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Autore: Madama Pigna    19/05/2012    2 recensioni
Quattro anni dopo la sconfitta di Crono, Percy, Annabeth e Grover si toglieranno dal mirino e daranno spazio a nuovi mezzosangue per nuove avventure! Tra figli di Apollo sempre nei casini, ragazze che parlano troppo e animali parlanti, ne vedrete di tutti i colori, dal romantico e al drammatico al genere più comico (n.d.a. su questo punto si hanno dei dubbi).
Dal capitolo 15:
Aveva colto il segno. Estia era pur sempre la sorella maggiore tra i figli di Crono. Mentre Afrodite ed Apollo avevano capito che la dea del focolare poteva essere una discreta alleata.
Difatti Era sembrò esitare per un secondo. Poi rispose acida. – Non ho scelto io che si unisse all’ impresa. Sapeva a cosa andava incontro -. Zeus borbottò qualcosa che non si capì. Era nemmeno si voltò per capire quello che aveva detto, cosa che fece arrabbiare il marito non poco (quando si è re degli dei è piuttosto difficile accettare che qualcuno ti ignori). Ricominciarono a litigare, e i sospiri degli altri dei non furono uditi, coperti dalle urla dei due.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Anticipo che questo sarà un capitolo brutto e deprimente ;) no vabbeh non credo, diciamo semplicemente che ci saranno meno battute e più riflessioni; mi scuso con quelli un po’ meno appassionati di sadismo xD ma mi serviva qualche trampolino per passare alla fase.. Quale fase? * Conta con le dita. * La fase 5, per l’esattezza, nonostante non coincida con il numero di capitoli x)
Per il titolo un po’ strano, con ‘che attira’ la seconda parte sarebbe stata di undici sillabe, non dieci come la prima, così ho modificato xP
*facepalm*
 Per gli insulti casomai qualcuno se la prenda per certe cose rivolgersi al dio delle recensioni (?)
*ri-facepalm*
 

 
- Quindi non vuoi più andare negli Inferi? -.
Kelly scosse la testa. – Era un’ idea puramente intuitiva e molto più pericolosa. Quella che ci offre Ercole è un opportunità che non possiamo lasciarci sfuggire! -.
Si rigirava tra le mani un pass datole dal dio con il tipico nastro per appenderlo al collo; in una faccia vi era raffigurata una clava, nell’altra vi era scritto:
INGRESSO
Visitatore: Kelly Winter + ospiti
Destinazione: Ogigia
Valido fino al: primo uso
- Kelly Winter più ospiti? -, ripeté Jake. – Probabilmente dobbiamo tenerci la mano o roba del genere per venire con te -, disse Sibilla. Decisero di provare. La figlia di Apollo si mise il nastro al collo, mentre i due compagni la tenevano per le spalle. Furono circondati da una nebbiolina bianca che per un po’ coprì la loro vista. Quando si diradò, il paesaggio era completamente diverso dalla caotica Los Angeles.
Erano in cima ad un isola bellissima: sul lato nord vi era un bosco dagli alberi centenari, lì vicino un piccolo lago dalla splendida vista e un sacco di altre cose. Si vedeva una piccola collinetta,e in basso stava una grotta. La casa di Calipso.
Si avviarono verso l’entrata. Nelle vicinanze, c’era un’ enorme giardino. Nemmeno nella casa di Demetra quei semidei avevano visto tante varietà di piante in un solo posto. Moltissime erano di considerevoli dimensioni, come se fossero lì da secoli. Altre erano più giovani, ma tutte erano curatissime e meravigliose da vedere. C’erano un sacco di vegetali ovunque,però non si vedeva nemmeno una persona, a parte loro.
- Ma ci deve essere qualcuno! Cerchiamola.. Anzi, Jake, forse è meglio se tu resti qui -.
- Perché mai?-.
- Hai sentito Ercole -.
- Ah, giusto -. Ammise lui. Si guardò in torno, come in cerca di qualcosa da fare. – Se la vedo, vi cerco -.
Sibilla e Kelly camminarono per un po’, in cerca della Titanide. Finirono per risalire sulla collina, e la trovarono.
In quel momento era di spalle. Sembrava stesse guardando qualcosa attraverso uno di quei binocoli panoramici che si vedono spesso nei monumenti nazionali. Di fronte a lei si poteva vedere il mare aperto, più altre isole del mare dei mostri, sebbene molto lontane. Chissà a cosa era interessata.
Le due semidee si guardarono, chiedendosi cosa fare. Sibilla sembrò voler parlare, ma Kel la ferm con un cenno indicandole i capelli. La figlia di Ecate fece cenno di avere capito, e con un gesto la sua capigliatura tornò liscia e bionda com’era in origine. Calipso era stata isolata troppi secoli per non rimanere colpita da dei rasta verdi. Poi iniziò. – Tu devi essere Calipso -. Lei si voltò. Aveva l’aspetto di una fanciulla molto bella, dallo sguardo dolce e intelligente, ma in quel momento strinse le labbra, quasi irritata. - Siete state mandate qui da Ercole, suppongo -. Si girò un’ altra volta, e tornò a guardare il panorama attraverso l’aggeggio. Kelly stava per aggiungere qualcos’ altro, ma lei lo interrupe con un gesto della mano. – Lascierò l’isola quando mi andrà di farlo, semidei -. Poi si fermò; sembrava incerta, in quel momento.
 – Come sta Percy? -.
Le due, che non si aspettavano quella domanda, stettero zitte un secondo.
- Ehm... Bene -.
Trasse un sospiro. Poi si riprese. – Riferitemi i vostri messaggi non appena finirà la sfida -.
Kel sbarrò gli occhi. La sfida?
E assalita da guai
A una sfida assisterai
Poi ritorno tu farai
E riandartene dovrai
-Di.. di che cosa si tratta? -, chiese.
- Una gara tra Artemide e Apollo. Credo che lui abbia fatto l’ennesima battuta, qualcosa sulle Cacciatrici e delle lezioni di tiro con l’arco… Artemide si è offesa e l’ha sfidato. I due gemelli mi hanno chiesto di fare da arbitro imparziale. Tramite questo posso vedere tutto il mare dei mostri. Indico un dettaglio difficile da colpire, e a turno lo colpiscono. Fin ‘ora, nessuno dei due si è rivelato più bravo dell’altro. Credo che dovrete aspettare mooolto tempo prima che finiscano. Potete sperare che trascurino i loro doveri, così Zeus porrà fine alla cosa. Ma fino a quel momento vi consiglio di sedervi -. Kel guardò il cielo con più attenzione, e le sembrò di vedere scintille d’ oro e d’ argento sull’orizzonte. Poi, notò che era il tramonto. Ma come era possibile? Fino a poco prima era ancora primo pomeriggio!
Poi si ricordò che il tempo scorreva diversamente ad Ogigia. O forse erano solo i due carri della luna e del sole messi in quella posizione per mirare meglio. Notò che, piano piano, i due astri si stavano avvicinando.
- Mi sa che avremo un’ eclissi fuori programma -.
Accigliata, Calipso distolse lo sguardo dagli obiettivi e guardò il cielo. – Ma.. Questo non era nei patti! Che stanno.. -. La luna ed il sole si avvicinarono tra loro sempre più velocemente. Sibilla pensò che se Artemide diceva a suo fratello ‘’ Ti eclisso ’’, era una minaccia seria. Poi alcuni dardi mancanti caddero sull’ isola. Uno in particolare, dorato, quasi sfiorò l’orecchio della figlia di Apollo. – Al riparo! -. Si parò la testa con le mani, e cominciò a scendere dalla collina a rotta di collo, seguita da Sibilla e Calipso,  diretta verso l’abitazione di quest’ ultima. – Dovete andarvene da qui! O i mostri vi raggiungeranno! -. Mostri? Cosa diamine centravano i mostri? Non ebbero il tempo per capirlo, poiché videro Jake in estrema difficoltà.
Era stato attaccato da un mostro enorme, alto qualcosa come quattro o cinque metri. Un ciclope. Con una (o forse due) cicatrici in fronte. Polifemo!
- Che buon odore di semidei! Vi mangerò tutti, gnam gnam! Però non è che c’è qualche pecora? Le mie sono rimaste nella mia isola! Povera isola mia! Nessuno ha rubato il vello, e ora lei è desertica! Ma mi sono vendicato su Nessuno, ahahah! E adesso conquisterò Ogigia e ne farò il mio paradiso personale! -.
Mentre continuava questo suo interessante monologo, Calipso strabuzzò gli occhi nel vedere che aveva sradicato un albero e lo stava usando a mo’ di clava. – TU!! COME TI PERMETTI DI INVADERE LA MIA CASA?? RIMETTI SUBITO A POSTO QUELL’ALBERO O TE NE PENTIRAI!! -. Per una che era rimasta isolata tanto tempo non era niente male, ma del resto per secoli le piante erano state la sua unica compagnia. Chiunque se la sarebbe presa a morte.
Polifemo inizialmente non ci fece caso, occupato com’ era nel cercare di ammazzare Jake. Grosso com’ era quell’albero, lui non poteva avvicinarsi per colpirlo, anche se aveva con sé le sue piccole bombe a mano, che non facevano altro che rimbalzare contro la pianta (funzionavano solo sui mostri). Ad un certo punto lo colpì, mandandolo a sbattere contro un ‘enorme masso, probabilmente caduto dalla montagna. - Jake! -. Sibilla cercò di correre in suo aiuto, ma dovette abbassarsi per evitare i colpi del ciclope. Kel non esitò. L’ arco gli apparì tra le mani, e non dovette fare altro che prendere la mira. Una freccia colpì l’occhio del mostro, che lasciò cadere l’albero su un piede. - Aaaaaahiiiii!!!!! -. La figlia di Ecate potè avvicinarsi al figlio di Efesto, mentre il ciclope cercò di attaccare Kelly. Ma Calipso si mise in mezzo, - Lascia immediatamente quest’ isola, o io ti … - non fece in tempo a completare che Polifemo l’ afferrò con una mano sola. – Che ragazza focosa! Mi piacciono le focose! Giusto qualche tempo fa cercavo una mogliettina -. La Titanide si dimenò ancora di più. – Stammi lontano! -. Un’ onda di energia bianca investì il ciclope, che lasciò la presa e andò a sbattere contro la caverna, che iniziava a mostrare segni di cedimento, considerato anche la potenza delle frecce de due gemelli divini, che per fortuna avevano smesso di abbattersi sui semidei.
- Come hai..? -.
- Un potere da Titani. In effetti sono fuori allenamento -.
- Credevo che gli immortali non potessero attaccare per primi -.
- Infatti è lui che mi ha sfidato – fece una pausa – Adesso andatevene! I mostri che prima Artemide ed Apollo avevano preso di mira verranno sicuramente qui. Tre mezzosangue attirano l’ attenzione -.
- Ma.. aspetta! Puoi venire con noi. Non possiamo lasciarti qui  in balia di Polifemo e di tutti gli altri mostri -.
Mentre parlavano, Sibilla cercò di far alzare Jake, anche se sembrava zoppicante. A un tratto sembrò accorgersi di qualcosa e la spintonò. Il masso di prima gli venne contro, mentre il ciclope urlava trionfante. Il figlio di Efesto non si vedeva più, e Sibilla perse la testa. – JAKE! -. Si alzò, e urlò qualcosa di incomprensibile, mentre delle serpi si attorcigliarono lungo le gambe del mostro, mordendolo, stritolandolo e imprigionandolo nonostante Polifemo si dimenasse come un forsennato. Una volta sistemato, Sibilla lo lasciò ai suoi carcerieri, andando verso il masso, che sembrava aver sepolto quasi del tutto l’ amico.
Cercò di sollevarlo, ma ovviamente fu inutile. Pensò di usare la magia, ma era stanca per sollevare massi come quello. – Lasciatemi qui -. Jake era pallidissimo, e parlava con una voce flebile. – No! Aspetta! -. L’ incantesimo non sarebbe retto a lungo. Corse a prendere due frecce divine. Si sentiva formicolare la pelle solo a toccare, ma doveva tentare. Erano state abbastanza potenti da incrinare le pareti di una caverna! Prese a colpire il pezzo di roccia, una, due, tre volte, finché non si spezzò in due parti lasciando libero Jake, meno il braccio destro. Lei e Kelly cercarono di tirarlo fuori, ma lui ululò di dolore.
Alla fine, con l’aiuto di Calipso, riuscirono a tirarlo fuori, ma era in condizioni terrificanti. Non c’era tempo di guarirlo.
- Dobbiamo andare al lago! -.
Li guidò fino alla riva, dove stava una zattera, all’ apparenza non molto robusta. Corsero, pur di raggiungerla, ma il ciclope si era ormai liberato. – Vi squarterò tutti! -.
- Squartati da solo! Comincia dall’ occhio -. Disse Sibilla, che reggeva Jake. Erano più indietro di tutti.
Ovviamente, il ciclope prese a correre con più foga. I suoi passi erano veloci e pesanti, ed erano sempre più vicini. Calipso e Kelly stavano già sulla barca, ma quest’ultima scese per dare una mano ai suoi amici, bersagliando di frecce Il ciclope. Poi notò una freccia d’oro, e sebbene non fosse sicuro incoccare una freccia divina, lo fece. Colpì Polifemo proprio nel petto, ma nel momento in cui si sgretolò esplose un vortice di fiamme che colpì i suoi amici, soprattutto Jake che si fece scudo per proteggere Sibilla. Per poco la barca non si incendiò, e salirono in fretta e furia sull’ imbarcazione. – Portaci al campo! -.
 
 
****
 
Annabeth stava cercando di capire perché mai una madre manderebbe un pavone snob come guardia del corpo, quando scorse qualcosa in lontananza. Era sulla spiaggia, accanto a Percy, che si tenevano la mano. Non si dicevano niente, ma in quei momenti la presenza l’ uno dell’ altro bastava.
 
- Vedi anche tu quello che vedo io? -. Percy annuì, con l’ aria di uno che nascondeva qualcosa. Si alzò, e toccando con i soli piedi l’acqua marina seppe di che cosa si trattava. Arrossì vistosamente. – Ehm.. Vai a chiamare Chirone. Abbiamo visite -. Non voleva dirgli che quella era la stessa zattera che aveva usato lui per andarsene da Ogigia. Non l’ avrebbe presa bene. Si tuffò e raggiunse a nuoto l’imbarcazione curioso di vedere chi c’era. Si sarebbe aspettato un sacco di cose, tranne quella che gli capitò.
 
*********
 
- Non morire. Ti prego, ti prego non morire -.
Sibilla era rimasta con lui tutto il tempo, con un enorme peso nel cuore. Le aveva salvato la vita, due volte, e lei non era riuscita a evitare quella situazione. Non le era mai capitato prima, i suoi poteri l’avevano sempre aiutata; cos’ era quel senso di rimorso e impotenza?
Pregò. Pregò sua madre, Zeus, Apollo, qualunque dio le venisse in mente aveva un posto tra le sue preghiere.
Strinse la mano sinistra dell’ amico. Il braccio destro era in pessime condizioni. Non sapeva di preciso che danni aveva, perché non aveva il coraggio di guardare, sapeva solo da un commento di uno dei guaritori figli di Apollo che - Non somiglia neanche ad un braccio -. Si diede della stupida per non aver approfondito meglio gli incantesimi curativi, dando per scontato che ci fosse sempre un esperto nelle vicinanze. Si diede della stupida anche per cose che  non centravano assolutamente nulla con il figlio di Efesto. Era come se stesse ripassando tutta la sua vita, in cerca di occasioni in cui avrebbe potuto fare di meglio. Come prestare più attenzione ad un ciclope mentre lancia un macigno contro un amico. O anche evitare di dire cose come – Squartati da solo! -. Ma perché era nata con una lingua così lunga? Probabilmente si sarebbe inabissata ancora di più in quello stato, se i suoi pensieri non fossero stati interrotti da Shanon, che era entrata in infermeria come un uragano, sbattendo la porta senza nemmeno farci caso.
- Jake!! -. Si mise dall’altra parte del letto, di fronte all’ altra, accarezzando delicatamente l’ amico incosciente. Ma più che il gesto d’affetto, a Sibilla colpì lo sguardo pieno di orrore di Shan, diretto verso il braccio ferito. Forse voleva dire qualcosa, ma per un po’ uscì solo un verso rauco. Poi finalmente riuscì a dire qualcosa.
- I ragazzi di Apollo cosa dicono? -. Anche Sibilla ci mise un po’ per trovare le parole giuste. – Hanno già fatto molto. Adesso si stanno riposando, ma…-. Come faceva a dirle che non sarebbe stato più lo stesso arto di prima? Sistemargli le costole rotte, la gamba rotta, le bruciature era già difficile, ma quella era una cosa molto più complessa; l’unica cosa positiva era che non perdeva più sangue.
 Shanon scosse la testa. – Lascia stare, ho capito -. Si alzò, e uscì, frettolosa. – Faccio entrare qualche altro che vuole fargli visita -, disse, anche se sembrava una scusa.
 
 
*******
 
 
Si sentirono delle urla di rabbia e rumore di metallo contro metallo.
La figlia di Efesto aveva in mano un grosso martello, di quelli usati da lei e i suoi fratelli per lavori un po’ più.. duri. Si guardò intorno. Lasciò cadere il martello, prese un mantice e lo lanciò con tutta la forza che aveva, e non era poca. Notò alcune frecce, e le spezzò senza alcuna pietà. Raccolse il suo arco, quello per cui erano nate un sacco di storie, e lo sbatté più volte contro il muro fino a romperlo. Tutto urlando come una pazza. Nessun ‘Perché’, ‘Maledetto Polifemo’ o roba del genere. Solo urla con vocali indefinite.
Sicuramente aveva attirato l’attenzione, perché raramente Adrianna entrava nella fucina. – Ma…. Che è successo? -, chiese. Shanon si calmò, forse perché aveva notato lo spavento che la figlia di Era si era preso.
- Hai sentito che Jake è in infermeria? -.
- Sì… Ma dicono che i figli di Apollo sono bravi, sicuramente si rimetterà -. Disse l’ altra, cauta.
Per tutta risposta Shanon sputò su un braciere, che sibilò. – Dici così perché non lo hai visto. Adrianna, ho visto ferite del genere già in passato, e ti assicuro che non è facile curarle -. Adrianna si accigliò. – Ma.. cosa c’è che non va? -. Pensò che molto probabilmente era meglio farla sfogare a parole che facendole distruggere tutto il lavoro suo e dei suoi fratelli. Lei prese un respiro profondo, e parlò.
- Il suo braccio è praticamente inutilizzabile. Probabilmente glielo amputeranno. Non potrà …. Non potrà più lavorare, così -.
Per Adrianna fu come ricevere un pugno nello stomaco. Non si aspettava una risposta così. L’ amputazione di un braccio.. Non riusciva neanche a pensarci senza provare una fitta di vomito e un senso di repulsione.
La figlia di Efesto si sedette su un’ incudine, strofinandosi le perline del campo fra le dita. La prima era quella della battaglia del labirinto, di cui teneva il doloroso ricordo dei primi riti funebri. La seconda aveva l’ Empire State Building, l’ Olimpo, anche quella le faceva venire una fitta alo stomaco. Soprattutto la quarta, però, era quella per lei più preziosa, in ricordo della sua amica Jane, una delle poche che riusciva a farle aprire il cuore tanto facilmente. Perderla era stata la cosa più dolorosa che aveva dovuto passare. Ricordava che quell’ anno non aveva passato l’inverno al campo, in cerca dell’ assassino. Quanto sarebbe stato atroce vedere il suo migliore amico che lentamente, come una candela consumata, si spegneva poco a poco, in una lenta agonia che l’avrebbe portato alla disperazione?
Un figlio di Efesto senza un braccio era come un figlio di Apollo senza voce ne lira, una ragazza di Afrodite senza la passione, una figlia di Atena senza intelligenza o saggezza. Si sarebbe sentito inutile, un menomato, avrebbe sentito gli sguardi pietosi degli altri, come se in tutti quegli anni non fosse valso nulla.
 E solo le Parche sapevano cos’ altro.
Dalla porta Chirone si affacciò, non entrando dato che era un po’ troppo grosso. Lui probabilmente aveva già capito. – Adrianna, perché non vai dai ragazzi di Apollo per vedere se hanno bisogno di una mano? -. Lei, capendo che l’insegnate voleva parlare in privato con la figlia di Efesto, si allontanò, non mancando di salutarla.
 
- Shanon, comprendo che per te questo è un brutto momento – iniziò lui – Ma devi farti forza. Devi cercare di superarlo, non solo perché ora sarai tu a capo della tua casa, date le condizioni di Jake, ma lo devi fare anche per lui. Sei una delle sue amicizie più strette, sta a te e agli altri adesso dargli la forza per andare avanti, finché non si rimetterà -. Stettero zitti per un po’, prima di avere risposta. – Ha ragione. Mi sono.. mi sono lasciata prendere dalla rabbia. È solo che.. Jake non lo meritava, tutto questo -. Se solo lo avesse saputo, di certo sarebbe partita lei per l’impresa, veleno di Anfisbena o no. Si alzò, cercando di togliersi la fuliggine dai vestiti. – Vado. Devo essere lì quando si sveglierà -. Non si sarebbe mostrata debole. Avrebbe sopportato in silenzio, non avrebbe fatto pesare a Jake più di quanto dovesse reggere. Mai, lo giurò a se stessa. Piuttosto si sarebbe gettata nel Tartaro.
 
*******
 
Chirone era appena andato via, lasciando Kelly sola al tavolo del pinnacolo. Non c’era nemmeno il signor D. Aveva appena raccontato tutto al suo insegnante, e aveva una gran voglia di vedere Jake, ma in quel momento aveva il dovere di pensare. Prese carta a e penna (che erano sul tavolo probabilmente per segnare i punti) e riscrisse la profezia:
Coi tuoi compagni cercherai
e ogni risposta troverai
La vita di un mezzosangue dovrà esser risanata
La vendetta di una dea dovrà esser arrestata
Quel verso non era ancora completo. Non aveva trovato tutte le risposte, non aveva risanato la vita di nessuno (semmai il contrario) e a quanto ne sapeva Era non aveva rinunciato a nessuna vendetta.
E assalita da guai
A una sfida assisterai
Poi ritorno tu farai
E riandartene dovrai
Inveì contro Polifemo. Poi si chiese come se ne sarebbe dovuta andare, e, come la volta precedente, se sarebbe ritornata.
Infine ricorda, mezzosangue:
occhio per occhio, dente per dente
c’è chi non aspetta e chi attende e pianifica
ma sai dirmi, tu, di chi è il primo passo?
Apparentemente chiaro, ma aveva tutta l’aria di nascondere ancora qualcosa.
Tagliò i versi più chiari, e cerchiò la quarta strofa, poi si mise il foglio in tasca e si diresse in infermeria.
  
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