Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: cranium    14/06/2012    4 recensioni
[Finnick/Annie] riguardante il periodo prima, durante e forse dopo gli Hunger Games della ragazza.
Annie e la sua famiglia si occupano di coralli, la loro situazione economica è stabile, ma non tra le migliori, è una ragazza non particolarmente bella e affasciante.
Finnick è un Vincitore e lui di bellezza e fascino ne ha da vendere, ha dovuto barattare il suo corpo con la sicurezza per lui e per la sua famiglia, vorrebbe scappare, farsi una vita chissà dove, ma è tenuto stretto da sottili catene d'oro forgiate appositamente da Capitol City.
L'incontro con questa ragazza gli cambierà la vita, ma cosa succederà quando il suo nome verrà estratto per i 70esimi Hunger Games?
Riuscirà lui a superare la cosa?
Riuscirà lei a rimanere viva e vegeta in quel delirio?
Se vi ho incuriosito leggete e possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Possibile, ma non certo, spoiler "La Ragazza di Fuoco" e "Il Canto della Rivolta".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Finnick Odair
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

We’re just two lost souls 

swimming in a fish bowl.

sufficiente guardare le mani

per capire cosa è una persona."

Antonio Castronuovo

 

Il coraggio è una virtù che non tutti possono vantare di possedere.

Magari davanti alla più grande delle avversità l’adrenalina ci scuote e ci fa combattere contro tutto e tutti, ma di fronte a una semplice ragazza le gambe si fanno tremanti e non riusciamo ad avvicinarci per parlarle o anche solo per guardarla meglio.

Il coraggio ci manca, e allora le gambe non ci sorreggono più, la gola diventa secca, le budella si attorcigliano, il sangue sembra fluire più lentamente nelle vene, e la testa diventa più confusa del solito; non tutti sono preparati e abituati a queste sensazioni negative, soprattutto quelli che vengono considerati dei cuor di leone, degli idoli, degli esempi da seguire, e allora la terra nuda sotto i nostri piedi diventa scivolosa e non ci resta che strisciare per andare avanti.

Strisciare ci porta a contatto con la terra che ci ha generati e a molti questo non piace, perché sono abituati a essere innalzati al cielo, a essere portati in trionfo o sul palmo della mano di altri e perciò si sentono vulnerabili.

I vermi sono coloro che strisciano a terra, i morti di fame, i Perdenti e altri insetti, non i Vincitori, non le autorità, non i privilegiati, non quelli che sembrano portare il mondo sulle loro spalle possenti, ma poi camminano sulle teste degli altri schiacciandole come limoni, e quindi per imparare e per convincersi a strisciare bisogna scendere a compromessi con noi stessi, con il nostro ego smisurato e con tutto ciò che esso comporta su di noi e per noi.

Quante volte era stato costretto-aveva dovuto scendere a compromessi lui?

Quando aveva barattato la sua integrità morale con una manciata di polvere di celebrità.

Quando aveva scambiato il suo corpo per la salvezza della sua famiglia e dei suoi cari.

Ma quella volta gli era sembrato tutto così facile.

Gli sembrava che le gambe lo stessero trasportando da sole senza essere legate al suo cervello, probabilmente la curiosità la stava avendo meglio sulla sua già poca razionalità, perché quella ragazza era lì? Perché non era con tutti gli altri a festeggiarlo?

E soprattutto perché non c’era lui?

Perché era venuto in spiaggia?

Perché si stava dirigendo verso quella ragazza?

Strisciò perché non vi era altra soluzione.

Strisciò perché era l’unica cosa giusta da fare.

Si avvicinò cautamente, ma lei sembrava non averlo neppure sentito, continuò a camminare e a ogni passo si sentiva più leggero, come se tutto quel peso che lo opprimeva da  dentro stesse evaporato, come se la sabbia calda che gli entrava nelle scarpe invece di infastidirlo lo stesse tranquillizzando.

<< Non hai ancora trovato le tue scarpe? >> disse tentando di fare lo spiritoso accennando ai piedi scalzi della ragazza.

Lei non si scompose e rimase in silenzio, poi azzardò con un sussurrò:

<< Auguri. >>

<< Grazie. >>

<< Mi dispiace di non essere potuta venire alla tua festa, ma sai oggi è la Festa del mare e sapevo che nessuno sarebbe venuto, sai la gente pretende sempre senza mai dare nulla in cambio, e allora ho pensato di venire per darGli la mia ghirlanda, magari non si arrabbia. >> e così lanciò i fiori tra le onde.

Si sedette accanto a lei.

<< Ti sei truccato? >> chiese un po’ ingenua.

<< Mi hanno truccato? >> rispose sulla difensiva.

<< Sai chi mi ricordi? Quel clown che era venuto per il tuo quindicesimo compleanno. >>

Se lo ricordava quell’uomo, con quei vestiti sgargianti e colorati, nessuno aveva mai visto una cosa simile al Distretto, era sceso dal treno vicino al Palazzo di Giustizia e si era diretto in fretta e furia, seminando brillantini ovunque, alla scuola dicendo a tutti che era venuto per festeggiare il signorino Odair.

Tutti ne erano rimasti affascinati, non si parlava d’altro che di lui, del suo buffo naso, dei suoi occhi truccati a tutti era piaciuto tanto, ma una piccola ragazzina, dagli occhioni blu e un vestitino color pesca, era scappata via appena lui le aveva chiesto in che classe si trovasse il festeggiato.

<< Ti faccio paura anche io? >>

<< No,tu sei più buffo. >> rispose toccandogli le palpebre socchiuse con i polpastrelli per poi sdraiarsi e iniziare a giocare con la sabbia e con i capelli.

Non sapeva da quanto tempo fossero lì, se qualcuno lo stesse cercando, era lì in silenzio a guardare il mare, era da tantissimo che non si sentiva così.. libero.

Era una sensazione che non provava da tanto quella della libertà, come un bruco che recide il suo bozzolo sicuro e prova l’ebbrezza del primo volo, da farfalla, che sfoggia i suoi migliori colori al vento e che passa di fiore in fiore per far si che le sfumature dei petali sembrino poco brillanti, che l’erba rabbrividisca al solo sentire l’aria smossa dalle sue forti e belle ali.

La libertà è come la farfalla: ha vita molto breve, ma intensa.

La libertà è una sensazione effimera, ma troppo piacevole per non essere goduta fino in fondo, troppo vera perché non valga la pena di essere assaporata dolcemente.

Lei era libera, lo vedeva.

In quegli occhi che avevano tutta l’intensità del mare.

In quei capelli ribelli.

In quelle gambe magre che sembravano nate per correre.

In quelle dita lunghe, ancora sporche del suo ombretto blu, callose, da donna che ha imparato che il pane non si porta a casa con le parole, anche se così giovane, con le unghie rovinate e i polpastrelli cotti dall’acqua e dal sale.

Guardò le sue di mani, così curate, profumate, idratate, le unghie finte e laccate e provò vergogna, un’immensa vergogna e provò a nasconderle sotto la sabbia per non fargliele notare.

<< Le mani possono farci capire molto di una persona lo sai?- disse lei mentre lui imprecava mentalmente –non dovresti nasconderle, possono dirci quanti anni abbiamo, da che Distretto proveniamo, che lavoro facciamo. >>

<< Ho diciannove anni, vengo dal Distretto 4, anche se non sembra, faccio il mantenuto di Capitol City, tu?>>

<<Diciasette anni, vengo dal Distretto 4, la mia famiglia si occupa di coralli e anche io. >>

<<Non so neppure come ti chiami.. >>

Lei si voltò di scatto, gli porse la mano e sorridendo disse:

<< Annie Cresta, e qualcosa mi dice che tu sei Finnick Odair!>>

<< Ma come hai fatto a indovinare? >>

<< Semplice intuizione. >> gli sorrise.

La libertà è come una farfalla.

Annie è libertà.

Annie è una farfalla.

Si alzò e si scrollò la sabbia di dosso, aprì le braccia e fece una lenta giravolta si se stessa, prese un lembo del vestitino bianco che indossava e se lo sfilò.

Per un attimo rimase senza parole, cosa stava cercando di fare quella ragazza?

<< Non vieni a fare un bagno? >>

 

Dopo aver assaporato la libertà, anche solo per poco, il peso delle catene si fa più opprimente.

Sembrano voler recidere la pelle per farti capire qual è il tuo posto, tra le loro spire che si attorcigliano al corpo come tanti serpenti che ti iniettano il loro veleno.

Meglio negarsi ogni gioia o soffrire appena torniamo alla normalità?

 

 

 

NdA

Questo capitolo a me piace molto.

Ormai si iniziano a definire i personaggi principali, il loro carattere e il loro modo di affrontare le cose.

Spero che sia piaciuto anche a voi.

Il titolo è preso dalla bellissima canzone dei Pink Floyd “Wish you were here.”

Grazie a chi ha messo la storia tra le seguite e naturalmente a chi ha recensito, mi ha fatto molto piacere sapere che la storia vi sia piaciuta.

Spero continuerete a seguire la storia.

Prima di dimenticarmene: voi come rispondereste all’ultima domanda?

Negarsi ogni gioia o soffrire ogni volta che torniamo alla normalità?

Un bacio.

cranium

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: cranium