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Autore: Schiaccianoci    12/06/2012    1 recensioni
Melissa è una sedicenne molto bella ma imbranata, costretta ad abbandonare la sua casa in Italia per entrare sotto la protezione dei servizi segreti. Viene mandata in Scozia dove frequenterà uno dei collegi più prestigiosi della Gran Bretagna tra amori, amicizie e ragazzi misteriosi. Ben presto però la sua vita e quella degli altri studenti verranno sconvolte da una serie di brutali e inspiegabili omicidi. Melissa si troverà così ad indagare con l'aiuto delle sue migliori amiche, sempre presenti nel momento del bisogno...
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Dove eravamo rimasti? Ah, sì…Melissa arriva a Edimburgo e fa subito conoscenza con il bel Will, sarà amore? Si vedrà…per ora godetevi il secondo capitolo

Baci

 

La vostra

 

Schiaccianoci








 


 

 

 

 

Capitolo 2

 

 

 

 

-  Signorina, mi sente? si svegli!

Melissa aprii lentamente gli occhi e guardò con aria perplessa il volto della sconosciuta che le stava scuotendo leggermente la spalla.

-  Scusi, mi dispiace svegliarla ma siamo giunti al capolinea.

Dopo un attimo di confusione si riprese e si guardò intorno: doveva essersi addormentata. La signora le sorrise e proseguì assieme al resto della gente che si accalcava verso l’uscita del treno. Melissa si sfilò le cuffie dell’ipod e guardò con aria stanca fuori dal finestrino. Oltre i vetri appannati si intravedeva la stazione di Elgin, la piccola cittadina scozzese in cui avrebbe passato il seguente anno della sua vita. A quel pensiero non poté non trattenere un profondo sospiro. Stava scappando, questo lo sapeva bene e se ne vergognava. D’altra parte non poteva restare, i suoi genitori non glielo avevano permesso. E anche se adesso si sentiva una codarda e si odiava profondamente per aver rinnegato una parte di se stessa, doveva ingoiare la pillola amara e andare avanti come aveva sempre fatto. Melissa raccolse il trolley e lo zaino e scese dal treno.

Una leggera nebbia aleggiava tra i binari; tutto era calmo e silenzioso. Ormai anche gli ultimi passeggeri si stavano disperdendo tra i binari. Il grande orologio della stazione segnava la mezzanotte. Melissa procedette verso l’uscita e ben presto si trovò fuori nel buio della città. Ok, ci sono. Non è il momento di agitarsi. Tirò fuori dallo zaino Eastpack la cartina e il foglio con le indicazioni per il B&B cerchiate in rosso. Avrebbe alloggiato lì per la sua ultima notte prima di essere segregata in collegio. Dopo essersi orientata e aver individuato il percorso per lo Scottish Heritage, procedette lentamente seguendo le luci dei lampioni che si spargevano radi ai lati del marciapiede. L’eco dei suoi passi risuonava sinistro per poi perdersi nel soffio del vento di fine estate; Melissa si strinse nella sua leggera ventina azzurra. Dopo un quarto d’ora di camminata era giunta ai confini della città, davanti a lei si stagliavano solo campi e brughiere. Controllò e ricontrollò la cartina ma non ci fu niente da fare, doveva essersi allontanata di un buon pezzo dalla strada segnata. Si era persa. All’improvviso un tuono rimbombò nel il cielo e iniziò a piovere.

Maledizione! Odio il tempo scozzese, odio questa città, odio questo posto!

Melissa buttò il trolley a terra ci si accasciò sopra con le mani sulla faccia. Le sue lacrime salate si confondevano con le gocce di pioggia che le scendevano lungo le punte dei capelli bagnati. Che cosa doveva fare? Era arrivata solo da mezz’ora in questa città e già ne provava una profonda avversione. Più di tutti, però, odiava se stessa: si odiava per quello che aveva fatto, si odiava per non essere stata abbastanza forte da dire ai suoi di non volersene andare. E ora si ritrovava lì, sotto la pioggia, persa in un paesino scozzese di appena 20.000 abitanti...

Un leggero cigolio come di un cancello sbattuto provenne dalle sue spalle. Melissa si voltò di scatto ma non riuscii a scorgere nulla oltre il buio della strada. A un certo punto un lampo illuminò le rovine di un’antica cattedrale che minacciose svettavano verso il cielo. Melissa si alzò incuriosita e si avvicinò all’alto recinto di ferro che circondava l’edificio. Con la mano spinse il cancello d’entrata che si mosse cigolando sinistro: era aperto. La ragazza si fermò esitante. Era sicura di quello che aveva sentito. Qualcun doveva essere entrato là dentro.

-  C’è nessuno?

Passarono alcuni minuti ma non ottenne risposta. La ragazza riprovò con più forza.

-  Scusate, mi sono persa...qualcuno può aiutarmi?

Ancora nessuna risposta.

Il rumore di un veicolo alle sue spalle la fece voltare. Melissa socchiuse gli occhi accecata dalla luce dei fari dell’auto. I tergicristalli si muovevano all’impazzata cercando inutilmente di scacciare la pioggia che imperterrita continuava ad abbattersi picchiettando sui vetri dell’auto. La portiera si aprì di scatto e un poliziotto si avvicinò velocemente a Melissa riparandosi la testa con un braccio alzato.

-  Tutto bene, signorina?

-  Sì credo di sì. Mi sono persa e ho sentito delle voci...credo che provenissero dalla cattedrale.

-  Qui non c’è nessuno, miss, é solo un vecchio rudere. é sicura di aver sentito bene?

-  Ecco, io non ho visto nessuno ma...

-  Deve essere stato il vento, soffia molto forte in questo periodo dell’anno. Andiamo, le do un passaggio.

L’agente accompagnò Melissa all’auto e richiuse a chiave dietro di sé il cancello della cattedrale.

 

 

***

 

-  Tesoro, devi capire che è per il tuo bene...

-  No, non è giusto! Io voglio rimanere con voi...papà diglielo, ti prego!

Melissa si cercò di incrociare lo sguardo del padre nello specchietto retrovisore. Il signor Marchesi rimase però impassibile, gli occhi vacui persi a guardare fuori dal finestrino della macchina. La signora Marchesi, seduta a fianco della figlia, era intenta a pulire gli occhiali da sole sul suo maglione di cashmere bianco.

- La polizia ha pensato a tutto. I nuovi documenti sono già pronti e il passaporto dovrebbe arrivare tra una settimana.

Melissa la fulminò di nuovo con lo sguardo e aggiunse con aria di sfida

-  Io non me ne vado!

La madre la guardò stizzita - Ora basta, Melissa! Ti stai comportando come una bambina! Vuoi farti ammazzare, è questo che vuoi?

Poi continuò più dolcemente - Tuo padre è coinvolto in un’importante inchiesta e non può farsi distrarre da niente e nessuno in questo momento. Cristo Santo, pensa se ti rapissero o se minacciassero di ucciderti! Non ce lo perdoneremmo mai! Tra l’altro, comprometteresti l’indagine di tuo padre e della sua squadra, te ne rendi conto?

Melissa voltò la faccia disgustata

- Ah, è così che stanno le cose allora! Liberiamoci della mocciosa, sbattiamola in collegio in qualche paesino sfigato chissà dove!

L’agente alla guida della macchina aggrottò le sopracciglia e si schiarì leggermente la gola.

-  Stai esagerando Melissa. - ribatté seccatamente la madre. - Glenalley è uno dei collegi più prestigiosi del Regno Unito, metà della famiglia reale d’Inghilterra ha studiato lì. E sono sicura che centinaia di ragazze sarebbero pronte a fare qualsiasi cosa pur di andarci.

-  Beh, IO no.

La madre guardò la figlia di sbieco e un sorrisino ironico apparve sulle sue labbra perfettamente truccate.

-  Tra l’altro, non eri tu quella che voleva andarsene e viaggiare per il mondo? Non hai sempre detto che questa realtà di provincia ti stava stretta?

La ragazza proruppe con calore - Non in questo modo! Non sapendo che papà rimane qui a rischiare la vita! Perché non possiamo continuare a stare sotto scorta?

La signora Marchesi alzò gli occhi al cielo con aria esasperata.

-  Forse perché lo Stato ha altro da fare che sorvegliare adolescenti viziate dalla mattina alla sera?

Si massaggiò le tempie, le sue unghie laccate fresche di manicure le danzavano ai lati della testa.

-  Dio santo, Melissa! sei riuscita a farmi venire un’emicrania...

Il padre di Melissa di si girò di scatto e ripresosi dalla sua trance, disse in tono risoluto - Ora basta! Hai sentito cosa ha detto tua madre? Andrai in Scozia!

La ragazza sprofondò nel sedile della macchina stringendosi nella sua ventina tirata su fino al collo. Calde lacrime rigavano il suo viso arrossato.

 

  
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