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Autore: cranium    06/05/2012    3 recensioni
-Come ti chiami?- chiese Draco.
-Non te lo dico, mi prenderesti in giro.- rispose testarda.
-Non può essere più strano del mio, dai dimmelo.-
La ragazza sbuffò infastidita poi rispose:
-Mi chiamo Wren contento?-
-Ti chiami scricciolo?- e scoppiò a ridere, più per l’espressione buffa che aveva fatto la ragazza che per il nome. Infondo le si addiceva: aveva le spalle strette e era piuttosto minuta, ma il carattere non era quello di un timido uccellino.
[...]

Draco/Nuovo Personaggio.
I Malfoy sono vittime di una maledizione da tre secoli, imposta su di loro da una donna.
Riuscirà Draco a spezzare il flagello che opprime la sua famiglia e far si che la ragazza che ama si innamori di lui?
O anche lui dovrà soffrire le amare pene dell'amore?
Storia ispirata a "La Bella e la Bestia".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il serpente e
l’uccellino
.


Capitolo I
 La stanza azzurra  aaaa..

 
A Caterina, che mi sopporta sempre.
 

“Questa è la mia vita, se entri chiedimi il permesso.”

Luciano Ligabue, Questa è la mia vita.

 
 
La notte, dopo quell’incubo, era stata tranquilla.
Dopo pochi minuti era riuscito a riaddormentarsi e nulla lo aveva turbato oltre.
L’aveva svegliato il continuo cinguettio di un uccellino che cantava tranquillo sul davanzale della sua finestra e la luce insistente che filtrava attraverso le tende. Adorava svegliarsi presto di mattina, vedere come tutto intorno a lui si destava e il vento placido che passava a togliere la rugiada dalla foglie degli alberi.
Aveva ancora fisso nella mente il viso magro della ragazza, ma decise di non pensarci, almeno per il momento.
Dopo una lunga doccia per rischiararsi le idee si sentì subito meglio.
Si vestì rapidamente prendendo a caso quello che trovava nell’armadio.
La sua stanza non era molto grande, infatti conteneva solo il letto a baldacchino con le coperte bianche sempre fresche e l’ampio armadio, ma poteva contare su una camera adiacente, con una piccola scrivania e una branda dove andava a riposare dopo aver studiato e un piccolo bagno, alla quale si poteva accedere solo grazie a una porta nel muro della sua stanza.
Scese le scale per arrivare nella sala da pranzo dove già lo stavano aspettando.
Adorava mangiare con i suoi genitori, quella quiete che traspariva dalla schiena rigida della madre, dal suo modo di portarsi la forchetta alle labbra, il padre che ogni tanto chiedeva qualcosa alla moglie e al figlio, persino le forchette che cozzavano contro i piatti sembravano voler stare in religioso silenzio, tutto diverso dal forte trambusto che facevano i suoi compagni di scuola, i Grifondoro che schiamazzavano irriverenti, i Corvonero che vociavano e i Tassorosso, che come gli altri non riuscivano a stare un secondo zitti, al contrario i Serpeverde con la loro classe innata riuscivano a mantenere un contegno, se non totale almeno decente, anche durante i pasti.
-Buongiorno madre.- e si avvicinò per darle un leggero bacio sulla guancia.
-Buongiorno a te caro.- le rispose la madre dolcemente.
-Buongiorno padre.-
-Buongiorno Draco.-
Quella mattina c’era qualcosa a turbare l’aria, forse era Lucius che ogni tre minuti si sincerava se il figlio stesse bene o le occhiate penetranti e significative che Narcissa lanciava al marito, e Draco sapeva bene che se qualcosa turbava la sua famiglia questa cosa avrebbe turbato anche lui.
Ma al momento aveva altre cose per la testa, come scoprire se il suo sogno era stato solo frutto della lauta cena precedente che gli era rimasta sullo stomaco o di qualcosa di più forte.
-Potrei avere le chiavi della camera azzurra?- chiese, ma di certo non si aspettava che quella fosse la reazione alla sua richiesta: il padre quasi si strozzò con il bacon, alla madre scivolò la forchetta dalle dita e sussurrò flebilmente un -Lucius-.
-Certo figliolo.-rispose non senza fatica il padre che ancora annaspava e tossiva mentre con una mano cercava le chiavi nella tasca della giubba.

Draco percorse velocemente lo spazio che c’era tra lui e la stanza nella quale desiderava entrare.
I Malfoy avevano comprato quella villa nel 1628.
La famiglia aveva dovuto restaurare più volte la vecchia residenza, ma da quell’anno non si erano spostati di lì. In effetti la casa era proprio bella con i suoi tre piani e la scalinata in marmo, la biblioteca e l’ampio giardino con i pavoni bianchi che sua madre adorava così tanto.
Una delle poche stanze che non aveva subito la ripercussione di generazioni e generazioni era la stanza azzurra, chiamata così dal colore sfavillante delle pareti, che incantate, in quasi quattro secoli non avevano mai avuto bisogno di ritocchi e rifiniture.
Era una sala bassa che stava sotto il piano terra, vicino ai sotterranei, era piuttosto ampia a discapito dell’altezza e questo faceva sembrare agli avventori di stare per essere schiacciati dal soffitto decorato, Draco però non capiva come mai la stanza fosse sempre chiusa.
In quella stanza grande era racchiuso uno dei più importanti tesori dei Malfoy: la famiglia stessa e il loro sangue.
Sul soffitto infatti, racchiusi in cerchi argentati, stavano in pose rigide e impettite i ritratti magici di quei Malfoy che avevano abitato la villa. Linee a forma di serpente congiungevano ogni mago o strega al congiunto e ai genitori.
C’era entrato anni prima, il giorno dopo della morte del nonno paterno, il padre lo aveva portato a vedere il ritratto del defunto:

-Chi c’è più in là?- gli aveva chiesto curioso.
-Il padre di tuo nonno-
-E ancora più in là?-
Il padre si era chinato all’altezza del figlio.
-Più in là ci sono tutti i Malfoy che hanno abitato nella nostra villa.-
-Possiamo andare a vederli?-
-Un giorno ti ci porterò, promesso.-
 

 

Percorse quella parte della stanza che non era ancora stata dipinta fino a trovare due ritratti famigliari: quello di Lucius e quello di Narcissa che lo guardavano con un misto di dolcezza e malinconia che non riusciva a comprendere.
Seguì la linea che partiva dalla testa bionda del padre che lo ricondusse a Abraxas, poi continuò.
Una sola linea.
Una sola linea.
Una sola linea.
“Genererete solo un erede, un maschio, che porterà avanti il vostro cognome insieme alla maledizione che ora sto pronunciando.”
Una sola linea.
Seguì così fino a un ritratto che non avrebbe mai voluto trovare: Bruto Malfoy.
Cosa avrebbe trovato al suo fianco?
Una purosangue, magari bionda, con gli occhi scuri e spenti, accondiscendente e tranquilla, e forse i Malfoy avevano preferito avere un solo erede per mantenere intatto il patrimonio come facevano tante famiglie, e che fossero tutti maschi probabilmente si doveva alla fortuna e alla forza del loro gene maschile.
Si rassicurò un poco, ma appena spostato lo sguardo l’unica cosa che vide furono due occhi verde smeraldo e due labbra che si muovevano a sussurrargli qualcosa: “Maledetto”.
Subito indietreggiò spaventato, adesso Elaine Williams era reale, come lo erano le urla, le risa, i pianti, come lo erano i suoi occhi e le sue parole:
Maledetto.
Non riusciva a concentrarsi, a cavare un pensiero che non fosse confuso dalla sua testa.
Sentì una mano che si poggiava sulla sua spalla:
-Draco, vieni devo dirti una cosa.-
.
Lo studio del padre era quanto di più misterioso ci fosse in casa Malfoy.
Vi era entrato solo due volte prima di allora.

Quando era arrivata la lettera da Hogwarts, un mese prima del suo undicesimo compleanno, il padre lo aveva convocato nel suo studio privato per la prima volta. Era stato così orgoglioso del figlio quando quel giorno,  non volendo prendere lezioni di piano, continuava a chiudere con la magia il coperchio dello strumento nero che stava nel salotto.
All’inizio aveva pensato di mandarlo a Durmstrang nell’est Europa, dove era certo che il figlio avrebbe ricevuto un educazione più selettiva e rigida rispetto all’aperta e calda Hogwarts, che non solo accettava figli di babbani tra le fila delle sue case, ma cercava di farli integrare anche con chi, come molti purosangue, non volevano che i loro figli e la loro educazione fossero associati a certi soggetti.
Ma Narcissa lo aveva fatto desistere.
Lei riusciva sempre a fargli cambiare idea su tutto.
-Figlio, alla fine di questa estate prenderai il treno per Hogwarts. So che a undici anni l’ingenuità prende spesso il sopravvento sulla razionalità e sull’intelligenza, infatti voglio metterti in guardia su certe cose: non dubito che tu finisca nella casa di Serpeverde, come tutti i Malfoy prima di te, sarei molto scontento se non fosse così, ne vale il nostro onore, e tu sai che è molto importante.
Sono contento che tu sia nello stesso anno di Gregory, Vincent e Theodore, le loro sono buone famiglie, legate alle tradizioni, ottima gente, ma non saranno tutti così Draco, devi imparare a scegliere da subito lebuone e le cattive compagnie. Il preside, Albus Silente, è dell’opinione che tutti i suoi studenti siano uguali e speciali, ma per Merlino, tu non sei uguale agli altri! Tu sei un Malfoy, devi andare fiero del tuo cognome come del sangue puro che scorre nelle tue vene! Non sei uguale a quei sudici sanguesporco che piacciono tanto al preside, e neppure ai traditori del loro sangue.-
-Certo padre.-aveva risposto. Ma lui in fondo che ne sapeva di ciò che era giusto e ciò che era sbagliato?
Lui aveva imparato ad apprezzare quelli che suo padre chiamava purosangue e sapeva di essere uno di loro e
che poteva vantarsi di questo, e aveva iniziato a disprezzare coloro che non erano come lui, i traditori del loro sangue che consideravano i babbani delle persone uguali e loro, i sanguesporco che erano persone nate da babbani che avevano per qualche scherzo del destino poteri magici e i mezzosangue nati da un genitore mago e uno no.
Cosa avessero di diverso da lui e dalla sua famiglia non lo sapeva e non gli interessava saperlo, se il padre diceva che una cosa era sbagliata doveva essere per forza così.
La seconda volta era stata tre settimane prima.
Il suo quarto anno a scuola era appena finito e non si poteva dire che era stato un anno tranquillo: Potter che riusciva ad accedere al Torneo Tre Maghi e sconfiggeva un drago, il Ballo del Ceppo, il suo primo bacio con Pansy Parkinson, la Granger che ballava con Viktor Krum, campione bulgaro di Quidditch, Potter che sopravviveva agli avvincini, Rita Skeeter, Potter che vinceva il Torneo Tre Maghi, la morte di Cedric Diggory e il ritorno del Signore Oscuro.
Proprio di quest’ultimo il padre voleva parlare:
-Figlio, spero che tu capisca la situazione in cui ci troviamo, il Signore Oscuro è tornato finalmente tra noi, e noi ci siamo schierati di nuovo dalla sua parte, ma non si fida ancora completamente di noi, è normale visto che abbiamo sbagliato a non cercarlo quando credevamo fosse morto, ma lui nella sua infinita magnanimità ci ha concesso di tornare con lui, di tornare con il più forte.- prese un respiro –Tutti i nostri gesti e le nostre azioni sono strettamente controllate, un solo passo falso e siamo di nuovo fuori dal giro, ma questa volta le conseguenze saranno molto gravi.-

 

E adesso si trovava di nuovo seduto al di là della grande scrivania di mogano mentre suo padre tamburellava nervosamente le dita contro una cartella verde acido.
-Draco, ti ricordi quando ho fatto quella donazione al San Mungo prima della finale della Coppa del Mondo di Quidditch ?
-Sì, quando il Ministro ci ha invitato.-
-Esattamente, vedi non è stata una donazione senza secondi fini, infondo che cosa ho mai fatto nella mia vita che non ha avuto un secondo fine.-si corresse mesto –volevo avere una cosa e sono riuscito ad averla.-
Porse al figlio la cartellina che la aprì frenetico, sapeva che cos’era, ne era certo, solo la parola San Mungo gli aveva acceso un ricordo nel cervello: le sue aspettative erano giuste.
Il documento che aveva sognato era lì tra le sue mani e insieme a quello altri fogli e certificazioni che riguardavano tutte la solita persona: Elaine.
-Ho cercato e ricercato un punto debole, un anello fragile in questa catena maledetta, ma quella ragazza si è davvero impegnata molto.-
Draco non capiva, il padre si preoccupava di quello che per lui era solo un incubo che lo aveva svegliato la notte e che continuava a tormentarlo durante il giorno, nulla di più, niente di palpabile, di reale, che cos’è l’amore? Si stava chiedendo.
Perché preoccuparsene infondo, è solo un sentimento, e neanche tanto importante, è l’odio che fa paura, e ne aveva tra le mani una prova evidente, l’odio corrode e lacera.. L’amore cosa fa?
L’amore accarezza, scalfisce, ma non ferisce, quindi non è pericoloso.
-Quindi la mamma non ti ama.- fu l’unica cosa che riuscì a dire, l’unica cosa che lo toccò, perché se c’era una cosa di cui poteva essere certo era l’amore tra i suoi, lo spaventò più questo del fatto che nessuna avrebbe mai amato lui.
Il padre abbassò la testa, rimase così per alcuni secondi, poi guardò il figlio e sorrise:
-No.-
-L’amore non esiste.- perché a quindici anni si da per nullo o inesistente tutto ciò che ci sembra troppo grande e forte, perché a quindici anni si vive in castelli di sabbia che le onde buttano giù senza fatica e altrettanto velocemente noi li ricostruiamo su più forti per farci sentire meno fragili e insicuri, perché Draco in quel momento era così, anche se lui non lo sapeva, e nascondeva dietro la sua maschera di indifferenza e menefreghismo tutto ciò che avrebbe voluto sputare fuori e urlare.
-Sei troppo piccolo per capire, quando avrai la mia età potrai decidere cosa esiste o no, e ti assicuro che l’amore esiste.- gli disse triste –puoi andare.-
Aveva toccato il tasto dolente, il cuore pulsante che sotto le costole preme per scoppiare, sua moglie non lo amava, non lo avrebbe amato mai, lui l’aveva privata di una vita felice, magari sposata con qualcuno che sarebbe riuscita ad amare col tempo, per puro egoismo, per vederla tutti i giorni girare per le stanze della villa, per ascoltarla mentre suonava il piano come un uccellino che nella sua gabbia d’oro canta di libertà e amore.
Lui era solo un mostro.
Il figlio uscì dalla stanza e nello stesso momento entrò lei, che probabilmente aveva aspettato fuori per non disturbare la discussione e per parlare con il marito.
Si mise dietro di lui e gli poggiò una mano sulla spalla:
-Sei un uomo meraviglioso Lucius, lo sai, sei un padre fantastico e il marito migliore che io avessi potuto immaginare.-
L’uomo le prese la mano e se la portò alle labbra.
Lo so che menti” le avrebbe voluto dire “ma sono contento che capisci quello che provo, quanto ho sofferto e quanto continuo a soffrire.”.
Quello che non sapeva era che Narcissa quelle cose le pensava sul serio.
Ne era convinta nel profondo, e nessuno sarebbe riuscito a farle cambiare idee.
Sapeva di essere amata incondizionatamente dal marito, e sapeva che lui amava loro figlio, e che tutto quello che faceva lo faceva per loro due, per la sua famiglia.

Dai sogni a volte non riusciamo a svegliarci, soprattutto dagli incubi.
E a Draco sembrava tutto così poco reale da sfiorare il confine tra sogno e realtà.
La Londra babbana puzzava di viltà, inutilità e di quei vapori grigiastri che uscivano dalle code degli starni mezzi con cui quegli esseri inferiori andavano a lavoro.
Nonostante fosse estate il cielo prometteva pioggia, Londra era così, le stagioni per lei non contavano, il tempo si decideva nell’arco di un secondo, prima pioggia, poi sole.
Il Paiolo Magicoera sempre lì, con la sua insegna lercia e suoi avventori brilli o in procinto di esserlo, i suoi tavoli sgangherati e le sedie che volavano da una parte all’altra del locale.
-Una burrobirra.-
-Subito.-
Tom, con i suoi pochi capelli e la sua grande voglia di parlare e pettegolezzi, si chiedeva come mai il giovane Malfoy si aggirasse da quelle parti tutto solo, ma non fece uscire parola dalla sua bocca raggrinzita, di quei tempi era meglio non far domande.
Nonostante giornali e politici affermassero che Lord Voldemort fosse polvere nell’aria, in pochi ci credevano veramente. Magari la versione di Harry Potter sul suo ritorno era un po’ forte e azzardata, ma perché quel ragazzo doveva mentire? Era già così famoso, e l’unica pubblicità che si era procurato era molto negativa, in quei tempi dove faceva comodo mettere sugli occhi le pagine della Gazzetta del Profeta che però erano ricoperte di sue foto e smentite.
Propaganda anti-panico” l’ aveva chiamata un uomo che lavorava al ministero che era venuto a bere con i colleghi.
Stronzate” le chiamava lui.
Ma il suo lavoro era quello del barista, non quello del pappagallo e quindi preferiva stare zitto e tenersi la sua vita tranquilla.
Dopo aver toccato i mattoni che nel muro permettevano l’accesso a Diagon Alley, Draco, si ritrovò immerso nel suo mondo, sì il suo mondo, maghi e streghe che camminavano con i loro mantelli colorati che strusciavano a terra, la Farmacia con i suoi ingredienti per le pozioni, il Serraglio Stregato dal quale provenivano gli schiamazzi dei gufi e delle civette con il gracidare borioso dei rospi e il miagolio dei gatti, le botteghe, le panchine e Olivander che giù infondo alla strada era il miglior artigiano di bacchette di tutta l’Inghilterra.
Non necessitava di tranquillità in quel momento, ma di qualcosa che lo distraesse un poco dagli avvenimenti del giorno, e quale cura migliore che sentire le vecchie streghe che si consultavano sul miglior modo di preparare la pozione Anti Cellulite e i maghi che leggevano la Gazzetta in cerca di qualcosa di interessante.
Prese una viuzza secondaria, quando la sua attenzione fu catturata da qualcosa o meglio da qualcuno: una ragazza si guardava attorno come persa e continuava a girare la testa come se aspettasse disperatamente qualcuno, con un bastone di legno chiaro nella mano sinistra, poi ad un tratto si inginocchiò per terra e iniziò a tastare le pietre di cui era composta la strada, a qualche centimetro dalla mano la sua bacchetta.
Perché non la raccoglie?”
Resto così a fissarla per un poco poi decise che probabilmente era arrivato il momento di aiutarla, si chinò anche lui e le porse la bacchetta, solo quando fu vicino a lei si accorse di una cosa: la ragazza era cieca.
La aiutò a rialzarsi.
-Quanto sei stato a guardarmi prima di aiutarmi?- disse alterata la ragazza.
-Scusami io..-
-Ti scuso solo se mi accompagni dove devo andare.-
-Dove devi andare?-
-Al Ghirigoro.- rispose impettita.
-Okay ti accompagno.-
Fece per prendere la mano della ragazza per aiutarla, ma la ragazza strinse la bacchetta e la puntò davanti a se e sussurrò: -Indico.- e iniziò a camminare tranquilla.
-Scusa, ma se non hai bisogno del mio aiuto perché vuoi che ti accompagno?-
-Perché mi serve qualcuno da cui farmi portare le borse a casa, sono fin troppo impacciata così.-rispose mentre con il bastone tastava la strada.
-Quindi ti aspetti che io porti i tuoi acquisti fino a casa tua?-
-Non solo, mi aspetto anche che tu mi offra un gelato.- e sorrise.
 
 
 
 
NdA: Pensavo di metterci molto di più a finire il capitolo, ma sono stata abbastanza veloce no?
Grazie a flor99 per la recensione e a chi ha messo la storia tra le seguite.
Allora chi è questa ragazza misteriosa? Dovrete aspettare il prossimo capitolo mi dispiace.
Ho deciso di inserire l’OOC perché non sono sicura di come si evolverà il personaggio di Draco in seguito perché la Rowling non ce lo ha mai descritto innamorato.
Nel prossimo capitolo parlerò un poco della figura di Narcissa, che secondo me è molto interessante.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
 
cranium.   

 

  
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