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Autore: LaCla    09/05/2012    14 recensioni
Cosa accadrebbe se una manciata di schizzi e disegni di Oda, venisse investita da una serie di particolari radiazioni? Come reagirebbe il mondo reale, venendo a conoscienza del fatto, che i personaggi di uno dei manga più famosi del mondo, sono diventati reali, ed ora camminano tranquillamente tra di noi? Ma so prattutto, se Ace fosse stato catapultato nel nostro mondo, prima di Marineford? Se una ragazza potesse cambiarne il destino? e se invece non potesse realmente farlo?
Questa è la storia di una ragazza qualsiasi, che vivrà il suo sogno più bello, ma anche più doloroso!
FF che contine possibili spoiler, tanta fantasia (la richiede anche al lettore xD) e Ace! :) Buona lettura!!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Of Love'
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Finite le presentazioni, che consistettero principalmente nell’annunciare i nostri nomi, visto che a noi due i loro erano già noti, consegnai le chiavi dell’auto ad uno dei loro autisti, spiegandogli dove avevo parcheggiato ed il modello della vettura.
I giornalisti stavano tentando di avvicinarsi in tutti i modi alle barche, frenati dalla polizia locale, che aveva gentilmente deciso di sorvolare sul fatto che io e la mia amica avevamo spudoratamente ignorato un divieto d’accesso. La ramanzina però non ce la risparmiarono di certo.
Dopo che Marco ebbe caricato sulla copia della Moby Dick le due monoposto, intimando ad Ace di stare alla larga dall’acqua, le imbarcazioni partirono, lasciandosi alle spalle il porto gremito di fan, che in quell’istante stavano provando un odio senza confini per me ed Elena.
Odio che approvavo al cento per cento, avevamo avuto una fortuna sfacciata, prima nel trovare quel pontile deserto, poi nel ricevere questo invito. Per come erano andate le cose, la caduta di Ace era stata una manna dal cielo, anche se mia aveva spaventata, e non poco. Ero brava a nuotare, ma il lago rimane sempre un rischio; ed essere immersa nell’acqua, senza aria nei polmoni e senza vedere nulla, era un’esperienza che non volevo ripetere.
Mentre le imbarcazioni fendevano l’acqua, ondeggiando leggermente, mi ricordai che Elena soffriva terribilmente di mal di mare. Una volta si era sentita malissimo a bordo di un pedalò, chissà come avrebbe affrontato quella traversata. Potevo solo sperare che non durasse troppo.
Come a confermare i miei pensieri, cinque minuti più tardi Elena aveva la testa penzoloni fuori dall’imbarcazione, con la sottoscritta che le teneva all’indietro i capelli e le carezzava leggermente la schiena. Fortunatamente anche un signore che faceva parte della security soffriva dello stesso disturbo, ed offrì alla mia povera compagna di avventure, una pastiglia per alleviare il senso di nausea.
Dopo un quarto d’ora infernale, le condizioni di Elena migliorarono leggermente. La nausea era cessata, così come i sudori freddi, ma il viso era ancora pallido da far spavento.
«Resisti ancora un attimo, siamo quasi arrivati!» disse Nami, accovacciandosi accanto a noi. Si erano preoccupati tutti per quel malore, e dal canto mio, tutto quell’ondeggiare iniziava a darmi fastidio; la vita del pirata non era proprio la mia strada a quanto pareva.
Pochi minuti più tardi le barche a motore si spensero, annunciando il nostro arrivo a destinazione, e tutte le imbarcazioni furono attraccate su piccoli pontili, che sporgevano da una piattaforma di cemento.
Quando vidi la villa per poco non mi slogai la mascella, tanto restai a bocca aperta.
L’abitazione, o meglio la reggia, che mi trovavo davanti era immensa, di una bellezza unica e suggestiva. Un grande cancello di ferro battuto si ergeva maestoso poco dopo i pontili, delimitando l’accesso a quella meravigliosa magione. Al nostro arrivo era completamente spalancato, permettendomi di vedere il giardino e l’edificio.
Il parco era un tripudio di colori, dal rosa dalle buganvillee, che si intrecciavano ai gazebo bianchi, all’arcobaleno di viole e ciclamini. Vi erano parecchi alberi dalle fronde verdeggianti, altri invece ornavano angoli del prato con le loro chiome purpuree. Un ciottolato bianco, incorniciato da enormi vasi carichi di campanule, portava al portone principale della casa, sulle cui pareti si stendeva un velo irregolare di edera. Tutta la proprietà era contornata da un alto muro di pietra grigia, anch’esso ornato da piante rampicanti in fiore, interrotto solo da un altro cancello, che probabilmente dava sulla strada, in modo da rendere accessibile la villa anche dalla terraferma.
Quando tutti furono sbarcati, ci avviammo verso l’ingresso, dove un maggiordomo in livrea ci stava aspettando, tenendo aperti i battenti dell’enorme portone.
L’atrio d’ingresso era magnifico, il marmo bianco e lucido del pavimento rifletteva il decoro floreale che ornava i soffitti, generando un effetto specchio molto suggestivo. Lo spazio era privo di arredamenti particolari, solo qualche quadro qua e la. Il maggiordomo ci condusse in un salotto, il cui arredamento faceva a pugni con la struttura originaria della casa. L’abitazione infatti, vista la sua apparente antichità, evocava un arredamento più classico, con mobili d’epoca e suntuosi drappeggi per i tendaggi, mentre quella stanza era modernissima, arredata con divani di pelle color panna e tavolini di vetro dalle rifiniture cromate. In mezzo a tutto quel bianco, il vecchio camino barocco sembrava una grande macchia di fuliggine, totalmente stonato dal resto della stanza.
«Sedetevi! Non fate complimenti!» ci invitò Nami, accomodandosi sinuosamente sopra uno dei divani. Io ed Elena ci sedemmo di fronte a lei, sprofondando nella morbidezza dei cuscini. Con lo sguardo tentavo di raccogliere nella mia mente ogni minimo dettaglio, in modo da poterlo conservare alla perfezione nei miei ricordi. Una volta arrivata a casa avrei sicuramente scritto e disegnato tutto quanto sul mio diario, così da poter rivivere con chiarezza questi momenti, ogni volta che l’avrei desiderato.
«Allora ragazze! Raccontatemi un po’ di voi… di dove siete? Cosa fate per vivere? Come vi siete conosciute? Come v-»
«Santo cielo prendi fiato rossa! Le stai bombardando di domante, sembri una giornalista!» intervenne Zoro, frenando la curiosità di Nami, che di tutta risposta gli fece una linguaccia.
«Fatti gli affari tuoi spadaccino, sono discorsi tra donne!» ribeccò lei, riportando lo sguardo su di noi, ed ignorando lo sguardo furente del marimo.
«Beh, siamo entrambe originarie di un paesino nella provincia di Brescia…» iniziò Elena, che appena posati i piedi sulla terraferma aveva riacquisito colore, «Stiamo studiando entrambe, lei legge, mentre io comunicazioni. Ci siamo conosciute circa dieci anni fa, ci siamo azzuffate perché lei aveva una maglietta identica alla mia!» finì infine, ritirando fuori quella maledetta storia.
«Forse volevi dire, perché TU, avevi la maglietta uguale alla mia!» sottolineai guardandola in cagnesco. Elena scoppiò a ridere, ed io con lei. Il nostro incontro era stato comico, ed a distanza di anni saremmo state ancora in grado di litigare per quell’episodio. Pur indagando in famiglia, nessuna delle due era riuscita a provare che la sua maglietta fosse stata comprata per prima. Che motivo idiota per litigare, però ci aveva unite! Da allora eravamo inseparabili, e dopo anni conservavamo ancora le nostre t-shirt, che poi ci eravamo scambiate, per sancire la fine delle ostilità.
«Yohohoho! Da un litigio è nata un’amicizia… Ora, cara ragazza, mi mostreresti le tue mutandine?» chiese Brook, che si era avvicinato ad Elena, ed ora le teneva una mano. La poverina arrossì, iniziando a balbettare una risposta imbarazzata, che però non riuscì ad articolare.
«SCORDATELO!» gridò Nami, colpendo violentemente lo scheletro sulla testa.
Mentre lo scheletro si accasciava a terra, accompagnato dai rimproveri di Nami, io mi guardai attorno, accorgendomi che in quello stanzone si erano radunati veramente tutti i personaggi; alcuni si erano accomodati sui divani, altri invece se ne stavano in diparte, appoggiati al muro o davanti alle finestre. Starmene seduta a conversare con loro, mi metteva parecchio in soggezione. Barbabianca occupava minimo tre posti a sedere, ed affiancato da Ace e Marco, sembrava interessato alla nostra storia. Sullo stesso divano di Nami era sistemata quasi tutta la ciurma, le uniche eccezioni erano Zoro, che se ne stava seduto a gambe incrociate sul pavimento, e Franky, che invece era rimasto in piedi, appoggiandosi leggermente al muro.
Accanto ad Elena invece si era sistemato Garp, mentre alla mia destra sedeva Shanks, con alle spalle i suoi uomini. Nonostante fossero in un altro mondo, le ciurme erano ben definite, e nessuno abbassava totalmente la guardia. La tensione tra i due imperatori era palpabile. Chissà quale accordo vigeva in quell’istante, la tensione c’era, ma nessuno sembrava intenzionato a scatenare la rissa. Probabilmente erano i Mugiwara la chiave di tutto, in particolare Rufy, amico di Shanks e fratello del comandante della seconda flotta di Barbabianca. Per non parlare dell’amicizia tra la ciurma e Mr 2, che a sua volta venerava Ivankov.
Law e Kidd sembravano sopportarsi senza apparenti legami, così come Hancock e Doflamingo. I primi due se ne stavano in disparte, appoggiati alla finestra osservando il panorama, mentre i due Shichibukai se ne stavano in un angolo, l’una seduta elegantemente sul suo serpente, l’altro scomposto sopra un tavolino.
Il più insofferente era sicuramente Smoker, che a contatto con tutti quei pirati ribolliva di rabbia, ma a frenarlo c’era il viceammiraglio Garp, nonché nonno di Rufy ed Ace. Insomma, una fitta rete di legami affettivi univa nel modo più strano e svariato i personaggi in quella sala, e tutti i legami alla fine portavano a Rufy. Persino i personaggi secondari erano legati alla ciurma in qualche modo.
«Posso farvi io una domanda..?» chiesi speranzosa, continuando non appena Robin mi fece segno di procedere con un gesto della mano.
«Cosa vi ricordate della vostra vita? Cioè, qual è il vostro ultimo ricordo, prima di essere trascinati qui?» chiesi. Era una domanda che dovevo fare, per evitare uscite del tipo “Hey Ace, come ci si sente ad essere risorti?” oppure “Hancock come va il tuo folle amore per Rufy?”. Chissà chi di loro aveva i ricordi più completi.
Fu l’archeologa a rispondermi, con la sua solita calma.
«Non tutti sono stati portati qui nello stesso istante, infatti ci è stato chiesto di non parlare tra di noi dei nostri ricordi, perché rischieremmo di rivelare il futuro di altri personaggi, e questo non può accadere, visto che un giorno dovremo ritornare in quel mondo. Già mantenere i ricordi di questo viaggio cambierà il corso della storia, sapere persino come va a finire sarebbe sbagliato. Sappiamo solo che i ricordi meno completi appartengono proprio a noi Mugiwara, che siamo stati trasportati qui insieme da Spa Island.»
E così non c’era stato un momento unico, ognuno aveva un ultimo ricordo diverso, o al massimo c’erano piccoli gruppi con un ricordo comune. Chissà chi era il personaggio ad avere i ricordi più completi… Ma soprattutto, come avrebbero fatto a ritornare nel loro mondo? L’aveva affermato come se fosse una certezza, qualcosa di già noto e deciso.
«E come hanno fatto a capire che c’era questa diversità? E cosa intendi dire con “un giorno dovremo ritornare in quel mondo”? Come farete? E come mai potete circolare liberamente, mentre quattro di voi sono stati imprigionati?» chiese Elena, curiosa quanto me di scoprire come erano andate realmente le cose. I telegiornali avevano dato notizie su notizie, ma erano poco credibili le tempistiche.
«E io che prima vi ho difeso dall’assalto di Nami, voi donne siete portate per fare domande a raffica!» affermò Zoro, facendo arrossire Elena ed alterando l’instabile umore di Nami.
«Testa d’alga, porta rispetto per Nami-swan e per le bellissime fanciulle nostre ospiti! Zoticone.» intervenne Sanji. Se non fosse intervenuta Nami a placare le acque, avrebbero nuovamente iniziato a litigare.
Quando la stanza tornò tranquilla, Robin iniziò a rispondere alle domande di Elena:
«Gli scienziati del vostro mondo stanno studiando le radiazioni che ci hanno trasportato qui, cercando di generare un processo inverso, mediante il quale riusciranno a rimandarci nel nostro contesto, esattamente nell’attimo immortalato nel foglio da cui siamo usciti. La storia del trasferimento e del nostro stanziamento in località diverse è una questione momentanea, non rimarremo qui per sempre, è già stato deciso. Anche i quattro prigionieri verranno rispediti nel loro foglio, hanno annunciato pubblicamente la loro condanna solo per calmare l’opinione pubblica e voi fan, che sembrate odiarli oltre ogni dire. Per quanto riguarda i ricordi… Beh, ci hanno interrogati singolarmente, chiedendoci per l’appunto quali fossero i nostri, in base ai quali hanno deciso se lasciarci liberi oppure no. Ha avuto un ruolo fondamentale l’autore delle nostre avventure, Eiichiro Oda; infatti è stato molto persuasivo, convincendo le autorità a considerare non solo il nostro passato, ma anche il nostro ruolo nella storia. Per questo è stato imprigionato anche un marine, mentre noi pirati siamo a piede libero. Non sappiamo cosa abbia fatto per meritarsi l’incarcerazione quell’ammiraglio...» concluse pensierosa.
Non potei evitare di lanciare uno sguardo ai pirati di Barbabianca. Ace era rilassato, mezzo sdraiato sul bracciolo del divano, mentre Marco era teso, con la mascella serrata ed i pugni chiusi guardava prima Ace e poi il suo capitano, tentando però di non farsi notare. Quella tensione aveva appena risposto alla mia domanda su chi avesse i ricordi più completi… La fenice sapeva di Marineford, aveva ben chiari nella memoria gli attimi in cui aveva perso il padre ed il fratello, ed era bastato accennare ad Akainu per fargli ribollire il sangue. Ma anche Rufy era più silenzioso del solito, mediamente sarebbe già intervenuto nel discorso, o comunque avrebbe protestato perché era affamato, invece era rimasto zitto dalla fine dello spettacolo; perfino lungo la traversata non aveva parlato più di tanto. Mossi il mio sguardo verso di lui, che stava seduto con le gambe penzoloni sullo schienale del divano, e quando  incrociai il suo sguardo, per una frazione di secondo, capii. Quello non era lo sguardo di Rufy a Spa Island, era lo sguardo di Sabaody, due anni dopo. Probabilmente la canotta che indossava nascondeva la cicatrice sul petto, ma non mi serviva vederla per confermare le mie ipotesi, ero troppo sicura. Quello sguardo aveva una consapevolezza ed una maturità che solo la perdita del fratello maggiore poteva dargli. Rufy e Marco sapevano tutto.
«Quindi non vi hanno detto nulla della vostra storia e di come è continuata… Ora capisco… Da quanto tempo siete nel nostro mondo? » continuò a chiedere Elena. Lei era sicuramente più adatta di me per interrogare i personaggi, io ero troppo presa nell’osservare le loro reazioni, i loro comportamenti, a scavare con gli occhi nei loro ricordi. La fenice non perdeva di vista Ace e Barbabianca nemmeno un secondo, Rufy continuava a guardare il fratello di sottecchi, cercando di non farsi notare, e lanciava anche qualche occhiata a Law e Von Clay. Chissà se il chirurgo della morte ricordava i fatti di Marineford. E Mr 2? Ricordava di aver donato la sua vita per salvare Rufy? Per permettere a Cappello di Paglia di arrivare al quartier generale della marina per salvare Ace? Sapeva che il suo sacrificio era stato in parte vano? Come potevano stare zitti? Come riuscivano a non dire loro la verità? Io stessa sentivo il bisogno di afferrare Ace e gridargli di lasciare perdere la ricerca di Teach, di urlargli contro che lui doveva vivere, che non doveva gettare via la sua vita inseguendo quell’uomo.
Strinsi i pugni sopra le ginocchia, cercando di concentrarmi sulle ombreggiature del marmo che rivestiva il pavimento. Non riuscivo ancora a pensare serenamente a quei momenti, le lacrime tentavano sempre di fare capolino sui miei occhi al ricordo della morte di Ace e Barbabianca. Non volevo nemmeno immaginare il dolore di Marco in quel momento, il sapere di avere le informazioni per salvare la vita ad entrambi, ma non poterlo fare. Poter salvare proprio padre, proprio fratello, la vita di centinaia di persone, ma qualcosa, o qualcuno, ci impedisce di agire. Ma cosa lo frenava? Cosa gli impediva di parlare?
Tante volte avevo desiderato di poter riavvolgere il tempo, anche solo di qualche mese, per poter portare mio padre in ospedale, gridando ai medici di sbrigarsi, di fargli gli esami e cercare quel maledetto tumore. Urlando loro di individuarlo e portarlo via da li, prima che si espandesse, prima che divorasse tutto il mio mondo. Ma non era accaduto. Cosa avrei fatto se avessi vissuto quei mesi sapendo della malattia, ma impossibilitata ad agire? Con l’incapacità di parlare, di fare qualsiasi cosa… Quale poteva essere il divieto che mi avrebbe fatta stare zitta? Cosa avrebbe potuto indurmi a tacere, limitandomi ad osservare?
Alzai lo sguardo dal pavimento, portandolo su Marco, incatenando i suoi occhi ai miei.
«Cosa vi fa tacere? Cosa vi spinge a non dire nulla sul futuro, a non fare nulla per cambiarlo?» chiesi, probabilmente interrompendo la risposta di Robin alla domanda di Elena. Ormai avevo smesso di ascoltarle da non so quanto tempo.
La fenice non distolse lo sguardo, sapevamo entrambi a cosa mi riferivo, non servivano altre spiegazioni.
«Ognuno ha le sue motivazioni, eh.» tagliò corto il comandante della seconda flotta, che pur non essendo sgarbato o brusco, mi fece capire che quello non era né il momento né il luogo adatto a quel discorso. Ed aveva ragione.
Mi scusai per l’interruzione, e ripesi ad ascoltare le spiegazioni dell’archeologa.
A quanto pareva, erano stati trasportati nel nostro mondo quasi un anno prima, ma la faccenda era stata tenuta segreta, per dare tempo al governo nipponico di organizzarsi e decidere come procedere. Avevano interrogato singolarmente tutti gli interessati, stilando una specie di cronologia, in modo da avere ben chiaro chi avesse fatto cosa nel corso della storia. Oda era intervenuto durante i dibattiti tra i magistrati giapponesi, come testimone fondamentale, visto che aveva creato lui quei personaggi.
Io ed Elena pendevamo dalle labbra di Robin, che pazientemente ci stava spiegando tutta la faccenda, quando il maggiordomo entrò, annunciando che la cena sarebbe stata servita tra due ore. A quell’annuncio Nami decise che era giunto il momento di separarci, per poterci preparare alla serata.
«Allora a più tardi! È così bello avere altre ragazze con noi! Vi farò portare in camera i vestiti per la serata!» disse la navigatrice, uscendo veloce dalla stanza. L’idea che fosse lei a scegliere i nostri vestiti mi allarmava, e non poco.
Lentamente tutti i personaggi lasciarono la sala, ed anche noi ci alzammo, seguendoli, ma riuscii a fare pochi passi, perché una mano afferrò il mio braccio. Mi voltai per scoprire chi mi avesse fermata, rimanendo sgomenta nel trovarmi di fronte Rufy, serio in volto.


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Ok, ce l'ho fatta! xD giuro, un altro capitolo così e impazzisco ( se penso che ne ho davanti altri 2 o 3 ancora più ostici mi viene la nausea! :S )
Ecco, in questo capitolo di spiegazioni si sono chiariti un po' di passaggi chiave, ma mancano ancora parecchie informazioni, come avrete sicuramente notato, che verranno rivelate più avanti! (non è per essere sadica, ma se dico tutto ora faccio prima a dirvi come va a finire, e visto che sono mooolto incerta sul finale, sarebbe difficile anche quello xD) ora, veniamo alla domanda, io le sto seguendo quelle maledette puntate, e sono arrabbiatissima! la voce di "rubber" mi fa venire i nervi, però per ora censure esagerate non ne ho trovate... anche se ho il terrore di vedere cosa combineranno nei dialoghi a Marineford! :S comunque, ora vi lascio andare ^_^
Grazie di seguire la mia storia, e fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, se trovate parti poco chiare non esitate a farmelo notare, alla fin fine io sapendo perfettamente i fatti, magari mi lascio sfuggire passaggi che per voi lettori sono invece fondamentali! (poi l'ho riletto talmente tante volte che ormai lo so a memoria, quindi potrei non aver notato eventuali salti logici xD)
ora il domandone SUPER SPOILER:
Avete visto la prima pagina del capitolo 666??? *_* cosa ne pensate???
Se rispondete scrivete SPOILER anche nella recensione, che magari alcuni leggono inavvertitamente ed è proprio brutto scoprirlo così! ^_^
Baci baci, alla prossima!!!

Immagini e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di lucro



   
 
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