CAPITOLO
3
Già
da dieci giorni Ace portava il simbolo di
Barbabianca tatuato sulla schiena.
Il vecchio era stato contentissimo
che un
giovane valente come lui si fosse unito alla sua ciurma.
Ora Ace se ne
stava
disteso all’ombra a godersi la frescura in quel caldo giorno
di piena estate.
-ISOLA
IN VISTA!!!!- gridò l’uomo di vedetta.
Un
brusio eccitato si diffuse velocemente sulla nave: tutti avevano voglia
di
scendere per sgranchirsi le gambe o andarsi a rilassare in qualche
pub.
Il moro
sollevò il cappello che gli copriva gli occhi e chiese di
che isola si
trattasse a Marco, che passava lì vicino.
-Ci avviciniamo a
Rysta,- rispose lui
guardandolo e sorridendo –è un’isoletta
turistica molto graziosa e ci dovrebbe
anche essere un Luna Park–
Annuendo, Ace si rimise
giù, credo proprio che
scenderò un po’ anch’io, giusto per
farmi un giretto pensò,
e sorrise.
Ace
vagava per le strade di Rysta sbocconcellando
un dolcetto alle fragole che aveva acquistato in un forno poco lontano
da lì.
Ormai era quasi il tramonto, ma tanto avevano il permesso di passare la
notte
fuori dalla nave, se volevano.
Il ragazzo stava giusto dirigendosi verso il
Luna Park che gli aveva indicato il primo comandante della flotta poco
prima.
Arrivò che il sole era per metà sparito oltre il
mare.
Le giostre risplendevano
di mille lucine colorate che animavano il paesaggio. Su nel cielo la
luna
brillava attorniata dalle stelle, che erano già comparse, e
luccicavano nel
buio facendo a gara con la luce artificiale dei lampioni. Ace aveva
proprio
voglia di divertirsi e di bere un po’, e le giostre facevano
proprio al caso
suo!
Mentre si dirigeva all’entrata vide Umi che, arco e faretra a
tracolla, si
dirigeva a passo svelto nella sua stessa direzione. La raggiunse in un
attimo.
–Ciao!- la salutò allegramente.
Lei, che non lo aveva notato, quasi inciampò per la
sorpresa, ma
ricambiò subito il saluto.
-Dove stai andando?- chiese il moro
sorridendo.
La ragazza indicò
l’ingresso
delle giostre, a pochi passi da loro e sorridendo anche lei
rispose: -Ho voglia di
divertirmi un po’-
Ormai erano
arrivati all’ingresso e l’arco luminoso con la
scritta “Luna Park” era
esattamente sopra di loro.
–Anch’io-
disse Ace –Quindi andiamo insieme –
Poi prese sotto braccio un’imbarazzatissima
Umi ed entrarono.
Marco, che aveva avuto la loro stessa idea, li vide
sottobraccio, e la cosa lo fece divertire parecchio, dato che si mise a
ridacchiare senza ritegno.
Un’occhiataccia della ragazza lo fece smettere
immediatamente.
Si diressero verso le montagne russe che aprivano la
lunga
serie di giostre, giochi e tendoni che componeva il Luna Park.
-Hai
paura?- chiese Ace una volta che furono
saliti ed ebbero allacciato le cinture di sicurezza del vagoncino.
–Neanche un
po’- rispose Umi facendogli anche la linguaccia –Piuttosto,
tieniti forte: abbiamo
quasi finito di salire e adesso c’è la discesa!-
Il moro la guardò fingendosi
indignato.
–Credi che non sappia come funzionano le montagne
russe?-
Lei per
tutta risposta soffocò una risatina e disse: –Be',
non si può mai sapere-
Un
attimo dopo il vagoncino si gettò in discesa a
velocità ultrasonica.
Qualche
ora dopo si ritrovarono seduti su una
panchina accanto ad un tendone, un gelato tra le mani e il fiato corto
per
quanto si erano divertiti quella sera.
Con un movimento quasi spontaneo
Ace
portò il braccio dietro le spalle di Umi.
La ragazza se ne accorse, ma non si
scansò, anche se il suo viso dalla carnagione pallida stava
incominciando a farsi
rosso per l’imbarazzo.
–Guarda
c’è la luna piena!- esclamò ad un
tratto il moro
continuando a leccare il suo gelato al mirtillo. –Prima non
l’avevo notata...-
Al suo fianco Umi si irrigidì di colpo: non si era accorta
che quella notte ci
sarebbe stato un plenilunio, ma dove aveva la testa?!
La ragazza fece per
alzarsi ma una violenta esplosione non molto lontano da lì
la fermò subito.
Era
esploso il tendone del tiro a segno, e i tendoni
circostanti si erano incendiati.
Il fuoco si stava espandendo lentamente, ma aveva già preso
volume
e non sarebbe stato facile spegnerlo.
I due ragazzi balzarono in piedi
quasi
all’unisono, si guardarono preoccupati e si misero a correre
in direzione
dell’esplosione.
Un altro tendone esplose, poi un altro e un altro ancora, ad
Ace sembrava di trovarsi in un campo minato…
Quasi subito i responsabili di
tutto quel macello si fecero vedere: era una banda di pirati entrati da
poco
nel Nuovo Mondo, che aveva subito deciso di attirare tutta
l’attenzione della
Marina su di sé, per chissà quale ragione.
I ragazzi si persero di vista dopo
non molto, troppo occupati ad abbattere pirati che spuntavano come
funghi in
mezzo a quel mare di fiamme.
Ace tirava
pugni infuocati a destra e a manca, non curandosi di chi colpiva,
quando si
trovò all’improvviso Marco davanti.
-Dov’è Umi?!- chiese preoccupatissimo. -Non era con te?!- richiese
urlando.
–Non
lo so. Ci siamo persi di vista poco fa, con tutto questo
casino!- rispose il
moro, non comprendendo appieno il fine di quel discorso.
–MALEDIZIONE!!!- urlò
Marco –DOBBIAMO RITROVARLA SUBITO!!!-
Le
fiamme ormai si erano estese a tutto il Luna Park e lì
intorno era tutto un
cadere di ammassi di ferro carbonizzati, che una volta erano giostre, e
gente
impazzita che urlava cercando di salvarsi.
Ace sentì, come in un sogno, il suo
corpo girarsi verso destra e i suoi occhi osservare la ragazza che si
accasciava sulle ginocchia ad una ventina di metri da loro.