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Autore: cranium    04/06/2012    3 recensioni
-Come ti chiami?- chiese Draco.
-Non te lo dico, mi prenderesti in giro.- rispose testarda.
-Non può essere più strano del mio, dai dimmelo.-
La ragazza sbuffò infastidita poi rispose:
-Mi chiamo Wren contento?-
-Ti chiami scricciolo?- e scoppiò a ridere, più per l’espressione buffa che aveva fatto la ragazza che per il nome. Infondo le si addiceva: aveva le spalle strette e era piuttosto minuta, ma il carattere non era quello di un timido uccellino.
[...]

Draco/Nuovo Personaggio.
I Malfoy sono vittime di una maledizione da tre secoli, imposta su di loro da una donna.
Riuscirà Draco a spezzare il flagello che opprime la sua famiglia e far si che la ragazza che ama si innamori di lui?
O anche lui dovrà soffrire le amare pene dell'amore?
Storia ispirata a "La Bella e la Bestia".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Il serpente e
l’uccellino.

Capitolo VI: Mostro.

Sono qui per l’amore,

per le facce curiose che fa.

Ligabue, Sono qui per l’amore.
 

 
Le nostre azioni hanno sempre conseguenze, ma anche quelle degli altri spesso ricadranno su di noi o su chi ci sta vicino.
Suo padre aveva commesso un errore sottovalutando Potter e i suoi amichetti, che anche se stupidi scolaretti, che il loro amato Preside imboccava di sogni su un mondo di pace-amore-fratellanza, erano riusciti a mettere nel sacco degli adulti vaccinati e esperti nella Arti Oscure, ma non molto sani mentalmente, lui come gli altri Mangiamorte che erano stati scelti per quella missione, ma lui, Lucius, era il capo, quello che avrebbe dovuto portare a casa la vittoria, la profezia e tutto ciò che essa comportava e avrebbe comportato per Lord Voldemort.
Il Signore Oscuro non perdona, almeno non due volte, non la stessa, identica persona.
Era già stato graziato, suo padre, per non averlo cercato quando tutti credevano che fosse scomparso, ma il male non diventa polvere così facilmente, si incanala, scompare per un poco, ma alla fine torna, se non sempre quasi, e circa due anni prima era riuscito a tornare in vita e a radunare di nuovo i suoi seguaci, che lo  avevano seguito senza esitazioni per paura delle forti ripercussioni.
Questa volta era finito ad Azkaban, tra le spesse mura di quella alta prigione su uno scoglio in mezzo all’oceano, protetto dall’ira del suo Signore e padrone, e Voldemort non aveva potuto sfogare la sua vendetta su di lui, ma l’aveva sfogato su chi più gli era vicino, su chi gli assomigliava di più, su il suo unico figlio: Draco.
E ora Draco si trovava con la mente confusa da mille e un problema e un tatuaggio tracciato a fuoco sul braccio sinistro, il suo Marchio, il Marchio Nero, nero come i suoi occhi e il suo cuore, se mai ne avesse avuto uno.
Gli aveva promesso la gloria, il potere, ma poi a che servivano queste cose se non era felice?
Anche se i Dissenatori, le guardie della prigione, assetate dei pensieri e dei ricordi felici di chiunque passasse per le loro grinfie, erano passate definitivamente dalla parte di Voldemort e vagavano tranquille per tutta l’Inghilterra, Azkaban non era proprio un posto di svago e divertimento .
Lui aveva un compito, un compito impossibile o almeno tutti pensavano che lo fosse, uccidere Silente forse il più grande mago della loro generazione e lui era solo un ragazzo, giovane e impaurito, ma avrebbe dovuto farlo comunque, ci sarebbe dovuto riuscire non solo per lui, ma per tutta la sua famiglia che ne avrebbe pagato le conseguenze.
Si rigirò tra le lenzuola finché decise che preferiva alzarsi e sgranchirsi un po’ le gambe.
Spalancò la finestra e respirò a pieni polmoni tutto ciò che l’aria tiepida e frizzante di agosto gli poteva offrire, l’odore dei frutti appesi ai rami degli alberi intorno alla villa gli solleticò le narici e lo calmò per un poco, mentre il suo sguardo divagava tra le stelle così luminose del cielo come se cercasse qualcosa, magari un aiuto, una scappatoia, ma niente arrivava e così si ributtò a letto.
Non era quasi mai uscito di casa quell’estate, sua madre gli diceva sempre di essere forte, di non mostrare la sua debolezza a chi gli voleva male, di continuare a camminare a testa alta nonostante le persone che li giudicavano e disprezzavano, ma in fondo lui era debole, loro erano deboli, fragili più che mai, loro senza Lucius erano il nulla.
Abituato a vestire un cognome importante che lo faceva sentire al sicuro, protetto, avvolto nella sua bambagia perfetta, in quel momento era nudo come un piccolo verme che veniva attaccato  all’amo, e lasciato ad affogare lentamente nell’acqua putrida e gelida, ad aspettare,  in attesa che il grosso pesce dagli occhiali a mezzaluna abbocchi definitivamente e che il pescatore possa gioire e congratularsi con se stesso per sua vittoria.
Si sa, è così, il pescatore vince, e attacca alla parete del salotto il suo bel trofeo mentre l’esca viene e va sacrificata.
Per un bene superiore” sentiva dire spesso.
Chiuse gli occhi, ma quando credeva di riuscire ad addormentarsi, un rumore assordante al piano di sotto lo riportò alla realtà.
Zia Bellatrix” pensò subito.
Non faceva bene a nessuno averla in giro per casa, ne a sua madre che si vedeva la casa mezza distrutta un giorno sì e uno no e che doveva tenere sotto controllo la sorella, e neppure a lui che a ogni pasto e a ogni ora era costretto a sorbirsi il ripetuto e straziante monologo su quanto fosse orgogliosa del suo nipotino preferito (l’unico senza contare Ninfadora, la figlia di Andromeda), e di quanto doveva esserlo lui perché il Signore Oscuro lo aveva fatto entrare tra le sue grazie, lo aveva scelto e ammesso tra le sue fila, le fila dei vincitori, e come se non bastasse gli aveva affidato un compito della massima importanza che non avrebbe di certo assegnato al primo ragazzino venuto.
Certo perché nessuno proverebbe, tenterebbe o anche solo penserebbe alla sola possibilità uccidere Albus Silente, tranne un povero disperato che viene minacciato e che tiene almeno un poco propria famiglia e alla propria pellaccia.
Si rigirò ancora, ancora e ancora, finché i suoi occhi chiari non furono distolti dal loro vagare irrequieto senza destinazione per la stanza  illuminata solo dalla fiocca luce di due candele, da una busta chiara sul comodino al lato del letto.
Era arrivata quasi un mese prima e lui non aveva neppure avuto il tempo-coraggio di leggerla o anche solo aprirla, di darle un’occhiata, o solo una piccola sbirciatina.
Era un masochista se decideva di leggerla adesso, di certo era l’ultima cosa che gli avrebbe potuto conciliare il sonno, in una notte così: una lettera di Wren.
“Sicuramente non vuole più vedermi” si ripeteva ogni volta che provava la tentazione di aprirla e questa certezza vinse anche sulla curiosità, sul desiderio, ma non sulla voglia di non buttarla tra le braci del caminetto.
La aprì con mano decisa, tanto peggio della sue aspettative non sarebbe potuta essere.
Draco,
ho saputo di tuo padre.
Mi dispiace molto.
Se hai bisogno di parlare sai dove trovarmi.
Wren.
Sotto il timbro che assicurava che la busta era stata controllata da un funzionario del Ministero molto diligente, come tutto in casa sua praticamente.
Deficiente, sono un solo deficiente!
E con questo pensiero si lasciò cullare tra le braccia rassicuranti di Morfeo.
 
-Mi dispiace molto.- balbettò sulla porta che la ragazza aveva appena aperto.
Si era precipitato a casa sua il giorno dopo, il più presto possibile, ma la ragazza non sembrava volerlo accogliere calorosamente..
-Sono uno stupido.- continuò visto che la ragazza non accennava a voler proferir parola.
-E mi dispiace di non essere venuto prima.-
Gli dispiaceva veramente sapere tutto il tempo che aveva perso da solo, a rimuginare, tempo che avrebbe potuto spendere a farsi consolare, anche se odiava lo sguardo falso degli altri che lo guardavano e gli ripetevano “io posso capirti”, nessuno lo poteva capire, e per questo non avrebbe accettato la pietà di nessuno, forse solo quella di Wren.
-Potevi almeno scrivermi.- rispose arricciando le labbra infastidita.
-Il Ministero mi controlla la posta.- si giustificò lui.
-Volevi scrivermi delle cose davvero brutte se ti sei preoccupato di questo.-
-Lo sai che non è quello.-
-E allora cos’è?-
-Che sono uno stupido.-
-Questo lo sapevo già.-
-Non mi vuoi proprio perdonare eh?-
-Non lo so.- rispose celando un sorrisetto –Me li hai portati dei cioccolatini?-
-Io.. ecco, no.-
-Torna quando li avrai.- e chiuse la porta.
 
Diagon Alley era grigia come non lo era mai stata, o almeno non era così da quando lui se la poteva ricordare.
Florian Fortebraccio era scomparso, preso dai Mangiamorte, neppure lui sapeva che fine aveva fatto quell’uomo che faceva i gelati migliori di tutta Diagon Alley, e adesso la sua bottega era chiusa, sigillata, si diceva in giro che fosse un Sanguesporco, ma questo da solo non avrebbe potuto giustificare la sua scomparsa.
Olivander aveva fatto la stessa fine, così come il suo negozio di bacchette.
Ovunque le vetrine, i negozi, erano tappezzati da foto viola e ingrandite dei Mangiamorte in fuga che il Ministero stava cercando.
 Draco cercava di camminare nel mezzo della strada, non perché volesse gli sguardi della gente su di se, cosa che naturalmente non mancava, ma perché quelle foto erano davvero inquietanti, come se non bastasse avere quella gente, in carne e ossa, per casa spesso, volentieri e senza motivo.
I commercianti guardavano guardinghi gli avventori delle loro botteghe per paura di finire come i loro colleghi, solo un negozio sembrava avere vita propria rispetto alla lugubre via: Tiri Vispi Weasley.
Perché hai paura di Tu-Sai-Chi?
MEGLIO aver paura di
NO-PUPU-NO-PIPI
La Sensazione di Occlusione che Stringe la Nazione.
Brillava sulla vetrina viola.
Di pessimo gusto, ecco cosa pensava Draco, quei straccioni dei Weasley anche con qualche galeone in più alla Gringott sarebbero rimasti dei pezzenti, non importa dove lavorassero, erano solo Traditori del loro sangue, e alla fine il sangue è la cosa più importante.
Il sangue si porta per tutto dove si va *” gli diceva sempre suo nonno.
E infatti era così.
Si lasciò alle spalle quelle luci abbaglianti ed entrò in un negozietto che faceva angolo per comprare ciò che gli serviva.
 
-Chi sei?-l’uomo davanti a lui lo guardava minaccioso.
La giacca scura non serviva certo per farlo sembrare più piccolo, ma se era così ci riusciva ben poco: Marcus Gray, con i capelli scuri come gli occhi, gli stava impediva l’accesso alla casa con la sua notevole stazza posizionandosi sull’uscio.
Era la prima volta che lo vedeva così da vicino, o almeno era la prima volta che lo vedeva a casa sua, di solito passava il giorno e molte notti al Ministero o a cercare qualche evaso.
-Sono un amico di Wren.-rispose senza scomporsi.
-Io so chi sei, tu sei il figlio di Malfoy, sei il figlio di Lucius.-si passò le dita lunghe tra l’accenno di baffi poco curato.
-Sì, ora se non le dispiace vorrei parlare con sua figlia.-
-Piccolo insolente, anche tuo padre lo è sempre stato, ma quando lo abbiamo portato ad Azkaban ha cambiato decisamente atteggiamento.. Secondo te io berrei questa bugia? Come fa mia figlia a conoscerti? Sono tutto orecchi.- lo sbeffeggiò.
-Se fosse più presente nella vita di sua figlia magari lei le avrebbe parlato di me, sa ci conosciamo da un po’ di tempo.-  
-Brutto..-
-Draco!- lo raggiunse Wren da dietro il padre con il bastone in mano –Cosa ci fai ancora qua? Li hai presi i tuoi appunti, non dovevi tornare al lavoro?- disse a questo.
-Fino a prova contraria questa è casa mia, e decido io quando andarmene e se andarmene.-
-Ne sono assolutamente consapevole.-
-Ho portato i cioccolatini!-la informò Draco che stava ancora fuori dalla porta.
Lei gli sorrise mentre il padre la guardava incerto come per scoprire i segni di una pazzia imminente sul viso della figlia che non lo degnava di spiegazioni.
-Come fai a conoscerlo?- non c’era neppure una nota di rancore nella sua voce, solo incredulità
Io non ne sapevo nulla.- continuò.
-Scusami se conosco delle nuove persone senza il tuo permesso, ma sai la compagnia di Mrs. Burkin per quanto sia una donna veramente intelligente, a volte non mi basta.-al contrario la sua invece trasudava di risentimento e astio nei confronti del padre.
-Non ti ho mai impedito di conoscere nuove persone.-
-Mi hai solo impedito di conoscere te, giusto?-
 
-Sei stata dura con tuo padre.- le disse.
-Se lo meritava.- rispose seduta a gambe incrociate sul letto.
-Sarà.-
La stanza era come se la ricordava: un insieme di colori accesi, che lei non poteva vedere, e il disordine completo sul quale lei regnava.
Solo lei era cambiata, almeno in parte.
Era cresciuta, non solo in altezza, e il viso si era raffinato un poco, il naso sempre piccolo ed equilibrato pronto a cogliere ogni più piccola sfumatura, i capelli si stavano pian piano allungando, da quella che lei amava chiamare “la grande sforbiciata” che glieli aveva ridotti a una massa informe tenuta da cerchietti e mollettone, ma ancora adesso non si potevano dire ne lisci, ne ricci, solo lucenti.
Era diventata più carina con il viso addolcito e le gambe più lunghe e lui si perse ad indugiare con lo sguardo su quella ragazza.
Cosa provava per lei?
Non lo sapeva, sapeva solo che spesso il suo pensiero durante il giorno veniva rapito dal colore della sua pelle e da quello che sentiva quando la toccava, dalla sua vita sottile, dalla sua voce calma, e da quel sorriso dolce che gli regalava sempre.
Sapeva che avrebbe voluto tenere le mani di lei tra le sue solo per vederla arrabbiata mentre gli diceva che non aveva bisogno del suo aiuto e prendeva a camminare stizzita e più velocemente.
Sapeva che gli piaceva abbracciarla perché l’odore dei suoi capelli cambiava ogni volta che decideva che lo shampoo non la soddisfava.
-Draco?-lo richiamò alla realtà.
-Sì.-
-La tua voglia di conversare si è così ridotta?-
-No, è che ti stavo osservando, te lo hanno mai detto che mangi troppo in fretta?-disse osservando la scatola di cioccolatini che si era già ridotta oltremodo.
-È più di un mese che aspetto questi cioccolatini! Lasciameli gustare in santa pace.-
-Forse devo darti delle spiegazioni.-
-Non sono necessarie se tu non vuoi parlare.-
-Devo spiegarti.-
E incominciò a parlare di suo padre, della loro situazione, di come si sentisse lui senza la figura paterna che lo aveva sempre accompagnato, di come sua madre piangesse tutte le notti e di come lui non sapesse come consolarla, di come avesse paura, tanta paura di deludere chi gli stava intorno e di come si sentisse solo e di come la gente lo guardasse anche solo se camminava per strada.
-La gente non capisce, tu sei buono Draco, non devi farti condizionare da quello che dice la gente, loro non sanno, loro non ti conoscono, tu sei buono.- gli disse, ma inavvertitamente gli toccò il braccio sinistro, quello con il Marchio e lui si ritrasse un poco.
Lei non capiva, e come poteva capire quello che lui provava? Nessuno poteva e si era illuso che Wren fosse diversa, ma a lei lui non importava, non le importava come lui sperava.
-E tu che ne sai, non mi conosci neanche bene, non sai chi sono veramente io, magari non sono buono come pensi tu, magari sono cattivo eh?
 Magari sono come mio padre, magari ti sto prendendo solo in giro, magari sono un Mangiamorte come quelli che il tuo paparino porta ad Azkaban tutti i giorni..-
-Se stanno così le cose non vedo il motivo della tua presenza qui.-rispose lei senza lasciarlo finire.
Le tremavano le labbra anche se lei tentava di nasconderlo mordendosele dall’interno, ma non funzionava.
Aveva esagerato questa volta, non doveva trattarla così, infondo stava solo provando a stargli vicino e era l’unica che lo aveva fatto.
-Tu non sai come consolare tua madre, io non l’ho mai avuta una madre! E neppure un padre a cui pensare! Pensi che la gente non mi guardi quando passo per strada? Pensi che non sappia cosa dicono? “Guarda come è vestita, guarda i suoi capelli, suo padre la lascia così sola poverina”.. pensi che a me piaccia essere compatita?
Pensi che mi diverto quando gli altri tentano di consolarmi perché non vedo? Quando mi dicono che sono fortunata perché non vedo le cose brutte che ci sono in giro? Io vorrei vederle anche se sono brutte! Capisci?! Vorrei vederle anche io come te e gli altri! Ma non sto tutto il giorno ad auto-commiserarmi okay? Perché non serve a nulla! E se qualcuno tenta di starmi vicino lo accetto! Anche se mi dirà le cose più stupide e usate del mondo, perché vuol dire che almeno un po’ quella persona ci tiene a me, che ci prova a capirmi.-gli gridò con tutto il fiato che aveva in gola.
-Mi dispiace.-provò a giustificarsi, si avvicinò un poco, ma lei lo scansò in malo modo.
-Vattene!-
-Wren ho esagerato, non volevo dirti quelle cose, ho sbagliato perdonami.-
-Sì certo, mi sembra che in un giorno te ne devo perdonare un po’ troppe, giusto? Se non vuoi essere mio amico bastava che me lo dicessi!-
-Per favore parliamo un attimo.-
-Ho detto che te ne devi andare!-
Ormai era finita e lui lo sapeva, non avrebbe potuto rimangiarsi quelle parole taglienti come lame che gli si erano ritorte contro, era troppo tardi.
-Wren..-
-Sei un mostro.-sussurrò come fosse un segreto.
-Lo so, avrei solo voluto che tu lo capissi il più tardi possibile.-
 
 
 
NdA: sempre più corti ‘sti capitoli è?
Sarà che sento l’estate nel sangue e avrei voglia di spaccare il mondo, sarà che a scuola non ho più nulla, si spera, da fare, ma avrei voglia di scrivere tutto in un unico capitolo e liberarmi un po’ questo cervellino, ma non posso perché verrebbe un pasticcio xD
Comunque povero, stupido Draco! Ne combinasse una giusta ragazzi! Mi verrebbe voglia di tirargli un vaso dietro, ma spaccherei il computer e questa non è una buona cosa, no no!
Mah questi ragazzuoli che ci fanno dannare! Senza di loro però non sapremmo come fare però :)
Oddio sto divagando.
Nel prossimo capitolo finalmente, forse, si scoprirà cosa Draco combinerà alla povera Wren! Tutte a lei devono capitare.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
*Alessandro Manzoni, Promessi Sposi.
 

Un bacio
cranium. 

  
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