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Autore: mavi    25/11/2006    15 recensioni
Cercava di prendere l’inchiostro ma, purtroppo per lei, la boccetta era di poco più distante e così era chiaro non ce l’avrebbe mai fatta.
Draco inclinò leggermente la testa, quando la vide ritornare seduta compostamente sulla sedia e prendere un grosso respiro.
“Madama Pince?”
Aveva una voce ansiosa e leggermente… stridula.
“Madama Pince, la prego, avrei bisogno di una mano."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Serpeverde | Coppie: Draco/Hermione, Ron/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui^^ Scusate il ritardo…

Eccomi qui^^ Scusate il ritardo…

In questo capitolo c’è un breve salto temporale, spero che la cosa non vi disturbi ;)

Perdonatemi, e evidenziatemi, gli eventuali errori e… Buona Lettura J

 

 

 Cap. 8

 

Quello fu il primo incontro ravvicinato che ebbero. Be’, ovviamente parlando di incontro nel vero senso della parola, e non di scontro, altrimenti…

Ma di certo né Hermione né Draco si sarebbero mai aspettati che la situazione avrebbe preso quella piega, proprio no...

Fuori il freddo rigido di fine Febbraio gelava anche la punta del naso e, nella vecchia aula in disuso, una piccola fiamma scoppiettava sotto un calderone ricolmo di una pozione verdognola.

Il freddo era penetrante ma l’essere umano è famoso per aver sempre trovato il modo di sopravvivere, anche nelle situazioni più disperate. E così, ognuno sfruttando i mezzi a propria disposizione, si riscaldava combattendo il gelo invernale.

Hermione si era appena svegliata e pigramente si alzò a sedere. Una mano teneva la vecchia coperta di lana a coprirle il seno, e l’altra stropicciava stancamente le palpebre.

Sapeva di non poter pretendere sempre un letto comodo, ma il pavimento era davvero un giaciglio atroce per una persona che voleva riposarsi.

Allungò una mano al suo fianco e sorrise quando toccò il braccio del suo ragazzo. Non aveva mai pronunciato quelle parole, non aveva mai detto a nessuno “lui è il mio ragazzo”, ma solo il pensarlo le faceva ancora effetto.

Non che non ne fosse felice, ma possibile fosse davvero la realtà? Nessuno ci avrebbe creduto, nemmeno lei se non lo stesse vivendo esattamente in quel momento.

Dal respiro profondo e regolare capì che Draco stava ancora dormendo.

Come avrebbe voluto vederlo…

Guardarlo negli occhi quando le parlava, guardarlo lavorare su quella pozione che era stata il loro Galeotto d’amore, guardarlo dormire tranquillamente al suo fianco.

Da quando la loro relazione era iniziata, Hermione non desiderava altro che Marzo arrivasse il più presto possibile.

Erano passati tre mesi dall’loro primo bacio, inaspettato e sconvolgente per entrambi. Era successo durante le vacanze di Natale, in pochissimi erano rimasti ad Hogwarts ed incontrarsi era diventato più facile. Quel pomeriggio, la pozione avrebbe dovuto essere girata dieci volte di seguito verso sinistra alle 15:15 precise. E così fu.

Era stato programmato tutto con enorme precisione, fu quello che successe dopo che non era previsto.

Avevano appena finito di litigare sulla maniera migliore per prendersi cura della pozione, lei stava appunto per correggerlo ancora. Aveva sentito il rumore di erbe che venivano tritate, ma prima doveva aggiungere la Polvere Peperita e poi tagliare. Ed era stato in quel attimo che lui posò le proprie labbra sulle sue, semi aperte.

Per non sentire la sua predica, fu quasi certa lei.

Rimase impietrita quando si rese conto di quello che stava succedendo, di cosa Draco Malfoy stava facendo.

La pressione sulle sue labbra si fece sempre più prepotente ed Hermione fu fatta indietreggiare di qualche passo, sino a ritrovarsi con le spalle al muro. 

Non vi era altro contatto, tra loro, se non quello delle labbra  unite. Quel contatto che lui solo stava contribuendo a creare, esplorando la sua bocca senza pausa.
Iniziò a rispondere a quel bacio, non seppe nemmeno lei bene il perché, ma non osò andare oltre. Forse le sarebbe piaciuto posare le braccia sulle sue spalle. Toccare con l’estremità delle dita il suo volto, un’altra volta. Ma non lo fece.

Quando Draco si accorse della sua timida risposta,  fu come si fosse risvegliato. Indugiò un po’ di più sul suo labbro inferiore, e quel bacio perse tutta la foga da cui era stato caratterizzato prima. Divenne più dolce e  significativo.

Le loro labbra si allontanavano e si riunivano dopo un quarto di secondo. I respiri erano vicini, caldi. Le bocche si cercavano, giocavano e si allontanavano.

Quando quel gioco di intimità, che aveva lasciato spiazzato entrambi, finì, restarono per qualche secondo immobili. Nelle stesse posizioni, vicini tanto da poter sentire uno il respiro dell’altro. Poi fu Draco il primo ad allontanarsi e, incredibilmente, a tornare alla pozione come se niente fosse successo.

Hermione rimase appoggiata al muro ancora un po’ e, per la prima volta dopo la battaglia nell’Ufficio Misteri, era felice di essere cieca. Così, aveva una buona ragione per non guardarlo negli occhi, per non leggere cose che non avrebbe capito, o che non avrebbe voluto capire…

Si schiarì leggermente la voce e tornò anche lei al tavolo.

“Hai aggiunto la Polvere Peperita prima di tritare?”

Non successe nulla per i cinque giorni successivi, ma poi di nuovo un bacio. Voluto da entrambi questa volta.

Erano piegati sul calderone, quando successe. Dovevano verificare se l’odore dell’intruglio che iniziava a bollire e a cambiare colore, era simile a quello della Polvere Peperita mista all’Alga Oculis.

Un rumore l’allontanò dai suoi pensieri, anche Draco si stava svegliando.

Tornò a stendersi accanto a lui, posando la testa sulla sua spalla e creandosi un posticino tra le sue braccia.

 

Draco sentì Hermione di nuovo vicina e socchiuse gli occhi, era sicuramente tardi ed era anche ora di andare.

Purtroppo si sarebbe dovuto separare da quel corpo caldo, da quella massa di capelli che in quel momento gli solleticavano il collo e, quindi, da quella che da qualche mese era divenuta la sua ragazza,

Si sollevò a sedere, scostando il capo riccioluto dalla sua spalla, e si riavviò i capelli che, disordinati, gli oscuravano la vista.

“Dobbiamo andare? Dobbiamo proprio?”

La voce impastata dal sonno della ragazza non nascondeva la malizia di quelle parole. Si inumidì le labbra secche prima di rispondere con un sorriso furbo.

“Un po’ di decoro, Granger. E’ora di tornare ai piani alti, non sei contenta?”

“Dipende...”

“Da cosa?”

“Da cosa si intende per piani alti…”

“Dobbiamo ricominciare con il discorso sulle scelte da fare nella vita. Mangiamorte, Ordine della Fenice, guerra, pace ed anche Elfi domestici… che non so come sei riuscita ad inserire nella conversazione?”

La ragazza si alzò sbuffando e iniziò a cercare i suoi vestiti.

“No, no…”

“Bene, perché non ce la faccio più parlare di queste cose! Anche con te, ora…”

Iniziò anche lui a rivestirsi ed Hermione gli si avvicinò, ancora non aveva trovato parte degli indumenti come la camicetta o le calze.

“Sono discorsi che prima o poi si fanno, è normale che tra due persone…”

“Poi. E’ meglio… Tieni” disse porgendole la camicia.

“Grazie.”

Quei discorsi erano come una bomba ad orologeria per loro. Ognuno fortemente convinto delle proprie idee, entrambi testardi sino all’invero simile, entrambi troppo orgogliosi per concedere all’altro una piccola vincita, un piccolo assenso.

La guardò mentre si rivestiva. Non aveva sbagliato pensando che sotto quella divisa grigia si nascondesse qualcosa di molto piacevole alla vista.

Era strano quello che era successo fra loro, o forse era strano come era successo.

Fu lui a fare la prima mossa.

Da un po’di tempo strani pensieri gli ronzavano per la testa, da un po’ di tempo, troppe volte si fermava a guardarla.

Lei era una Mezzosangue, era l’amica di Potter e Weasley, era la Mezzosangue… eppure, aveva trovato qualcosa in lei.

Che stesse andando contro tutti i principi della sua famiglia, lo sapeva benissimo, e non li avrebbe mai rinnegati… ma Hermione era diversa.

Diversa, sì. Solo questo poteva dire se qualcuno gli avesse chiesto perché.

Tutto, in piccola parte, lo aveva attratto di lei.

Non poteva nascondere che, con tutto quello che stava succedendo alla sua famiglia, quello fosse un brutto periodo per lui. Con Hermione aveva trovato dei momenti di tranquillità, dove non doveva combattere contro sguardi biechi, accusatori, contro mezze parole, contro accuse vere e proprie.

Lei non aveva mai detto una parola al riguardo, anche se Draco sapeva benissimo cosa ne pensasse dei Mangiamorte e di suo padre. Ma non aveva mai accusato lui, ed era per questo che non voleva trattare certi argomenti anche con lei.

Tuttavia, prima o poi…

Si era alzato, aveva dato un ultimo sguardo alla pozione e poi l’aveva aspettata vicino alla porta.

Quando si fu rivestita la vide sbadigliare e voltare il capo prima a destra e poi a sinistra.

“Dove sei?”

Ghignò e lasciò che il silenzio fosse la sua risposta.

“Oh insomma, Draco! Ma non ti stanchi mai di giocare?”

Restò fermo senza fare il minimo rumore, guardandola mentre con aria scocciata si apprestava a muoversi.

Sbuffò infastidita e poi iniziò a camminare con una mano tesa in avanti verso il muro, era piuttosto sicura di dove stesse andando. Ormai aveva imparato bene a conoscere quella stanza, difatti, ecco sotto il suo palmo la fredda pietra della parete.

“Sei uno stupido.”

Hermione si avvicinava sempre di più a lui, ma Draco non aveva intenzione di finirla così. Quindi, molto lentamente, si allontanò.

Sapeva che quel gioco l’avrebbe fatta arrabbiare, ma a lui piaceva anche quando era arrabbiata.

“Draco! Mi sono stancata, dimmi dove sei.”

Le fece fare il giro della stanza forse due volte, e il suo grazioso viso iniziava ad assumere lineamenti sempre più scuri.

Ora Hermione era a pochi passi da lui che, in piedi al suo fianco, la guardava imbronciarsi ogni secondo di più.

“Basta, ti odio quando fai così! Comunque, ti volevo dire che Ronald ieri mi ha baciato…”

“Cosa ha fatto?!”

Subito la ragazza si voltò verso di lui, con un sorriso vittorioso in volto.

“Trovato.”

“Mh.”

Distolse lo sguardo infastidito. L’aveva giocato.

“Non mi piace quando fai così. Non fai altro che ricordarmi che sono cieca!”

Le si avvicinò e, prendendola per i fianchi, elimino la distanza che c’era tra loro.

“Ancora per poco…”

“Non importa, ora lo sono e sai che mi da fastidio.”

“Va bene, allora non lo farò più…” le sussurrò all’orecchio.

Le scostò i capelli dal collo e iniziò a darle dei piccoli e delicati baci. La sentì sospirare e poco dopo, delle braccia sottili circondavano il suo collo.

“Dobbiamo andare.”

Si allontanò da lui, sussurrando quelle parole.

“Sì, andiamo… La porta è qui.”

Hermione sentì il rumore della porta che veniva aperta e, seguita da Draco, uscì dalla stanza.

Era estremamente facile seguire le indicazioni che lui le dava e, ad essere sinceri, questa era una tra le cose che aveva apprezzato maggiormente di lui. Nonostante quello che gli aveva detto poco prima, Draco non l’aveva mai tratta come fosse cieca.

Lui non la prendeva per mano e la scorazzava per Hogwarts, con questo non voleva insultare Ron o screditare tutto ciò che faceva per lei, assolutamente. Ma ogni tanto, questa situazione le pesava.

Draco, sin dal primo giorno in cui aveva scoperto della sua cecità , rendendole le cose doppiamente difficili l’aveva spronata a fare da sola. A non abbandonarsi alla comodità dell’essere servita e aiutata per ogni minima cosa.

“Allora? Mi vuoi ridare il mio inchiostro?”

“Prendilo, è sulla scrivania.”

Ogni volta che l’aveva incontrato, stranamente, l’aveva sempre aiutata capendo ciò di cui aveva bisogno.

L’aveva fatta vedere. Lui, era diventato i suoi occhi…

“HERMIONE?”

“Signorina Weasley, non gridi! Gli altri studenti dormono e, per carità, che nessuno li svegli!”
Hermione sussultò.

Ginny, la professoressa McGranitt? Che ci facevano in giro di notte? Perché la chiamavano?

Tutto quello che le era sembrato confuso, in un attimo fu chiaro. L’avevano scoperta.

Avevano scoperto che Hermione Granger, alle tre di notte, non era nel suo letto.

“Resta ferma e zitta.”

Draco le aveva sussurrato queste parole a pochi centimetri dal suo orecchio.

“Professoressa McGranitt, di là non c’è. E se fosse nel parco? Magari è andata fuori e non è riuscita a tornare. Ce ne saremmo dovuti accorgere prima!”

“Non si preoccupi Signor Weasley, ha fatto bene a venirmi subito a chiamare. Ecco Gazza, vediamo se ha trovato qualcosa.”

“Ron…” quasi si commosse a sentire tutta la disperazione che c’era nella sua voce.

“Maledetto Weasley! E’ sempre di intralcio.”

“Si preoccupa per me!”

“Shhh!”

Piano la fece indietreggiare e si ripararono dietro ad un altro muro, più distanti da quelle voci.

“Ora devi trovare il modo di tornare ai dormitori senza che nessuno ti veda. Arrivata lì ti inventerai una scusa e dirai che probabilmente vi siete scontrati, perché tu non gli hai sentiti mentre ti cercavano…”

“Ma cosa mi invento?”

“Non lo so, magari di’che avevi fame e sei scesa nelle cucine!”

“Così toglieranno dei punti a Grifondoro, è vietato girare di notte per il castello.”

“E allora?”

Portò le mani sui fianchi e assottigliò gli occhi.

“E va bene, inventati un’altra scusa… ma che sia convincente!”

“Non sono una stupida.”

“Lo spero.”

Non ebbe il tempo di replicare perché, prendendola per mano, la condusse via.

“Dobbiamo fare in fretta, quindi ti porterò io sino alla Torre… o comunque là vicino.”

***

“E ora? Dove si va?”

“Mi puoi lasciare qui. So come tornare dalle scale in poi.”

“Va bene…”

Le lasciò la mano.

“Ci vediamo domani, e cerca di essere puntuale!”

Hermione ridacchiò, pensando che a volte lo faceva di proposito ad arrivare con qualche minuto di ritardo. Proprio per fargli scontare quei fastidiosi giochetti che a lui piaceva tanto fare.

“Certo. Buonanotte.”

Gli si avvicinò e lentamente lo baciò. Era molto rischioso e lo sapevano bene entrambi, ma quel brivido del pericolo, dell’incoscienza, aumentava ancora di più la passione e la voglia di quei baci rubati.

“Sbrigati, Granger. Anch’io sono a rischio e devo tornare presto nei sotterranei. Con i Weasley in giro c’è sempre qualcosa che va storto… Ti assicurò però, che se ho avrò l’occasione, da un angolino buio qualche fattura gliela scaglio alla Donnola” disse sghignazzando.

“Non ti permettere!”

Lo sentì scendere le scale velocemente ancora ridacchiando e, scuotendo con disappunto la testa, Hermione si voltò per tornare ai dormitori.

Era arrivata davanti al ritratto della Signora Grassa, si spettinò i capelli e mise in disordine la divisa. Non che avesse dovuto fare poi tanto lavoro.

Ron le aveva dato davvero un’ottima idea…

Centinodia.”

Il buco nel ritratto si aprì e la Sala Comune, si fece sentire in tutto il suo caos.

“Hermione!”

Lavanda Brown, la sua voce simil-oca era inconfondibile, le venne in contro abbracciandola.

“Ma dove sei stata? Ron ti sta cercando assieme a Ginny e alla McGranitt!”

“E… io…”
“Non sai che spavento quando Ginny è venuta in camera nostra, di nascosto, per parlarti, e ha tirato un urlo trovando un cuscino al tuo posto!”

Disse a seguito Calì Patil.

“E già, è che…”

Il brusio dei Grifondoro presenti, probabilmente tirati giù dal letto dall’urlo di Ginny, coprì la sua voce.

“Dobbiamo subito avvertire che sei rientrata!”

“Sì. Lavanda potresti fare tu, per favore? Sono molto stanca e vorrei andare su…”

“Certo! Non preoccuparti, Hermione.”

Le sorrise con gratitudine, anche Lavanda poteva essere utile quando non passava l’intera giornata ad impupacchiarsi davanti allo specchio.

Stava forse diventando un po’ troppo cinica ed utilitaristica? Quello era un pensiero che apparteneva a Draco Malfoy, non a lei. Per lo meno non con quel tono.

Era stanca, davvero molto stanca. Non c’era altra spiegazione.

Salendo le scale sentì Lavanda invitare tutti a tornare a letto e, poco dopo, la Torre dei Grifondoro era di nuovo immersa nel silenzio.

Dopo essersi stiracchiata Hermione si stese sul letto, ancora vestita.

Restò ad ascoltare il silenzio, con gli occhi socchiusi, ma quel momento di pace durò poco. La porta si spalancò e Ginny entrò ansiosa nella stanza.

“Hermione! Ma dov’eri? Ci siamo preoccupati tantissimo quando non ti abbiamo trovato!”

“Sto bene Ginny, grazie” si alzò a sedere.

“Mi ero solo… smarrita. Ho fatto tardi in biblioteca e poi ho avuto qualche problema a tornare.”

La sentì sedersi accanto a lei e posare la testa sulla sua spalla, sospirando.

“Per fortuna. Sai, per un momento ho temuto il peggio. Sapevo probabilmente di stare esagerando, ma dopo Harry... Davvero mi sono fatta prendere dal panico.”

Rimase in silenzio, sorridendo dolcemente per quelle parole. Certe volte non era necessario parlare.

“Forza, scendi giù. Ron ti sta aspettando in Sala Comune. Sapessi che spavento si è preso, anche lui. Ha provato di nuovo a salire le scale dei dormitori, è finito a terra come tutte le volte ma si è messo d’impegno per non urlare.”

Le disse divertita la sua amica.

Si alzò ridendo e mentre Ginny tornava nella sua camera, scese le scale.

Non appena entrò in Sala Comune un abbracciò protettivo l’avvolse.

“Hermione!”

Arrossì leggermente.

“Ron… mi dispiace di avervi fatto preoccupare, io…”

Il suo amico si allontanò leggermente da lei, mettendole le mani sulle spalle.

“Cosa è successo?”

“L’ho appena detto a Ginny, ho fatto tardi in biblioteca e poi ho avuto qualche difficoltà a tornare-”

“Lo sapevo! Perché non me l’hai detto che andavi in biblioteca? Sarei passato quando avresti finito!”

“E' che certe cose non si sanno…”

“Come non si sanno? Non sapevi che saresti andata in biblioteca?” corrugò la fronte.

“Sì, ma non avevo idea di che ora avrei finito, quindi…”

“Non importa, passerò anche cento volte e quando avrai finito ce ne andremo insieme!”

Incurvò le labbra in un sorriso, poco convinto per la verità.

“Va bene… Ti chiamerò se avrò bisogno.”

Ron annuì e lasciò la presa sulle spalle della ragazza.

“Andiamo a dormire, sarai stanca…”

“In effetti…”

“Passi troppo tempo in biblioteca, guarda a che ora ti ritiri!”

“Non cercare di dare la colpa alla biblioteca, Ron” disse sorridente.

Quella notte si sarebbe fatta una dormita come poche prima, che nessuno la disturbasse più! Nemmeno Draco! Be’… fosse stato lui a venire nella sua camera, di notte, magari…

 

 

 

Come sempre ringrazio tutti i recensori e, visto che mi sono accorta che le letture sono parecchie, chiedo a voi altri… una piccola recensione?

Non sapete quanto sia incoraggiante per un autore (be’ chi scrive lo sa) la singola recensione, il singolo parere, anche il semplice segno di vita da parte del lettore…

Ciao Ciao

  
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