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Autore: Griph    16/05/2012    2 recensioni
Questa piccola long non è altro che il sequel della one-shot "E' così sbagliato desiderarti ancora?".
- Dillo. Dillo, Granger. Per me -.
- Già lo sai, Malfoy -.
- Voglio sentirtelo dire -.
Lo fece aspettare qualche secondo, poi cedette. - Fai l'amore con me -.
La guardò dritto negli occhi, si fece guardare dritto negli occhi. - Devi dirlo come quella volta, Mezzosangue -.
Lei parlò, senza esitare. Tutto pur di riaverlo con sé. - Fallo, Malfoy. Fai di nuovo l'amore con me -.
La baciò.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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III capitolo
M i   s a r à   s u f f i c i e n t e   c h e   i n   u n   a n g o l o   d e l   m i o   m o n d o   c i   s i a   t u

Capitolo III


Mani tremanti per l'emozione percorrevano il suo corpo per intero, senza tralasciare alcun lembo di pelle. Nessuno sarebbe scampato alle sue mani vellutate, dolci, leggere, fredde ed esitanti. Ma non erano solo le sue mani a tremare. Il corpo di Hermione Granger tremava come una foglia troppo esposta al vento, ma non poteva farci niente. Era tutta colpa di quelle mani che non le permettavano d'imboccare una via di fuga, ma non era quella che lei stava cercando. Era lui, piuttosto, quello che cercava da troppo tempo e finalmente l'aveva ritrovato. Era lì, sopra di lei, che la baciava, l'accarezzava, la stringeva, la bramava.
Le depositava baci dolci e carichi di passione lungo il collo, sulle spalle, sui seni, sulla schiena, sul suo ventre. Lasciava scie roventi che ripercorreva voglioso.
E lei intanto gemeva. Oh, come gemeva.
- Quanto mi sei mancata, Mezzosangue -.
Ed era musica per le sue orecchie, quella.
Come aveva fatto a sopravvivere senza quel corpo, quegli occhi, quelle labbra, quel profumo?
Era rimasto in astinenza troppo a lungo, un'astinenza lunga e dolorosa alla quale, però, stava ponendo rimedio.
Le strinse i seni, ormai nudi e privi di qualsiasi vincolo, tra le mani.
- Draco... -. L'aveva sempre fatto e sapeva che gli piaceva, che lo faceva impazzire. Quei sussurri pronunciati a qualche millimetro dal suo orecchio avevano la capacità di fargli perdere il controllo, ignorando, invece, la forza che stava utilizzando per mantenerlo a tutti i costi, per far durare quel momento un'eternità.
Lei sapeva anche che amava quando lo chiamava per nome. Lo diceva con talmente tanta dolcezza da farlo sempre sorridere, perché non credeva che una parola, apparentemente così inutile e comune, potesse essere tanto bella come quando lo era pronunciata dalle sue labbra.
Spostò una mano sulla sua coscia e la risalì finché non arrivò al suo interno, dove cominciò ad accarezzarla sopra l'intimo che ancora portava... anche se per poco.
Hermione gli cinse il collo con le braccia, aggrappandosi a quel corpo forte che la stava facendo impazzire. Glielo baciò, glielo morse fino a lasciare dei segni rossi sulla sua pelle diafana.
Lui sulle sue labbra, lui sul suo seno, lui lì, sempre più giù.
- Gemi, Granger. Gemi per me -. E lei lo fece, senza vergogna, senza riluttanza.
E poi dovette sforzarzi di non svenire, di non perdere i sensi proprio in quel momento, quando, dopo così tanto tempo, l'aveva di nuovo dentro di lei.
Rimase fermo qualche secondo, per assaporare quell'istante. - Mi senti, Granger? -. Cercava di mantenere la calma, come sempre, e gli veniva estremamente difficile con lei, così piccola, così indifesa, così piena di fascino, sotto di lui.
- Oh, Draco... -.
- Mi senti? -, le ripetè.
- Sì, sì. Ti sento -.
E lentamente cominciò a muoversi, in quel mare di piacere, caldo e accogliente che era il suo corpo.
E sentiva le sue mani, che stringevano le sue braccia, e le sue unghie, che affondavano nelle sue spalle, che lo graffiavano, e la sua bocca, che gli mordeva la spalla.
Con la fronte imperlata dal sudore, le mani che cercavano quelle di lei, le braccia tremanti per lo sforzo di reggersi, affrontava quegli ultimi momenti che di lì a poco sarebbero sfociati in quel breve attimo di godimento che li avrebbe lasciati stremati l'uno di fronte all'altra.
E quando arrivò si fermò, tenne gli occhi chiusi e le dita intrecciate a quelle di Hermione, ascoltando il suo respiro irregolare che lei soffiava sul suo viso.
La baciò con trasporto, come se quello che avevano appena fatto non l'avesse lasciato soddisfatto.
Pensò a tutti i momenti che avevano passato insieme e si rese conto che non ne aveva mai abbastanza di lei, non si saziava mai di lei, di starle vicino, di dormire con lei. Provava un sentimento costante di tenerezza e desiderio nei suoi confronti, che aveva bisogno di nutrire più volte al giorno. Veniva pervaso da uno strano dolore fisico quando lei si allontanava. Quel suo desiderio camuffato da timidezza, quella dolcezza quasi opprimente e la sua vulnerabilità gli laceravano il cuore. Non gli aveva mai negato nulla, era stato sempre accontentato in tutto e non perché lei non voleva deluderlo o evitare che diventasse triste. No, ma perché voleva farlo, era quello che si sentiva di fare, perché lo amava.
Oh, se lo ricordava quel giorno, in cui glielo disse. Era terrorizzata dalla possibilità che lui si arrabbiasse, si spaventava di essersi esposta troppo, di averlo messo in difficoltà. Invece gliene fu grato, perché lo fece rendere conto che non era l'unico che aveva perso la testa innamorandosi di lei. Sapeva che Hermione non aveva altro desiderio che quello di donarsi totalmente a lui, perché non conosceva altro modo di amare. L'amore e la devozione che nutriva erano incancellabili, connaturati, e proprio quel suo aprirsi e donarsi completamente l'avevano fatto innamorare di lei.
Quindi, in nome di tutto quello che provava, non si capacitava del fatto di essersi allontanto da lei, di non averla avuta per scelta vicino a sé. Si chiese come avesse fatto a sopravvivere. Come? Come ho fatto?
- Sì, anche tu mi sei mancato -.
Quelle parole gli rimbombarono in testa per infiniti secondi, durante i quali si stese accanto a lei. Hermione ne approfittò e si accucciò nell'incavo del suo braccio, godendosi il calore di quella pelle e la stretta che non tardò ad arrivare.
Si sentiva estremamente felice, come se tutta la malonconia e la nostalgia che aveva provato in tutte quelle settimane non l'avessero mai perseguitata.
Svuotò la sua testa da qualsiasi pensiero e si godette quel momento.
Malfoy prese ad accarezzarle il braccio, sentendo la pelle d'oca sotto il suo tocco leggero.
Il profumo dei capelli di Hermione lo stava completamente inebriando.
- Mi dispiace -, disse all'improvviso. Sentiva il bisogno di pronunciare quelle due parole, gli premevano sulla lingua da troppo tempo e adesso doveva assolutamente farle uscire, liberarsi dal quel groppo che aveva perennemente in gola, doveva farsi perdonare, in qualche modo.
- Di cosa? -. La sua voce era tranquilla.
- Di... averti respinta -. Quella di lui tormentata, dispiaciuta, pentita.
- Oh... -, adesso capiva. - Non fa niente, adesso sei qui -. Gli baciò una spalla e tentò di sorridergli.
In realtà voleva sapere.
In cosa aveva sbagliato? Aveva fatto qualcosa che non doveva fare?
Quelle erano le domande che l'avevano tormentata per tutti questi giorni.
- No, invece devo spiegarti -. Le sollevò il viso e la guardò, pronto a liberarsi di quel peso che lo attenagliava giorno e notte.
- Se non te la senti non fa niente. Posso capire... -.
- Mezzosangue, non interrompermi, altrimenti non ne usciamo più -. Era incredibilmente serio, ma non arrabbiato. Questo era un buon segno. Non voleva che si arrabbiasse.
- Okay, ti ascolto -. Si mise comoda e tese le orecchie, raccomandandosi di non interromperlo, proprio come lui le aveva chiesto.
Malfoy prese un lungo respiro, poi parlò. - Non credevo possibile che tra noi potesse instaurarsi un tipo di legame come questo, soprattutto dopo tutto quello che avevamo passato negli anni precedenti. Sai, i miei pregiudizi e, di conseguenza, il tuo odio verso di me. Però è successo e, il mio, non era di certo un buon periodo. Quindi, tutta quella situazione non mi dispiaceva affatto. Mi faceva stare bene, non mi faceva pensare a niente -. S'interruppe qualche secondo, ma poi ricominciò. - All'inizio pensavo che sarebbe stato uno dei tanti rapporti che avevo avuto, breve e insignificante, ma non avevo fatto i conti con chi avevo a che fare. Così, con il tempo, cominciai a... provare qualcosa, ed era una sensazione completamente nuova per me. Però mi abituai e ci presi gusto. Mi piaceva stare con te, parlarti, starti vicino. Poi provai qualcosa di più e mi sentii completamente perduto. Ti stavi prendendo qualcosa che nessuno aveva mai neanche osato chiedere. Tu invece lo stavi facendo senza porti alcun tipo di problema -. Abbassò lo sguardo sulle sue mani e lei non osò chiedergli di sollevare gli occhi e fissarli nei suoi. - Quando qualcuno ci scopriva a parlare o particolarmente vicini vedevo come ti guardavano... e non mi piaceva. C'era chi ti guardava languidamente, chi ti guardava con disprezzo o chi ti guardava e basta. Tu eri sempre stata quella amata da tutti, quella a cui chiunque chiedeva consiglio, che concedeva ogni goccia del suo tempo per aiutare gli altri e proprio per questo eri amata da tutti. Ma quando ha cominciato a girare quella voce che noi ci frequentavamo tutto è cambiato. Non sopportavo chi ti guardava con odio solo perché era possibile che tu stessi con me o che ti consideravano... una sgualdrina per lo stesso motivo. Pensai che tutta quella situazione era colpa mia -. Lì Hermione capì e nonostante avrebbe voluto abbracciarlo più di qualunque altra cosa, restò ferma dov'era. Lo vide aggrottare la fronte e capì che stava facendo uno sforzo disumano raccontandole la verità. - Tu sembravi non rendertene nemmeno conto oppure non lo davi a vedere. Comunque non potevo sopportarlo, ma, più di tutto, non potevo sopportare che tu venissi odiata a causa mia... quindi cominciai ad allontanarti. Ero convinto che non avresti sopportato quello che ero costretto a sopportare io tutti i giorni, non eri abituata all'odio e credevo che in quel modo ti avrei evitato di soffire per qualcosa che non volevi, ma che più che altro non avevi causato tu... -.
- Basta, fermati -, lo abbracciò, non poteva più aspettare. - Ho capito -.
- Non... -.
- Draco -, si staccò da lui e si fece guardare dritta negli occhi. - Ascoltami. Non c'è bisogno che mi spieghi nient'altro. Hai già detto tutto e non voglio sentire più niente. Credimi, è tutto apposto, adesso -. Gli sorrise e poi lo baciò. - E' tutto apposto -. Gli parlò sulla bocca, passandogli le dita tra i capelli.
E poi fecero di nuovo l'amore, addormentandosi l'uno tra le braccia dell'altro.
Quando Hermione si svegliò Draco ancora dormiva. Attenta a non svegliarlo, si mise in una posizione più comoda in modo da poterlo osservare meglio.
Ripensò alla conversazione che avevano avuto qualche ora prima e un moto di tenerezza la invase. L'aveva fatto soltanto per proteggerla dagli altri, perché era preoccupato per lei.
Era vero, aveva ragione, lei non se ne rese mai conto di tutti quegli strani sguardi che gli altri le rivolgevano, perché quando era in sua compagnia non esisteva nient'altro che non fosse lui. Se fosse stato per lei, avrebbero potuto continuare a guardarla, avrebbero anche potuto urlarle contro che era una traditrice. A lei non sarebbe importato, perché accanto aveva lui, l'unico di cui veramente le importava.
Probabilmente l'aveva allontanata anche per mettere a tacere una volta e per tutte quelle voci che cominciarono a girare, del resto volevano vivere la loro relazione nella più completa tranquillità. Ma, anche in quel caso, avrebbero potuto parlare quanto volevano. Lei avrebbe continuato ad averlo al suo fianco, tutto il resto non contava.
Non lo condannava per averla abbandonata e adesso, nella sua testa, stava ritirando tutto quello che aveva pensato in quel periodo. Non lo accusava di tutto il male che le aveva causato perché non aveva agito con cattive intenzioni, ma, al contrario, con buone, buonissime intenzioni. Si abbassò e gli diede un piccolo bacio sulla testa. Poi si alzò e, con un lenzuolo addosso, si diresse verso la finistra. Si rese conto che si fece buio e che ancora non aveva smesso di piovere. Quindi aprì leggermente l'anta e chiuse gli occhi.
Pensò a tutto quello che Malfoy le aveva detto, a tutto quello che le aveva dato e a tutto quello che lei aveva dato a lui.
Gli si era donata, in tutti i modi in cui una persona poteva farlo.
L'amava, l'aveva scoperto ormai da diverso tempo.
Conoscerlo fino a quel punto, entrare nella sua vita fidandosi di lui, garantendogli che anche lui si poteva fidare di lei... doveva dargli ragione anche in questo. Non pensava che una cosa del genere sarebbe mai potuta accadere, non tra loro due.
Non ci fu un momento in cui pensò che tutto quello che stavano facendo fosse sbagliato. Lei era una di quelle persone che facevano quello che si sentivano di fare, al diavolo quello che gli altri pensavano, che era tutto sbagliato perché "non è la persona giusta per te".
Quando stava con lui si sentiva libera, spensierata. Riusciva a farla ridere, a farla stare bene. Cosa poteva esserci di sbagliato in tutto quello? Una persona che ti fa sentire le farfalle nello stomaco, che non vedi l'ora di vedere, che con il solo semplice sorriso ti fa sorridere a tua volta, non è forse la persona perfetta per te? Che con piccoli gesti ti fa saltare il cuore nel petto, che ti fa sentire al sicuro con la sua sola presenza.
E quindi, affidandosigli, lasciò che il suo cuore si fidasse di lui e che lo nominasse suo unico proprietario.
Il suo cuore ormai era suo, e lui lo sapeva. Poteva vivere senza il suo cuore?
Non aveva forse fatto bene a donarglielo?
Sì, ho fatto bene, pensò.
Si girò verso il letto, per controllare se Malfoy stava ancora dormendo, e lo trovò che l'osservava.
- Da quanto sei sveglio? -.
- Da un po'. Cosa stai facendo? -.
- Penso -.
- A cosa? -.
Inspirò il profumo della pioggia. - A te -.
- Oh, e a cosa pensi? -. Si alzò dal letto e s'infilò i pantaloni. Poi le si avvicinò e l'abbracciò da dietro.
- Alla fortuna che ho ad averti al mio fianco -. Lo guardò dal riflesso del vetro.
- Davvero pensavi a questo? -. Lei annuì.
Restarono un attimo in silenzio. Poi le venne in mente della foto e gli chiese: - come hai fatto a prendere la foto? -.
Lo vide sorridere. - Un semplice incantesimo. Niente di che -.
Sorrise a sua volta. - Beh, allora devi insegnarmelo, perché non penso di conoscerlo -.
Quella volta rise, e di gusto. - Hermione Granger che non conosce un incantesimo? Questa me la devo segnare -.
Gli diede un pizzicotto sul braccio. - Non prendermi in giro, Furetto -.
- Touché -.
Le baciò delicatamente il collo e lei chiuse di nuovo gli occhi.
- Non lasciarmi più, va bene? -.
- Non lo farò -.
- Promettimelo -.
La guardò negli occhi. - Ti prometto che non oserò mai più abbandonarti, perché il pensiero di averti lontana da me mi uccide -.
Lo baciò. - Quindi questo periodo di lontananza ti è servito -.
- Mi ha aiutato a capire che il masochismo non fa per me -.
Risero entrambi.
- La prossima volta, prima di fare qualcosa di avventato o di stupido, parlane con me. Di qualsiasi dubbio che ti affligge -. Fece una pausa d'effetto. - Altrimenti giuro che ti castro -.
Lì smise di baciarla e la guardò serio. - Non ci riusciresti -.
Quella sua espressione la fece scoppiare in una fragorosa risata. - Non provocarmi, Malfoy -.
- Altrimenti? -.
Lo guardò come se la cosa che stava per dire era alquanto ovvia. - Perderesti -.
La baciò e poi... poi si amarono in tutti i modi in cui una persona può amare.
Si desiderarono, si rincorsero, si divertirono, giocarono, risero e recuperarono il tempo sprecato.
Quello era il loro giorno, la loro notte. Quello erano loro, due persone che si odiarono per anni e che adesso si amavano come un bambino può amare il cioccolato: era un amore che non vedeva l'orizzonte, un amore che non sapeva neanche cosa fosse, l'orizzonte.
E, forse, era meglio così.






  
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