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Autore: PeaceS    02/07/2012    1 recensioni
Quell'anno scolastico era stato così intenso, probabilmente Lily - come tutti gli altri - non lo avrebbe dimenticato facilmente.
Avevano conosciuto tutti l'amore, quello che fa mancare il fiato, quello che entra sotto pelle e non lascia più, rimanendo lividi indelebili; avevano conosciuto il dolore, mera conseguenza del cuore che pompa senza volersi fermare.
Avevano conosciuto l'amicizia, quella che resta, quella immortale. Hogwarts quell'anno aveva assistito a risate, lacrime, esaurimenti nervosi dati dallo studio, marachelle, il solito Quidditch e le solite dispute tra i dormitori. Hogwarts, ancora una volta, era stata partecipe di quella vita fatta di emozioni, sentimenti, dubbi e brividi.
Hogwarts li stava salutando, ma non stava dicendo addio, perché - come sempre - per chiunque avrebbe voluto tornare, casa loro sarebbe sempre stata lì a dare il "benvenuto".
- Storia scritta a quattro mani con sfiammella, mia eterna ispiratrice. -
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Hugo Weasley, Lily Luna Potter, Teddy Lupin, Un po' tutti | Coppie: James Sirius/Dominique
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Secondo capitolo

 

 

 

 

 

 

Aveva le gambe accavallate, si accorse Ted deglutendo a vuoto e cercando di distogliere lo sguardo da lei; i capelli rosso carminio erano legati distrattamente con una matita, probabilmente per colpa del caldo o forse perché non sopportava quei ciuffi ribelli che le ricadevano fastidiosamente sulla fronte piana.

Dondolava appena il piede destro, e Ted cercò di non fissare insistentemente le sue caviglie sottili: quelle che ogni notte si allacciavano dietro la sua schiena, permettendogli di donarle e donarsi piacere. Era quasi una tortura guardarla e non poterla toccare, e mordendosi appena le labbra guardò il sole alto nel cielo a spezzare ogni sua speranza; era troppo presto, e la giornata era ancora lunga.

"Altri dieci minuti" annunciò con voce annoiata, ringraziando il suo autocontrollo; se non avesse avuto anni di trascorsi alle spalle passati a cercare di non mostrare le proprie emozioni al nemico, e una licenza d'Auror che affermava ogni parola, sicuramente la sua voce sarebbe stata rotta dall'emozione. 

Lei aveva quel potere di mandarlo fuori di testa; sentì qualche sospiro ansioso levarsi per la classe e sorrise. Un compito a sorpresa per i ragazzi del sesto aveva avuto il potere di mandarli in crisi esistenziale; gli unici appena più calmi - apparentemente, almeno - sembravano Al e la sua Lily.

La vide alzare gli occhi verso di lui e tendere le labbra in un sorriso subdolo. Quella strega era un diavolo travestito da angelo, e lo mandava perennemente in tilt; aveva perso la testa per quella che aveva cresciuto, che aveva considerato una sorella e ora... un amante. 

Con un gesto secco si allentò il colletto della camicia, cominciando a sentire veramente caldo. Lei si mordicchiò appena il labbro inferiore, affondando i denti bianchi nella carne sensibile e continuando a guardarlo nel tentativo di farlo impazzire.

Ted distolse lo sguardo, ma senza riuscirci lo posò su di lei: aveva abbassato le gambe e ora le strofinava l'una contro l'altra; mentre tutti gli altri erano impegnati a finire il compito non si accorgevano dei capelli del professore cambiare repentinamente colore, in base ai sentimenti che si agitavano dentro lui in quel momento.

"Ci vediamo dopo" mimò Lily con le labbra, e il suo corpo fremette di aspettativa. Quel tornado chiamato Potter gli stava sconvolgendo la vita, e temeva ad un certo punto di non riuscire a staccarsene più; di affezionarsi fino ad innamorarsi e finire per ferire entrambi.

E lui non voleva ferirla. La fine della lezione arrivò prima del previsto, e senza nemmeno rendersene conto - troppo perso nei suoi pensieri - si ritrovò un cumulo di fogli dinnanzi al naso. I ragazzi avevano consegnato i compiti e velocemente si stavano dileguando.

Alzò lo sguardo appena per vedere Lily fermarsi sull'uscio della porta della classe con un ragazzo. Tese le orecchie assottigliando appena gli occhi. Che voleva Finnigann dalla sua Lily? "Mi ha minacciato di morte cruenta!" lo sentì dire sconsolato e lei scoppiò in una risata flagorosa, e una brutta sensazione gli bloccò il respiro.

 

"Ma Jamie è irruento, sei il suo migliore amico, dovresti saperlo!" sbuffò Lils, accarezzandogli con dolcezza una guancia. Lo vide sorridere mogio, consolandosi appena con quella carezza. 

"Potresti premiarmi almeno per averci provato" ridacchiò Jhon, avvicinandosi appena e afferrandola per i fianchi attirandola a sé. Lily alzò un sopracciglio, sentendo due occhi di ghiaccio perforarle la schiena e facendola rabbrividire, ma non si scostò di un millimetro.

"Non credo, Jhon, anche perché non te l'ho chiesto. Forse... un giorno." sussurrò al suo orecchio, lasciando che le mani del ragazzo si stringessero appena un po' più forte sui suoi fianchi per poi lasciarla andare. 

"Voglio un appuntamento Lily, e non accetto un no come risposta!" urlò prima di sparire nel corridoio con gli altri studenti. Sorrise divertita, scuotendo il capo, e stava per uscire dall'aula quando la porta si chiuse di scatto; lei non aveva toccato la maniglia, né tantomeno qualcuno da fuori aveva osato farlo sapendo il professore ancora presente in classe.

Il professore.

 "Ora prometti anche gli appuntamenti ai mocciosi, Lily?" la sua voce gelida le giunse alle orecchie come una sferzata di vento freddo, frustandola sulla pelle ancora accaldata dal gioco di sguardi di poco prima.

"Prometto appuntamenti a chi voglio, professore." rispose con lo stesso tono, ricordandogli il tacito accordo che escludeva qualsiasi coinvolgimento emotivo. Lo sentì sbattere qualcosa sulla cattedra con forza, e poi alcuni passi dietro di lei le suggerirono che era alle sue spalle.

Si beò del suo profumo, che poteva sentire anche a quella distanza, e non si mosse quando lui strinse con forza la sua spalla costringendola a girarsi. I suoi occhi - in quel momento neri come l'inferno - mandavano lampi; sembrava arrabbiato, tanto arrabbiato.

Ed era tremendamente eccitante.

"Non mi piace dividere le mie cose" sibilò al suo orecchio, sfilando la matita che le teneva legata i capelli e lasciando che quella cascata rossastra le ricadesse sulle spalle piccole e fragili. 

"Con nessuno" finì, strofinando il proprio naso contro la sua guancia; Lily lo afferrò per i capelli, e presa da una strana euforia, lo baciò. Non fu né casto né dolce, tutt'altro: le loro lingue lottavano, volevano avere la meglio sull'altra, e i denti affondavano nelle labbra dell'altro senza pietà. 

Traspariva rabbia dai loro gesti, ma nessuno dei due cedeva. Ted la sbattè al muro, e lei gli circondò le gambe alla vita stretta; lui le tirò una ciocca di capelli, attirandola a sé e baciandola ancora, senza voler riprendere fiato. Con la lingua le accarezzò il mento, scendendo lungo il collo e bloccandosi tra la valle dei seni.

 

Sbottonò la camicia della divisa con una violenza inaudita, rischiando di far saltare qualche bottone dall'asola, ma poco ci badò. La voleva e basta. Non gli importava come, bastava sentire la sua pelle sotto le dita. Perché era sua, e lo dimostrava in quel modo lussurioso.

Le sfilò velocemente l'intimo mentre lei gli sbottonava con frenesia i pantaloni; c'era urgenza nei loro gesti, quasi come se sentirsi dentro l'un l'altro avrebbe calmato quella rabbia che li aveva bruciati in un attimo.

"Andremo all'inferno.." gemette lei sulla sua bocca, facendolo impazzire ancor di più.

"Se ci sei tu come diavolo personale, e queste sono le fiamme che mi avvolgeranno, ci vado volentieri." rispose, penetrando secco in lei. La sentì sussultare, e la strinse ancor di più tra le braccia che le bloccavano qualsiasi via d'uscita.

Entrò e uscì in lei, si perse nel suo profumo, nei suoi brividi, in quei sospiri che sapevano di tutto. Ted non represse un sorriso: al diavolo Finnegann, lei era sua ogni notte. Lei gli aveva donato tutto, e sapeva che questo non sarebbe mai cambiato.

 

***

 

Era arrabbiato, e Lily se ne accorse quando si scostò da lei così velocemente da darle l'illusione di afferrare il vento; aveva perso la lezione di Trasfigurazione, e avrebbe dovuto trovare una giustificazione valida o avrebbero avvisato i suoi genitori.

In quel momento, però, riuscì a concentrarsi solo sul sordo dolore che sentiva proprio al centro del petto. Strano, di solito il cuore le doleva di giorno, quando sapeva che era impossibile potergli parlare come facevano in intimità, e non poterlo sfiorare.

Abbassò gli occhi, ferita, abbottonandosi con dita tremanti la camicia che quasi le aveva strappato di dosso. Si era illusa che lui fosse veramente geloso, ma l'aveva fatto solo per marchiare il territorio, e farle capire che lei sarebbe stata comunque ai suoi piedi.

"Puoi scrivermi un permesso? Ho saltato una lezione e non vorrei che mandassero una missiva a casa" disse con voce dura, facendolo sobbalzare. Lo vide annuire, e sospirare: continuava a non guardarla e a lei veniva sempre più voglia di scappare da quell'aula che era diventata soffocante.

Una prigione per lei e per il suo cuore. "Scusa" disse Ted improvvisamente, interrompendo il silenzio che li aveva avvolti, interrotti solo dal fruscio dei vestiti. Fortunatamente aveva finito le lezioni, o ritrovarsi un intera classe fuori dalla porta - chiusa con un incantesimo, oltretutto - sarebbe stato imbarazzante.

"Non devi scusarti, dopotutto faccio sempre quel che vuoi" rispose freddamente, rilegando i capelli disordinatamente e dimenticandosi completamente della collanina che portava al collo e che Ted le aveva strappato per avere più spazio tra i suoi seni; non se ne separava mai, da quando lui gliela regalò al suo quinto compleanno.

Era un ciondolo a forma di cuore, completamente d'argento, e lui non sapeva che c'era una loro foto lì, piccola e in movimento; sorridevano abbracciati, come due amici, fratelli, come se non avessero nessun pensiero al mondo. L'avevano scattata al quattordicesimo compleanno di Lily, e lei era già rossa in viso tra le sue braccia.

"Faccio io" mormorò Ted, togliendo l'incantesimo dalla porta e facendole riposare la bacchetta nella borsa a tracolla. Non lo degnò di un saluto e uscì fuori dall'aula, respirando aria fresca; stare lontana dal suo profumo la faceva ragionare meglio, molto meglio.

Si strinse in un abbraccio immaginario, e camminò per i corridoi isolati di Hogwarts; quasi senza accorgersene, con gli occhi rivolti verso il cielo terso di azzurri, si ritrovò ai piedi del campo di Quidditch. Era immenso, e si respirava aria pulita.

Le era sempre piaciuto quel posto: così grande da perdersi, e volare... volare e dimenticarsi di ogni cosa, di ogni dolore, di ogni ricordo spiacevole. Toccare le nuvole, e sentire di poter fare ogni cosa, anche cadere e non sentire l'impatto.

"Ciao" Lily sobbalzò quando una voce la scosse dai suoi pensieri. Dominique Weasley se ne stava rannicchiata sotto uno dei tanti aspalti, con una sigaretta tra le labbra e un sorriso tenue; la raggiunse e si sedette al suo fianco, portandosi le ginocchia al petto.

Dom era sempre stata una persona alquanto... silenziosa; non invogliava gli altri a parlare, aspettava semplicemente che lo facessero. Dom non consolava con parole superflue, con rabbia o lacrime, lei si faceva carico del dolore di chi la circondava con un abbraccio, cullando come una madre, e lenendo appena le ferite.

"Vuoi?" le porse il pacchetto di sigaretta alle rose che stava fumando, e Lily ne afferrò una, ringraziando con uno sguardo. Era sempre stato così con loro: gli sguardi, i gesti, bastavano... non avevano bisogno d'altro per capirsi.

L'accese e se la portò alle labbra, aspirando il sapore amaro dolciastro della sigaretta. 

"Dom?" la richiamò con voce appena incrinata, mordicchiandosi appena le labbra; la bionda inclinò il capo, guardandola curiosamente.

"Sì?" sussurrò, spegnendo la sigaretta oramai finita e facendola evanescere con la bacchetta.

"Ti senti mai... stanca dentro?" era una domanda strana, ma Dom rise appena a mezze labbra, facendole capire che aveva capito cosa intendeva.

"Oh, sì, tante volte cherìe. E' come se un masso, certe volte, si posasse sulla mia testa e sul cuore; è così pesante da portare da portarmi allo sfinimento. Dipende dal problema che porti dentro... ma ricordati che tutto può essere superato se lo si vuole veramente." disse con tono dolce, accarezzandole appena la spalla.

"E se... sei innamorata e non ricambiata?" mormorò Lily, guardandola imbarazzata. Probabilmente Dom non si era mai trovata in una situazione del genere vista la sua bellezza, ma la vide storcere la bocca in un modo strambo.

"Significa che non ti merita. Nessun uomo o problema è degno delle lacrime di una donna, ricordatelo. Quelle sono un dono prezioso, più di qualsiasi gioiello, tesoro. Se sa che tu lo ami, e non ricambia, significa che non apprezza quel che hai quì" disse, posandole una mano sul cuore.

"E non esiste uomo più stupido. Ogni cuore è speciale a modo suo" finì, sorridendole appena.

Una lacrima sfuggì al controllo di Lily, che nemmeno se ne accorse; Dom l'asciugò con il pollice, baciandole una tempia con così tanta leggerezza da farle sembrare di essere accarezzata dall'ala di una piccola farfalla. 

Stettero abbracciate per un po' di tempo, e Lily si perse in quell'abbraccio che sapeva di mamma, in quel profumo che sapeva di casa, e ritrovò per un ora il suo sorriso e la sua tranquillità.

Grazie a lei.

 

***

 

Quando finirono le lezioni Dom era ancora sotto gli aspalti al campo di Quidditch; Lily era andata via, ma lei era rimasta ad osservare il cielo sempre più meraviglioso. Si sentiva a casa sua, lì, ed era davvero meraviglioso sentirsi avvolgere da quel profumo.

Spostò lo sguardo da quella meraviglia solo quando un ombra le coprì la visuale; alzò lentamente gli occhi verso chi aveva osato disturbarla, incontrando, turbata, gli occhi nocciola di James. La fissava silenzioso, con la sua Firebolt duemila tra le mani e i capelli più scompigliati del solito.

"Sei venuto a fare allenamento?" domandò, ma lui rimase silenzioso. Aveva la divisa da Quidditch, e Dominique si chiese quante lezioni avesse saltato in quel lasso di tempo, e se il pranzo era già passato da un pezzo.

Solo in quel momento, però, si accorse delle pagliuzze smeraldine che brillavano negli occhi di Jamie; brillavano in un modo quasi subdolo alla luce del sole, donandogli un aspetto diverso. Continuava a non parlare e a fissarla come se stesse analizzando la situazione.

"Per caso il gatto ti ha mangiato la lingua?" sbuffò, alzandosi stizzita e spazzolandosi l'erba dalla gonna. 

"Come vuoi, io vado" disse, dandogli le spalle, ma lui l'afferrò per un polso. La girò verso di lui, con le labbra serrate in una linea sottile, e solo in quel momento, Dom, si accorse delle piccole efelidi che gli sporcavano la pelle pallida.

"Guardami" sussurrò lui, facendole sgranare gli occhi. Guardami, l'aveva detto quasi come fosse una preghiera, con una voce così bassa e roca da metterle i brividi. Con uno strattone l'avvicinò a lui.

"Ti guardo" rispose, non capendo dove volesse arrivare. James scosse il capo, accostando la propria fronte alla sua, continuando a non distogliere lo sguardo dal suo.

"Guardami" ripetè quasi come una nenia, e Dominique sentì il respiro venirle meno: quegli occhi brillavano, ed era impossibile distogliere lo sguardo. Non se n'era mai accorta, non aveva mai visto quella bellezza che racchiudevano.

"James..." sussurrò a mezze labbra, non capendo dove volesse arrivare, e lui sorrise appena. Era uno dei suoi soliti ghigni strafottenti, ma c'era una dolcezza palpabile dietro tutto quello. E Dom si rese conto che infondo le voci non erano infondate... era bello quando sorrideva.

"Non dimenticarlo... guardami" disse, dandole un bacio tra i capelli e aspirando il suo profumo. La lasciò lì, con quel dubbio fastidioso che la faceva ingoiare a vuoto: perché doveva ricordarsi di guardarlo?

C'era un doppio senso in quella frase? Probabilmente, ma Dom non se ne sarebbe dimenticata: lo avrebbe guardato, e forse avrebbe capito.

   
 
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