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Autore: Unbreakable_Vow    01/05/2012    6 recensioni
Albus Severus Potter ha 19 anni e un sogno chiuso dentro il terzo cassetto del mobile alto. Per realizzarlo dovrà arrivare fino in Grecia, luogo dove vive ormai da decenni Gareth Ollivander. Ed è lì che si ritroverà immischiato nella vita della soprannominata-Persefone, imprigionata negli Inferi del suo passato.
[mooolti più avvisi all'interno]
INCOMPIUTA
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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Fare ritardo sin dal primo capitolo è un ottimo biglietto da visita, vero? Perdonate la mia lentezza, gente, la puntualità non è mai stata il mio forte :(
Cooomunque, vi lascio a questo primo capitolo di per sé già bello corposo! Diamo solo un po' le basi della storia inquadrando la situazione, ancora niente che coinvolga la trama vera e propria. Giusto per orientarvi, ecco ;)
Grazie a chiunque segua ed apprezzi, silenziosamente e non! Rendete il mio ego un po' più grande e fate di me una persona felice <3
Buona lettura!
 


Primo capitolo
ovvero, sviluppo di un sogno

 

 
Ah, signor Potter, che bella sorpresa. Non pensavo che avrei smistato un altro Potter a così breve distanza dal precedente. Albus Severus, giusto? Bene, diamoci da fare.

...d'accordo.

Uhm, difficile. Non sei come tuo fratello James, lui è stato piuttosto semplice da smistare. Vediamo, in te c'è del coraggio, molto, ma fai più affidamento sulla logica che sul tuo istinto. Anche lealtà verso i tuoi principi, vedo, e di certo il lavoro duro non ti spaventa... potresti essere un Tassorosso? D'altra parte, però, l'intelligenza non ti manca, e vedo in te anche molta curiosità, due doti necessarie per un Corvonero.

Signor Cappello?

Si?

Perché non posso andare a Grifondoro?

Ah, Albus, vorresti andare nella stessa Casa di tuo padre, non è vero? Sei diverso da lui, però. Non posso accontentare la tua richiesta, mi dispiace.

Ma perché no? Papà ha detto che avrebbe tenuto conto della mia scelta!

Tuo padre non può stabilire su cosa io basi la mia decisione. Se anni fa gli permisi di scegliere questo non significa che tutti abbiano propensioni tali da poter finire in due o più Case come lui. Lo capisci, vero?

...si, lo capisco.

Bene, allora -

 Ma non voglio finire a Serpeverde!

Serpeverde? Non ho nemmeno nominato quella Casa per te, signor -

E' che ho tanta paura di finire lì signor Cappello, capisce? Serpeverde è una Casa malvagia, e io non sono malvagio. Io sono una brava persona. E' vero che sono furbo, ma non faccio mai del male a nessuno!

Si...

Ed è vero che sono ambizioso, ma non cattivo. Insomma, che c'è di male ad essere bravi? Mi piace quando qualcuno mi fa i complimenti se faccio bene una cosa, ecco.

Vedo...

E sono pure bravo a capire le persone perché mi piace osservarle. Mi piace... interpretarle. Ma questo non fa di me una persona brutta, vero? Insomma, è vero che ogni tanto cerco di capire di che umore è la mamma per vedere se chiederle o meno di poter fare qualcosa, però -

Signor Potter?

Si?

Hai sciolto ogni mio dubbio con queste parole.

Davvero?

Certo. E lascia che ti ribadisca un concetto: sei diverso da tuo padre. Lo vedo che cerchi in tutti i modi di assomigliargli, ma avete due caratteri ben distinti, e sono sicuro che la vita te ne darà prova.

Io... scusi, ma in quale Casa vuole mandarmi?

In quella giusta.

"SERPEVERDE!"

***

Il primo cassetto del mobile alto era stato il primo a venir svuotato. Conteneva foto, disegni, scarabocchi, dediche, pezzi di pergamena, tappi, piume, appunti, riflessioni, petali essiccati. Ricordi dei sette anni che aveva trascorso a Hogwarts, di avvenimenti che avevano costellato il più bel periodo della sua vita.
Il secondo aveva seguito poco tempo dopo la stessa trafila del primo. Questo conteneva calzini, sciarpette, piccoli asciugamani, guanti e baschi ai ferri: tutto cucito a mano, regali di nonna Molly. Le coperte erano ancora riposte dentro l'armadio, perché quelle avrebbero avuto bisogno di un bel po' di tempo per essere rimpicciolite.
Il terzo cassetto lo stava svuotando in quell'istante, e all'appello ne mancavano ancora altri due. Da un certo punto di vista, era quello il cassetto a cui era più legato. Conteneva i suoi tentativi di lavorazione del legno, i primi progetti di bacchette - aveva cominciato a disegnarli al secondo anno, la notte, nel chiuso delle sue coperte - e le formule che aveva collezionato nel tempo. Fascicoli su fascicoli di pergamene a proposito della lama migliore per intagliare, dei metodi ottimali per staccare i rami dalla pianta originaria senza comprometterne la crescita, appunti del professor Longbottom su come far germogliare al meglio un seme e dettati del ritratto del professor Snape sulle tecniche di preparazione delle tre Pozioni Forgianti. Per ultime, e non per importanza, le preziose parole che gli aveva riservato Ollivander nei due anni di apprendistato che aveva compiuto presso il suo negozio.
Sopra quel cassetto, due anni prima, Albus aveva inciso la parola Sogno. In realtà lo era diventato fin dal primo momento in cui, appena undicenne, aveva messo piede nel negozio di Ollivander e aveva visto gli infiniti scaffali pieni di confezioni rettangolari. La magia palpabile che c'era nell'aria gli aveva fatto desiderare di poter vivere lì dentro per sempre, di poter fabbricare bacchette fino a diventare vecchio e non avere più forza nelle mani. Ma l'Albus diciassettenne che aveva appena saputo di essere diventato il nuovo assistente di Ollivander e che si metteva inginocchiato sul pavimento intagliando con cura quella parola era diventato, prima che se ne accorgesse, un diciannovenne attorniato da valigie aperte sparse per tutta camera. Un diciannovenne pronto a lasciare i confini dell'Inghilterra per dirigersi verso uno dei paesi più affascinanti e incantevoli del Mediterraneo - così gli aveva detto zia Hermione, quando aveva raccontato a tutta la sua famiglia di quel progetto, in una delle loro famose "riunioni straordinarie".
Era avvenuta la sera stessa in cui lui e suo padre avevano discusso dell'idea di quel viaggio con Ollivander, circa un paio di mesi prima. Quel giorno - che per Albus era iniziato come uno dei tanti, perché, davvero, non si sarebbe mai aspettato niente di simile - Ollivander aveva chiesto ad Albus di invitare suo padre al negozio, perché avrebbe voluto discutere con lui riguardo una questione molto urgente. Così Albus, un po' allarmato, aveva usato il camino del negozio per contattare l'ufficio Auror del Ministero e chiedere a suo padre di presentarsi lì subito dopo pranzo, e questi era accorso con una smorfia perplessa sul volto. Ollivander, non girando troppo attorno alla questione, aveva detto a suo padre che lui era uno degli apprendisti più talentuosi che gli fosse mai capitato di avere, che avrebbe voluto lasciargli il negozio da lì a qualche anno ma che riteneva opportuno fargli compiere, prima, una specie di apprendistato da suo fratello minore, Gareth Ollivander, che viveva in una piccola isola della Grecia.
Albus era rimasto senza parole, non solo per il fatto che Ollivander si fosse espresso nei suoi confronti usando parole davvero lusinghiere - non che pensasse di non meritarsele, ma i complimenti con Ollivander non erano proprio all'ordine del giorno - ma anche per aver detto a suo padre di avere l'intenzione di lasciargli la gestione del negozio. Sapeva che Ollivander aveva una buona considerazione di lui, negli ultimi due anni aveva avuto modo di rendersene conto, solo... era stato inaspettato.
Allo stesso modo di Albus, anche suo padre era rimasto piuttosto sorpreso da quella proposta. Aveva cominciato a porre una serie di domande che suonavano fin troppo simili ad un interrogatorio - deformazione professionale, aveva pensato Albus un po' stizzito - informandosi sopratutto su questo presunto fratello minore. Non ne aveva mai sentito parlare, diceva, e d'altronde, però, quando ne avrebbe avuto l'occasione? Non aveva mai avuto modo di conoscere così intimamente Garrick Ollivander, e fino ad allora non si era mai posto nemmeno un interrogativo sulla sua vita privata. Ma domandando era venuto a sapere che non solo Ollivander aveva avuto una moglie e un figlio - purtroppo deceduti entrambi - ma che il fratello era partito per la Grecia pochi anni dopo aver concluso i suoi studi a Hogwarts con l'intenzione di ritrovare le loro origini ("Ollivander è un cognome di quelle regioni, signor Potter") e poter studiare meglio lo stile di vita Babbano, così da migliorare i suoi studi sulla produzione delle bacchette. Entrambi i fratelli, infatti, avevano assistito loro padre durante il lavoro in bottega, ed entrambi avevano acquisito la sua passione nel forgiare bacchette, ma avevano scelto due modi completamente differenti di approcciarvisi. Mentre il primo aveva studiato empiricamente la potenza delle varie combinazioni di legno e materiali e aveva operato una scelta estremamente precisa su quale piante e nuclei interni fosse meglio utilizzare, il secondo aveva approfittato di quel viaggio verso la scoperta delle loro origini per conoscere quante più combinazioni possibili e soffermarsi sul perché una scelta fosse meglio di un'altra a livello più strettamente teorico. Si erano scritti e visti spesso, e avevano confrontato continuamente i loro studi, cosicché Ollivander asseriva di essere perfettamente sicuro che un periodo come allievo di suo fratello avrebbe giovato alla competenza di Albus e lo avrebbe fatto diventare un perfetto "erede" del negozio di bacchette più famoso di tutto il Regno Unito.
Mentre Harry si era limitato ad annuire durante la spiegazione dei due diversi modi di approcciarsi allo studio, cogliendo poco di quel discorso, Albus aveva visto nitidamente la meraviglia che celavano quelle poche frasi. Gli studi di questo Gareth sembravano molto interessanti ed approfonditi, qualcosa che la sua voglia di sapere non avrebbe potuto ignorare. Così aveva convinto il padre, seppur ancora dubbioso, ad acconsentire all'idea che lui, due mesi dopo quell'incontro, partisse alla volta di quello strano apprendistato a molte miglia di distanza da casa.
Ed era proprio mentre ripensava a quell'incontro e alle conoscenze che avrebbe potuto acquisire da Gareth Ollivander, mentre sistemata la quarta valigia stando ben attento ad impacchettare gli oggetti più fragili in strati e strati di Incantesimi di Protezione, che il rumore di un paio di colpi sulla porta lo distrasse. Si voltò verso l'uscio della sua camera e, neanche troppo sorpreso, vide che si trattava di sua madre.
Madre che, in realtà, non era stata troppo contenta di quel viaggio. Albus lo sapeva, aveva ascoltato tutte le sue paure ed i suoi dubbi manifestati durante la "riunione", ma sapeva anche che non avrebbe mai tentato di fermarlo. Era una lottatrice, lei, che capiva quanto fossero importanti le ambizioni, e anche se non glielo diceva molto spesso, Albus era estremamente orgoglioso di lei. E si sentì anche un po' più sollevato quando lei gli chiese "Hai bisogno di una mano, tesoro?"
Albus si limitò ad annuire, sorridendole, prima di aggiungere "Non mi manca molto, comunque. Devo solo svuotare gli ultimi due cassetti e occuparmi delle coperte. Mi sa che devo rimpicciolirle, quelle."
"Vuoi che ci pensi io?"
"Non serve, tranquilla."
Ma la madre, come non l'avesse sentito, superò zig-zagando le tre valigie sparse per il pavimento e si mise a sedere vicino a lui, aprendo le ante dell'armadio e tirando fuori tutte le coperte e le lenzuola, la bacchetta alla mano e un sorriso sul volto.
Rimasero così un po' di tempo, in silenzio, ognuno affaccendato nel sistemare la roba. Ogni tanto i loro sguardi si incrociavano e i due si sorridevano complici, e Albus sentiva che quello era il modo in cui la madre voleva comunicargli che aveva approvato del tutto la sua scelta. In casa non c'erano altri rumori se non quelli che producevano loro spostando gli oggetti - Lily era da Scorpius, James da Elijah e suo padre al Ministero - il che rendeva il tutto ancora più intimo e cameratesco.
Poi sua madre parlò. "Ero abituata ad averti in casa, ormai," ed il tono era piuttosto sommesso. "Non averti più qui... mi mancherai."
Non era tipico della madre fare ammissioni simili. Non aveva preso per nulla da sua madre: la nonna era affettuosa ed espansiva, a volte fino ad essere soffocante, mentre lei non manifestava così apertamente i suoi sentimenti, almeno non a parole. Era la donna che quando lo aveva scoperto a piangere sul letto - sedici anni sulle spalle, litigata furiosa con Scorpius e una sorella fin troppo impicciona - lo aveva abbracciato e consolato ma senza dire una parola, e da quel che ricordava Albus era sempre stata così: poche parole e molti gesti. Per questo quella frase, così candidamente sincera, lo stupì un poco.
"Mi... mi mancherai anche tu, mamma. Mi mancherete tutti." E mentre la madre poggiava la mano sulla sua spalla, Albus sentiva di dover continuare. "Ma alla fine sto seguendo il mio sogno, lo vedi?" ed indicò l'incisione sul terzo cassetto. "E comunque non me ne sto andando per sempre."
"Lo so," disse lei con un bel sorriso pieno, prima di arruffargli affettuosamente i capelli.
Proprio il quel momento, uno scoppio al piano di sotto annunciò l'arrivo di qualcuno via Smaterializzazione, mentre i successivi passi frettolosi su per le scale e lungo il corridoio chiarirono chi ne fosse il proprietario.
"Al, ma ancora così stai? Muoviti! Dobbiamo - ah, ciao mamma - dobbiamo andare da Scorpius! Fai veloce, che io nel frattempo faccio una doccia. Capito? Veloce, mi raccomando, non come tuo solito!"
Prima ancora di avergli dato la possibilità di rispondere, Lily - che era sbucata davanti l'uscio della porta solo col viso - corse via da lì dirigendosi verso la fine del corridoio, dove si trovava il bagno.
Albus emise un piccolo sbuffo seccato, ma prima che lui e sua madre potessero guardarsi in faccia sconsolati e ricominciare il lavoro, una voce giunse da lontano: "SBRIGATI!"
Fu il turno della madre di sbuffare.

***

Mezz'ora dopo, lui e Lily si stavano dirigendo via camino verso il Malfoy Manor. Lily aveva continuato a gridargli dalla sua camera (rischiando seriamente di venire  schiantata un paio di volte da loro madre) che doveva fare in fretta, ed era finita con un Albus costretto a lasciare ancora mezza valigia da preparare perché Lily aveva usato tutto il suo talento di Grifondoro petulante ed ossessiva.
Ad Albus, mentre si dirigevano verso il camino, venne in mente una cosa. "Ma James?" chiese, mentre Lily prendeva dal vaso di terracotta un po' di Polvere Volante.
"E' ancora da Elijah, ha detto che non ci raggiunge," gli rispose la sorella lanciando la Polvere dentro il camino e pronunciando il nome di casa di Scorpius.
Quando arrivarono nel salotto del Manor trovarono la signora Malfoy seduta sul divano, intenta a leggere un libro. Salutò Albus con affetto e un bacio su entrambe le guance e rivolse a Lily un "Bentornata!" che sembrava ironico ma piuttosto divertito.
Lily si limitò a ridere di gusto ed annunciò ai due che sarebbe andata a chiamare Scorpius in camera sua, salendo poi le ampie scale che portavano dal pianterreno, dove si trovava il salotto, al primo piano dove c'erano le camere da letto. Fai come se fossi a casa tua, eh, pensò Albus divertito.
"Severus," sentì una profonda voce maschile chiamarlo dal fondo del corridoio, prima che l'uomo che aveva pronunciato il suo secondo nome sopraggiungesse nella sala; quando questi arrivò, gli rivolse un piccolo sorriso orgoglioso.
"Signor Malfoy," rispose Albus, rivolgendogli a sua volta un sorriso mentre si stringevano la mano.
Albus sapeva che, fino a qualche anno prima, il padre di Scorpius non sarebbe mai venuto a salutarlo di sua spontanea volontà. Durante i primi periodi in cui era nata la sua amicizia con Scorpius - a conti fatti da subito dopo lo Smistamento, quando si erano consolati a vicenda per la Casa in cui erano finiti contro la loro volontà - il signor Malfoy lo aveva guardato a malapena, salutandolo in modo sgarbato ogniqualvolta lui e suo padre erano andati al Manor per portare qualche giorno via Scorpius. Albus, a causa di quegli episodi, aveva chiesto al padre se conoscesse il motivo di tanta ostilità, e così aveva saputo che questa derivava da vecchi dissapori che i due avevano avuto durante il periodo scolastico e che la guerra aveva soltanto aggravato le cose. Ma Albus sapeva - lo capiva, dato che era anche lui un Serpeverde - che dietro quei modi bruschi il padre di Scorpius nascondeva un orgoglio ferito. Probabilmente, aveva riflettuto spesse volte, il signor Malfoy non era riuscito a farsi andare giù l'idea che suo padre lo avesse salvato diverse volte, e si chiudeva così tanto a riccio come a proteggere la sua dignità. Era una ragionamento piuttosto infantile, ma all'epoca in cui ci era arrivato Albus aveva dovuto ammettere che non fosse poi così incomprensibile.
Ma poi era arrivata Lily a stravolgere completamente la situazione. Lily che si era fidanzata con Scorpius e imposta con la forza a suo padre, da Grifondoro tenace, aiutata dalla moglie e dal figlio. Cosa esattamente lei e il padre di Scorpius si fossero detti quel fatidico giorno di fine Maggio non lo sapeva neanche Scorpius stesso: stava di fatto che, la volta successiva in cui lui e Lily si erano diretti al Manor, il signor Malfoy aveva cominciato a trattarlo in maniera più educata. Col tempo, poi, i modi erano passati da "educati" ad "affabili", fino a quando il signor Malfoy non aveva sancito una sorta di affetto nei suoi confronti chiamandolo col suo secondo nome, Severus. Nome che rappresentava molto per lui, gli aveva detto Scorpius, e che stava a simboleggiare quanto ormai lo avesse accettato e lo ritenesse uno di famiglia.
"Dunque," iniziò l'uomo, "ho saputo da Lily che parti domani."
"Si," rispose lui annuendo, "il volo è fissato per le nove. Dovrei arrivare a Santorini nel giro di qualche ora, e da lì dirigermi verso Therasia con un traghetto."
"Povero caro, costretto a muoverti con tutti quegli scomodi mezzi Babbani," aveva commentato la signora Malfoy, con in viso un'espressione davvero triste. "Alla fine l'ha avuta vinta lui, allora?"
Era stata di Gareth Ollivander la condizione: nessun supporto magico né per arrivare sull'isola né una volta arrivato - ad eccezione di un piccolo camino magico che gli permettesse di comunicare coi suoi parenti. L'uomo viveva da diversi anni in mezzo ai Babbani e sosteneva che anche Albus, se avesse voluto diventare un bravo fabbricante, avrebbe dovuto imparare a vivere e ad arrangiarsi come uno di loro. Così aveva sperimentato per la prima volta cosa volesse dire organizzare un viaggio internazionale - verificare che la carta d'identità fosse valida per l'espatrio, convertire i galeoni in sterline e le sterline in euro (che era la valuta greca), e prenotare un volo d'aereo (mezzo che non aveva mai usato) usando uno strumento chiamato computer (che aveva utilizzato solo pochissime volte e di cui conosceva a malapena le basi). L'unica magia che gli era stato concesso compiere - "perché i Babbani hanno qualcosa di simile, solo per questo" - era il Transfertor, l'incantesimo utilizzato per parlare altre lingue diverse dalla propria. Gareth, nella lunga lettera in cui aveva comunicato ad Albus tutte queste condizioni, aveva però stabilito che avrebbe potuto usarlo solo fino a quando non fosse riuscito a parlare bene la loro lingua, e che avrebbe verificato personalmente i suoi miglioramenti.
Se all'inizio tutte quelle condizioni gli avevano provocato un po' di stizza, programmando il viaggio aveva provato una forte empatia nei confronti dei poveri Babbani e compreso dove forse il fratello minore di Ollivander volesse andare a parare. Probabilmente voleva farglieli sentire più vicini, renderlo un po' più simile a loro, affinché potesse interagirci senza troppi problemi una volta arrivato sull'isola. Forse farlo anche un po' abituare così da evitare rischi di rivelarsi involontariamente, chi poteva saperlo? Ma compresa l'idea che forse fosse quella l'ottica del suo ragionamento, aveva accettato più di buon grado tutti quei sacrifici.
E con quell'idea rispose alla madre di Scorpius. "Credo lo faccia per me, per farmi capire cosa provano i Babbani," affermò deciso. "E' un convinto sostenitore del loro modo di vivere."
"Già," sbuffò il padre di Scorpius. "Altrimenti non vivrebbe su quell'isolotto dove ci saranno a malapena un centinaio di persone."
Albus rise di quel commento e proprio in quell'istante Scorpius entrò nel salone seguito a ruota da Lily. "Di cosa si ride?" chiese divertito.
"Delle abitudini del nuovo maestro di Albus," rispose la signor Malfoy, congedandosi poi con il marito per dare l'opportunità ai tre di rimanere da soli. Albus salutò entrambi i genitori di Scorpius promettendo loro di scrivere il più spesso possibile, e infine la signora Malfoy lo abbracciò stretta, esattamente come avrebbe fatto una zia che vedeva il nipote partire. Albus non poté non sentirsi felice a quel pensiero.
Rimasti soli, fu il turno di Scorpius di abbracciarlo forte e sorridere in modo bonario, invitando poi lui e Lily a dirigersi verso il giardino e stare un po' all'aria aperta. Albus sbuffò sconsolato quando vide sua sorella avanzare per i corridoi della villa con un cipiglio fiero, come una perfetta padrona di casa che guida tranquillamente i suoi ospiti.
Albus sapeva che la persona che gli sarebbe mancata più di tutte, una volta partito, sarebbe stata proprio Scorpius. Mentre camminavano verso il giardino, si ritrovò a pensare agli anni che avevano vissuto a Hogwarts, praticamente in simbiosi, e ai due anni successivi, di apprendista per lui e di Studio di Pozioni Avanzato* per Scorpius. In quell'ultimo periodo avevano cercato di vedersi ad ogni buona occasione - il che significava quando Albus veniva liberato dalla bottega di Ollivander e Scorpius dallo studio e dalle grinfie di Lily - e l'iniziale ed immotivata paura che aveva avuto di perderlo una volta finita la scuola si era dissolta subito. Non era raro, poi, che a quegli incontri si unissero anche James e Lily, cosa che anche a Hogwarts era accaduta piuttosto spesso, nonostante i quattro fossero stati smistati in due Case diverse.
"Quanto potete restare?" gli chiese Scorpius spezzando il filo dei suoi ricordi, una volta che i tre furono arrivati in giardino, sotto un sole che ancora brillava alto nel cielo.
"Fino a cena," rispose Albus lanciando un'occhiata alla sorella. "Questa qui ha ben pensato di mettermi fretta per venire, così non ho ancora completato le valigie."
"A parte che questa qui è tua sorella," rispose Lily stizzita da quell'appellativo. "Comunque se tu sei lento io non posso farci nulla!"
"Calma, Lily!" si intromise Scorpius, facendo una piccola risata. "Albus se ne parte domani, non ti va di essere un po' più gentile con lui?"
"Con questo qui?" rispose Lily a tono, facendo uno sbuffo altezzoso. Poi si rivolse direttamente ad Albus, e il viso non poteva essere più beffardo. "Dimmi, fratellino, non ti aspetterai che ti dichiari il mio imperituro amore ora che stai partendo, vero?"
Imperituro amore? No, a quella provocazione non poteva resistere, doveva farlo. Tanto il giorno dopo se ne sarebbe andato, quindi cosa gli importava?
"No, sorellina, non preoccuparti," cominciò lui con lo stesso tono, gettando un'occhiata maliziosa a Scorpius, che lo guardò interrogativo. "La dichiarazione di imperituro amore che hai fatto al secondo anno al ritratto di Severus Snape mi è bastata per tutta la vita."
Lily spalancò gli occhi di colpo, imbarazzandosi vistosamente. Scorpius, guardandolo scioccato, si portò una mano alla bocca per non scoppiare a ridere.
"ALBUS!" strillò, con il viso completamente arrossato. "Come Merlino hai -"
"Ero proprio lì quando ti sei confessata, sorellina. Che bella scena! Scorpius, ti ricordi che te l'ho raccontato? Com'è che aveva detto?"
Scorpius stava facendo di tutto per non lasciarsi andare alle risate, mentre Lily guardava alternativamente lui ed il suo ragazzo con la bocca spalancata. Ma Albus stava godendo troppo della situazione per non continuare ad affondare il coltello nella piaga, così continuò a prendersi gioco di lei.
"Ah si, adesso ricordo. Caro preside Snape, sappia che per me lei sarà sempre -" iniziò a recitare in falsetto.
"SMETTILA!"
"- e io lo so che amava mia nonna -"
"BASTA!"
"- ma se potessi tirarla fuori da quel dipinto -"
Ma prima che Albus riuscisse a continuare Lily lo buttò sull'erba e si scaraventò su di lui, imprecando contro tutta la loro stirpe e cercando di soffocarlo con le mani. Lui, dal canto suo, non riusciva a smettere di ridere.
Scorpius, che tanto dal ridere stava quasi perdendo l'equilibrio, riuscì a tirar via da sopra il suo corpo Lily, che stava continuando a gettare schiaffi alla rinfusa, visibilmente imbarazzata e sicuramente furiosa.
"Che ti possa fondere un calderone sulle palle, Albus!" stava continuando Lily a denti stretti, mentre Albus e Scorpius sghignazzavano impunemente. "In tutti questi anni non mi hai mai detto niente!"
"Aspettavo l'occasione migliore, e quale meglio di questa?"
"Serpe!"
"Io al posto di Al lo prenderei come un complimento," le rispose da dietro le spalle Scorpius, per poi abbracciarla e posarle un bacio sul collo. "Dai, Lily, ormai è passato così tanto tempo."
Ancora una volta Albus si stupì di vedere come Scorpius sembrasse avere un effetto fin troppo calmante su sua sorella. Era sempre stato così fin da quando si erano messi insieme, ma per quante volte avesse visto questa scena ripetersi, non poteva fare a meno di rimanerne sorpreso. Vide sua sorella lanciargli un'occhiataccia e poi avvolgere le sue braccia intorno a quelle di Scorpius, limitandosi ad un borbottato "Tanto per uno come lui non ne vale la pena."
Albus si limitò a fargli il verso, ma prima che la situazione potesse degenerare un'altra volta - davvero, quanto gli sarebbero mancate quelle scene? - Scorpius fermò entrambi. "Al, vi rimane il tempo di fare un'ultima presa al boccino prima che te ne vai, ti va? Ora? Arbitro io."
Albus sbatté le palpebre per quell'improvviso cambio di argomento, ma capì immediatamente perché Scorpius avesse scelto proprio la partita al boccino. Certo, per Lily: niente la divertiva di più, da Cercatrice, di una partita a presa al boccino. E dire che in campo fosse sanguinaria era dire poco.
Le sta dando la possibilità di vendicarsi. Che razza di traditore.Chi è che mia sorella chiama "Serpe"?
Albus guardò Scorpius con malcelata perfidia mentre Lily sussurrava all'orecchio di Scorpius "Non credere di rabbonirmi così!" e questi vedeva i suoi sogni svanire in un vortice di fumo.
"E guarda che il discorso vale anche per te!" continuò lei prima di andare a prendere scope e boccino in camera di Scorpius - Mia sorella è proprio senza ritegno. Albus approfittò dell'assenza della sorella per tirare un pugno sulla spalla di Scorpius e borbottare che quella gliel'avrebbe pagata, prima che questi gli sorridesse dicendo "Lo sai che tanto ti faccio vincere!"
Rimasero zitti per qualche secondo, prima che Albus decidesse di dirglielo. "Ho un po' di timore," confessò sottovoce. Gliene aveva già parlato nei giorni precedenti - quando fortunatamente Lily aveva deciso di lasciarli un po' in pace - ma adesso quella sensazione era tornata a farsi più vivida che mai.
"Sei un talento con le bacchette, quindi non farti paranoie," fu tutto ciò che Scorpius rispose, prima di poggiargli un braccio sulle spalle e sorridergli incoraggiante. Albus gli sorrise a sua volta e ricambiò la stretta, pensando che in fondo l'amico aveva ragione. Questa sua ambivalenza - sapere di essere molto bravo e nel frattempo avere una fottuta paura di fallire - a volte gli risultava inspiegabile.
Quando Lily tornò, gli porse con evidente voglia di vendetta una scopa - Scorpius ne aveva avute sempre un bel po' in casa - e, al fischio di Scorpius, lanciò il boccino in aria, Albus non riuscì a non farne un paragone con se stesso. Anche lui, come quel boccino, stava salendo finalmente in alto, cercando di raggiungere la cima. Ci sarebbe riuscito, si disse fra sé, avrebbe preso in mano le redini di quel sogno e lo avrebbe tramutato in realtà. Lo voleva e, in barba a tutte le sue insicurezze, lo avrebbe ottenuto.
Con rinnovata sicurezza, si gettò all'inseguimento di quel bagliore dorato.






*una sorta di università per pozionisti inventata di sana pianta dalla sottoscritta. Se ne parlerà meglio dopo
   
 
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