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Autore: cranium    19/06/2012    3 recensioni
-Come ti chiami?- chiese Draco.
-Non te lo dico, mi prenderesti in giro.- rispose testarda.
-Non può essere più strano del mio, dai dimmelo.-
La ragazza sbuffò infastidita poi rispose:
-Mi chiamo Wren contento?-
-Ti chiami scricciolo?- e scoppiò a ridere, più per l’espressione buffa che aveva fatto la ragazza che per il nome. Infondo le si addiceva: aveva le spalle strette e era piuttosto minuta, ma il carattere non era quello di un timido uccellino.
[...]

Draco/Nuovo Personaggio.
I Malfoy sono vittime di una maledizione da tre secoli, imposta su di loro da una donna.
Riuscirà Draco a spezzare il flagello che opprime la sua famiglia e far si che la ragazza che ama si innamori di lui?
O anche lui dovrà soffrire le amare pene dell'amore?
Storia ispirata a "La Bella e la Bestia".
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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A Divina che è il mio angelo.

Il serpente e l’uccellino.

Capitolo VII: Egoista.
L'egoismo non consiste nel vivere come ci pare
ma nell'esigere che gli altri vivano come pare a noi.
Oscar Wilde.

L’amore di una madre è incondizionato.
La fedeltà di una moglie è totale.
Il buonsenso di una donna è universale.
Narcissa Malfoy in ogni momento doveva essere oltre le aspettative di tutti per non dimostrarsi debole e sola.
Narcissa Malfoy doveva combattere con le unghie e con i denti affinché la sua vita non diventasse quell’inferno che tanto scacciava dai incubi.
Doveva dare il meglio di se per non cadere nel baratro che aveva davanti i piedi.
Con il marito ad Azkaban non era facile tenere in piedi gli affari di famiglia, nessuno voleva fare affari con dei Mangiamorte, nessuno voleva avere qualcosa a che fare con loro, ma Narcissa non era una donna qualunque: sarà stato quel veleno in corpo che tutto i Black possiedono, sarà stata la determinazione e l’ingegno dei Malfoy che ormai aveva ereditato, ma niente e nessuno l’avrebbero mai fermata, infatti riuscì a mantenere in piedi la baracca, o così si può dire.
Era ancora casa sua dopotutto e riusciva a tenere sotto controllo tutto da vera “Regina”, nessuno le avrebbe tolto quel poco che ancora la legava al mondo, niente le avrebbe impedito di mantenere il suo maniero rispettabile.
C’era qualcosa di strano in quei giorni a Villa Malfoy, il via vai di Mangiamorte si stava facendo più intenso e meno controllato e tutti confabulavano sottovoce qualcosa che non era ancora riuscita a captare.
Era una sera ancora troppo fredda per essere di primavera inoltrata, tutti gli alberi erano in fiore e nell’aria c’era quel dolce profumo di petali e polline, quando sua sorella la raggiunse veloce e affannata.
Era sempre stata bellissima Bellatrix, con i suoi occhi scuri e i capelli neri lucidi e sempre perfetti, ma dopo il soggiorno in prigione si era sciupata e i suoi bei lineamenti ne avevano risentito parecchio, da quando era tornato il suo Signore sembrava rinata come una Fenice.
Bellatrix era sempre stata una Fenice da quando se la ricordava, ammirata da tutti, sfavillante come il sole a mezzogiorno, adorata come una signora, ma adorante solo uno, poi lo perse e arse viva come su un rogo di distruzione e disperazione per poi rinascere dalle sue stesse ceneri più bella e forte per Lui.
<< Draco ce l’ha fatta! >> le gridò i preda all’euforia più totale.
Per un attimo per i suoi occhi grandi passò, come un tuono che rimbomba nella notte buia, la felicità per il successo e per la conquista del figlio, poi d’un tratto arrivò il lampo e allora la consapevolezza di quello che poteva succedere al suo ragazzo si fece palese e forte.
<< Vengo anch’io. >>
<< Il Signore Oscuro non vuole, pensa che tu sia troppo.. coinvolta! >> le disse senza troppi giri di parole.
<< Sono sua madre Bella! Come potrei non essere coinvolta! >> non l’avrebbero tenuta a casa a preoccuparsi per il figlio, aveva il diritto di aiutarli.
<< Hai avuto un grande onore Cissy! E tu lo sai. Offrire tuo figlio alla Sua causa, sai benissimo che se avessi avuto un figlio lo avrei fatto da tempo! >>
<< E avrò anche l’onore di vedere mio figlio morto? >>
<< Sarà un eroe! >>
<< È solo un ragazzo.. >> continuò con le lacrime agli occhi.
<< Sarà, ma il mio Signore ha detto che se tu vai lo ucciderà Lui stesso. >>
E poi fuggì in un sinistro –crac- e l’ombra del suo mantello nero fu l’ultima cosa che vide.
Aveva paura Narcissa, rannicchiata nella con le gambe al petto come una bambina in cerca di conforto, mentre cercava il profumo di Lucius tra le pelle e le rifiniture della poltrona preferita dal marito.
Perché la paura è infima e crudele e ci fa tornare indietro nel tempo, a quando andavamo a nasconderci dietro la gonna della mamma alla prima occasione, a quando guardavamo sotto il letto e soprattutto a quando ci facevamo guardare gli altri, quando tremavamo la notte sotto le coperte perché le finestre battevano e qualcosa nel soffitto scricchiolava, e rimaniamo impietriti a soffocare nelle nostre ansie.
Le lacrime ormai scendevano copiose perché erano mesi che le tratteneva e ora che tutto stava andando male non trovavano più ostacoli e scendevano per il suo viso magro e smunto.
Le madri hanno un sesto senso.
Lo sanno quando il figlio ha freddo anche senza sentire i denti che tremano.
Lo sanno quando il figlio ha fame senza sentire il suo stomaco che brontola.
La sanno quando il figlio ha bevuto senza sentire l’odore dell’alcool.
Nessuno sa come facciano, probabilmente recidere il cordone ombelicale non serve a smorzare l’unione tra loro e neppure le esperienze, la scuola e la divisione, o forse nei loro occhi c’è solo il loro pargolo con le sue esigenze e i suoi bisogni e, avendo occhi solo per lui è difficile che non riescano a cogliere quello che prova.
O forse lo sanno e basta.
Narcissa quella sera che suo figlio non sarebbe tornato quella notte.
E anche quando lui varcò il portone d’ingresso gettandosi tra le sue braccia che lo stringevano forte al petto lei capì, guardandolo negli occhi grigi, che in verità non era lì, lui non c’era.
Quella notte non era tornato.

L’egoismo è una brutta bestia, più della gelosia e del rancore messi assieme, sì perché questi due brutti sentimenti ci logorano dentro, ma alla fine fanno male solo a noi, invece l’egoismo pone il nostro “io” di fronte alle esigenze e ai problemi degli altri.
Pensiamo di fare la cosa giusta, ma non pensiamo alle conseguenze.
Pensiamo solo di meritarci qualcosa di più di quello che abbiamo e decidiamo che calpestare qualche mano e qualche testa non potrà far del male a nessuno, ma ci sbagliamo, perché infondo non facciamo male che a noi che marciamo dentro per riuscire ad espiare le colpe che non riusciamo a perdonarci neppure noi.
Di una cosa era certo: lui non era un egoista, ma ci andava molto vicino.
Lo aveva fatto per lei, ma sapeva che non era assolutamente vero, era solo per lui.

Circa tre ore prima.
La sua sala da pranzo da qualche mese era diventata un grande riunioni.
Il Signore Oscuro non era ancora arrivato quella sera, e tutti lo stavano aspettando impazienti.
L’attacco a Potter di qualche settimana, che doveva essere “il piano migliore di tutta la storia” o almeno così aveva detto sua zia Bellatrix, era stato un fallimento, e nessuno voleva parlarne, nemmeno Lui.
Arrivò spalancando le porte portando con se odore di morte e disperazione, non era felice, glielo si leggeva in quelle fessure nere e così pericolose, si sedette a capotavola, vicino a Piton:
<< Abbiamo un problema. >> disse.
E quando mai non avevano problemi?
Potter era ancora vivo, qualcuno metteva in discussione il Suo potere, un Mangiamorte aveva fatto qualcosa che non doveva fare, ah e dimenticava: Potter era ancora vivo.
<< Qualcuno di voi conosce Marcus Gray? L’auror? >>
Molti annuirono, quasi tutti.
<< Ci sta creando non poche difficoltà, potrebbe da un momento all’altro rientrare nell’Ordine, e noi non vogliamo che succeda, vero? Avete delle idee? >>
No nessuno” pregava Draco nella sua testa, perché necessariamente qualsiasi cosa che sarebbe capitata al padre, si sarebbe ritorta su sua figlia, e lui non voleva che succedesse.
 << So che ha una figlia, potrei pensarci io. >> ringhiò Greyback ridestandosi dalla sua breve calma.
<< No! >> sussurrò Draco.
Dove trovò il coraggio di alzarsi da quella sedia non lo seppe mai.
L’adrenalina probabilmente ebbe la meglio su tutto il resto.
Suo padre lo fissava stranito, sua madre aveva la compassione negli occhi: aveva capito tutto, non c’era da meravigliarsene.
 << Cosa suggeriresti tu Draco? >> rise perfido Voldemort mentre gli altri lo seguivano a ruota.
<< Vorrei avere il permesso di occuparmene io vi non le dispiace. >>
Lui lo squadrò e dal sorriso che gli si stampò sulle labbra intuì che aveva capito, perché nonostante tutto lui non aveva bisogno della Legilimanzia per leggere nella mente delle persone, appena ti guardava negli occhi capiva cosa pensavi.
<< Bene Draco, hai tutto nelle tue mani. >>

Lui non era un egoista, non lo faceva per averla vicina, per vederla tutti i giorni, lo faceva perché altri avrebbero potuto farle di peggio, perché Greyback l’avrebbe minacciata in modo peggiore.
Alla fine non lo sapeva nemmeno lui perché, ma appena Marcus Gray gli aprì la porta, lui si calò il cappuccio nero dalla testa e alzò la bacchetta per puntargliela al petto, capì che lo faceva solo per egoismo, puro e semplice egoismo.
<< Lo sapevo che non eri un ragazzo di cui fidarsi. >>
<< Voi non sapete perché sono qui. >>
<< Oh sì che lo so Malfoy, vuoi minacciarmi? Tornerò con l’Ordine e un ragazzino non può farci nulla. >>
<< Il Signore Oscuro vuole una garanzia che questo non succeda. >> inghiottì le ultime remore.
Perché il coraggio è ingannevole, prima ti senti un leone, ma poi le gambe iniziano a tremare e la salivazione si azzera, ma ormai di tirarti indietro non hai più possibilità.
<< Deve lasciarmi Wren. >>
<< Sei venuto per portarle dei cioccolatini? >> lo schernì l’uomo.
<< La uccideranno se non fa come vogliono loro! >> gli urlò con tutto quel poco che gli rimaneva dentro.
<< Ti tiri indietro è pivello? Hai lasciato che quel bastardo di Piton uccidesse Silente e adesso parli di “loro”. >> gli indicò il braccio sinistro << Anche tu sei loro adesso. >>
<< Preferiva Greyback a me? Io voglio solo proteggerla, non le farei nulla di male, non penso che gli alri Mangiamorte direbbero la stessa cosa. La uccideranno per causa sua! Riuscirà mai a perdonarselo?  >>
Era sbiancato, dov’era andato l’uomo spavaldo di prima?
Dov’era andato l’uomo che lo aveva bloccato fuori dalla porta un anno prima?
<< Cosa intendi fare. >>
<< La porterò a casa mia. >>
<< Non te lo permetterà mai. >>


NdA:
Scusate, lo so che il capitolo non è bello e neppure lungo, ma vi prometto che il prossimo sarà migliore.
Sono anche in ritardo!
Ero senza ispirazione per questo capitolo e non è venuto come desideravo.
Nel prossimo tornerà Wren e tutto ciò che questo comporta.
Spero si non avervi delusi.

P.S: qualcuno di voi segue il fandom di Hunger Games? Se sì fatemelo sapere.
P.S2: Luna dimmi se è meglio così la scrittura :) mi sembra più grande, ma sto usando un programma nuovo e non so usarlo xD
Ringrazio ancora chi mi segue sempre :)
  
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