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Autore: CaTCheshirE    03/05/2012    3 recensioni
Un giovanissimo, affascinantissimo, bellissimo, coraggiosissimo, audacissimo, fighissimo Capitano.
Una bellissima, innocente ed inesperta fanciulla.
Una ciurma di manigoldi con seri problemi mentali.
Tutto questo sullo sfondo di una barriera corallina intatta, su una nave meravigliosa, e come antipasto una zuppa marcia di patate.
ALL' ARREMBAGGIO, MIEI PRODI!!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bene, spero davvero che questo capitolo mi sia riuscito, anche se non ne sono molto sicura. Continuo ad implorarvi di lasciarmi qualche consiglio, perchè non mi sento affatto sicura del mio modo di scrivere. Comunque sia, buona lettura a tutti quanti!

Capitolo 3 – La tempesta e l’ insonnia

«Seth, credimi, non possiamo continuare dritti! La tempesta ci verrà addosso!»
«Ma cosa vuoi saperne tu? Non sei mai salita su una nave in vita tua!»
«Forse non sono salita su una nave, ma so di cosa parlo! Il vento cambierà in fretta, e ci ritroveremo annegati!»
«E’ troppo lontana.»
«Le stiamo andando contro!»
«Senti.» Seth si voltò di scatto verso di lei, con un espressione irritata. «Navigo per mare da quando avevo quattro anni, e sono capitano di una nave da quando ne avevo diciassette. Credo di sapere quello che faccio.» Sollevò un sopracciglio, come per invitarla a controbattere.
Lily fece un respiro profondo. «Io sono sicura che tu sia un capitano eccezionale, Capitan Seth, ma…quella tempesta ci ammezzerà!»
«Carbonella!»
«Sissignore.»
«Scorta Lily nella prigione.» Gli consegnò le chiavi, dopo averle staccate dal mazzo appeso alla cintura.
«Cosa?!» ansimò Lily, mentre Carbonella la afferrava rudemente per il braccio, tirandola indietro. «No, aspetta…Seth, ti prego, lo so che non ti fidi di me, ma per favore!»
Lui nemmeno si girò.
Carbonella la portò nella stiva, dove c’era la piccola prigione. Quattro muri di metallo parecchio stretti. Carbonella aprì la porta e la sbatté dentro.
«Carbonella!» urlò lei, mentre lui si avviava verso le scale. «Sta attento alla tempesta, arriverà prima che il sole tramonti!»
Lui non si voltò, e continuò a salire le scale.
 
La nave veniva sbattuta da una parte all’ altra come un guscio di noce. Le onde facevano un rumore orribile contro il legno, facendolo gemere e scricchiolare. Anzi, urlare.
Lily era costretta a reggersi con entrambe le mani alle sbarre, per non essere scagliata da una parte all’ altra.
“Io te l’ avevo detto, stupido capitano! Se la nave affonda io sola riuscirei a salvarmi!”
«Lily!» urlò Sbobba, per farsi sentire al di sopra delle onde e del vento. Lei si voltò verso il cuoco, che aveva un enorme livido sotto l’ occhio. Sembrava sfinito. «Lily, ti supplico, abbiamo bisogno di te!»
«Adesso avete bisogno di me?! Adesso?!»
«Sbrigati!» urlò. Mi aprì la porta, e poi con enorme fatica riuscimmo a salire le strette gradinate che portavano sul sopracoperta.
Li, l’ inferno infuriava indisturbato. 
Lily riuscì a legarsi con una corda ad uno dei pioli intorno all’ albero maestro. Così sarebbe riuscita a correre per una nave, senza il rischio di essere sbattuta in mare.
Poi un cavallone gigantesco la sommerse. Quando passò, ci fu la pioggia al suo posto ad irritarle gli occhi.
«Lily, Lily ti prego, devi aiutarci!» Il Capitano Seth Young le si precipitò addosso, stringendola. «Ti prego! Una corda si è incastrata, e non riusciamo a chiudere del tutto la vela! Non possiamo continuare a lasciarci trascinare dal vento, verremmo spazzati via!»
«E perché, perché dovrei aiutarti?! Quando ti ho detto che stava arrivando una tempesta mi hai sbattuta in prigione!»
«Ti prego, ti scongiuro! Per liberare quella corda bisogna arrampicarsi in cima all’ albero maestro, e solo tu hai dita abbastanza sottili per snodarla!»
Un'altra onda ci sommerse, zittendoci tutti e due.
Poi Young la guardò dritta negli occhi. «Ti prego. Se non vuoi farlo a causa della mia stupidità, ti scongiuro, pensa anche a tutto il resto della ciurma!»
Lily imprecò, e poi cominciò ad arrampicarsi su per la scaletta di corde. E meno a meno che saliva, più tutto ondeggiava, forte, sempre più forte, e beccheggiava e roteava. Lily sentì lo stomaco vuoto contorcersi, mentre la nausea la attanagliava.
Ma proseguì, continuando a reggersi il più forte possibile.
Arrivò ad una trave trasversale. Era quella che serviva a lei. La corda annodata era proprio li in fondo.
Non osava guardare in basso, ma sentiva tutti gli altri incitarla.
Cominciò a trascinarsi, un centimetro dopo l’ altro. La forza di reggersi alla trave le faceva bruciare i muscoli delle gambe e delle braccia.
Ci arrivò. Non sapeva come ma era arrivata. Con un ultimo sforzo riuscì a snodare quel nodo, e a chiudere completamente la vela. Subito la nave ondeggiò molto di meno, e Lily si distrasse, rendendosi conto di avercela fatta…
Ma il mare non perdona le persone distratte.
Un ondata davvero enorme fece quasi girare la nave. Lily perse la presa, ritrovandosi a dondolare nel vuoto, reggendosi solo con una mano su una trave scivolosa e bagnata dalla pioggia. Il vento fortissimo la faceva ondeggiare quasi quanto una bandiera.
Dal basso sentì qualcuno urlare il suo nome. Ma era lontano. Era troppo lontano.
La nave ondeggiò, Lily perse la presa, e precipitò, schiantandosi sullo scafo.
 
«Lily? Lily sei sveglia?»
Lily gemette. Si sentiva…rotta. Era come se ogni osso del suo corpo si fosse ridotto in polvere. Come se le sue costole si fossero schiacciate. Come se la sua testa fosse stata sbattuta ripetutamente e con forza contro una campana.
«E’ sveglia.»
«Per fortuna. Così non dovrò cucinare tutto da solo.»
«Sarebbe stata merce persa per niente.»
«Dobbiamo ammettere che è stata coraggiosa.»
«E’ stata incosciente.»
«Sono stato io a chiederglielo. Non poteva disubbidirmi.»
Lily socchiuse gli occhi. Ci mise qualche secondo a riconoscere quel soffitto. Era nella cabina del Capitano Young.
Si mise a sedere, scricchiolando quasi.
«Lily quando te la senti puoi tornare in cucina con Sbobba.» disse Young, seduto alla scrivania. «E adesso sloggiate, ciurma, per la miseria! Non è morta, quindi tornate a fare il vostro dannato lavoro! Spicciatevi!»
«Si Capitano!»
Uscirono tutti quanti.
«Cos’ è successo?» domandò Lily confusa. Non doveva slegare una corda?
«Sei precipitata dalla trave durante la tempesta, e sei caduta sopra a Sbobba. Per tua fortuna non ti sei rotta nulla, e Sbobba non si è arrabbiato per l’ uso improprio della sua mole di grasso.»
«Devo andarlo a ringraziare.»
«Tu ti senti bene?» domandò lui, voltandosi verso di lei. I suoi occhi da falco la scrutarono, attentamente.
«Mi sento indolenzita, in effetti. Ma non è nulla, passerà in fretta.»
Lei non disse altro, e lui continuò a fissarla. Ad un certo punto Lily si sentì per forza costretta a spezzare quel silenzio. «Cosa c’è?»
«Stavo pensando al fatto che tu sei davvero una ragazza molto misteriosa. Anche se sembri una specie di pulcino.»
«Non sembro un pulcino!»
«Si invece. Soprattutto adesso. Hai i capelli biondi, scompigliati, e sembri una bambina. Più pulcino di così ci sono solo i pulcini veri.»
«Era un insulto?» domandò Lily, cercando comunque di riavviarsi i capelli. Capendo che era inutile, si risistemò la bandana.
«Dovresti tagliarli quei capelli.»
Lily si irrigidì. «Non mi taglio i capelli.»
«Dovresti. Corti sono più comodi, e non rischi che ti si impiglino da qualche parte.»
«Porto la bandana. E’ come se fossero già corti.»
«Come vuoi.» disse lui. E tornò a guardare le sue cartine nautiche. Che razza di personaggio.
Lily si alzò, facendo un enorme sforzo di volontà per abbandonare il materasso di Seth. Lei ormai si era abituata a dormire per terra con qualche straccio sotto la testa. Non c’erano amache in più per lei.
Era quasi arrivata alla porta quando Seth disse: «Comunque sia, non è vero che avevamo bisogno di te. Chiunque avrebbe potuto salire lì sopra, e non è vero che servivano mani sottili per snodare la corda. E’ solo che se proprio dovevo mandare qualcuno a tentare il suicidio, tu eri la scelta più logica.»
Lily rimase immobile. La mano strinse la maniglia della porta con forza, facendo scricchiolare il legno.
Non trovò nulla di abbastanza crudele da dire. Per lei, Seth era invulnerabile. Lei di punti deboli ne aveva anche troppi.
Aprì la porta e uscì, tornando in cucina.
 
«Lily, lascia perdere. Và a dormire. Và a riposarti. Non ce la faccio a vederti così.» la scacciò Sbobba.
«Io…mi dispiace…»
«Lascia perdere. Và a dormire. Ci hai salvato la pelle, te lo meriti.»
Lily però non andò a dormire. Andò sul ponte della nave, di lato, guardandola scivolare leggera sull’ acqua. I danni della tempesta erano già stati più o meno riparati.
Non aveva mangiato con la ciurma, come aveva fatto il giorno precedente. Loro l’ avevano invitata, ma dopo le parole di Seth, lei si era chiusa di nuovo come un riccio di mare. Aveva parlato il meno possibile per tutto il giorno.
Si appoggiò sul corrimano levigato.
A questo punto, non sapeva più cosa desiderare. Non sapeva se desiderare che Seth la vendesse, o desiderare che la tenesse lì con lui, nonostante la stesse sfruttando.
Di cercare di tornare a casa non se ne parlava nemmeno.
Lì da sola, con un vento sottile che le faceva il solletico sulle labbra, si liberò i lunghi capelli biondi dalla bandana, e rilassò i muscoli.
E poi chiuse gli occhi, rilassandosi completamente. Lasciò che il Fascinò fuoriuscisse dalla sua pelle di colpo, portando via con sé anche tutta la paura e lo stress.
«Lily? Che stai facendo qui fuori?»
Lily si voltò di scatto, spaventata. Poi si ricordò che non aveva bloccato il Fascino, e si irrigidì di colpo.
«Capitano Young. Cosa c’è?»
Lui sembrava sconvolto.
Lily si morse un labbro. Maledizione. L’ aveva vista quando aveva lasciato andare quella massiccia ondata di Fascino. Era strano che fosse ancora in piedi e lucido. Anche se sembrava decisamente confuso.
«Capitano Young?»
«Che cosa ci fai qui fuori?»
«Nulla. Adesso vado a dormire. Buonanotte.»
E scappò sottocoperta, lasciandolo da solo sul ponte della nave.
Dio, fa che non mi abbia visto, fa che non mi abbia visto. 
  
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