché la sua gioia e il suo dolore erano legati da un filo indistruttibile.
 
La sua gioia era legata a soffrire ancora.
Perché quando Hermione finalmente avrebbe stretto tra le braccia il suo bambino, il suo piccolo cucciolo – così lo aveva apostrofato Ginny – la verità sarebbe venuta a galla. Anzi, la verità sarebbe stata scoperta molto prima del parto. Entro poco tempo il suo ventre avrebbe cominciato a ingrossarsi: era ormai al terzo mese e la sua pancia iniziava a sformarsi e ad assumere le forme per custodire il meglio possibile il suo bambino. Se da una parte impazziva di gioia, dall’altra era completamente terrorizzata e atterrita dalle conseguenze a cui avrebbe portato quella verità non confessata.
I pensieri di Hermione furono interrotti da un pezzo di carne che volò letteralmente davanti ai suoi occhi, e per poco non finì tra i suoi capelli.
- Ron! Ma sei… un animale!
Rimproverò dolcemente il suo migliore amico, che, ne era certa, era l’unica persona al mondo capace di riuscire a mangiare carne, pesce e dolce insieme, anche se poi qualche pezzo di cibo ovviamente sfuggiva alla sua bocca vorace e volava sulla tavola.
- Fimmi Femmione, fe c’è?
- Non parlare a bocca piena! – scoppiò a ridere di fronte alla confusione che leggeva in quegli occhi azzurri.
Hermione amava gli occhi di Ron, ne amava il colore, ne amava la semplicità, la purezza. Li amava perché rappresentavano lui, perché erano così suoi e così sinceri che nel suo caso erano veramente delle finestre sull’anima. Bastava guardarlo negli occhi per capire cosa provasse realmente e Hermione aveva sempre adorato la loro limpidezza.
- Perché mi guardi così, Herm? – chiese finalmente Ron, quando riuscì a inghiottire il boccone che gli si era bloccato in mezzo alla gola.
La ragazza non rispose subito.
Si limitò a guardarlo in modo materno, come si fa come un bambino, come lei un giorno avrebbe fatto con il suo bambino, poi appoggiò la testa sulla sua spalla, chiudendo gli occhi.
- Perché ti voglio bene.
Il ragazzo arrossì come un pomodoro, imbarazzato. Con una dolcezza infinita le passò tremante una mano sulle spalle, stringendola a sé.
- A-anch’io ti voglio b-bene. – riuscì a malapena a borbottare, mentre il suo cuore faceva le capriole.
Quello che Hermione non aveva di certo previsto erano i suoi costanti cambiamenti di umore. Per questo a volte si esibiva in effusioni o in gesti d’affetto verso le persone a cui più voleva bene, per poi scivolare in meno di un secondo in una crisi depressiva, e un secondo ancora più tardi scoppiare a piangere per ragioni che nessuno, neanche lei, sarebbe mai riuscito a comprendere.
In quel momento aveva sentito l’impulso di dire a Ron quanto teneva a lui, e così aveva fatto; gli aveva esposto sinceramente il suo affetto.
 
Inconsapevole che così sarebbe stato ancora più difficile lasciarlo andare.
 
Un rumore alle sue spalle la fece sussultare.
Non voleva, non doveva, non poteva guardare verso quella direzione eppure il suo cuore ancora una volta fece di testa sua e Hermione si ritrovò a voltare lo sguardo sul ragazzo che si stava alzando dalla sedia, con un’espressione furente sul volto.
Il Serpeverde si diresse verso la porta, sotto lo sguardo sbigottito di tutta la sua Casa e soprattutto dei suoi amici più stretti.
 
Hermione capì che se la porta non fosse stata più alta di lui di almeno dieci metri, se la sarebbe sbattuta alle spalle.
 
Non seppe mai il perché di quello che fece dopo.
Lo fece e basta, senza pensare alle conseguenze.
Si alzò dalla sedia, e lasciando tutti attoniti, lo seguì fuori dalla Sala Grande.
 
 

 
 
I passi cadenzati rimbombavano per i corridoi. Non uno studente osava incrociare il suo cammino e le poche anime vive che si aggiravano per i corridoi provvedevano immediatamente a scansarsi o a cambiare direttamente direzione.
Perché quando dentro a quegli occhi ghiacciati si agitava la tempesta, significava solo una cosa.
 
Pericolo.
 
Draco inspirò, fermando la sua avanzata e appoggiandosi a una colonna.
 
La rabbia è come il fuoco: può essere spenta facilmente quando è piccola, ma diventa difficile da spegnere quando è radicata in profondità.
 
E tutta quella rabbia era penetrata in lui con una tale intensità da raggiungere parti di lui che nemmeno sapeva di avere. Così radicata, così violenta, così corrosiva e logorante…
 
Lei che scherza con lo Sfregiato e la Piattola.
 
I pugni stretti, le nocche bianche.

Quanto la odiava…
 
Lei che sorride a tutti quei poveri straccioni che le stanno intorno.
 
La bocca serrata, i muscoli completamente irrigiditi.

Salazar, quanto la odiava!
 
Lei che abbraccia Lenticchia.
 
Gli occhi assottigliati, il corpo che cominciava a fremere dalla rabbia.

La odiava.
 
E di nuovo quel malessere a tormentarlo, quella sensazione pungente che lo scuote, percorrendo tutto il corpo.
 
Perso nelle sue riflessioni, non si accorse di una coraggiosa presenza che si azzardava a disturbarlo e si avvicinava sempre di più. Forse, se fosse riuscito a scorgerla prima, se ne sarebbe andato. Ma fu troppo tardi quando vide quella persona, che al solo sentirla nominare, sentiva qualcosa nascere dentro il petto.

Il disgusto, probabilmente.

Perché quando la vedeva qualcosa dentro di lui nasceva, qualcosa che sapeva di rabbia, rancore… eppure… eppure, allo stesso tempo, non poteva essere niente di tutto questo, perché...

Perchè fa male.

 

 
 
Era stata costretta a correre pur di non perderlo di vista.
In quel mese Hermione aveva tentato un’infinità di volte di parlare con lui, ma bastava un suo sguardo a farla minimamente vacillare, era sufficiente solo la sua voce sprezzante a farla ricadere nel vortice nero di dolore, in cui rischiava di essere risucchiata ogniqualvolta che i suoi pensieri vagavano liberi e si posavano su Draco. La sua maschera la proteggeva fino a un certo punto, poteva nascondere tutto agli altri o a se stessa, ma non poteva neanche minimamente sperare di ingannare il suo cuore. Aveva comunque cercato di parlare con lui della questione, ma non solo il ragazzo sembrava evitarla, anche più del solito, il problema principale era che lei voleva parlare con lui sola.
E quando mai un ragazzo come Draco Malfoy poteva essere trovato solo? Quando non era seguito dai suoi migliori amici, aveva dietro di sé quasi tutto il popolo femminile che lo fissava adorante, ragazze che Hermione avrebbe schiantato volentieri dopo un’accurata maledizione Cruciatus.
- Mezzosangue…
Hermione trasalì alla sua voce.
 
Dannato, stupido cuore!
 
- …Cosa diavolo vuoi? Mi hai seguito?!
Finalmente dopo quasi un mese si presentava l’occasione che la ragazza aveva desiderato per tanto tempo: parlare con lui, faccia a faccia, senza visi curiosi a fissarli. Bene, proprio in quel momento le parole dovevano venir meno e l’aria doveva venire a mancarle.


Tempismo perfetto, non c’è che dire.


Aprì e richiuse la bocca più volte, sentendosi una perfetta idiota, mentre il
Serpeverde si spazientiva.
 
Dì qualcosa, stupida!
 
- Ho bisogno di parlarti Malfoy. – recuperò l’uso della parola dopo qualche secondo, ripetendo le stesse parole di qualche mese prima.
 
Ah, che originalità.
 
- Granger, ma tutta questa voglia di parlare con me esattamente da dove ti esce? – le lame perforatrici la trapassarono lentamente, come a voler prolungare quell’atto di crudeltà. – Non ho nulla da spartire con una come te.
- E invece ce l’hai, Malfoy. – sbottò lei, mentre il cuore iniziava a batterle all’impazzata.
 
Neanche immagini cosa, chi, hai da spartire con me.
 
Rimasero a fissarsi per minuti che parvero interminabili, in cui Hermione rischiò di collassare. Fuoco e ghiaccio lottavano, si bruciavano e congelavano uno nel calore o nella freddezza dell’altro.
- Parla, allora. Basta che tu faccia in fretta. – acconsentì infine il ragazzo dopo quello che sembrò un’infinità di tempo.Il suo tono sembrava quasi stanco, sconfitto e per un attimo Hermione vide la maschera di Malfoy cedere per lasciar spazio a Draco. Fu solo un secondo, un miserabile attimo, un semplice istante.
- Dobbiamo parlare di quello che è successo tre mesi fa, Malfoy.
 
Quanto avrebbe voluto chiamarlo per nome, quanto avrebbe voluto non dover usare quel cognome cattivo, quel cognome che era portatore della sua maschera.
 
Il ragazzo alzò le sopracciglia, incuriosito, ma da una parte per niente sorpreso.
- E di cosa vuoi parlare, Granger? Non mi sembra ci sia molto da aggiungere.
Hermione deglutì pesantemente.
- Lo sai. – rispose invece, odiandosi per il tremolio che aveva avuto la sua voce. Se contenere il dolore era difficile, ripensare alla felicità di un ricordo così bello e intenso le spezzava il cuore.
- Come ho già detto, non mi sembra ci sia nulla da dire. – ripetè Draco, con inquietante calma.
- Ah no? – scoppiò alla fine la ragazza. – Credi che si faccia così, Malfoy? Fare l’amore e basta e poi non parlarsi per tutta la vita? Beh, mi dispiace, ma non è un comportamento corretto!
Un guizzo di incredulità passò attraverso gli occhi di Draco e stavolta non fu un lampo: il ragazzo ci mise qualche secondo per recuperare il controllo e ritornare impassibile. Hermione non capì inizialmente.
Solo dopo attimi di riflessione si accorse di ciò che aveva detto, di ciò che aveva ammesso. Del suo errore.
Amore? Mezzosangue, che stai blaterando? – ridacchiò quasi, con un ghigno al limite del disprezzo.
 
Fare l’amore e basta e poi non parlarsi per tutta la vita?
 
La ragazza cominciò a tremare convulsamente. Gli occhi si appannarono.
No. Non poteva averlo detto davvero.
- Mi sono sbagliata. – ringraziò tutti i maghi del mondo che la sua voce fosse uscita quasi sicura.
- Non so proprio come ti sia venuta in mente una cosa simile. – esclamò il ragazzo con scherno e cattiveria, non dando segno di aver sentito le sue ultime parole. Poi con il suo solito ghigno si avvicinò alla ragazza finché non furono a mezzo metro di distanza. Hermione, paralizzata, non riuscì a muoversi. – Vediamo se riesco a chiarire questa situazione in modo che il tuo piccolo cervellino lo capisca: il nostro non è stato amore, Mezzosangue, noi abbiamo solo scopato, niente di più, niente di meno. È stato ovviamente un errore.
Quelle parole furono la sua maledizione.
 
È stato un errore.
 
Tutte le lacrime, tutte le torture, tutti i pianti, tutta quella vitalità che aveva perso.
 
Un errore.
 
Le bugie, i momenti persi, gli sguardi mancati, il sentimento puro e sbagliato che lei, costantemente, nutriva.
 
Un errore.
 
Il suo cucciolo. Il suo piccolo cucciolo che cresceva dentro di lei, che si prendeva parte della sua vita, dandone altrettanto in cambio.
 
Un errore.
 
Il nostro non è stato amore, noi abbiamo solo… solo…
 
Si morsicò le labbra a sangue, non riusciva nemmeno a pensarle quelle parole da quanto le facevano male.
- Ti odio. – sputò Hermione con un tale disprezzo che non riconobbe la sua voce. Per un attimo lo credette davvero.
 
Un errore.
 
E forse, rifletté, un errore lo era davvero.
 
Ma come può un errore renderti così felice?
 
- Mi odi, Granger? – il ragazzo si avvicinò ancora, fino a che non ci furono meno di pochi centimetri a separarli. La costrinse a guardarlo negli occhi, afferrandole il mento con forza e senza premura.
Hermione sussultò, cercando di liberarsi dalla sua presa.
- Allora? Rispondi alla domanda: mi odi, Granger? – con un ghigno diabolico il ragazzo fece scorrere il pollice sulla sua guancia.
Il respiro di Hermione accelerò, mentre una mortificante sensazione di umiliazione si irradiò lungo il corpo.
- Sei disgustoso, Malfoy! – quasi urlò, schiaffeggiando via la sua mano.
Era solo un gioco per lui e lei lo sapeva.
 
Era soltanto l’ennesima tortura, l’ennesimo colpo al suo cuore malandato.
 
Mantenne il suo sguardo incollato a quello di Draco, non permettendosi di abbassarlo. Ignorando le sue parole, le dita del Serpeverde scivolarono sul suo collo candido, per valutarne le reazioni.
 
Calcolatore fino all’anima.
 
Hermione fece violenza su se stessa, per non reclinare il capo in direzione della sua mano, e sentire ancora quella carezza, anche se falsa, sulla sua pelle.
Era solo un dannato e stupido gioco. Hermione sapeva di doversi ritrarre se non voleva infliggersi ulteriore dolore. Ma l’orgoglio le fece piantare i piedi per terra e fissare con ancora più rabbia il ragazzo, la cui sicurezza non era vacillata neanche per un attimo.
 
Orgoglio e cuore lottavano, infuriavano l’uno contro l’altro.
 
Una sfida continua che non portava né vincitori, né vinti.
 
Chi avrebbe ceduto per primo sotto lo sguardo dell’altro?
Chi per primo avrebbe mostrato un sintomo di debolezza?
- Malfoy!
Hermione ci mise qualche secondo per capire che quella voce non apparteneva a lei, ma ad una terza persona. Quando se ne rese conto si voltò in direzione del suono e vide la faccia rabbiosa di Harry.
Il Grifondoro vedendo l’espressione dell’amica, si innervosì ancora di più.
- Malfoy, che cosa le stai facendo? – sibilò contro Draco, che intanto si era discostato da lei, quel tanto che bastava per permettere a uno sconosciuto di non fraintendere la situazione.
- Quello che faccio non sono cazzi tuoi. – gli rispose, con molta gentilezza.
- Se di mezzo c’è Hermione sì! Stai lontano da lei!
Hermione rimase a guardarli spaventata, dato che sembravano pronti a uccidersi seduta stante. O almeno, Harry sembrava arrabbiato più che altro, anzi – a guardarlo bene – era proprio incazzato nero. Solo quando sentì la sua mano calda e confortante posarsi sulla spalla si accorse che Harry l’aveva raggiunta e la guardava seriamente preoccupato.
- Hermione, stai bene?
La ragazza annuì, ma non parlò. Non si fidava della sua voce.
- Ne sei sicura? – domandò, la preoccupazione al limite dell’esasperazione.
- Sì. – si costrinse allora a dire la Grifondoro. – Perché me lo chiedi?
Harry non le rispose, ma le lanciò un’occhiata piuttosto eloquente. Hermione immaginò quanto dovesse apparire distrutta e si passò una mano sul viso, cercando forse di nasconderlo. Quello che trovò la sconvolse.
- È stato Malfoy a farti piangere? – ringhiò Harry, con rabbia.
- N-no. – balbettò, sperando di calmarlo. Per Merlino, quando… quando avevano cominciato a farsi lucidi i suoi occhi?
Non fece in tempo a dire nient’altro perché Harry brandì la bacchetta e la puntò contro il Serpeverde.
- Stalle lontano, Malfoy. – mormorò, con sguardo impenetrabile. – Non ti azzardare mai più a…
Draco ghignò.
- Vediamo che sai fare, Potty. – lo interruppe, prendendo a sua volta la bacchetta.
Hermione vide una figura in lontananza che si avvicinava e, preoccupata dall’eventualità di un possibile scontro in mezzo al corridoio, fu tentata di urlare per chiedere aiuto, ma la voce di Harry la distrasse.
Expelliarmus!
Protego!
Hermione spalancò gli occhi, capendo che facevano sul serio e quanto la situazione fosse grave. E si paralizzò ancora di più quando si accorse che la figura che veniva verso di loro era nientemeno che il Professor Piton.

Merda.

- Harry, basta! Per favore, smettetela!
Afferrò Harry per un braccio e lo costrinse a guardarla.
- Non ne vale la pena. – gli sussurrò. – Davvero, non ne vale la pena. – ripeté con tono pacato.
Harry esitò per un attimo, ma poi vedendo lo sguardo implorante della ragazza, abbassò la guardia e, insieme, la bacchetta.
- Stupeficium! – il colpo partì dalla bacchetta di Draco e Harry lo evitò per il rotto della cuffia, scansandosi all’ultimo secondo. Purtroppo, Hermione non fu abbastanza veloce e non riuscì a proteggersi da quell’attacco improvviso. L’incantesimo la colpì in pieno e la fece sbattere contro il muro.
Harry non fece neanche in tempo a voltarsi verso di lei, che fu bloccato dal Professor Piton sopraggiunto nel luogo dello scontro. Non era certo una novità il suo odio nei confronti del Grifondoro.
- Potter! – lo agguantò il professore. – Duelli nei corridoi? Bene, venti punti in meno a Grifondoro!
- Ma… – Harry cercò di protestare, ma non gli fu dato il tempo.
- Ho visto benissimo che hai attaccato per primo il signor Malfoy, mi credi così stupido? Altri venti punti in meno a Grifondoro!
- Verament…
- Osi ancora protestare? Vieni subito con me! Meriti una punizione! – sentenziò, con trionfante cinismo.
- Hermione si è fatta male! Almeno mi dia il permesso di portarla in Infermeria! – riuscì finalmente a dire, quando Piton gli lasciò libertà di parlare.
- Assolutamente no, Potter! – rispose malamente il professore, che non voleva perdersi la possibilità di punire il suo più odiato allievo. – Ci penserà il signor Malfoy.
- Cosa? No, aspetti!
Le parole di Harry furono completamente inutili, poiché il professore lo afferrò per un braccio, illustrandogli come avrebbe dovuto scontare la punizione. L’ultima cosa che Hermione vide furono i suoi occhi colmi di preoccupazione.
Draco, evidentemente scocciato dalla situazione, sbuffò.
- Andiamo, Granger. Non dirmi che ti ho fatto male.
Ma Hermione non lo ascoltava. Rimaneva lì, per terra, raggomitolata su se stessa con lo sguardo terrorizzato e la paura che la divorava. Si era subito impossessata di lei, quella maledetta paura, quando aveva visto quella macchia scura. E la sua mente era ritornata in un attimo alle parole di Madama Chips.
 

- Non deve sforzare il suo fisico. Limiti le fatiche il più possibile e si conceda magari qualche ora di riposo, di tanto in tanto.
- D’accordo.
- E soprattutto deve mangiare di più. Insomma, ha due vite da sostenere, lasci perdere la dieta!
- Io non sono a…
- Sì, sì dite tutte così… comunque, riassumendo il tutto, si ricordi di mangiare, dormire e soprattutto di non affaticarsi.
- Glielo prometto. – rispose Hermione. Con un sorriso caloroso, la ragazza la salutò, ma l’anziana signora la fermò prima che potesse andarsene.
- Stia molto, molto attenta: finché non sono passati almeno tre mesi, rischia di perdere il bambino, anche solo per una banale questione di stress. Si prenda cura di se stessa, più di quanto abbia mai fatto e in questo modo assicurerà al suo bambino una nascita sana e priva di rischi. – mormorò la donna, con occhi severi. – Purtroppo gli aborti naturali sono sempre più frequenti al giorno d’oggi e, a quel punto, i danni saranno irreparabili.


L’incantesimo l’aveva colpita al ventre con una forza inaudita.
 
Aborto naturale.
 
Hermione tremò violentemente quando vide una grossa macchia rossastra sul pavimento.
 
La pancia. La pancia aveva ricevuto un colpo così forte che l’aveva sbalzata contro il muro.  
 
La testa cominciò a vorticare incontrollata e il suo corpo, in preda alle convulsioni, sembrava essere su una sedia elettrica. Una mano tremante andò a coprire il ventre, laddove l’incantesimo l’aveva colpita, laddove sentiva un dolore lancinante, come se qualcosa si fosse strappato.
 
I danni saranno irreparabili.
 
Il suo cucciolo. Il suo cucciolo stava morendo. Quella piccola creatura innocente stava per morire perché lei non aveva evitato un incantesimo.
- No. – la voce flebile, spezzata, uscì dalle sue labbra.
- Granger, ma che cazzo… – sibilò il Serpeverde che si erano chinato su di lei per controllare che stesse bene. Il suo sguardo corse subito alla macchia di sangue e optò per l’ipotesi che avesse sbattuto la testa. Si avvicinò esitante. – Su, alzati, così ti accompagno in Infermeria.
Hermione si voltò di scattò verso di lui, con gli occhi pieni di lacrime. Il Serpeverde ammutolì di fronte alla sua espressione così atterrita e a quelle lacrime che mai, mai, la Grifondoro gli aveva dato la soddisfazione di vedere.
- Dra… Draco! Il…
 
Il suo bambino stava morendo.
 
Draco spalancò le sue iridi ghiacciate e la fissò sconvolto.
- Granger, ma…
- Presto, non c’è tempo! – singhiozzò disperata.
Strinse la presa sul suo ventre, come se in qualche modo potesse proteggersi da quel dolore.
- No! No…
Le parole le uscivano in modo sconclusionato, privo di logica e Draco per un attimo si preoccupò davvero.
- Forse è meglio che vada a chiamare … – mormorò sovrappensiero.
- NO! – l’urlo le si bloccò in gola. – Non chiamare nessuno… Infermeria… Ginny… – il corpo teso, il tremore accentuato, la macchia di sangue indelebile sul pavimento che sembrava aumentare.
Le lacrime cominciarono a scendere copiose, inarrestabili.
Non poteva perderlo.
Non poteva perdere l’unica sua ragione di vita.
 
Non poteva perdere l’unica parte di Draco che avrebbe mai potuto tenere con sé.
 
- No…
Fu l’ultimo sussurro che pronunciò prima di scivolare in un vortice nero, senza fine. Due parole crudeli presero forma nella sua mente, quasi a volerle ricordare che lei avrebbe sofferto, che quella era una maledizione e non vi sarebbe di certo sfuggita.
Due parole che la uccidevano per il tutto il dolore che causavano.
 
Aborto naturale.
 
 
 
 
 










 
 
 
 

 
 
 
 





Angolo Autrice

…ehm…quante persone sono rimaste a bocca aperta, sconvolte dal finale?
Tirate su le mani. 1, 2, 3 ….Hei! ho detto tirate su le mani, non le armi! No, no appoggiate quella mazza, non sapete che è reato uccidere qualcuno?!?
Ok, vi do la possibilità di tirarmi in testa tutto quello che volete, (a parte le uova marce), se proprio ne sentite il bisogno posso anche sopportare una maledizione Cruciatus, ma niente Avada Kedavra, sono troppo giovane per morire! ._______.
Sono già pronta alle bandierine arancionissime che invaderanno il mio account, ma vi prego non lanciatemi troppi improperi o maledizioni. Sono molto permalosa ù.ù
Ovviamente sto scherzando, insultatemi quanto volete, effettivamente me lo merito ^_^
Comunque non disperate per la fine del capitolo, non è detta l’ultima parola!
Il prossimo capitolo è quasi pronto, tenterò di non farvi aspettare troppo.
Comunque…spero che il capitolo non vi abbia deluso e sia stato all’altezza delle vostre aspettative. (almeno per quanto riguarda la parte prima della fine xD) È quasi del tutto incentrato su Draco e Hermione, in questo capitolo ho voluto dare più spazio a loro, essendo i protagonisti della storia. ^____^
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/preferite/ricordate, e grazie anche a chi ha solo dato una sbirciata.
Ma in particolar modo ringrazio quelle meravigliose 10 ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo: blair_87, MouMollelingua, EmWeasly, Harry Potterish, Black_Yumi, MadamaBumb, Felpick93, Luna Ginny Jackson, la_marty e LUNAPOP. Non solo vi ringrazio per le vostre recensione, ma per il vostro sostegno: questo è stato un periodo difficile per me e io vi ringrazio per avermi aiutato. Le vostre parole mi sono servite, davvero! Grazie, grazie, grazie! =D
E prima di andarmene vorrei fare un ringraziamento enorme a DracoMattyMalfoy, che ha segnalato la mia storia all’amministrazione per le scelte. Probabilmente non finirà mai tra quelle storie fantastiche, perché so di non avere tutto quel talento, ma ti ringrazio tantissimo per il pensiero. Mi hai commossa :) Grazie di cuore ^____^
Al prossimo capitolo miei adorati lettori!
La vostra pazza ritardatrice,
flors99
  
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