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Autore: cranium    20/05/2012    3 recensioni
-Come ti chiami?- chiese Draco.
-Non te lo dico, mi prenderesti in giro.- rispose testarda.
-Non può essere più strano del mio, dai dimmelo.-
La ragazza sbuffò infastidita poi rispose:
-Mi chiamo Wren contento?-
-Ti chiami scricciolo?- e scoppiò a ridere, più per l’espressione buffa che aveva fatto la ragazza che per il nome. Infondo le si addiceva: aveva le spalle strette e era piuttosto minuta, ma il carattere non era quello di un timido uccellino.
[...]

Draco/Nuovo Personaggio.
I Malfoy sono vittime di una maledizione da tre secoli, imposta su di loro da una donna.
Riuscirà Draco a spezzare il flagello che opprime la sua famiglia e far si che la ragazza che ama si innamori di lui?
O anche lui dovrà soffrire le amare pene dell'amore?
Storia ispirata a "La Bella e la Bestia".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il serpente e l’uccellino.
Capitolo IV: Neve e Ricordi.

"Non desidero una rosa a Natale più di quanto possa desiderar la neve a maggio:
d’ogni cosa mi piace che maturi quand’è la sua stagione.”

William Shakespeare, Pene d'amor perdute
 

Tornato a Hogwarts riprese anche la sua routine.
Adorava fare il Prefetto: mettere alle strette qualche piccolo Grifondoro o Tassorosso era inebriante quasi quanto vedere la paura stampata sulle loro faccette, la cui unica colpa era, magari, quella di star per arrivare in ritardo per l’ora di Trasfigurazione a aver corso per i corridoi.
La nuova insegnante di Difesa Contro Le Arti Oscure gli piaceva molto, se non fosse stato per la bassa statura, la bocca larga, il sorriso inquietante e la non moderata passione per tutto quello che avesse le tonalità del rosa e che facesse “miao”, sicuramente si sarebbe recato più volte nel suo studio come lei molte volte lo invitava a fare.
Dolores Umbridge, la cui bacchetta tozza era nulla in confronto alla stazza che le portava ad avere la maggior parte delle volte un portamento sgraziato e innaturale, era Sottosegretario Anziano del Ministro della Magia e membro del Wizengamot.
Aveva già avviato precedentemente al suo arrivo ad Hogwarts una spietata e al quanto sensata, almeno secondo Draco, campagna contro Harry Potter, il bambino che era sopravvissuto a Colui che non deve essere nominato, ma che sembrava annaspare contro un rospo rosa che cercava di smontarlo sia nella carriera scolastica sia psicologicamente.
La Umbridge era famosa per i suoi metodi non del tutto consoni con i provvedimenti che normalmente il Ministero prendeva, ma che, riscuotendo molto successo, erano spesso approvati mentre alcuni chiudevano un occhio o due, e Draco non voleva immaginare che cosa subisse Potter durante le punizioni che la signora in rosa gli infliggeva particolarmente volentieri e in modo compiaciuto.
Lucius era dannatamente contento che il Ministero iniziasse a metter bocca e mano negli affari di Hogwarts soprattutto se ciò andava a suo favore.
Non avendo mai potuto sopportare Albus Percival Wulfric BrianSilente, che da molti anni vantava la carica di Preside, nonché guarda spalle di Potter, Malfoy era in estasi all’idea che finalmente qualcuno lo mettesse in riga, e se questo qualcuno era Dolores Umbridge tanto meglio.
Un mattino di Agosto Narcissa gli disse di tornare a casa per il the delle cinque perché lei e il marito avevano una persona da presentargli.
Draco non aveva molta voglia di passare la serata con qualche vecchio rintronato dalla barba bianca e dalla voce resa innaturalmente alta e squillante dalla sordità quasi totale, o trovarsi davanti all’intero club di signore che sua madre frequentava tanto volentieri, ma di sicuro non si aspettava di trovarsi quella che si era presentata come sua nuova professoressa di Difesa Contro le Arti Oscure.
-Dolores- disse sua madre dopo aver appoggiato la tazzina di uno dei servizi che amava tanto sul tavolinetto che le stava di fronte –non so se ne eri a conoscenza, ma in molti sostengono che la cattedra della tua materia sia, come dire, un po’ sfortunata.-
-Personalmente Narcissa ritengo che gli insegnanti che la scuola ha avuto prima di me, soprattutto quelli degli ultimi anni, siano stati scadenti e mediocri, totalmente incapaci di insegnare, e senza un programma ministeriale per giunta! Uno scrittore scriteriato che ora è ricoverato al San Mungo senza memoria e un briciolo di senno, un lupo mannaro che avrebbe potuto aggredire uno o più studenti e un povero pazzo che ha avuto il cattivo gusto e l’ardire di provare Maledizioni Senza Perdono davanti a quei poveri pargoletti indifesi, cosa che il Ministero nel corso degli anni ha cercato di scoraggiare e poi vietato definitivamente.-

Poi si girò completamente verso di lui, con il suo completino rosa e il cerchietto in tinta sulla testa grigia e riccia, e Draco vide in quegli occhi acquosi una sadicità, un animo malato di regole, pizzi e merletti, una donna che credeva di poter davvero migliorare le cose e che non si sarebbe fermata davanti a niente e nessuno e che avrebbe raggiunto il suo scopo in qualunque modo.
“Il fine giustifica i mezzi.”
Lo lesse sulla sua fronte corrugata.
Lo lesse nel suo respiro calmo, ma che aveva qualcosa di irregolare.
Lo lesse tra le sue mani che stavano unite e composte sulla gonna rosa.
Lo lesse su quelle labbra fini che si stavano aprendo piano in un orrido sorriso da anfibio velenoso qual’era.
-Draco caro, quest’anno le cose cambieranno di molto.-
 
Come previsto le cose erano cambiate parecchio: da semplice professoressa era diventata ad un tratto Inquisitore Supremo.
Cosa fosse poi un Inquisitore Supremo pochi lo capivano anche se era da un po’ che aveva assunto la misteriosa carica che adesso investiva, solo una cosa era chiara: stava dando filo da torcere a molti altri suoi colleghi che non erano d’accordo con lei o che non erano molto preparati.
La professoressa Cooman non era di certo una Veggente, anche se lei amava convincere e convincersi di esserla, e l’uniche cose che prediva regolarmente con una certa costanza e con un certo ardore erano sciagure, predizioni nefaste e morte al povero Potter che ingoiava tutto questo mentre gli altri ridevano sotto i baffi per queste cose.
Questa sua poca bravura non era apprezzata dal nuovo regolamento scolastico che puniva tutto ciò, e quindi era stata messa sotto torchio dalla Umbridge, che la controllava costantemente e la metteva sotto pressione, questo non aiutava la povera professoressa che nella sfera non riusciva a vedere neppure il suo riflesso per gli occhiali appannati.
Anche la professoressa McGranitt stava subendo le ripercussioni del nuovo Inquisitore, ma con il suo carattere forte e determinato da vera Grifondoro non si sarebbe fatta mettere alla porta tanto facilmente, sì sa, i leoni i rospi come lei se li mangiano a colazione e avrebbe difeso il suo posto, i suoi studenti e il suo Preside sempre e comunque.
Piton sembrava non essere d’accordo con la presenza della donna durante le sue lezioni, ma lui non avrebbe avuto problemi, anche perché molti genitori di ragazzi Serpeverde si sarebbero battuti per il loro professore preferito.
L’altro che, invece, sembrava avere gli stessi problemi della professoressa di divinazione era il guardiacaccia Rubeus Hagrid, professore di Cura delle Creature Magiche, che, oltre ad essere arrivato a scuola dopo l’inizio dell’anno scolastico e quindi messo in allerta la donna, non era molto simpatico a molti studenti, soprattutto ai perfidi Serpeverde la cui opinione sembrava importare molto all’Inquisitore Supremo.
Nonostante questo la vita per lui non era cambiata molto.
Pozioni era la materia in cui andava meglio, seguita a ruota da Difesa Contro le Arti Oscure.
Trasfigurazione gli aveva sempre creato qualche problema, così come Erbologia, ma non gli interessava più di tanto.
Suo padre e sua madre gli scrivevano regolarmente per essere informati sul suo rendimento e su quanto e come si stesse dando da fare con la scuola.
Wren ormai era una storia vecchia storia, ormai il vento novembrino se l’era portata via come aveva portato via le foglie dall’Albero Picchiatore. Probabilmente per la distanza che li allontanava o forse per l’impossibilità di comunicare o forse per le attenzioni di Pansy, Draco se l’era dimenticata, o almeno così pensava.
Pansy aveva insistito per baciarlo di nuovo e lui indietro non si era tirato.
La Sala Comune di Serpeverde era illuminata dalla luce pallida e verdognola che filtrava dall’enorme vetrata che dava sul fondale del Lago Nero, dal quale i lunghi tentacoli della piovra gigante salutavano agitandosi nell’acqua salmastra.
Con la testa appoggiata sulle gambe di Pansy, che lentamente gli accarezzava i capelli lisci e biondi, Draco Lucius Malfoy si era quasi completamente dimenticato dell’estate trascorsa e della maledizione che a suo padre bruciava ogni ora della giornata.
La porta di sasso che bloccava l’ingresso alla Sala Comune cigolò nervosa, qualcuno stava entrando.
Theodore Nott, dalle lunghe gambe e dai capelli corvino, era di quanto più simile ad un amico Draco avesse: avevano passato l’intera infanzia assieme e il resto della vita a farsi inculcare in testa teorie e congetture  dai padri, e adesso dividevano il dormitorio con altri ragazzi del loro anno.
-Draco in guferia c’era il tuo barbagianni, probabilmente voleva portarti la lettera domani mattina a colazione, ma ho pensato che potevo dartela io tanto dovevo tornare in dormitorio.- e gli consegnò una busta che portava l’indirizzo di casa sua.
-Grazie Theodore.- ringraziò mentre l’altro con un cenno del capo si congedava.
-Chi ti scrive Draco?- chiese curiosa Pansy.
-I miei.- rispose portandosi a sedere per leggere meglio.
“Caro Draco,
io e tuo padre ci siamo trasferiti momentaneamente nella nostra residenza di campagna nel Wiltshire, ne ho approfittato per andare a trovare mia madre e le ho portato i tuoi saluti più sentiti, penso che la vita di campagna le faccia veramente bene, è molto più colorita, e è sempre in giardino a curare le sue piante che tanto adora.
Ho saputo da Severus che hai preso un Eccezionale nell’ultimo compito di Pozioni e che svolgi i tuoi doveri di Prefetto diligentemente, inutile informarti di quanto io e Lucius siamo fieri di te, Dolores ha preso molto sul serio il suo nuovo incarico ho sentito dire.
Ti ho scritto, in particolar modo, per informarti che al nostro recapito della villa fuori Londra è arrivata una lettera per te, probabilmente il mittente non ha informato il suo gufo che ti trovi a scuola in questo momento, informa chi te l’ha inviata di questo, mi raccomando.
Comunque l’elfo domestico che abbiamo lasciato là ci ha mandato la busta e io te l’allego alla mia missiva.
Non ho sbirciato nel contenuto, ma non ho potuto non leggere il nome di chi te l’ha inviata, un certo Scricciolo.

Narcissa.”
 

Una lettera da Wren.
Il suo cervello si scollegò per un attimo: Wren gli aveva scritto, in qualche modo ma gli aveva scritto, e lui non l’aveva pensata neppure un poco ultimamente.
Certo all’inizio era stato difficile abituarsi alle ragazze in divisa che camminavano con la cartella sulla spalla e non vedere più i pantaloni verde acido che lei adorava mettere e il suo bastone di legno chiaro, mangiare zuppa calda invece che i rinfrescanti gelati di Florian Fortebraccio, ma con il passare dei mesi aveva deciso che i capelli lisci e neri di Pansy meritassero più attenzione di quelli ribelli, un po’ crespi e di un colore scontato di Wren.
Ma adesso tutto cambiava improvvisamente: il sorriso della ragazza si sovrapponeva a quello della Parkinson che gli scuoteva il braccio perché voleva sapere chi fosse il misterioso mittente della lettera dal nome così buffo.
Si alzò di scatto e con la lettera in mano corse a chiudersi nella camera di quelli del quinto anno e si buttò sul letto.
Con il sorriso da ebete stampato in faccia aprì velocemente la lettera e si gustò il contenuto;
“Caro Serpeverde dei miei stivali,
se non ci fossi io, con il mio cervello elaborante, non avresti mai trovato tu tutto da solo il modo per sentirci, vero?
Bene io l’ho trovato, perché sono di un’intelligenza troppo superiore, Marcus mi scrive tutto quello che gli chiedo e così posso sentirti, mi chiedo come tu non ci sia arrivato prima, mio ingegnoso, ottuso, Draco Lucius Malfoy.
Beh spero che tu non ti stia crogiolando nel tuo brodo, ma che ti stai impegnando sul serio, con i tuoi compiti in classe e con il tuo lavoro come prefetto perfetto.
Qui le cose vanno bene, mio padre ieri è venuto a casa prima di cena e ha cucinato per noi, strano è? E mi ha chiesto pure come mi andava la vita, cosa che non mi chiede da almeno tre anni, io avrei voluto rispondergli che starei molto meglio se avesse lasciato che la signora Burkin cucinasse come fa sempre invece di preparare quel coso che ha chiamato cena, ma non volevo rompere quel momento magico che non si rivedrà per i prossimi dieci anni, tanto lo sai, ci sono abituata, ormai la sua presenza non-presenza non mi fa ne caldo ne freddo.
Marcus ha, finalmente, ricevuto la promozione, ci teneva tanto che te lo dicessi, adesso è addetto agli ordini esteri o qualcosa del genere, lui è molto contento e io per lui, e oltre a qualche galeone in più a fine mese ci guadagna anche alcune ore in meno di lavoro che gli io puntualmente gli sottraggo costringendolo a passarle con me.
Torni per Natale vero? Lo spero per te. Ho già trovato il regalo giusto per te e non vedo l’ora di dartelo, vedrai ti piacerà.
Vergognati per non avermi scritto prima.
Con poco affetto.

Mia Wren.”

Rilesse un’altra volta la lettera che teneva tra le mani.
Lei gli aveva pensato, gli aveva già trovato un regalo per Natale, lui invece aveva scordato i momenti che avevano passato assieme.
Cosa provasse per quella ragazza ancora non lo sapeva, ma sicuramente era qualcosa di forte.
Prese la carta da lettere nel comodino e iniziò a scrivere.
Però le parole non gli arrivavano nel momento giusto e nel modo giusto e il cestino si riempì presto degli scarti della sua immaginazione che andava a scatti, che gli bruciavano le meningi.
Anche se poco soddisfatto della riuscita del suo intento decise che le avrebbe inviato quello che era riuscito a scrivere. Corse sulle scale a chiocciola che portavano alla guferia dove alloggiavano parecchi uccelli per il trasporto delle lettere, fortunatamente il suo barbagianni era ancora a riposarsi sul trespolo e non era ancora tornato a casa, lo svegliò con un leggero buffetto e gli legò la lettera alla zampa, pregò che il contenuto arrivasse presto alla destinataria:
“Cara Wren,
se avvertissi il tuo gufo che io sono a Hogwarts, magari apprezzerei meglio e in tempo le tue idee geniali.
Per tua informazione ho la media dell’Oltre Ogni Previsione, che mi sembra giusta e buona.
Il lavoro da Prefetto va benissimo, mi faccio rispettare dai ragazzi più piccoli delle altre case.
Sono contento che tuo padre cerchi di restaurare il rapporto che c’è tra di voi, dovresti ammirarlo per questo, sta solo cercando di farti capire che a te ci tiene molto, anche se non riesce a dimostrartelo molto bene, non puoi biasimarlo per questo.
Per Natale sarò a casa, quasi sicuramente, anche io non vedo l’ora di darti il tuo regalo.

Draco.”

Il problema era che Draco non aveva la più pallida idea di cosa regalarle.
Decise che probabilmente un consiglio femminile lo avrebbe aiutato di più, Pansy era al momento non-consultabile, e di altre non ne conosceva molte, la Greengrass non aveva di certo gli stessi gusti di Wren, e neppure la Buldstrode, e allora a chi poteva chiedere?
Camminò per i corridoi velocemente per tornare ai sotterranei dove sicuramente avrebbe trovato qualcuna a cui chiedere un consiglio, ma si scontrò con l’alta figura della professor Piton.
-Signor Malfoy!-
-Mi scusi professore.-
si scusò frettolosamente.
-Spero che abbia una giustificazione per la sua distrazione.-
-Ecco io.. stavo cercando una ragazza!-
-Oh tutti cercano una ragazza alla sua età, poi la troverà stia tranquillo.-
-No io cerco una ragazza a cui chiedere un consiglio.-
-Beh, non ho quindici anni e non sono proprio una femmina, ma se serve un aiuto io potrei aiutarla.-
-Devo comprare un regalo.-
-Mi segua nel mio ufficio.-

Adesso i guai erano due, non aveva un regalo e quello che le avrebbe comprato con l’aiuto del professore sarebbe stato un disastro.
Lo seguì per i sotterranei fino alla porta scura che celava tutte le scorte per le pozioni e la scrivania di Piton e si accomodò nella sedia davanti all’uomo.
-Devo comprare un regalo per una mia amica.- disse tutto di un fiato.
-E questa sua amica sarebbe la signorina Parkinson.-
-No, è una ragazza che non studia a Hogwarts, studia a casa, lei è purosangue
.- disse come giustificazione per il suo interesse.
-Capisco e questa signorina quanti anni ha?-
-Quattordici.-
-Perché non le prende un libro?-
-Perché lei legge solo il braille, e l’unica libreria che li ordina è il Ghirigoro, ma ci vuole più di un mese per farli arrivare e a me serve per Natale!-
-Non è forse la signorina Gray, la figlia dell’Auror?-
-Sì è lei.-

-Ragazza molto sveglia, peccato per il padre che non la considera abbastanza. Perché non va a Hogsemeade? C’è una bottega molto interessante, il proprietario si chiama Albert, Albert Tale.-

Severus continuò a camminare per il suo studio tra alambicchi e boccette.
Draco si stava innamorando, di questo era certo. Conosceva Lucius e era a conoscenza del suo cruccio, della sua maledizione, sapeva che anche per Draco era così e non voleva vederlo soffrire.
Innamorarsi senza possibilità di essere ricambiato è la cosa più straziante che un uomo possa auto-infliggersi, e lui lo sapeva bene.

Aveva conosciuto Wren Gray una mattina di Agosto due anni prima, quando, con il professor Silente si aggirava per Diagon Alley che era in preda al panico per l’apparizione del Marchio Nero alla finale della Coppa Mondiale di Quidditch, ma Albus sembrava tranquillo come un’altra figura che camminava qualche metro davanti a loro, il preside aumentò il passo per raggiungerla.

-Ciao cara!- le disse mentre posava una mano sulla sua spalla –Sono il professor Silente.-

La ragazza si girò, portava un vestitino a scacchi bianchi e rossi, manco fosse una tovaglia, e sulla testa un grosso fermaglio a forma di farfalla che scintillava colpito dal riverbero del sole estivo, il naso piccolo e i lineamenti dolci e i capelli sbarazzini di un castano comune, ma la cosa che lo colpì di più, oltre alle borse appese al braccio dove tendeva la bacchetta tesa neanche dovesse attaccare qualcuno, fu il lungo bastone di legno che portava nell’altra mano: la ragazza non ci vedeva.

-Salve professore.- rispose con un sorriso aperto e sincero.
-Hai bisogno di aiuto con le borse?-
-No, no, grazie ce la faccio.-
-Insisto, il mio amico Severus sarà felice di aiutarti.-

Piton si avvicinò.
-Ciao!- salutò Wren.
-Salve anche a te.- rispose cordiale.
-Allora signorina- iniziò il preside mentre si incamminavano verso casa della giovane –come va il mio caro Edmund?-

-Glielo direi se lo sapessi, sono due giorni che non si fa vedere.-

-La signora Burkin ti aiuta a casa?-

-Oh sì, se non ci fosse sarei morta di fame, oggi le sono andata a prendere delle erbe in Farmacia, non so cosa ci debba fare, però hanno un buon profumo.-
 

Edmund Gray, lo conosceva, era un ex membro dell’Ordine della Fenice, dopo la “morte” del Signore Oscuro il gruppo si era sciolto. Aveva visto morire amici, amiche e un anno dopo anche l’amata moglie che si era portata via un pezzo del suo cuore.
Wren non assomigliava al padre tranne che per la carnagione chiara e la forma del naso, mentre il viso, le labbra, gli occhi erano della madre, della bella e adorabile Anastasia Gray, anche il carattere era suo, dolce e imprevedibile, con un misto di orgoglio che traspariva anche così ad un occhiata veloce.
Silente le aveva detto che se fosse andata a Hogwarts avrebbe ricevuto tutto l’aiuto possibile, ma lei gli aveva risposto, con una determinazione e intelligenza che non era di un’undicenne, che era sicura che non sarebbe riuscita a seguire il programma e che avrebbe preferito studiare a casa con l’aiuto della sua vicina che era un ex professoressa della scuola scozzese.
Silente l’aveva capita e aveva deciso che l’avrebbe aiutata in ogni modo possibile, gli aveva insegnato un incantesimo per orientarsi e essere più autosufficiente e aveva provato a parlare con il padre per chiedergli di essere più presente nella vita della figlia che aveva bisogno del suo aiuto.
Draco, comunque, sembrava averla presa molto in simpatia.
 
Hosmeade, con i suoi tetti lignei innevati e le strade strette, era un insieme di poco più che una trentina di case compresi i negozi.
Con Pansy alle costole era difficile allontanarsi per trovare la bottega che gli aveva indicato il professore.
-Draco, mi porti da Madama Piediburro?- chiese mentre gli altri sghignazzavano alle loro spalle.
-No Pansy, devo fare una commissione.- rispose.
Quel posto era davvero inquietante, ma alle ragazze piaceva molto, con i servizi di porcellana e i tovagliolini ricamati la Sala da The di Madama Piediburro era il posto preferito dalle coppiette che amano il profumo tiepido dei pasticcini appena sfornati; Wren lo avrebbe ucciso anzi che farsi portare in un posto simile.
Era una ragazza strana, a volte se lo ripeteva nella testa, o almeno lui non ne aveva conosciute di simili, lei amava i sapori decisi e gli odori che pungono le narici, il cozzare dei bicchieri al Paiolo Magico, non il tintinnio dei cucchiaini che mescolano lo zucchero.
Non che avesse dei particolari esempi a cui paragonarla: sua madre, Narcissa, che molti consideravano altezzosa e dal cuore di ghiaccio, era solo una donna che amava la sua famiglia, ma dal carattere un poco indecifrabile.
Sua nonna Druella la vedeva una volta all’anno e non gli era mai piaciuta un granché.
Chi restava se non le sue tre compagne Serpeverde?
Millicent Bulstrode, prima ragazza che da oltre settant’anni riusciva a superare il provino per la squadra di Quidditch di Serpeverde, era alta con un fisico forte e un po’ maschile, Daphne Greengrass dai capelli oro, era una tipica ragazza purosangue con le sue convinzioni che non avrebbe smentito neppure sotto tortura e poi c’era Pansy che aveva scoperto una nuova dieta e erano tre giorni che mangiava solo carote.
Wren era unica e speciale.
Venne distratto dalla risata acuta della Parkinson che gli indicò con la mano un qualcosa-qualcuno a terra in quindici centimetri di neve.
-Sanguesporco impara a camminare!-
-Se tu non mi avessi fatta inciampare!-
rispose una Hermione Granger dai capelli più crespi del solito per colpa dell’umidità.
-Dove li hai lasciati Potter e Weasley? Si sono stancati anche loro di perdere il loro tempo con una come te?- continuò.
-Tranquilla, ma se fossi in te starei attenta ai tuoi di amici, magari sono loro che non hanno tempo da sprecare con una come te.-
si alzò e iniziò a scrollarsi la neve dai guanti e dal cappello bordeaux.
-Come osi!- Pansy sguainò la bacchetta e la Granger fece lo stesso, mentre Blaise Zabini cercava di tenere tranquilla la Serpeverde.
-Mi sta prendendo in giro! Questa sudicia!- gridava isterica mentre il moro la teneva ferma con le braccia.
-Non ne vale la pena.- gli rispondeva calmo lui.
La Granger intanto aveva ripreso la sua strada ignorando Pansy che si dibatteva come un cane in una gabbia e si avviava verso il pub la “Testa di Porco”, posto orribile quanto il nome affibbiatogli; in quel momento gli venne in mente quello che gli aveva detto Piton:
-Vicino alla Testa di Porco, non farti ingannare dall’insegna, è un posto molto interessante.-
Prese a camminare velocemente nella direzione della ragazza e la fermò:
-Granger mi serve il tuo aiuto.-
-Malfoy gira al largo, non ho tempo per i tuoi scherzi, vai dal tuo cagnolino
.- rispose acida lei.
-Fermati un attimo.-
-Che vuoi?-
chiese non ancora molto convinta lei.
-Devo comprare un regalo a una ragazza e non so cosa può piacerle.-
-Non so se te ne sei accorto, ma io e la Parkinson non siamo proprio sulla stessa lunghezza d’onda.-
-Non è per Pansy.-

 
 
 
NdA:
  • Allora, per prima cosa qualche spiegazione: scusate se ho dilungato il capitolo un po’ sulla Umbridge, ma a me piace un sacco, non la vorrei mai come professoressa sia chiaro, ma secondo me ha un carattere affascinante. Non vedevo l’ora di inserirla da qualche parte, volevo pure farla parlare un po’ con Draco, ma il mio buon senso mi ha fermata.
  • I Malfoy hanno una villa di campagna nel Wiltshire, non so se è la loro residenza ufficiale, ma per ragioni di logistica li ho dovuti trasferire in una casa fuori Londra.
  • A Hogsmeade non esiste, almeno per quello che so, alcun negozio appartenente a un certo Albert Tale, ma è un personaggio che inserirò un po’ nel prossimo capitolo, Tale significa racconto e mi sembrava un nome giusto per un uomo che adora parlare del passato.
Ringrazio tutti voi, animi gentili, per aver letto il mio sproloquio insensato.
Questo è tutto gente.. spero che vi sia piaciuto.
 
Un bacio
cranium 

  
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