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Autore: flors99    30/05/2012    36 recensioni
- Sono incinta. – specificò a quel punto Hermione, dissipando ogni suo dubbio e facendola strozzare con la sua stessa saliva.
Ginny spalancò gli occhi, incapace di credere che quello non fosse uno scherzo.
- Cos… eh?! C-come? Quando? Ma… ma… tu... – borbottò, pronunciando frasi sconnesse per quasi un minuto intero. – Non… non è divertente, Hermione. – disse alla fine, con la gola che bruciava per lo sforzo di parlare.
- Già. – mormorò Hermione, in un ansito di tristezza. – A chi lo dici. […]
- Ma… – la giovane Weasley cercò di mettere ordine nella sua testa, ancora sconcertata dalle parole della strega più grande. – Io… cioè tu… con chi…cioè… è Ron? – domandò, allucinata. – Io non sapevo neanche che vi frequentaste! Perché non mi hai detto niente? […]
- Ronnonèilpadre. – chiarì Hermione, pronunciando quelle parole nel modo più veloce possibile, scacciando dalla sua testa i cattivi pensieri.
- Che?
- Ronnonèilpadre! – ribadì, più in fretta di prima.
- Hermione, non capisco… cosa stai dicendo… - mormorò la giovane Weasley, non consapevole di quali parole usare.
Via il dente, via il dolore.
- Ho detto che Ron non è il padre! – esclamò tutto d’un fiato.
Via il dente, via il dolore. Sì, un cavolo!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
Capitoli:
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Puff….Pant, uff…... arrivo!!!!!! Ciao a tutti!!!!
Metto un paio di note qui, il resto lo lascio in fondo al capitolo.
 
1. Sono veramente in un grosso ritardo e mi scuso tantissimo, per essere riuscita ad aggiornare solo ora. Fortunatamente tra una settimana la scuola finisce * Flors emette versi di gioia * e io non rischierò più di morire di stanchezza
2. Le parti in corsivo sono flashback. Penso che si capisca, ma per evitare errori, ho messo questa nota a inizio capitolo :) 
3. Ultima nota prima di lasciarvi in pace e farvi leggere il capitolo.
Vi ho fatto una Sorpresona! Anzi….due! Quasi tutto il capitolo è dal punto di vista di Draco, così per una buona volta si capiranno i suoi pensieri! E per quanto riguarda l’altra sopresa….
In tante di voi avevano espresso il desiderio di vedere più parti tra Draco e Hermione ed è per questo che….Questo capitolo è TUTTO incentrato su di loro! Volevo mettere anche la scena tra Daphne e Blaise, ma alla fine ho preferito dedicare il capitolo ai due protagonisti che ci stanno facendo ammattire ;)
Spero non vi dispiaccia ^__^
Il resto dei commenti li metto in fondo, vi aspetto giù!!! Buona lettura :D
 
 
 
 
 


 
Le parole sono fragili e potenti al tempo stesso. Tutti noi le possediamo, ma sono pochi coloro che ne sfruttano appieno il potenziale; le parole hanno l’immensa e straordinaria capacità di esaltare la verità, di liberarla dalla morsa apprensiva di poteri oscuri, di renderla comprensibile a tutti, semplicemente riescono a fare emergere la realtà davanti ai nostri occhi e la offrono a chi ne ha bisogno.
 
Eppure, la realtà non è meglio della finzione.
 
E, a volte, le parole feriscono.
 
Feriscono e lasciano il segno.
 
Questo Hermione lo sapeva. Perché lei, di quei segni, delle sue parole più dolorose della lama di un coltello, ne portava le cicatrici.

Ma non aveva mai creduto che anche la verità potesse fare ancora più male.

Lo aveva capito solo in quel momento: le parole hanno forza, potere e possono ferire, ma se si ha la volontà di imbrigliarle possono essere tenute sotto controllo. La verità non si può imbrigliare, scioglie la ragnatela delle nostre convinzioni, l’intreccio delle nostre bugie, sbriciola con semplicità disarmante tutte le incertezze e i dubbi.
 
E non è meglio della finzione.
 
La verità fa male. E, in quel momento, probabilmente stava facendo star male lui, quella maledetta verità, che non si era mosso di un millimetro dalla sua posizione, irrigiditosi come una statua di marmo.
Hermione aveva desiderato intensamente rimangiarsi le sue parole un attimo dopo averle pronunciate: si era portata una mano sulle labbra, come se non fosse certa di essere stata lei a parlare. Quando si era resa conto di quello che aveva fatto, una morsa attanagliante le aveva circondato lo stomaco, bloccandole il respiro e facendola deglutire.
E poi…
 
Lo aveva guardato.
 
 
 


 
 
Sono tante le cose che lasciano il segno. Possono essere i gesti, le parole, le azioni, ma spesso questo non basta. A volte le persone hanno bisogno di un vero e proprio avvenimento per poter finalmente aprire gli occhi e comprendere.
 
Come aveva fatto a non capire?
 
I segni c’erano, c’erano tutti.
Semplicemente non aveva voluto vederli.
I pezzi del puzzle erano sempre stati lì, sparsi nella sua mente, solo Draco non aveva voluto metterli insieme.
 
Dobbiamo parlare, Malfoy, di quello che è successo tre mesi fa.
E di cosa, Mezzosangue?
Lo sai.
 
Due parole, cinque lettere, una verità talmente grande che forse neanche lei pensava potesse essere tale, mentre la pronunciava.
Lo sai. E come poteva non saperlo?
Non aveva neanche bisogno di pensarci.
Gli veniva in mente anche se non si sforzava di ricordare.
 
 
Suoni, confusione, voci esaltate, rumori in ogni parte della stanza, corpi che saltavano a ritmo di musica. Queste erano le tipiche feste Serpeverde.
Erano state soprannominate dai Grifondoro come “bordello”, ma non avevano capito in realtà che le feste dei Serpeverde non erano mai solo un bordello. Tutta la scuola era presente, tranne gli alunni dalla divisa rosso-oro che Draco aveva ben pensato di escludere grazie anche all’appoggio dei suoi compagni di casa.
Per questo si era meravigliato quando aveva visto lei lì.
Avrebbe più che volentieri affatturato Blaise per averla portata, ma date le circostanze non poteva certo cacciarla via, dato che probabilmente per ripicca la Mezzosangue poi sarebbe andata a spifferare il tutto alla McGranitt.
- Granger, su, non te la prendere, dovresti ringraziarmi per averti portato qui, le nostre feste sono molto ambite. Non facciamo niente di male. - disse Blaise ridacchiando.
- Niente di male? Ma non è illegale? – chiese la Grifondoro con voce stridula.
- Certo che è illegale, Mezzosangue. – la scimmiottò Draco. – Così come è illegale che tu sia qui a rompere le scatole! Vedi di stare lontano da me e di non guastare questa festa. – si beò dell’espressione incredula che lei gli rivolse di fronte alla sua maleducazione. Sapere di riuscire a farle perdere le staffe lo divertiva più del dovuto.
“Farò come se non ci fosse” – questo era stato il pensiero di Draco a inizio serata.
Un pensiero dimenticato, quando dopo una o due ore, seduto su un divanetto svuotava il bicchiere e lei era nuovamente entrata nella sua visuale.
Stava… danzando.
Era la prima volta che Draco la vedeva così.
 
Leggera come una ninfa, ad ogni movimento sembrava sul punto di librarsi in aria.
 
Muoveva i fianchi con innocenza, ignara di quanto riuscisse a provocare con quel semplice gesto. Il suo corpo si muoveva con una sensualità innaturale davanti a lui, il bacino seguiva il ritmo della musica, il busto, la schiena si muovevano con una flessibilità allucinante, calda… ipnotica.
 
Abbandono totale, disinibizione, sensualità innocente, eppure manifesta, presente, vissuta.
 
Il collo esile, fine, sosteneva un volto dai lineamenti dolci, ma tuttavia marcati, le labbra sottili, come i petali di un fiore, gli zigomi alti e il naso leggermente all’insù…
I capelli, legati in una coda alta, sfuggivano alla presa e qualche ciocca ricadeva sul suo viso, vorticandogli intorno, come boccoli di pura seta che s’intrecciavano tra loro ad ogni suo movimento.
 
Leggeri, freschi, liberi come farfalle.
  
Gli occhi e le labbra socchiuse come in attesa di un bacio, le guance rosse per la danza, e l’espressione giocosa rappresentavano tutta la sua spensieratezza e la sua libertà.
 
Finta innocenza, più provocante di qualsiasi malizia.
 
Draco si mosse sul divano dal quale era seduto, confuso e…sconvolto.
 
Fu la prima volta.
 
La prima volta che andò oltre l’apparenza, oltre il suo sangue sporco, oltre la sua inferiorità.
 
La prima volta che la vide come una donna.
 
Una donna, con la forza e il coraggio di un fiore che sboccia e mostra al mondo tutta la sua bellezza.
La ragazza continuava a volteggiare, come se non fosse cosciente delle persone intorno a lei e degli sguardi che parte dei partecipanti le stavano lanciando.
Lentamente aprì gli occhi.
 
Quelle iridi lucide, passionali, espressive come mai Draco prima d’ora le aveva viste.
 
Sembravano pozze traboccanti di un’emozione intensa, impregnate di un sentimento che sembrava urlare: libertà.
La stessa cosa che anche Draco avrebbe voluto provare.
 
Era bella, quella libertà.
 
Era bella la sua spensieratezza, i suoi occhi giocosi e innocenti, che dimostravano la passione che stava mettendo in quella danza.
Tutto in lei sembrava urlare quella parola.  


Poi, d’un tratto, qualcosa cambiò.


Il suo collo da cigno divenne rigido, il viso assunse una smorfia infastidita e gli occhi si fecero duri, rabbiosi, impudenti.
 
Non c’era più alcuna traccia di libertà.
 
I boccoli non ondeggiavano più... le labbra non erano più socchiuse, pronte per un bacio invisibile, aperte e calde... erano chiuse, ermeticamente... in una linea dura e impassibile. Non respirava più con quell’abbandono, era… fredda.
Solo dopo aver aguzzato lo sguardo Draco si rese conto del perché di quel cambiamento improvviso.
Mani rudi, maleducate avevano tentato di afferrare la ragazza per la vita e trascinarla verso di loro.
Gli occhi di Hermione si assottigliarono ancora di più. Pregni di quell’orgoglio che soltanto lei poteva avere e mantenere nonostante tutte le avversità. Quella fierezza che soltanto in lei ci poteva essere, nonostante l’alcool irradiato nelle sue vene.
La vide discostarsi con rabbia da quel ragazzo impudente, puntandogli addosso quegli occhi rabbiosi e disgustati che tante volte aveva riservato a lui.
 
L’incanto spezzato.
 
La Grifondoro ruotò il busto, probabilmente decisa ad andarsene, e Draco si alzò in piedi per non perdere di vista la sua figura tra la massa di persone.
 
Il quel momento risuonò il primo rintocco della mezzanotte.
 
 
Li sentiva, anche in quel momento, i rintocchi.
Non sapeva se fossero reali o più probabilmente frutto della sua mente, come già altre volte gli era capitato; sapeva soltanto che avrebbe voluto che quel suono martellante tacesse perché non voleva ricordare.
- Malfoy, hai sentito quello che ti ho detto?
E come Merlino poteva aver sentito, se quei ricordi affioravano nella sua mente, prepotenti?
 
Perché mi fai questo effetto, Mezzosangue?
 
Perché doveva guardarlo con quegli occhi, che, proprio come quella sera, proprio come la prima volta, sembravano essere impregnate di quella libertà?
 
La stessa cosa che Draco avrebbe voluto provare.
 
Perché quello sguardo doveva essere così intenso e sicuro, mentre lei rivolgeva le iridi verso di lui?
 
Sguardo fiero, forte e coraggioso.
 
Proprio come quella sera.
 
Quella forza, quella determinazione che la Grifondoro non aveva mai perso, neanche quando lui l’aveva costretta contro il muro.
 
Neanche quando lei lo aveva baciato, come se lui fosse il predatore e non la preda.
 
 
Erano poche le volte in cui Draco si era stupito davvero, ancor meno quelle in cui il suo autocontrollo vacillava fino a rompere gli argini della sua maschera e si lasciava andare.
Eppure lei sembrava avere una predisposizione naturale per farlo andare oltre i limiti che lui s’ imponeva. Lo faceva andare al di là delle sue barriere di autocontrollo, quando con quella lingua velenosa rispondeva ai suoi insulti con orgoglio e fierezza, mentre avrebbe dovuto abbassare il capo e sentirsi umiliata, come una Mezzosangue doveva sentirsi. Lo faceva andare oltre, quando si accorgeva che lei, nonostante tutte le offese, reagiva sempre, sempre e comunque. Si rialzava dopo una caduta, senza mai lasciarsi andare o senza mai permettersi di farlo. Lo faceva infuriare perché si rendeva conto che lei non si sarebbe piegata, come altri facevano, di fronte a lui. 
Quella sera, invece, Hermione lo aveva stupito in un altro modo.
 
L’aveva vista, per la prima volta.
 
Come donna, non come Sanguesporco.
E l’aveva stupito ancora di più quando lei l’aveva baciato con coraggio, con una forza che non le avrebbe mai attribuito.
 
Non doveva baciarla.
Era la Granger.
 
La studentessa più brillante di tutta Hogwarts, la migliore amica dello Sfregiato, la Grifondoro per eccellenza, schifosamente leale e giusta con tutti, l’arrogante sapientona che alzava continuamente la mano a tutte le lezioni.
 
Era la Granger.
 
La ragazza che adesso quasi con disperazione aveva poggiato le labbra sulle sue, un gesto che non sapeva se dettato dalla consapevolezza o dall’alcool.
 
Ed era stato allora che forse aveva capito.
 
La Mezzosangue non era debole.
Non lo era mai stata. 
Il suo corpo esile poteva farla apparire fragile, ma sotto quella patina apparente c’era una potenza che scalciava per uscire, una forza micidiale e intensa che andava al di là della sua abilità con la bacchetta. Non era per la sua bravura a scuola.
Ciò che lo aveva colpito era più in profondità.
Ed era per questo, e anche per l’alcool che gli intorpidiva i sensi, che dopo una breve esitazione aveva ricambiato quel bacio disperato, spingendo la lingua nella sua bocca, dentro di lei, sempre più in profondità.
La tenne stretta il più possibile come se in qualche modo potesse percepirla anche lui su di sé, quella forza, quella potenza, quell’audacia.
Voleva estorcerle con quel contatto, con quel primo vero contatto, ciò che a lui mancava, ciò che lui forse non avrebbe mai potuto avere, qualcosa che non poteva comprare con la sua ricchezza o con il timore che il cognome della sua famiglia incuteva.
La strinse contro di sé, temendo che avrebbe potuto sfuggire da lui, da ciò che era. Le accarezzò una guancia, forse anche lui ignaro di quello che stava facendo.
Un gesto dolce.
 
Lui non era dolce, non lo era mai stato.
 
Quella sera, o meglio, quella notte fu veramente la sua prima volta; la prima volta che si concesse di ammettere che tutte le sue cattiverie, gli insulti, le offese rivolte contro di lei erano soltanto basate su pregiudizi e che quella ragazza non era un abominio come invece si era sempre sentito ripetere in quegli anni; la prima volta che permise ad un'inaspettata dolcezza di colmargli il cuore; la prima volta che forse comprese veramente di avercelo, il cuore.
La prima e l’ultima volta in cui chiuse il mondo all’esterno si concesse, soltanto per quella volta, di far scivolare via quel muro impregnato di accuse e pregiudizi.
 
La prima e l’ultima volta in cui si concesse di essere completamente Draco e non Malfoy.
 
 
Perché?
 
Era questa la disperata e martellante domande che pressava e occupava nella sua totalità la mente di Draco, senza pietà, né premura. Perché quelle dannate parole erano in grado di ferire, anzi di ferirlo, più di quanto non fosse mai successo?
Doveva proprio essere masochista in quel momento, perché ruotò il viso, contro la sua volontà e scontrò le sue iridi grigie con quelle scure di Hermione, che lo fissava con trepidante e temuta attesa.
I suoi occhi non poterono non seguire la linea della sua mano, che stringeva convulsamente il lenzuolo, come a volerlo fondere con se stessa, per coprirsi, per coprirlo.
Il ventre. Il bambino.
 
Sono incinta.
 
Ci sono momenti che lasciano il segno.
Erano pochi i segni che Draco aveva sulla pelle. Uno glielo aveva lasciato lei, quella sera. Gliene avrebbe lasciato un altro?
Mentre osservava in modo quasi inquietante quel lenzuolo stretto nella mano della Grifondoro, delle emozioni, forti come non le aveva mai sentite, infuriarono dentro di lui, susseguendosi in modo irrefrenabile, senza alcuna possibilità di controllarle. Un turbine di sensazioni lo avvinse talmente forte da fargli girare la testa e Draco ebbe quasi la percezione che quell’impatto inaspettato con le sue emozioni, rare in lui, lo stesse spaccando da dentro.
 
Stravolgendolo, sconvolgendolo da dentro.
 
Il respiro sembrava non bastare, l’aria era diminuita e Draco aveva la netta sensazione di star affogando in un mare di acqua ghiacciata, senza però riuscire a risalire.
 
Sono incinta.
 
Era quasi affannato, si contorceva mentalmente per sbrigliare quella matassa che gli stringeva lo stomaco in una morsa fortissima, ma non riusciva a controllarsi. Aveva sempre vissuto trattenendo le emozioni e aveva sempre cercato di rinchiuderle e nasconderle per sembrare equilibrato, costante, forte.
 
Devi essere forte, figlio mio.

Glielo diceva sempre sua madre, sempre. E lui aveva cercato di essere il più forte possibile, respingendo tutto ciò che avrebbe potuto renderlo vulnerabile.
Possibile che la Granger lo avesse destabilizzato, con solo due parole, distruggendo anni e anni di difese, di muri innalzati contro gli altri e il mondo esterno? Cosa diavolo era quella sensazione di panico che lo stava assalendo?
 
Chi era lei per sbriciolare così la sua maschera?
 
Draco strinse i pugni, tentando di controllare quel vortice impazzito di emozioni, tentando di combatterle, di addomesticarle.
 
Come, del resto, aveva sempre fatto.
 
Eppure quella volta Draco Malfoy non ci riuscì.
Non fu in grado di essere, fino in fondo, Malfoy. Non riuscì a esserne padrone, di quella valanga di sensazioni fortissime, che lo rendevano tanto debole, quanto vulnerabile. E probabilmente fu proprio per questo, per quelle emozioni che lo colpivano in ogni parte della sua mente, dove ogni senso ne risentiva, che non appena aprì bocca le sue parole furono acide e sprezzanti, in un vano tentativo di proteggersi.
- E’ inutile che ti copri col lenzuolo, Mezzosangue. Non serve a niente, ormai l’ho visto.
Gli occhi scuri della Grifondoro si adombrarono e la luce che prima li aveva animati, anche se leggermente, scomparve del tutto, lasciando quelle iridi vuote e vacue. 
- Io…
- Non ne voglio sapere nulla. – la interruppe.
 
Era facile prendersela con lei.
Era facile perché era la cosa che sapeva far meglio.
 
- No! Tu non capisci, io…
- Capisco, Granger! – la interruppe di nuovo. – Sei incinta, e allora? Cosa diavolo vuoi che ti dica?
Hermione boccheggiò, mentre Draco per la prima volta vide i suoi occhi lucidi.
 
Lei non piange.
Mai.
 
- Tu... – sussurrò con voce strozzata.
- Perché dovrebbe importarmene? - sibilò, il tono tagliente che cozzava tra i denti.
Per Salazar, fu costretto a stringere le mani in un pugno per non prendersi a schiaffi da solo, consapevole di non essere in grado di contenere le sensazioni che lo avvolgevano.
 
Niente emozioni, Draco. Saranno la tua debolezza.
 
Sono incinta.
 
Chi si era avvicinato a lei? In un attimo di pazzia fu tentato di chiederglielo, ma poi si diede dello stupido e tentò di chiudere la discussione. Doveva, altrimenti non era sicuro di uscirne indenne.
- È tutto quello che hai da dire? – scoppiò alla fine Hermione, con uno sguardo infuocato. – Sono incinta, probabilmente hai anche capito che con il tuo stupido incantesimo hai rischiato di farmi perdere il bambino e non hai niente da dire?!
Draco assottigliò lo sguardo, con una smorfia disegnata sul viso.
- No, non ho niente da dire. Non ti chiederò scusa, perché non era te che volevo colpire, ma quell’idiota di Potter e non è certo colpa mia se si è spostato all’ultimo secondo. Per quanto riguarda la tua… – deglutì, per un secondo, strizzando gli occhi. – …la tua gravidanza, cosa dovrei dirti? Se cerchi delle congratulazioni, parla con la Piattola, con Lenticchia, che cazzo c’entro io in tutto questo?
 
Parole che appena fuoriuscite dalle sue labbra gli bruciarono come lava sulla lingua.
 
Draco vide la Grifondoro assumere un’espressione totalmente confusa e un lampo di comprensione passare poi attraverso i suoi occhi. Contrariamente a quanto si sarebbe aspettato, Hermione emise un verso, una risata a metà tra l’incredulità, la tristezza, qualcosa che di divertente non aveva proprio nulla. Si asciugò gli occhi, con una manica del pigiama e infine lo guardò con uno sguardo tanto mesto che Draco si chiese da cosa fosse scaturito tutto quel malessere.
 
Senza neanche intuire di essere proprio lui stesso, la causa del suo malessere.
 
- Non hai capito? – gli chiese, in un sussurro. – Davvero non hai capito, Malfoy?
 
Se solo Draco si fosse sforzato, se solo quelle emozioni dentro di lui non si fossero manifestate con così tanta forza da confonderlo, se solo lui in quel momento fosse più concentrato sui fatti piuttosto che sul mantenere la sua maschera di freddezza, forse si sarebbe reso conto del significato che si nascondeva nelle parole della Grifondoro.
 
- Cosa stai dicendo? – fu la sua fredda domanda.
Una domanda totalmente inutile.
 
Perché lui, la risposta, già la conosceva.
Forse, si rifiutava solo di comprenderla, di interpretarla.
  
Hermione si portò una mano alla fronte, sommergendo il viso tra le mani.
- Per Godric, credevo di averne conosciute di persone poco perspicaci, ma tu… – sussurrò. – Non posso credere che tu, davvero, non abbia capito.
 - Cosa dovrei capire, Mezzosangue? – ringhiò, scattando come una molla, appellandola con quel denominativo che lei tanto odiava e per cui lui si guadagnò un’occhiataccia. – Cosa, Salazar, dovrei capire?! – ripetè, con più veemenza. – Che il padre del bambino ti ha lasciato qui da sola e ti ha fatto disperare così tanto da farti addirittura confidare con me?
 
Parole che feriscono, che l’avrebbero distrutta, se solo Hermione non avesse saputo che quello che avrebbe rivelato da lì a poco forse sarebbe stato peggio.
 
La ragazza scosse la testa e stavolta lo guardò con più convinzione, una nuova determinazione nello sguardo.
 
Perché Hermione non era debole.
 
Poteva bruciarsi in quegli occhi duri e freddi come il marmo, soffrire molto più di quanto non stesse già facendo. Aveva tuttavia alzato lo sguardo, consapevole che stavolta, forse, non si sarebbe rialzata.
 
Hermione era coraggiosa.
 
Il calore dei suoi occhi scuri sfidava il ghiaccio che circondava la stanza e che soprattutto circondava lui, come una bolla. Poteva congelare anche solo sfiorando quella bolla, lo sapeva, ma il proprio orgoglio le impediva di non tentare.
 
Hermione era forte.
 
E mentre il suo sguardo dolce si posava su di lui, una speranza innaturale, semplice e giusta al tempo stesso, si stava formando nella sua testa, nel suo cuore, in lei, con lei, dentro di lei.
 
Hermione sperava.
 
Inutilmente.
Era una speranza delicata, un fiore a fine estate pronto ad essere spazzato via dall’ingombrante vento d’autunno.
Hermione sapeva tutte queste cose eppure sperava.
Sperava perché lei non era debole e non aveva paura di soffrire ancora.
Sperava perché era coraggiosa e smettere di amarlo era troppo semplice.
Sperava perché era forte e aveva deciso di rischiare.
Rischiava per lei, per Draco, per il proprio futuro e il proprio presente. E soprattutto sperava per quella piccola creatura che portava dentro di sé da qualche mese ormai.
Lo affrontò così, con gli occhi traboccanti della verità che lei stessa aveva rivelato, pieni di quella speranza che poteva essere spezzata in un attimo nel modo più crudele… lo affrontò così. Con una forza immensa nell’animo.
Con un amore infinito negli occhi.
- Il padre del bambino è qui con me, Draco.
 
 
 
 
 















 
Angolo Autrice (alias – “ritardatrice”)
 
Salve!
Bentornati cari lettori! So di avervi fatto un po’ patire con questo capitolo e mi dispiace. Mi scuso di nuovo con tutti voi (anzi, mi frusto), ma perché non riesco mai ad essere in orario? Accidenti a me! >.<
 
Punto 1: Questo capitolo è stato un parto! Per me è stato molto difficile scriverlo, non so bene il perché, ma esprimere le emozioni dal punto di vista di Draco non è stato per niente facile e spero di non aver combinato un casino :(
Alla fine ho deciso di raccontare come erano andate le cose dal suo punto di vista, poiché, se per quanto riguarda Hermione il motivo era chiaro, per Draco non avevo ancora chiarito la situazione e ho voluto raccontarvela. Vi è piaciuto il flashback?
Spero tanto di sì, non avete idea della fatica con cui l’ho scritto. Draco proprio non ne voleva sapere di far scoprire anche a voi il suo lato tenero..xD Tenero per modo di dire…
 
Punto 2: Questo capitolo forse mi piace. Non so, mi convince più del precedente. Non è per vantarmi, ma per una volta sono soddisfatta di quello che ho scritto! Spero che piaccia anche a voi!!!
 
Punto 3: Voglio rinnovare gli auguri per il matrimonio a elisadi80, sposarsi è la cosa più coraggiosa che esista e significa che hai veramente trovato qualcuno di importante per te. Ti auguro tutta la felicità del mondo :) Hai visto che il tuo regalo è arrivato? Un po’ in ritardo, ma non mi sarei mai perdonata se non fossi riuscita a scrivere il capitolo prima del 2 giugno.
 
Punto 4: Devo davvero commentare questo capitolo? Beh…diciamo che insieme al prossimo sarà uno dei capitoli più importanti della storia. Mi serviva per descrivere bene la psicologia del nostro Serpeverde e, come ho detto prima, se ho combinato un casino mi dispiace :(
 
Punto 5: Secondo voi il bambino di Herm è maschio o femmina? Ho le idee abbastanza chiare, ma vorrei sentire anche i vostri pareri! ^___^
 
Ringrazio tutti coloro che hanno messo la mia storia tra le seguite/le preferite/le ricordate e a tutti gli 822 lettori che hanno letto l’ultimo capitolo :) Davvero non avete idea di quanto mi facciate felice!
Ma un grazie speciale va a quelle meravigliose persone (18!!!!!! *_____* Non ci credo, non ci credo, potrei collassare dalla gioia!) che hanno recensito lo scorso capitolo: Harry Potterish, Black_Yumi, MadamaBumb, Felpick93, suckerforlove, elisadi80, elygil91, Sasoriza98, Stella94, kirymagica, Missboxer, UraniaSloanus, cranium, blair_87, MooneyDora, Angelique Bouchard, Tiziana Rivera e Just_debb.
Io…grazie, grazie, grazie! Questa parola mi sembra così poco per esprimervi tutta la mia gratitudine, ma non ne trovo di migliori!
Un altro grazie enorme va anche a quelle 5 ragazze che hanno segnalato la mia storia all’amministrazione: Felpick93, aranciata, Darleen, DracoMattyMalfoy e Sasoriza98. Non trovo le parole, davvero. Come posso ringraziarvi per essere così meravigliose con me? *___* Non finirò mai tra le scelte, ma grazie anche solo per averci pensato! :)
Detto questo passo e chiudo, vi ho torturato abbastanza …
Mi metto subito all’opera per il prossimo capitolo, sempre se ci sarà qualcuno disposto a seguire questa pazza.
A presto,
flors99
  
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