Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: LaCla    13/05/2012    16 recensioni
Cosa accadrebbe se una manciata di schizzi e disegni di Oda, venisse investita da una serie di particolari radiazioni? Come reagirebbe il mondo reale, venendo a conoscienza del fatto, che i personaggi di uno dei manga più famosi del mondo, sono diventati reali, ed ora camminano tranquillamente tra di noi? Ma so prattutto, se Ace fosse stato catapultato nel nostro mondo, prima di Marineford? Se una ragazza potesse cambiarne il destino? e se invece non potesse realmente farlo?
Questa è la storia di una ragazza qualsiasi, che vivrà il suo sogno più bello, ma anche più doloroso!
FF che contine possibili spoiler, tanta fantasia (la richiede anche al lettore xD) e Ace! :) Buona lettura!!
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Of Love'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
c1




«Andate avanti voi, io devo parlare con lei da solo», disse il capitano dei Mugiwara, esortando coloro che si erano fermati a guardare la scena ad uscire.
Annuii alla domanda silenziosa di Elena, rimasta ferma al mio fianco, che mi chiedeva se doveva andarsene anche lei.
Una volta rimasti soli nel grande salone, che con appena noi due al suo interno, sembrava ancora più immenso, mi lasciò andare il braccio, permettendomi di voltarmi completamente verso di lui.
«Grazie di esserti fermata… Non sono bravo con le parole, ma volevo ringraziarti per aver salvato Ace, se non ci fossi stata tu, io… nessun’altro avrebbe potuto salvarlo.»
Gli occhi di quel ragazzo erano troppo vecchi per quel viso così giovane, tradivano la sua vera età ed i suoi ricordi reali, in contrasto all’aspetto fanciullesco che caratterizzava il suo fisico.
«Non c’è bisogno di ringraziarmi, l’ho fatto d’istinto, non potevo sicuramente lasciarlo annegare… Ma perché hai voluto ringraziarmi così?»
«Così come?» mi chiese, spostando la testa leggermente a lato, perplesso.
«Da soli, perché qui ed ora? Perché non l’hai fatto, che ne so, sulla barca, o quando ancora non ero salita a bordo?» avrei voluto chiedergli anche dei suoi ricordi, ma non mi sembrava il caso. La domanda che avevo posto alla fenice era stata un errore, mi era uscita dalle labbra senza passare per il filtro della ragione, ed avevo rischiato di creare una situazione molto spiacevole, per tutti.
«Beh, perché non ci sarei mai riuscito, davanti a tutti. Riesco a fingere a tavola, abbuffandomi a più non posso, e durante le apparizioni pubbliche, perché riesco a distrarmi con mille cose, ma in quel momento il mio pensiero era solo Ace. Non sono stupido sai? Ho capito che tu sai tutto…» mi disse serio, spiazzandomi.
«Dove arrivano i tuoi ricordi?» chiesi esitante.
«Ho appena sconfitto il pacifista a Sabaody, mi ero appena ricongiunto alla mia ciurma. Stavamo per salpare, quando mi sono ritrovato in questo mondo. Credevo di impazzire! Li avevo persi di nuovo, e di nuovo non ero stato in grado di proteggerli! Quando mi hanno spiegato cosa era successo, non potevo crederci, proprio ora che il mio viaggio stava per ricominciare… Però almeno avevo i miei Nakama…»
«E tuo fratello…» aggiunsi, pensierosa.
«Già!»
«E così ti hanno vestito come ti vestivi una volta, per nascondere la cicatrice e la tua vera età, e ti hanno detto di non dire loro nulla… giusto?»
«Esatto.» mi rispose sorridendo, con il suo solito sorriso.
«E come hai reagito nel vedere Ace?» chiesi, ormai ero in fase “domande a raffica”, e anche se il mio cervello continuava a dirmi di smetterla, una parte di me era troppo assetata di conoscere, per fermarsi.
«Ho pianto come un bambino, ero felicissimo di poterlo riabbracciare! Era li, vivo e vegeto, scoppiava di salute! Con il suo ridicolo cappello arancione e il suo sorriso! Niente manette, niente graffi o abrasioni, niente sangue, niente… niente ferite.» esitò sul finire della frase, ricordando probabilmente lo squarcio che aveva ucciso pugno di fuoco.
«Come mai non dite nulla? Tu e Marco sapete sicuramente come va avanti la storia, l’ho capito dai vostri sguardi che sapevate il destino di Ace e Barbabianca! Come fate a fingere che vada tutto bene? Avete la possibilità di cambiare il corso della storia, e non lo fate? Perché?» scoppiai, non riconoscendo la voce che usciva dalle mie labbra. Ero arrabbiata, furibonda, accecata dall’ira e dalla frustrazione di non capire i loro motivi. Se io avessi avuto la loro possibilità, se solo avessi potuto cambiare anche solo un giorno del passato, l’avrei fatto immediatamente! Avrei potuto salvare mio padre, avrei fatto felice mia madre, non avrei sofferto così tanto, forse sarei persino in grado di sorridere, ancora con la sincerità che avevo prima che tutto il mio universo mi crollasse addosso, schiacciandomi sotto il suo peso.
Non mi ero nemmeno accorta che delle calde lacrime avessero iniziato a solcarmi presuntuose il viso, me ne resi conto soltanto quando Rufy allungò la mano, raccogliendone una.
«Perché piangi e ti arrabbi così tanto?» mi chiese, ingenuo, cappello di paglia.
«Perché se avessi la tua possibilità, di cambiare il futuro modificando il passato, non esiterei a farlo! Mentre tu, che puoi, non lo fai. Non capisco.» mi sedetti sul divano, ormai incapace di reggermi in piedi. Stavo stringendo i denti, tanto da farmi male, per non piangere, per evitare che sciocchi singhiozzi mi uscissero dalla gola. Strinsi i pugni, conficcando le unghie nella tenera carne del palmo, per distrarre il mio cervello dal dolore al petto, e farlo concentrare su quello fisico, che preferivo.
Rufy mi guardava, serio in viso, ritto davanti a me. Si accovacciò davanti alle mie ginocchia, e mi sorrise.
«Non piangere, non capisco perché tu te la prenda tanto, ma non pensare che non vorrei dire tutto a mio fratello, solo che non posso.»
Alzai lo sguardo, incerta. Cosa voleva dire che se avesse potuto, l’avrebbe fatto? Cosa impediva loro di parlare? Cosa impediva a lui di salvare Ace?
Probabilmente lesse nel mio sguardo il dubbio, e decise di spiegarsi meglio. Avevo sempre sottovalutato l’intelligenza di Rufy, a quanto pareva.
«Non possono farci tornare con nuovi ricordi sul nostro futuro. Prima di partire, ci faranno dei test, per scoprire cosa abbiamo detto o non detto, insomma per vedere se abbiamo rispettato gli accordi. Se risultasse ad esempio che io o il pennuto mitologico avessimo detto tutto o anche solo dato un consiglio ad Ace e Barbabianca, noi verremmo rimandati nel nostro mondo, ma loro sarebbero bloccati qui. Non potrebbero permettergli di ritornare, sconvolgendo l’ordine della storia. Capisci ora?»
No, non capivo. O meglio, capivo il ragionamento, ma non ne condividevo le priorità. Chi se ne importava dell’ordine della storia se potevo salvare la vita a qualcuno a cui volevo bene? Ok, sarebbero rimasti nel nostro mondo, ma vivi! Sarei stata felice lo stesso, perché erano vivi, anche se io non avessi potuto incontrarli di nuovo!
«Ma come ragioni? Cosa te ne importa della storia, salveresti Ace!» dissi, con la voce ancora sporca di rabbia, ma più calma.
«Credi veramente che non ci abbiamo già pensato? Ma se Ace rimanesse bloccato qui, a causa mia, secondo te se ne starebbe buono buono a fare la vita da bravo cittadino? È un pirata, non vuole essere rinchiuso oppure obbligato a fare nulla! Impazzirebbe sapendo di non poter tornare nel suo mondo, non poter vivere la sua avventura. Finirebbe per odiarmi e per farsi ammazzare comunque. Cosa avrei ottenuto? L’odio di un fratello, e la consapevolezza di avergli riempito la vita di rimpianti!?»
Aveva ragione, aveva maledettamente ragione, Ace non l’avrebbe mai perdonato, e con le ferree leggi che governavano il mio mondo, si sarebbe sentito perennemente braccato o in trappola. Quanto avrebbe resistito? Un mese? Un anno? Quanto?
Chiusi gli occhi, sentendomi sciocca per non aver pensato a quell’eventualità, per non aver pensato alla volontà di Ace, ma solamente alla mia. Volevo così tanto che la sua morte non divenisse reale, che avevo anteposto la mia volontà alla sua.
Annuii al capitano dei Mugiwara, capendo finalmente il motivo per cui taceva a suo fratello quelle informazioni.
«Sembri molto affezionata ad Ace, come è possibile se non l’hai mai incontrato?» mi chiese, facendo ritornare il sorriso sul suo viso.
«A volte incontrare una persona non serve per innamorarsene. Cioè, volevo dire… Per… Oh al diavolo!» riabbassai gli occhi e nascosi la testa tra le ginocchia e le braccia. Cosa mi era saltato in mente di dire? Era un cartone animato, una finzione! Non ci si poteva innamorare di una finzione! È una cosa stupida ed insensata!! Da bambini!! Come Elena che da piccola voleva sposare Batman! E ok, io ero fidanzata con Eric di Rossana, ma ora avevo 20 anni, quasi, non avrei dovuto ricascare un una frivolezza simile! Mi sentivo imbarazzata, frustrata ed anche particolarmente patetica, rannicchiata su quel divano.
La risatina di Rufy mi riscosse dai miei insulti mentali a me stessa, riportandomi alla realtà, realtà nella quale avevo appena detto ad un cartone animato di essere innamorata di suo fratello cartone animato. Cristo, detta così sembrava anche peggio!
Se possibile sprofondai ancora di più nell’imbottitura del divano, celando il mio viso in fiamme per l’imbarazzo con le braccia. Cosa cavolo mi saltava in mente? In meno di un ora le mie parole avevano palesemente scavalcato il filtro che evitava di farmi dire stronzate. Intanto Rufy continuava a sghignazzare.
« Lo trovi tanto divertente?» chiesi stizzita.
«Si! Sei diventata tutta rossa! Però sono contento, quando Ace lo saprà sicuramente diventerà molto più rosso di te, però sarà felice!» mi rispose tranquillo il ragazzo di gomma. E quelle parole cancellarono l’imbarazzo e la vergogna, sostituendoli con l’ira e la follia omicida.
Mi alzai di scatto dal divano, facendo cadere Rufy dalla sua posizione accovacciata sul pavimento. Mi piegai a guardarlo negli occhi, e vidi dal suo volto che la mia faccia era terribilmente spaventosa.
«Prova anche solo a pensare di riferire qualcosa ad Ace ed io ti catapulto nel lago! E fidati, non vengo a ripescarti!» sibilai, a pochi centimetri dal suo viso.
Rufy fece una risatina leggermente tesa, assicurandomi che avrebbe tenuto la bocca chiusa. Mi fidavo poco, ma non potevo fare nulla ormai, se non sperare in quella promessa.
Quando si rialzò ci stavamo per salutare. Mancava poco ormai alla cena, e dovevo ancora prepararmi.
«Si vede così tanto che non ho gli stessi ricordi dei miei nakama?» mi chiese all’improvviso, poco prima che raggiungessimo la porta, portando la mano sinistra al petto, dove sicuramente aveva l’enorme cicatrice causata da Akainu.
«Un po’…» risposi sincera, «Lo si vede dal tuo sguardo, non sei più così spensierato.»
Rufy annuì pensieroso, e si calò in testa con decisione il cappello. Era triste, sicuramente lui e la fenice erano quelli che più soffrivano durante questo loro viaggio. Per di più per colpa di quelle radiazioni lui aveva perduto per ben due volte i suoi compagni, e sicuramente dopo i due anni di allenamento non si aspettava un altro addio.
«Non sono mai stato bravo a dire bugie… Non sono in grado di proteggere chi amo, come potrei essere capace a fare altro?» affermò con un tono malinconico, che non gli apparteneva per niente.
«Non è stata colpa tua. Nessuno poteva immaginare che sarebbe successa una cosa del genere, sappi che nemmeno noi, che leggevamo solamente la vostra avventura, avremmo mai immaginato un finale del genere per quello scontro a Sabaody, e tantomeno per quella maledetta guerra. Mai.» affermai seria, guardandolo negli occhi. Era la verità. La morte di Ace e la sconfitta dei Mugiwara erano stati fulmini a ciel sereno per tutti i fan, erano due eventi a cui nessuno era preparato, ed avevano scioccato tutti quanti.
Cappello di paglia annuì di nuovo, stampandosi un sorriso sul volto. Quante volte mi ero nascosta dietro ad un sorriso? Quante volte avevo indossato la maschera della felicità e della spensieratezza in quei mesi? Quante volte avevo ringraziato il cielo, che l’unica in grado di capire quando un mio sorriso non arrivava agli occhi, fosse Elena? Ormai ero un’esperta nel settore, ed il sorriso di Rufy era solamente un lavoro da principiante, nessuno ci avrebbe creduto. Probabilmente però, i suoi compagni avevano deciso, saggiamente, che non fosse il caso di indagare oltre.
Quante volte Elena aveva fatto finta di nulla? E quante volte erano stati i miei amici ad ignorare la mia finta gioia di vivere? Anche volendo, non sarei riuscita a contarle. Uscendo dal salone ci dirigemmo alle nostre camere, scortati da un maggiordomo, che ci stava attendendo nell’atrio. Nessuno dei due si era accorto che un altro paio di orecchie avevano udito quelle parole. Nessuno dei due si era accordo che due occhi ci avevano osservato durante tutta la nostra chiacchierata. Eppure quello sguardo, quell’origliare, avevano appena stravolto il destino di tutti.


-----------------------------------------------------------------------------------------
Eccomi finalmente!! scusatemi infinitamente per il ritardo, ma proprio non ce l'ho fatta ad aggiornare prima!!! Comunque non ho molto da dire, non è che succeda moltissimo in questo capitolo, però si gettano parecchie basi xD
niente, alla prossima!!! e Grazie di cuore a tutti coloro che seguono, ricordano, preferiscono e recensiscono questa storia!!! e anche ai lettori silenziosi, grazie di cuore!!
e come da tradizione, la domanda:
chi sarà la persona che ha assistito a tutta la conversazione???
Stavolta faccio una domanda presuntuosamente incentrata sulla mia storia, violiate perdonarmi, ma sono curiosa di sentire le teorie u.u
Baci baci, alla prossima!!!


Immagini e personaggi non sono di mia proprietà e non sono a scopo di lucro


   
 
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: LaCla