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Autore: ClaryMorgenstern    01/06/2012    7 recensioni
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero.
[Crossover The mortal instruments   /   The infernal devices]
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Bonjour à tous! **
Si, sono sempre io. Pronta a rompervi le scatole con l'ennesima storia. Amen! sopportatemi xD.
Mi sono cimentata in una long, questa volta. Prendetevela con questa storia se ho rimandato la scrittura della "Città di cenere" vista da Jace. E' colpa sua e.e''
Cercherò di aggiornare almeno una volta ogni sette - dieci giorni, promesso u.u

La storia non prende conto degli eventi avvenuti dopo Città di vetro o Clockwork angel.
Poi.. boh, non so. Have fun, leave a sign!
Clary.

Alla 3E, che riesce a rendere meraviglioso perfino un giorno di scuola.

Once upon a time

 

Prologo.


«Cosa ti fa pensare che stavolta sia il posto giusto?»
«Che donna di poca fede. Il mio istinto. E il mio istinto non sbaglia mai»
«Come per gli ultimi tre buchi nell'acqua?»

Clary sbuffò, annoiata da quel battibecco che andava avanti da un po' ormai. Lei, Jace, Isabelle e Alec erano alla ricerca da sei giorni di una grossa fonte di energia demoniaca nell' Upper East Side che da settimane aveva mandato in palla i sensori.
E, senza sensori, l'unica guida era l'intuito di Jace, che li aveva portati inizialmente in quasi tutte le case abbandonate del quartiere. Ed erano molte nell'Upper East Side. Dato l'immenso nulla che avevano trovato, I ragazzi avevano cominciato a controllare le fedine penali degli inquilini. Per i reati mondani c'era l'imbarazzo della scelta, chiaramente, ma per i reati particolari c'era solo una casa sospetta per aver usato magia nera cinque anni prima. Ed era appunto dove si stavano dirigendo i quattro ragazzi. Alec, annoiato come lei premeva i tasti del telefono e sorrideva al nulla, con un'aria così dolce che Clary sorrise di rimando. Isabelle e Jace stavano battibeccando come fratello e sorella, mentre la ragazza si specchiava nella parete riflettente dell'ascensore. Fu immensamente grata alle porte quando gli permisero di uscire da lì. Era trascorso un mese ormai da quando i Lightwood avevano deciso che la sua preparazione era sufficiente affinché lei potesse rendersi utile come Nephilim, ma questa era la sua prima vera missione in piena regola. Non avrebbe mai pensato che l'avrebbe passata a dividere Jace e Izzy e fare un buco nell'acqua dietro l'altro.
Il ragazzo le si affiancò in corridoio, passandole un braccio intorno alla vita. «Se neanche stavolta è il posto giusto giuro che la prendo a calci.»
Clary non fece in tempo a rispondere, che un calcio sbilanciò Jace, facendolo cadere a terra e lei insieme a lui. Clary si puntellò piano sui gomiti, ridendo. «Sempre se non ti prende a calci prima lei»
I due alzarono lo sguardo e videro Izzy fargli la linguaccia mentre proseguiva nel corridoio insieme ad Alec che continuava ad ignorarli con nonchalance.
Jace tornò a guardare lei. «Beh, dato che mi stai schiacciando con la tua ciccia potresti anche ripagarmi.»
«Io non…» Ma Jace la stava già baciando con dolcezza, giocando con la sua lingua mentre le passava le mani tra i capelli. Clary si sciolse come burro fuso e sorrise, staccandosi piano. Le ci volle qualche secondo prima che si ricordasse come si parla. «Scansafatiche.» sussurrò riaprendo gli occhi.
Jace gettò la testa all'indietro, sul pavimento di marmo. «Ma non possiamo lasciare che se ne occupino loro?» sussurrò piano, facendo scorrere la mano sul suo fianco, calda e delicata. «Potremmo andare via..»
«Non se ne parla, Wayland.» La voce di Alec arrivò da lontano, ma perfettamente udibile e minacciosa. «Se lo devo fare io, puoi scommetterci che verrai anche tu.»

L'appartamento in cui entrarono era splendido.
Se avesse avuto disegnarlo, Clary avrebbe usato carta pergamena e carboncino, per evidenziare la luce che toccava ogni cosa all'interno delle immense stanze, proveniente dalle finestre a muro incassate. L'interno, poi, era decorato finemente, da mani decisamente esperte.
L'unica pecca dell'appartamento sembrava essere il grosso pentagramma rosso sangue disegnato sul marmo bianco.
«Te l'avevo detto» gongolò Jace, dando una spallata non proprio delicata alla sorella.
La ragazza lo ignorò, chinandosi carponi per osservare meglio il simbolo. «E' sangue» concluse piatta. «fresco»
«E c'è odore di zolfo.» Alec fece il giro della stanza. «Non possono essere lontani»
Clary si alzò in piedi, lasciandoli alla loro ispezione della stanza e fece il giro del resto dell'appartamento. Il resto era bello quanto l'altro salone. Quella casa aveva più stanze di quante ne avesse il suo vecchio appartamento a Brooklyn e quella di Luke insieme.
Girò per le stanze in tondo cercando qualche cosa fuori posto, qualunque cosa. La cosa bellissima di avere un occhio da artista, è notare ciò che le altre persone non notano. Vide una mattonella di marmo nel muro del bagno, leggermente sporgente e di colore di pochissimo più chiaro, come fosse stata inserita dopo le altre.
Tirò fuori lo stilo dalla tasca e vi pose una runa piccola, semplice e nodosa. Dopo qualche secondo il marmo si sgretolò sotto i suoi occhi aprendo un varco su una stanza scura e angusta. l'unica cosa che riusciva a vedere erano una parete di cemento grezzo. L'odore di umido e stantio le arrivò alle narici con una folata, facendole lacrimare gli occhi.
Chiamò gli altri Shadowhunters a gran voce. Meno di qualche secondo, e Jace era già vicino a lei. La stregaluce nella sua mano gettava la luce angelica nella stanza oltre che produrre le ombre sottili delle ciglia sulle sue guance. Clary si sorprese a desiderare in quel momento di disegnare Jace al tenue chiarore della stregaluce, quando l' energia angelica faceva risplendere i suoi lineamenti di luce propria. Si morse le labbra per reprimere quel pensiero così inappropriato in quel momento.
Magari dopo.
Jace mosse qualche passo all'interno. «Come hai trovato questa stanza?»
«C'era una lastra di marmo qui. Ho disegnato una runa diakop e vi ho chiamato.» disse Clary entrando a sua volta nella stanza. Era più grande di quanto le era sembrata qualche momento prima.
Jace si girò verso di lei. Forse era la stregaluce, ma le sembrò che gli occhi di Jace brillassero al buio come quelli di un gatto. «Clary..»
«Jace.» Alec era in piedi poco distante da loro. La sua figura copriva un incasso nella parete. Davanti ai suoi piedi, c'erano tre corpi a terra.
Clary capì subito che si trattavano di stregoni. Uno di loro aveva un lucente paio di ali nere aperte sul pavimento di pietra, che le diedero un senso di tristezza che non seppe spiegare. Il secondo, accasciato contro la parete aveva la pelle di un bel blu mare e le labbra azzurre come quelle di una Drag Queen. Il terzo, proprio accanto agli stivali di Alec, aveva le orecchie lunghe come quelle di un Hobbit.
Clary si avvicinò e vide che nella rientranza nella parete che fino ad allora era stata coperta da Alec c'era un piedistallo di legno alto fino alla vita di lei, e sopra una statua nera lucida, come fatta di onice. Clary non riconobbe il demone rappresentato. Sembrava un grosso gufo con le corna, ma più sottile, come se avesse le proporzioni di una mangusta.
Jace fece qualche passo in avanti, avvicinandosi. «Beh, come artisti non erano un granché. Magari si sono suicidati in massa perché le loro opere fanno schifo.»
«Jace» lo ammonì Izzy. «Sii serio.»
«Sono serissimo!» indicò la statua lucente. «E' orrenda!»
Isabelle si avvicinò con aria pensierosa alla statua. «Mi sa che il senso artistico non è una caratteristica degli stregoni.» decretò. «Le fate invece.. Oh! Una volta una fata mi ha fatto un bracciale..»
Clary la ignorò e guardò meglio la statua. Non potè che concordare con Jace su quell'obbrobrio. Le ispirava un disgusto immenso, come d'altronde i demoni che voleva rappresentare. Le unghie sembravano scintillare di sangue fresco, e gli occhi erano vacui, scolpiti senza pupilla e..
Si mossero
La mano di Jace intanto si mosse verso la creatura.
Le si azzerarono i pensieri, e si bloccò per un istante. «Jace! No
Troppo tardi.
Una fortissima luce bianca e poi l'oscurità inondò la stanza, accecandola quando Jace toccò la statua.
Le urla inondarono l'oscurità.
E fu oblio.
  
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