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Autore: alister_    25/06/2012    11 recensioni
E' dura essere una giovane scrittrice in erba, se il tuo editore ti obbliga a scrivere qualcosa che venda. Specie se quel ''qualcosa che venda'' è una sdolcinata e banale storia d'amore che non hai alcuna intenzione di scrivere. E soprattutto se sei una single incallita e inacidita del tutto incapace di portare a termine un compito simile.
Come si può porre rimedio ad una totale inesperienza in campo amoroso? Tra esperimenti fallimentari, idoli delle teenager e film di qualità scadente, romanzetti rosa e tentativi di vita sociale si snoda la storia della scrittrice più cinica e nevrotica di tutti i tempi!
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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N/A: E' passata una vita. Nove mesi, per la precisione, il tempo che ci mette una vita a generarsi, e io mi sento una merdaccia della peggior specie perché – giuro – credevo fosse passato decisamente meno tempo, e perdipiù il capitolo lo avevo chiaro in testa sin da subito. E invece mi sono accorta di quanto tempo fosse passato solo rileggendo i vecchi capitoli mentre lavoravo all'archivio, e per poco non mi prende un colpo. Mi sono messa poi a leggere le vostre recensioni e mi sono sentita, se possibile, ancora più abietta. Così mi sono messa a scrivere, di corsa, e in un giorno ho scritto due capitoli.

Avrei voluto aspettare di scriverne ancora un terzo prima di postare, ma credo di aver lasciato questa storia sospesa anche troppo al lungo, e non tutti quella che la leggono mi seguono su Facebook, e quindi non sanno che ho confermato la mia intenzione di proseguirla.

Quindi aggiorno. Per farvi sapere che sono ancora qui e non mi sono dimenticata della Scrittrice, né tanto meno di voi. E che questa storia avrà il suo finale, ve lo prometto.



Previously on “Come (non) scrivere una storia d'amore” [sì, guardo troppi telefilm xD]:

Sempre bloccata con il suo ipotetico romanzo rosa, nonostante le dritte datele da una fan particolarmente brillante, la scrittrice fa suo malgrado la conoscenza del nuovo acquisto della sua casa editrice: l'autore de “L'amore di noi due”. Benché tenti in ogni modo di evitarlo e gli dimostri ogni due per tre l'antipatia che prova nei suoi confronti, si trova a dover accettare un suo invito a cena. Nel corso della serata, la nostra protagonista incontra di nuovo l'affascinante avvocato conosciuto qualche tempo prima e inizia a sospettare che il suo collega “scrittorucolo” non sia poi così idiota come pensa. La lettura del suo nuovo romanzo, un fantasy dal titolo “Antropomorfo”, conferma i suoi sospetti. Quando Satana si presenta alla sua porta a caccia di pareri, la scrittrice si trova costretta ad ammettere i suoi pregi della sua opera, e scopre così che “L'amore di noi due” e sequel sono nati da una parodia di due vecchi compagni di classe dell'autore, che si era visto rifiutato da ogni casa editrice la prima bozza del suo fantasy.

I due cominciano finalmente a parlasi con sincerità e per la prima volta sembra che possa nascere un'amicizia. Quando, però, la nostra scrittrice si distrae per pagare il portapizze, Satana si impossessa del suo pc, destando la sua inquietudine...







-Che diavolo stai facendo?-, sbotto, prima ancora di posare la pizza sul tavolino.

Colto sul fatto – per la seconda volta nel giro di un'ora scarsa – l'ospite sgradito si volta dallo schermo del pc, avvalendosi della seggiola girevole.

Stringo gli occhi, nel tentativo di individuare i dettagli dello schermo. Un riquadro che assomiglia vagamente a quello di chat mi fa rabbrividire di terrore. Il famigliare pop di ricezione messaggio conferma i miei sospetti.

Mi si secca la gola, e devo schiarirmela prima di riuscire a ripetere la domanda.

-Che cazz...-

-Vieni, su!-, mi interrompe, facendomi cenno di avvicinarmi. -Tempi di risposta troppo lunghi possono destare sospetti-.

Qualche strana energia mistica mi spinge fino al pc. Sento il sangue gelarsi nelle vene: ho un cattivo presentimento che temo sia decisamente più una realtà che una sensazione.

-Okay, io ti ho messo sui binari-, continua lui, ignorando la mia espressione funerea e lasciandomi il posto davanti al desktop. Ho seriamente paura di guardare. -Ora tocca a te andare avanti, anche perché ad un appuntamento non potrei certo parlare io al tuo posto, cara. Comunque il difficile è fatto, ora che ho rotto il ghiaccio per te-.

L'atrocità delle sue azioni mi riempie di uno sconcerto persino maggiore del mio disappunto per l'essermi sentita chiamare “cara”. Deglutisco a fatica, mentre i miei occhi riconoscono le lettere che speravo con tutto il cuore di non trovare sullo schermo.

Spero in un ultimo miracolo vano – o, in alternativa, nella comparsa della troupe di qualche programma di Candid Camera – ma alla fine devo arrendermi all'evidenza del fatto compiuto: Satana ha attaccato bottone in chat con l'avvocato.

Questa rivelazione mi suscita mille reazioni in contemporanea.

Mi chiedo come abbia potuto ritenere quell'individuo vagamente simpatico solo dieci minuti prima.

Mi interrogo su come abbia fatto tale individuo a dedurre il mio interesse per l'avvocato, e, soprattutto, sul perché si sia messo in testa di fare il Cupido della situazione (quale situazione, poi? Non esiste nessuna situazione).

Faccio la stima di quanti anni di galera dovrei scontare se assecondassi i miei istinti omicidi, valutando eventuali attenuati per le circostanze di un gesto così estremo.

Cerco freneticamente una dozzina di scuse con cui cacciare da casa mia quell'essere malefico e sotterrarmi tra le coperte – nonostante sia ancora estate – per dimenticare l'incredibile imbarazzo di questo momento.

Con mano tremante, scorro in alto la finestrella della chat, con la morte nel cuore.

Ciao, Avvocato”.

Voglio morire.

Quell'imbecille ha abbordato l'avvocato dicendogli “Ciao, Avvocato” - con tanto di faccina ammiccante che io non avrei neanche saputo digitare – e ciò che è peggio è che l'ha fatto mettendoci il mio nome, la mia faccia.

Ho già detto che voglio morire?

-Muoviti, su! Che ti ho detto sui tempi di risposta troppo lunghi?-

Le sue parole mi arrivano alle orecchie come un fastidioso ronzio, troppo confuso dal mio miscuglio di rabbia, imbarazzo e disperazione perché possa davvero recepirle.

Cerco di ritrovare un minimo di sangue freddo. A prendere la pizza ci ho messo poco, e Satana non ha avuto il tempo di avere grossi danni.

L'avvocato ha risposto al saluto – pure lui con una faccina sorridente, e questa cosa un po' m'inquieta – e mi ha chiesto come va.

E lui, il Mostro, ha fatto sfoggio di una sfacciataggine degna dell'ochetta della mia classe del liceo.

Un po' stressata dal nuovo romanzo. Mi servirebbe una pausa. (Più un'altra faccina carica di sottintesi che mi rifiuto di riportare).

Cioè, praticamente gli ho chiesto di invitarmi a uscire. O, meglio, ho fatto intendere che sono disperata perché non riesco a scrivere una cazzo di storia d'amore, e questo perché non so niente sulle cazzo di storie d'amore, in modo da muoverlo a compassione per la condizione disperata e farmi invitare a uscire. Terribile.

La cosa peggiore è che non ci sono io dietro a tutto questo, ma Satana in persona, che dopo questo tiro mancino si merita più che mai questo soprannome.

Alle mie spalle, allunga una mano verso la tastiera per rimettersi a scrivere.

Di riflesso, schiaffeggio le dita abbronzate.

-Rispondi!- si giustifica lui, sbuffando.

Scendendo ancora con lo sguardo, noto la risposta dell'avvocato.

Allora è proprio il momento adatto per invitarti a mangiare una pizza!

Ovvio che abbia risposto così. E' inutile che mi agiti, la risposta gliel'ha praticamente messa in bocca Satana con il suo modo sfacciato di flirtare. Che avrebbe dovuto rispondere, il povero avvocato? Prenditi una vacanza?

E' un tipo gentile, lui. Di certo è abituato ad essere cortese con tutti, anche con spaventose spasimanti sciattone (ma che bell'allitterazione, è affascinante come certe figure retoriche, ormai, mi riescano solo quando parlo della mia stupida vita, e non quando mi metto al pc per scrivere).

In ogni caso, ormai il danno è fatto.

Non posso certo dirgli che mentre ero a pagare il portapizze, un nefasto individuo insediatosi in casa mia si è messo a provarci con lui – per quanto sia impossibile peggiorare la mia situazione, credo che così lo farei.

Però devo scrivere qualcosa. Devo farlo, ormai, devo assolutamente farlo. Per quanto mi scocci ammetterlo, Satana ha ragione: devo rispondergli.

Con dita tremanti – neanche dovessi scrivere il best seller della mia vita – digito qualche parola.

Niente pizzerie con pizze fantasy, però.

Buttiamola sull'ironia. Forse così riuscirò ad arrivare a fine serata senza uccidermi – o uccidere il tizio seduto accanto a me.

Mi sforzo di aggiungere anche uno smile, nel tentativo di non far trasparire il cambio di persona alla tastiera appena avvenuto.

Seguono secondi di interminabile attesa. Il mio salotto è avvolto in un silenzio così profondo che riesco a sentire respirare Satana, il cui sguardo è ancora insistentemente puntato sullo schermo – è assodato, ormai, che per lui il concetto di privacy non abbia il minimo valore.

Alla fine arriva una risposta.

Quelle le riservo solo alle cene di lavoro :)

Oddio. Sento un sospiro di sollievo, e mi accorgo di non esserne la responsabile: con la coda dell'occhio, noto Satana sorridere sornione, stiracchiandosi contro lo schienale della sedia. Pare essere più che soddisfatto del suo operato.

Decido di ignorarlo, prima di lasciarmi sfuggire una serie di insulti degna dei miei giorni d'oro di blocco dello scrittore, e torno a concentrarmi sulla chat.

Dopo quella prima, difficilissima frase, conversare con l'avvocato non mi riesce più così arduo, proprio come nella vita “reale”.

Nel giro di cinque minuti ci siamo accordati per vederci giovedì sera e cenare nella pizzeria dove ci siamo visti la prima volta con i miei ex compagni di classe, e ci siamo scambiati i numeri di telefono.

Mi resta un'espressione attonita sulla faccia quando, dopo averlo salutato, chiudo il browser e mi guardo attorno. Sono davvero nel mio salotto? Ed è proprio la mia vita questa?

Mi sembra di essere finita in una qualche realtà alternativa in cui anch'io ho una vita sociale. Situazioni come questa saranno banalissime per la maggior parte delle persone, ma per me sono un vero e proprio evento. Come il concerto della band preferita, quello a cui si va una volta nella vita, o qualcosa del genere.

-E' fatta!-, commenta con un sorrisino la mia nemesi.

Mi volto lentamente a guardarlo. La sua espressione soddisfatta sembra sincera, il suo sorriso carico di buone intenzioni: viene da pensare che mi abbia messa in questa situazione con la genuina convinzione di farmi un piacere, e non per farmi un dispetto.

Ritratto quanto pensato meno di un'ora fa: è davvero un idiota patentato.

-Puoi anche ringraziarmi, adesso- mi strizza l'occhio.

Sì, decisamente idiota. Più che idiota. Un idiota galattico. Cosmico.

-Ringraziarti per cosa, di grazia?- ringhio.

La mia reazione lo stupisce. Inarca le sopracciglia – e la mia porzione di cervello non intenta a maledirlo si trova a chiedersi se vada da un'estetista per mantenerle così curate – e mi fissa perplesso.

-Per averti combinato un appuntamento con l'uomo dei sogni-, risponde, pacato.

-Be', peccato che io quell'appuntamento non lo volessi! Nessuno ti ha chiesto niente-.

Mi stupisco per prima dell'acidità che permea le mie parole. Non avevo ancora spiccicato parola, da quando mi ero messa al pc, e sinceramente neppure io sapevo che voce mi sarebbe uscita in un simile miscuglio di emozioni: a giudicare dal mio tono, l'astio ha preso il sopravvento sulle altre sfumature del mio umore quantomai variegato.

-Dovevi farti gli affari tuoi-, concludo.

Lui sbatte le palpebre.

-Okay- concede, lentamente. -Sono stato un po' invadente, ma tutto è andato per il meglio, no?-

-Un cazzo è andato per il meglio! Io non voglio avere nessun appuntamento!-

Alzo la voce senza rendere conto. Tutta la tensione accumulata sta esplodendo, e io – seppur sia in parte consapevole di star tenendo il comportamento di una tredicenne isterica – non riesco a mordermi la lingua e a riprendere un contegno dignitoso.

-Pensavo ti piacesse...-, mormora, sempre più basito, il mio Cupido non autorizzato.

-Infatti!- grido.

-E allora qual è il problema?-, ribatte, alzando a sua volta la voce.

-Il problema è- sbotto, alzandomi in piedi, -che non voglio rendermi ridicola andando ad un appuntamento quando di queste cose non ci capisco nulla e non sono neppure in grado di gestire una cazzo di chat su Facebook!-

Ecco, l'ho detto. Ho sputato il rospo e ora mi sento quasi svuotata, tanto che devo fermarmi a riprendere fiato.

Gesù, non avevo proprio intenzione di fare una scenata a Satana, né tanto meno volevo fargli sapere che sono una creatura socialmente inabile – anche se questo sospetto l'avesse già intuito da sé.

Che bel casino. Che bella situazione di merda.

Se solo si fosse fatto gli affaracci suoi, ora probabilmente staremo ancora discorrendo di quanto faccia schifo il mondo dell'editoria, da buoni colleghi che cominciano a stimarsi reciprocamente. Sarebbe una serata piacevole, addirittura.

Invece ha rovinato tutto. Questa specie di strana amicizia e, soprattutto, la mia dignità.

Che cosa si aspettava? Che saltellassi felice perché mi ha combinato un appuntamento?

No, grazie. Non ho alcuna fretta di rendermi ridicola facendo sapere al mondo che alla mia venerabile età non ho ancora avuto uno straccio di relazione con l'altro sesso!

Uscire con l'avvocato sarà solo una gran fonte di imbarazzo, che devasterà la mia precaria autostima in materia di rapporti interpersonali. Già lo so, quindi perché dovrei andarmi a cercare una simile umiliazione?

Satana mi guarda con uno sguardo stranamente freddo, che non gli ho mai visto prima.

Anche con lui ho fatto proprio una pessima figura: ora sì che voglio sotterrarmi.

Gli indico con il capo la porta e lui, senza dire niente, raccoglie le sue cose e si dirige verso l'uscita – conosce la strada.

-Non dovresti sottovalutarti così. L'autostima è alla base di ogni sano rapporto con il prossimo-.

La porta si richiude alle sue spalle.

Se n'è andato lasciandosi dietro una delle sue frasi da biscotto della fortuna, che probabilmente ha usato anche in uno dei vari “L'amore di noi due”.

Di nuovo sola a contemplare le mie sciagure, mi lascio cadere sul divano.

E' solo in questo momento che mi accorgo della peggiore delle cose: la pizza mi si è freddata.








Se siete ancora qui, nonostante i ritardi, vi ringrazio immensamente. Dal mio comportamento non si direbbe, ma amo ogni commento che questa storia ha ricevuto e sono davvero felice che tante persone la seguano – non avrei mai pensato che avrei avuto tanti lettori.

Innanzitutto, vi rassicuro: non sparirò, almeno non per il prossimo capitolo, che è quasi pronto xD Sono sotto esami, questo sì, ma conto di portare avanti la storia con più costanza: salvo cambiamenti di programma, ho già in mente tutto quello che deve succedere e posso dirvi che, indicativamente, la storia arriverà al capolinea intorno al capitolo 25, more or less.

Ho cambiato la formattazione della pagina, e conto, non appena avrò tempo, di editare anche i capitoli precedenti, magari eliminando diversi refusi che so esserci.

Per quanto riguarda la trama: mi sono divertita un sacco a leggere le vostre reazioni davanti al cambio di atteggiamento dello Scrittore XD

Quello che è stato svelato nello scorso capitolo era già in programma da tempo: Satana non è mai stato un personaggio così negativo, quello era solo il modo in cui lo percepiva (e forse lo percepisce ancora xD) la nostra protagonista :)

E' un limite della prima persona, ma tenete conto che non tutto quello che dice la Scrittrice corrisponde a quello che penso io, ovviamente. Io sono ghiotta di kebab e il cinese non mi dispiace, ecco xD

E' stato faticoso, negli scorsi capitoli, mantenere Satana “bidimensionale”, suscitando anche qualche perplessità, ma era tutto parte del punto di vista della Scrittrice, e tutto finalizzato a quanto avete visto più di recente :D

Detto questo, mi congedo, ricordandovi la mia pagina Facebook, che è il modo con cui comunico con voi lettori di “Come (non) scrivere”, perché so che una buona parte di voi già mi segue lì, e ringraziandovi davvero tanto per aver letto.

E, ancora una volta, mi scuso immensamente – altri fandom mi hanno rubata e ho messo in stand by la storia per più di quanto avessi progettato :D


   
 
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