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Autore: BigEyes    14/06/2012    3 recensioni
(SECONDO CAPITOLO DELLA SERIE: IN THE NAME OF JESUS)
La ragazza si voltò di scatto asciugandosi in fretta la lacrima col dorso della mano. Sentì rumore di passi.
- Lucia sei tu? – domandò, guardando l’interno del soggiorno al buio – Heliu non fare questi scherzi..- continuò, attraversata dall’adrenalina. Deglutì mentre si voltava verso il mare.
Ma di fronte si trovò un ragazzo, appoggiato al balcone con la schiena, con braccia e gambe incrociate
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'In The Name of Jesus.'
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Heliu, intanto, si era alzato e sedutosi sul letto, guardando fuori dalla porta della stanza pensava di veder passare Lucia da un momento all’altro. Avrebbe voluto vederla di prima mattina senza trucco, acqua e sapone, sapeva che la sua bellezza non sarebbe svanita, senza tutto quel fard e quella matita.
 
Si alzò e in punta di piedi si avvicinò alla porta della stanza di Lucia. Il ragazzo spalancò gli occhi dallo stupore quando la vide seduta sul letto, con lo sguardo perso nel vuoto, con le lacrime che le scorrevano sulle guance. Corse sul letto, le prese in volto tra le mani, ma lei continuava ad avere uno sguardo assente. Le asciugò una lacrima con un dito:
-          Lucia mi senti? – disse, scuotendola.
-          Quel ragazzo…- sussurrò lei.
-          Quale ragazzo? Lucia svegliati…- il giovane la fissava negli occhi .
-          Dobbiamo salvarlo
-          Lucia chi dobbiamo salvare? – improvvisamente Heliu si ricordò che lei aveva il dono di profezia e che, molto probabilmente, quella era la loro prossima missione.
 
Ad un tratto Lucia batté le palpebre un paio di volte, come se si fosse svegliata da un sogno. Vide il volto di Heliu a pochi centimetri di distanza dal suo viso e sbarrò gli occhi per la sorpresa. Si allontanò tirandosi il lenzuolo per coprirsi, poi esclamò ad alta voce:
-          Pervertito!
-          i..io ? – domandò Heliu, indicandosi, alzando un sopracciglio. – ma…ma- balbettò poi – stavi piangendo, non sapevo cosa ti fosse successo. E’ stato istintivo.
-          Si certo! È stato istintivo saltare sul mio letto in boxer! – il ragazzo era a cavalcioni sulle gambe di lei, abbassò il capo, rialzò gli occhi facendo un sorriso: aspetta – disse poi – non è come pensi!
-          E come sarebbe? sentiamo!- disse volgendo lo sguardo altrove, diventata rossa come un peperone. Lui le raccontò e, mentre raccontava, le si schiarì la mente e iniziò a ricordare l’incubo.
-          Intanto – iniziò a dire lei, quando il ragazzo ebbe finito – scendi dal letto immediatamente – senza guardarlo.
-          Sai alcune ragazze della spiaggia avrebbero fatto carte false per vedermi così – commentò Heliu mettendosi a braccia conserte ai piedi del letto. La ragazza accigliò lo sguardo, lui scoppiò a ridere e, facendole una linguaccia, le rivolse le spalle, mentre andava in cucina.
 
 
Mentre facevano colazione uno di fronte all’altra, i due si guardavano senza che se ne accorgessero: Heliu le guardava i capelli d’oro scivolare sulla la pelle dorata, ma non appena la ragazza si voltava verso di lui, abbassava lo sguardo sulla ciotola di cereali. Allo stesso modo Lucia lo guardava quando era distratto: osservava i capelli arruffati, gli occhi scuri, penetranti, la barba sfatta, e soprattutto le braccia perfettamente simmetriche. Tuttavia, lui la scoprì incantata nei suoi bicipiti.
-          ah! – esclamò indicandola – ti ho scoperta.
La ragazza sentì un colpo allo stomaco e, ad occhi spalancati, rispose:
-          stavo solo notando che ancora non ti sei vestito. –  abbassando il volto.
-          Bhè nemmeno tu cara! – esclamò, attaccando le spalle allo schienale, mostrando gli addominali.
-          Ma io sono più coperta di te – disse perentoria, aggiustandosi gli occhiali da vista.
-          Fidati –continuò lui, girando il volto alla tv – per un ragazzo come me non è facile non starti accanto in questo momento.
La ragazza deglutì, non si aspettava una confessione del genere. Abbassò gli occhi, si guardò: aveva una canottiera leggera rosa antico e dei pantaloncini corti, forse molto corti.
Durante il lungo silenzio tra i due , la televisione diede la notizia della scomparsa di un ragazzo di nome David. Lucia si alzò di scatto, andò verso la Tv e alzò il volume.
-          E’ lui – esclamò poi, giratasi verso Heliu. Il ragazzo corse nella sua stanza. Lucia si sedette sulla sedia con lo sguardo basso, pensando e ripensando a quel sogno. – Dai – intervenne poi Heliu, poggiando il PC portatile sul tavolo – video chiama Padre Max.
 
Padre Max sapeva sicuramente cosa stava succedendo.
 
-          Ragazzi vi stavo telefonando, avet avuto un tempismo perfetto ma …- il padre guardò la stanza e i due seguirono il suo sguardo – dov’è Ariel? – domandò con voce preoccupata
-          In realtà – incominciò Lucia –non mi ero accorta della sua assenza, pensavo fosse uscita per fare la spesa, mi sono completamente dimenticata di domandarle se stanotte stava male, perché l’ho vista uscire in balcone.
-          Ah…- il padre si grattò il mento buttando uno sguardo torvo ad Heliu – non ti sei accorta della sua assenza…
-          Si cioè…- la ragazza si accorse di aver detto una sciocchezza, ma il padre soggiunse – preparatevi immediatamente. Dovete salvare David dalle mani di Lilith e Ariel sta compiendo una missione a sua insaputa. Ah vi ricordo …- con sguardo accigliato – che siete lontani dal corpo di Cristo e che quindi le tentazioni aumentano.
 
 David, il ragazzo di sedici anni che volontariamente aveva seguito Lilith, per avere successo, per diventare un cantante famoso, verso le due di notte della sera precedente, aveva deciso di seguire quella bella ragazza, che gli aveva promesso il mondo, se fosse entrato nel suo team.
La seguì, inoltrandosi in un bosco. La luce della luna piena attraversava gli alberi morti. I loro passi erano scanditi dall’ululato di un branco di lupi. Una civetta dagli occhi gialli le volava accanto.
-          ti confesso – iniziò a dire il giovane – che non mi sento tranquillo – sorrise – non l’ho mai fatto in un bosco, lontano dalla civiltà.
-          Chi ti dice che io farei qualcosa con te, moccioso – rispose Lilith, spostandosi con la testa il ciuffo nero che le copriva l’occhio destro.  Il ragazzo si fermò, guardò in dietro, si sentì attraversare da un brivido gelido e poi, con il cuore che gli batteva in gola, disse: - dove mi stai portando?.
Il ragazzo aveva sentito di varie sparizioni a causa di una ragazza dagli occhi di ghiaccio.
-          Dove potrai ricevere tutte le conoscenze che ti occorrono per entrare nel mio team.
-          Non penso di essere tanto sicuro, adesso. – indietreggiò il giovane, dai capelli castano scuro.
-          Hai paura di me? – le si avvicinò furtiva, Lilith.
-          N..no- balbettò lui.
-          Ti divertirai,- gli si avvicinò all’orecchio sussurrandogli - te lo prometto. Il ragazzo si sentì attraversare da un piacere che gli fece dimenticare tutti i suoi sospetti.
 L’adepto fece salire il giovane su un’imbarcazione, molto simile alle gondole veneziane, che attraversava il lago, fino a giungere al luogo prestabilito.  Mentre si avvicinavano il ragazzo notò la luce di fiaccole in fila, lungo un viottolo portate da figure incappucciate. La barca attraccò e Lilith scese dirigendosi al centro di uno spiazzale, dove si inginocchiò. David la osservò e la vide ai piedi di un enorme statua che sovrastava un falò.
 
Un angelo nero, seduto su una poltrona fatta di ossa, muoveva le ali, mentre dei sacerdoti incappucciati di  nero, dopo un brindisi, bevevano da dei calici trasparenti da cui si intravedeva un liquido  scuro dai riflessi rossi. Il ragazzo deglutì tremante. Due uomini, prendendolo dai polsi, costretto lo costrinsero a gettarsi ai piedi del dio, per ordine della donna, la quale,  si presentò con una tunica nera e, dopo aver preso un pugnale, si avvicinò a lui, incappucciata. Gli prese il braccio, lui cercò di divincolarsi, ma le unghie di lei gli si stavano conficcando nel polso ad ogni suo movimento. David sentì la lama attraversargli la  mano e l’odore metallico del sangue. La donna prese una pergamena, la pose sotto la mano insanguinata e fece colare qualche goccia. Quel ragazzo  rinunciava ad una vita tranquilla e “noiosa”, passata con suo padre, pastore di una chiesa, e sua madre, la cantante del coro, per entrare nel vortice del successo mondano, del lusso e della perversione.
 
Il ragazzo vide che l’adepto tendendo la mano apriva un varco nel pavimento. Con un movimento della mano, Lilith fece cenno di seguirla. Scalino dopo scalino l’angoscia lo avvolgeva, i capogiri diventarono più frequenti. David camminò dietro di lei, ed insieme, attraversarono un tunnel buio. Più si avvicinava l’uscita più forti diventavano le urla strazianti delle ombre inchiodate ai muri.
-          quelli sono demoni – disse Lilith, facendolo sussultare. Il ragazzo non rispose, si limitò a stringersi le braccia al petto dal gelo, che gli stava facendo battere i denti, e a sbarrare gli occhi, terrorizzato.
Lilith si fermò di scatto, fuori dal tunnel,  lo fece passare avanti e gli mostrò la porta che doveva aprire con la mano insanguinata: una porta su cui vi era una piramide al cui vertice era posto un occhio, con alla base una scritta
                                           
                                   Non svelare il segreto
Aprì lentamente la porta e vide alcuni, uomini e donne, vestiti tutti allo stesso modo, che, come in un normale ufficio d’amministrazione, andavano avanti e indietro, con in mano fogli e foto; altri erano davanti  a dei computer con lo sguardo spento e gli occhi gonfi.
Si guardò intorno e, mentre la sacerdotessa si fermò a parlare con un adepto, vide i volti dei suoi genitori su uno schermo con accanto una scritta che gli fece stringere il cuore: TO DIE.
“ TO DIE” pensò, iniziando a piangere singhiozzando” morire?..morire…devono morire..perché?”
Non appena Lilith notò le lacrime si avvicinò al ragazzo ponendogli una mano sulla spalla.
-          Il nostro compito è eliminare dalla faccia della terra i cristiani, prima che sia troppo tardi. Abbiamo poco tempo a disposizione. I tempi si stanno compiendo.- girandolo verso di sé, gli alzò il capo prendendolo dal mento – e queste? Cosa sono ? – gli domandò, con sguardo severo. Una lacrima è sintomo di un cuore ancora di carne e Lilith lo sapeva bene.
 
Doveva allenare il ragazzo alla paura, fargli eliminare ogni sentimento che facesse battere il cuore,  eliminare l’amore dalla sua vita, quel pizzico di Dio nell’anima di ogni uomo.
-          N..niente – balbettò il ragazzo, tremante.
-          Meglio sia niente per sempre!
 
Heliu e Lucia giunsero al luogo, dove sette mesi prima Ariel e l’amica partirono per la loro missione. Sembrò che niente era cambiato: il cielo divenne cupo, le nuvole grigie tuonavano, il vento soffiava violento, le onde si infrangevano sugli scogli, come la prima volta.  Heliu fissava la ragazza con lo sguardo perso nell’orizzonte, verso l’oceano grigio.
 
I capelli le andavano sul viso e poi lo scoprivano, i pantaloncini di jeans le scoprivano le gambe su cui scorreva la pelle d’oca. Si strinse le braccia infreddolita, mentre una lacrima le correva lungo la guancia. Ad Heliu gli si compunse il cuore, la voleva proteggere, la doveva proteggere, non avrebbe permesso a nessuno di portargliela via.
 
Così le si avvicinò poggiando la mano sulla spalla nuda della ragazza. Lei si girò verso di lui, con gli occhi lucidi. Lui le fece un sorriso e le aprì le braccia, lei corse verso di lui, poggiando il capo sul suo petto. Gli sentì il cuore battito,dopo battito. Il ragazzo la strinse a sé, poggiando il naso sui suoi capelli dorati, inspirò profondamente per poter far arrivare all’anima il suo profumo. Lei ascoltò il suo respiro, strinse le braccia dietro la schiena di Heliu: era quello il suo posto, accanto al suo cuore. Ma l’attenzione del ragazzo si spostò verso il mare, dove si stava formando un tornado. Non appena Lucia vide che il cono toccò il mare, l’adrenalina le attraversò le vene. La tempesta si stava avvicinando troppo velocemente. Lucia si staccò bruscamente dall’abbraccio, fece molti passi indietro, con lo sguardo rivolto alla tempesta, con sguardo torvo, stringendo la collana, con la piccola croce di bronzo che fece uno scintillio alla luce del sole filtrata dalle nuvole minacciose. -Signore – iniziò a dire – fammi volare sulle tue ali.
Heliu la guardava con occhi spalancati. Lei iniziò a correre e si gettò dallo scoglio con la voce del giovane che urlava il suo nome. Il mare gli scogli sottostanti si avvicinavano sempre di più, ma Lucia non perse la fede e chiuse gli occhi. Pensò che avrebbe voluto trovarsi davanti alla tempesta e così, in un batter d’occhio, si trovò davanti la faccia del tornado, che ruggiva.
Sussurrò – non mi impedirete di compiere la mia missione. – e aprendo le braccia, una luce esplose dalla croce che teneva al collo, il fuoco dello Spirito Santo l’avvolse e dissolse le nubi.
Heliu, dalla costa, batté più volte gli occhi e li sgranò dalla sorpresa.
Lo sforzo, per la ragazza, fu però troppo grande, tale che la fece precipitare verso il blu, svenuta.
  
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