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Autore: Unbreakable_Vow    16/06/2012    3 recensioni
Albus Severus Potter ha 19 anni e un sogno chiuso dentro il terzo cassetto del mobile alto. Per realizzarlo dovrà arrivare fino in Grecia, luogo dove vive ormai da decenni Gareth Ollivander. Ed è lì che si ritroverà immischiato nella vita della soprannominata-Persefone, imprigionata negli Inferi del suo passato.
[mooolti più avvisi all'interno]
INCOMPIUTA
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
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...no, lo so, se mi scuso non sarò credibile.
Non odiatemi troppo per il ritardo, ecco. E' che gestire una long si sta rivelando più complicato del previsto!
Se mi seguite ancora, vuol dire che siete dei tesori e che meritate tutto il mio amore!
Ah, e se alla fine di questo capitolo sarete pieni di "wtf?" non preoccupatevi, è normale. Cercherò di spiegare tutto a tempo debito XD (sperando che non sia troppo lontano questo "tempo debito"...
E dimenticavo: la descrizione di Santorini non è precisamente identica alla realtà, ma piuttosto simile.
Buona lettura!





Secondo capitolo
ovvero, definizione dei contorni


 

"Dove sei? - James e Lily."
"Due teste e non ne fate una intera, voi due. Dove volete che sia a quest'ora? Sull'aereo, no?"
"E che ci fai col telefonino acceso sull'aereo, stupido? - Lily."
"Perché non dovrei tenerlo acceso? Cosa me lo avete regalato a fare, per tenerlo spento?"
"Albus, tenere il cellulare acceso sull'aereo può essere pericoloso! Non ti ricordi che ieri Elijah ha detto che rischia di farlo cadere? Spegnilo subito! - James. Se muori mi prendo la tua camera - Lily".
Albus spense il cellulare l'istante successivo, guardando impaurito l'affare rettangolare che Lily, James e il suo fidanzato gli avevano regalato la sera precedente. D'improvviso quell'aggeggio, che gli era sembrato tanto innocuo e comodo all'inizio, divenne un'invenzione creata da Voldemort in persona.
Davvero quell'insieme di funzioni di cui aveva compreso a malapena qualcosa poteva far crollare unaereo?
Cercò di non pensare, per tutto il resto del viaggio, all'avere un oggetto così potenzialmente devastante nella tasca dei pantaloni.

***

 La trafila per ritirare le valigie una volta arrivato all'aeroporto di Santorini si rivelò più complicata del previsto. Ne aveva avuto già un assaggio all'aeroporto di Londra - seriamente, chi diavolo aveva costruito quel labirinto? Perché i Babbani si complicavano la vita in quel modo? - ma l'esperienza a Santorini fu decisamente peggiore della precedente. Ne avevano smarrito uno, per Merlino! Come si faceva a smarrire un bagaglio? Attivato di fretta e furia il Transfertor, cercò di capire cosa la signorina addetta al box informazioni stesse cercando di spiegargli - qualcosa che aveva a che fare con un disguido di compagnie, di cui Albus non capì francamente nulla - e alla fine si arrese a lasciare l'indirizzo di casa del signor Ollivander, venendo rassicurato dalla donna che la compagnia aerea avrebbe provveduto a farglielo arrivare a casa senza alcun costo aggiuntivo nel più breve tempo possibile.
Dopo aver comprato un panino e speso una buona mezz'ora al telefono con i suoi genitori - "Sono partito quattro ore fa papà, come vuoi che stia?" - e con soltanto due delle tre valigie - hanno perso proprio quella dove c'erano tutte le bacchette che avevo fabbricato, splendido - Albus uscì fuori dall'aeroporto e... si ritrovò all'improvviso incapace di pensare.
Certo, aveva visto già lo scenario dal finestrino dell'aereo, e, quand'era sceso in pista d'atterraggio per raggiungere il Terminal, aveva sentito sulla pelle il clima caldo e piacevole del luogo, ma... avere di fronte agli occhi una vista simile, una meraviglia del genere, era più di quanto avesse mai potuto immaginare. Pochissimi posti potevano essere comparati a questo, che era in tutto e per tutto un paradiso.
L'aeroporto si trovava nel punto più alto di tutta l'isola di Santorini: appena fuori dalle sue porte, una strada asfaltata proseguiva per un tratto pianeggiante prima di scendere e seguire le tortuose conformazioni dell'isola. Isola che da quell'altezza si vedeva per intero, con tutte le sue case bianche illuminate dalla luce del sole e l'acqua del mare che risplendeva di un blu magnifico, così vivo da non poter fare a meno di volercisi tuffare e rimanerci dentro per sempre.
I radi spargimenti di verde, la costa disomogenea che a volte scendeva a strapiombo ed altre arrivava a livellarsi dolcemente a livello del mare, e quell'aria così piacevolmente calda non permisero ad Albus di fare altro che non fosse ammirare quel paesaggio come un primino che, dalla barca, vede per la prima volta Hogwarts in lontananza. Solo che quello che stava vedendo in quell'istante non era stato creato dalla magia - anche se non sapeva neanche dire chi esattamente lo avesse fatto, ma quella era una domanda che si chiedevano sempre un po' tutti, maghi o Babbani che fossero.
Anche i profumi contribuivano a rendere il tutto decisamente incantevole. Albus riusciva a riconoscere chiaramente l'odore forte delle varie vegetazioni mediterranee fin da quel punto dell'isola - e il suo occhio esperto non poteva fare a meno di notare i vari tipi di alberi da "bacchetta" anche da quella distanza. L'ulivo in piena fioritura, anche se forse l'odore era l'ultimo che si riuscisse a percepire; il pino e la quercia spinosa che crescevano selvaggi sulle cosce. E poi le piante dell'edera, seguita dal mirto e dalla ginestra - e cos'erano quelle, piante del fico? - e l'albero di Giuda che ricopriva gran parte dei bordi delle strade... profumi e forme che aggiungevano vivacità ad un quadro già variopinto.
Albus non si rese conto quanto tempo fosse rimasto fermo, a cercare di riavviare la mente - era tutto troppo nuovo, troppo diverso dai paesaggi inglesi che aveva sempre avuto modo di vedere, troppo meraviglioso; ciò che gli fu chiaro è che, a farlo uscire da quello stato, fu il suono di quel maledetto aggeggio che aveva riacceso una volta arrivato a terra - dopo mille rassicurazioni da parte della hostess di volo che non sarebbe successo nulla.
Ed esattamente come durante il volo, il suono era quello di un messaggio.
"Albus, siamo Rose e Hugo. Stiamo usando il cellulare di James. Come procede il viaggio? Sei arrivato?"
Ma quanto siete cari, parenti miei... magari un po' troppo...
 Si ripromise stavolta di rispondere ai cugini solo una volta essersi sistemato, esattamente come avrebbe voluto fare poco prima anche coi suoi genitori. Così, guardandosi intorno, notò un taxi appena all'inizio della strada e lo prese per farsi accompagnare fino al porto, a prendere il traghetto che lo avrebbe portato a Therasia. Solo dopo aver posato le valigie e aver dato tutte le indicazioni, prese il cellulare e rispose.
"Scusate il ritardo, avevo un po' da fare prima. Sono appena uscito dall'aeroporto e ho preso il taxi - che non costa nemmeno tanto, in confronto a Londra sono dei ladri. Voi come state?"
"Tutto bene, Al. Siamo alla Tana e abbiamo finito da poco di pranzare. E' strano non averti a tavola, sai?"
"E' strano anche per me... salutatemi tanto tutti, specialmente i nonni."
Sentì il beeep che segnalava un altro messaggio ma decise di lasciar perdere: onestamente, in quel momento, tutto ciò che voleva fare era continuare a guardarsi attorno e lasciare che si riempisse gli occhi con la vista di quel posto incantevole. Sembrava assurdo che fosse solo inizio giugno e che già si respirasse un'aria del tutto estiva... chissà se la gente del luogo ci era abituata. Ovviamente, ragionò, osservando il vestiario decisamente leggero delle persone che incrociavano con la macchina. Chi l'avrebbe mai detto che facesse già così caldo? Contò mentalmente le maglie a maniche corte che aveva portato con sé, e dedusse che avrebbe dovuto comprarne delle altre al più presto - oltre che una manciata di pantaloncini. E forse era anche il caso di tagliarsi i capelli.
Già, ma dove avrebbe potuto fare tutto questo? Quel posto sembrava non avere neanche l'ombra di un negozio che si potesse definire tale. In mezzo a tutte quelle abitazioni bianche - non riusciva a smettere di pensare a quanto meraviglioso fosse la luce che il sole donava a quel materiale - aveva adocchiato solo qualche ristorante e l'insegna di un albergo, nient'altro. Dov'è che la gente comprava i beni di prima necessità? E si tagliava i capelli?
"Mi scusi," si rivolse quindi curioso al tassista, "ma qui non ci sono negozi?"
"Certo che ci sono," rispose questi con un sorriso, e Albus ragionò che probabilmente molti turisti dovevano avergli fatto una domanda simile. "Ma qui siamo nel lato più...pittoresco dell'isola, per così dire. Qui è dove vive la gente del luogo. L'altro versante è quello più moderno, dove sono collocati anche tutti gli alberghi."
Dalle informazioni che si era ricavato su Santorini - con l'indispensabile aiuto di zia Hermione, che si era dimostrata ben più che felice di dargli una mano - Albus aveva scoperto che Santorini era una rinomata meta turistica. Vedendola, adesso, non faticava a capire il motivo: chi non avrebbe voluto trovarsi in un luogo così caldo e con il mare - il mare, Merlino! Il mare! - a distanza così ravvicinata? Suppose, quindi, che quella divisione avesse in qualche modo senso. Così poteva coesistere la sana vita dell'isola e il turismo che ogni estate popolava Santorini.
"E il porto si trova quindi nella parte più antica dell'isola?"
"E' più corretto dire che si trova al centro, ma dall'aeroporto la via più breve per arrivarci è passando di qui. In ogni caso sono presenti attracchi per piccole navi un po' in tutta l'isola, così è più facile per chi abita qui spostarsi nel resto delle Cicladi. E' in una di queste che si sta dirigendo?"
"Non proprio... sto andando a Therasia. La conosce?"
"Oh, Thire? Certo che la conosco! Una bella isoletta, anche se non molto abitata. Ha qualche parente? Lo chiedo perché di solito i turisti non si avventurano lì..."
"Sì, ci abita mio nonno" -  anche se probabilmente avrà il doppio degli anni del mio vero nonno... - "sto andando a trascorrere da lui le vacanze. E mi dica, come sono le altre isole delle Cicladi?"
Un po' conversando e un po' continuando ad ammirare il paesaggio circostante, passò mezz'ora prima che il taxi raggiungesse il piccolo porto di Santorini. Albus non riuscì a mantenere un fremito alla vista del mare a così breve distanza da lui, e ragionò che, appena possibile, avrebbe dovuto approfittarne e tuffarsi in quella distesa d'acqua. Non è che avesse mai avuto la possibilità di farlo prima...
Ma prima occorreva almeno che arrivasse a casa del signor Ollivander.
"Per caso sa dove posso trovare un qualche rivenditore di biglietti?"
"Uhm, mi faccia controllare l'ora..." Si scostò la camicia dal polso per controllare l'orologio. "C'è un traghetto che parte alle tre e percorre tutte le isole di Santorini, il biglietto può farlo direttamente a bordo. Parte da lì, lo vede? E' quella nave bianca."
Albus seguì lo sguardo del tassista e notò il traghetto a cui si stava riferendo: era un'imbarcazione di modeste dimensioni attraccata ad uno dei moli attraverso una rete di ferro. Una scala scura collegava il pontile al ponte della nave, e un uomo era seduto sul primo degli scalini intento a mangiare un panino. Albus ringraziò il tassista per la sua disponibilità, pagò la tratta e, bagagli alla mano, si diresse verso la barca per aspettare di poter partire alla volta di Therasia.
Scoprì che l'uomo seduto sullo scalino era, come aveva immaginato, anche colui che gli avrebbe rivenduto i biglietti, nonché - "chiamami capitano, ragazzo!". Solo una volta comprato il biglietto e salito a bordo si ricordò del messaggio sul cellulare, così, prendendo posto su uno dei sedili all'interno del traghetto e poggiando le valigie su entrambi i lati, riprese il telefonino dalla tasca.
Stavolta a scrivergli era soltanto Rose.
"Ti risalutano. Ora sono da sola perché Hugo è andato con tuo fratello, tuo padre e Louis a prendere il dolce da Fortebraccio, mentre tua sorella è giù con Dominique. Io... sono in camera dei nonni a cercare un'ispirazione che tanto so già non arriverà mai!"
Secondo il parere di Albus - e in realtà anche di tutta la sua famiglia - il pessimismo di Rose era qualcosa di cosmico, uno di quei dogmi indiscutibili che nessuno potrebbe mai sognarsi di mettere in discussione. Finirò a Serpeverde e papà mi ucciderà, Al! - ed era finita fra i Tassorosso; Figurarsi se Cate è lesbica! - e ci si era fidanzata nel giro di due settimane (e a onor del vero non era stata che la prima di una nutrita serie di conquiste); Sarò per sempre negata in Trasfigurazione! - e ai GUFO la McGonagall non aveva fatto altro che ripeterle quanto fosse stata brava. Perciò perché avrebbe dovuto stupirsi di quell'ennesima dimostrazione?
Disattivò il Transfertor con un movimento nascosto della mano sinistra e rispose.
"Rose, sappiamo tutti e due che hai talento. Devi solo trovare l'idea giusta. Sii paziente e vedrai che arriverà."
"La fai facile tu che sei già indirizzato per la tua strada. Io non ho ancora tirato fuori nulla di concreto..."
Ma prima che Albus potesse proseguire, avvertì un movimento brusco sotto la suola e si rese conto che la nave era partita; non volendosi perdere nemmeno un istante di quel meraviglioso mare,decise di lasciar perdere Rose e, valigie di nuovo in mano, si trasferì verso il ponte della nave per godersi il resto del viaggio all'aperto.
Di tutti gli altri passeggeri che avevano preso con lui il traghetto - non molti in realtà, una decina in tutto - fuori c'era soltanto una donna che parlava al telefono in modo piuttosto concitato. Teneva quell'oggetto malefico vicino l'orecchio e guardava torva qualunque cosa le capitasse a tiro, come volesse indirizzare quello sguardo alla persona posta dall'altra parte della linea.
Sentir qualcuno litigare era l'ultimo dei suoi desideri in quell'istante. Aveva da poco lasciato una famiglia in cui scene simili erano all'ordine del giorno, e non voleva averci a che fare per un bel pezzo. Così si posizionò dall'altra parte del ponte e volse la testa verso la riva che avevano da poco abbandonato.
Sì, Santorini era davvero incantevole, e da quella distanza la sua forma ad arco poteva essere apprezzata ancora di più. Chissà com'è Therasia... Ragionò che probabilmente, essendo un luogo meno dedito al turismo, avrebbe avuto una bellezza inferiore, ma forse anche più selvaggia? In ogni caso, la vista del mare avrebbe ricompensato qualunque mancanza avesse la terraferma. Abbassando lo sguardo verso la massa d'acqua che la nave spostava con il suo movimento, rimase incantato da quel blu profondo che lo catturava come poche cose erano riuscire a farlo nella sua vita. Era profondamente ammaliante. Scorpius lo avrebbe adorato - lui che l'estate fra il secondo e il terzo anno aveva voluto a tutti i costi fare un corso Babbano di vela, e che era stato il primo a mettergli la pulce nell'orecchio sulla bellezza di stare a contatto col mondo marittimo. Come diamine facevano Lily e James a non provare nessuna attrattiva? Povero Elijah... E poi, aveva sempre sostenuto che Lily non si meritasse il suo migl-
"SEFI, CAZZO!"
Albus volse lo sguardo verso la donna col telefonino che aveva... no, urlato non era una parola sufficiente. Però, chi stava dall'altra parte si stava mettendo proprio d'impegno nel farla arrabbiare.
La donna si accorse di aver alzato troppo la voce e, girandosi a fissare Albus, allontanò il telefono dall'orecchio e gli rivolse un "Mi scusi!" con un'espressione mortificata.
Albus fece un cenno della mano come a liquidare la questione e tornò ad osservare il paesaggio, ma poco dopo avvertì una persona accanto a sé e si girò per vedere chi fosse. Era la donna di prima.
"Mi scusi davvero per prima, non volevo... è che Persefone a volte mi fa molto arrabbiare."
...e che m'importa? si chiede Albus, sentendosi un po' colpevole per quel pensiero maleducato. "Non si preoccupi."
La donna fece una bella risata prima di porgergli la mano. "Sono Anthia, piacere di conoscerti," si presentò.
"Albus, piacere mio".
"Sei inglese, giusto?" chiese con evidente curiosità.
Albus la guardò sorpreso. "Si nota?"
"Hai la pronuncia degli inglesi," rispose ridacchiando. "Eppure il tuo nome sembra latino. Se non sono indiscreta, come mai questa scelta?"
"E' stato mio padre a sceglierlo," rispose Albus senza pensare, per poi chiedersi che razza di spiegazione avrebbe potuto dare. La verità? In realtà di secondo nome vado Severus, ed è così perché sono stati entrambi due eroi di guerra... voglio dire, anche se uno ha ucciso l'altro, erano dalla stessa parte... no, non era decisamente la soluzione adatta. Senza contare che non era sicuro di riuscire a spiegarlo in greco. "Era... un amico di famiglia."
"Capisco. E' un bel nome, comunque."
"Grazie."
La donna lo squadrò come stesse ragionando fra sé, poi chiese "Sei venuto qui in vacanza?"
Il pensiero che quella donna stesse facendo un po' troppe domande attraversò la mente di Albus, ma lo liquidò subito: probabilmente la sua era solo curiosità, e in fondo lui aveva bisogno di fare conoscenza. Sentir parlare greco da un madrelingua lo avrebbe aiutato a migliorare - e aveva decisamente bisogno di farlo, considerando che attivare il Transfertor per troppo tempo lo avrebbe stancato da morire.
"Sì, sto andando a trovare mio nonno a Therasia."
"Therasia?" Sembrava sorpresa. "Io abito lì. E come si chiama tuo nonno?"
"Gareth Ollivander. Lo conosce?"
"A Thire è difficile non conoscere qualcuno. Non sapevo avesse un nipote!"
"E'... sempre stato un tipo molto solitario, lui," rispose Albus imbarazzato, un po' per aver dovuto improvvisare un po' per la paura di non riuscire ad esprimersi correttamente.
"Ah, lo so bene! Ma è anche un'ottima persona!"
"Dato che lo conosce " - perché ovviamente il fratello di Garrick Ollivander non poteva essere meno enigmatico nella sua lettera... - "sa dirmi dove abita di preciso? Me l'ha spiegato, ma non credo di aver capito bene..."
"Quando arriviamo a terra ti mostro la casa, ok? E' proprio sulla parte più alta dell'isola."
Rincuorato, Albus trascorse il resto del viaggio conversando con Anthia ed ammirando la bellezza di quello scorcio della Grecia.

   
 
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