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Autore: Soul Sister    06/07/2012    4 recensioni
Dal primo capitolo:La mia vita era sempre stata come una di quelle sit com americane, piena zeppa di colpi di scena, ma sempre prevedibili. Di quelle con teenager alle prese con qualche cretino super-figo che le tormenta e rende la loro vita un inferno, ma che, inevitabilmente, poi, le fa innamorare di lui come delle povere pere cotte.
Ma, fortunatamente, io non ero la classica ragazza da sit com che s’innamorava del cretino della città. Io ero la teenager che affrontava il deficiente in questione, perché, purtroppo, anche nella mia prevedibile realtà, lui esisteva.
Non poteva mica non esserci. Perché quella presenza era peggio di una piaga in via di putrefazione, un porro peloso, un foruncolo, e resisteva.
Ma, se nelle sit com, poi diventava l’eroe, si poteva star certi che qui, nella mia città, nella mia vita, lui non sarebbe mai diventato magicamente il santo della situazione. Non c’erano segreti scabrosi della famiglia che l’avevano irreparabilmente rovinato, niente maschere che nascondevano un cuore d’oro. Eh sì, perché, purtroppo, il figone del mio, di villaggio, lo conoscevo fin troppo bene. Perchè le nostre famiglie erano amiche da quando mio padre e mia madre andavano al liceo, e, come se non bastasse, una delle mie sorelle era fidanzata col fratello maggiore della mia nemesi. Solo per informazione, nel mio universo, la pustola, colui che rompeva le palle insistentemente, aveva il famoso nome di Adam Brown: mi rifiutavo categoricamente di ritenerlo mio cognato. Era troppo..deprimente.
Restava il fatto, che la Pustola aveva appena segnato la sua ora.

-Spero vi abbia incuriosito :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Capitolo 19

Quando bisogna solo lasciarsi andare

.

-Organizziamo una cena a quattro. Stasera. E non voglio un no, come risposta-

Quando aveva detto quelle parole, non penavo che Kim fosse seria; credevo fosse solo una cosa buttata lì per dire, ed invece eccomi qui, davanti all'armadio, con una salvietta attorno al corpo e un'altra a turbante sulla testa,mentre mi corrucciavo pensando a cosa mettermi.
Che poi, insomma, non dovevo mica mettermi in tiro per un'uscita con la mia migliore amica, e i nostri ragazzi. Eravamo tra noi, un paio di jeans e una felpa sarebbero andati più che bene, secondo il mio modesto parere.
Fischiettando, agguantai il mio paio preferito di pantaloni, nello stesso momento in cui il mio cellulare cominciava a suonare.
Zompettai fino al letto, e mi ci lasciai cadere sopra, facendo partire la chiamata.
-Non stai per metterti uno sgualcito paio di jeans, vero?-
Oh, eccola, l'organizzatrice d'eventi.
-Ciao anche a te, tesoro. Sì, sono felice anch'io di sentirti. No, figurati, non stai disturbando- feci, sarcastica.
-Seriamente, Natalie, stai per indossare i jeans, vero?-
Fissai per qualche istante i pantaloni che tenevo tra le mani, e il mio silenzio fu una risposta eloquente per lei, che riprese immediatamente a parlare, animata.
-Ci potevo scommettere. E non metterai una felpa della tuta, vero? Perché potrei picchiarti. -
Storsi il naso. -La felpa della tuta l'avevo già esclusa, ma i jeans non ho intenzione di bocciarli. Non stiamo andando al gran galà, siamo solo noi quattro! - m'indignai.
-Natalie, non ho intenzione di uscire con te vestita da barbona. Chiaro? Quindi, se esci con me, abbi la decenza di metterti qualcosa di carino. E magari anche i tacchi, e non guasterebbe nemmeno un po' di matita, mh?-
-
Cosa saresti, scusa, una versione mixata di Carla ed Enzo e Clio?- la beffeggiai, piccata, gettando i miei jeans sul letto poco gentilmente.
-Ma quanto sei simpatica. Sindrome premestruale? - ribattè, con un tono acido.
-Va a cagare, Kim, con tutto il cuore.- sibilai.
-Non è colpa mia se non hai senso estetico.-
-
Se vai avanti così e ti do buca.-
-Non oseresti! E poi non ci credo che rinunceresti a passare un po' di tempo con Adam. -
-Al quale, tra parentesi, piaccio anche al naturale! - sottolineai, con un po' di stizza.
Sentii uno sbuffo dall'altra parte, e m’immaginai Kim muovere la mano in un gesto molto teatrale. -Certo, dopo che ti ha vista mezza nuda, appena sveglia, durante una crisi di pianto isterico e completamente ubriaca, direi che "al naturale" per lui sei una strafiga.- fece, sarcastica.
-Non so se hai presente la foto del mio scorso compleanno, quella dove tu avevi un foruncolo che chiamarlo "vulcano in eruzione" è un eufemismo..sai, CASUALMENTE John potrebbe vederla. Per pura casualità, ripeto. -
-Strega-
-
Ti voglio bene anch'io-

Un’ora dopo, vestita di tutto punto e pure con un filo di trucco, uscii di casa.

Adam era già lì che mi aspettava, e appena incontrò la mia figura sorrise. E mi chiesi come una persona potesse avere un sorriso del genere, capace –soprattutto- di far sciogliere un cuore. Seriamente, come avevo fatto, in tutti quegli anni, a non subirne l’effetto?

-Ehi, Miss Insalata- mi salutò, soccandomi un bacio sulla guancia, lento e dolce.

-Ehi, Mister Perversione- scherzai, intrecciando le dita delle nostre mani e rivolgendogli un sorriso sincero.

Ogni volta che lo vedevo rischiavo la paresi facciale per i troppi sorrisi zuccherosi; e il punto è che non mi dispiaceva il fatto che la sua presenza avesse questo ascendente su di me, se l’effetto era una sorta di pace con me stessa.

Oddio. Sono veramente partita.

**

-..No, aspetta, fatemi capire. Le hai fatto una confessione del genere…in un cesso? - Kim sbattè le palpebre, fissandoci allibita; -Anzi, nel cesso di una palestra? -

-..Sì- bofonchiò Adam, lasciatosi andare sullo schienale del divanetto, tutto imbronciato.

Io trattenni un sorrisetto. Ora che avevamo raccontato tutto per filo e per segno –la mia migliore amica aveva chiesto perfino com’eravamo vestiti- a Kim e John, seduti comodamente davanti ad un tavolino di un locale, effettivamente la situazione poteva sembrare assurda. Conoscevo Kim e la sua natura romantica e soprattutto perfettina, e l’idea che io e Adam ci fossimo messi insieme in un bagno puzzolente non era proprio nella sua lista delle location preferite. Lei magari immaginava un’atmosfera magica, soffusa, con musica di sottofondo e profumo di rose e lillà, con Adam che s’inginocchiava di fronte a me inneggiando il suo amore nei miei confronti.

Bhè, in quel bagno non c’era nessuna luce soffusa –in realtà, di luce proprio non ce n’era-, gli unici rumori che si sentivano erano quelli degli attrezzi e il chiacchiericcio soffuso nella palestra, di certo il profumo non era Chanel n°5, e se Adam si fosse inginocchiato, probabilmente sarebbe rimasto incollato, per quanto sporco c’era. Eppure, quel momento era stato perfetto. Non c’era una cosa che avrei voluto cambiare –beh, magari l’odore sì.

-Mondieu! Questo sfiora il limite dell’assurdo!-

Come volevasi dimostrare, Kim sfoggiò la sua indignazione. Ed era tanta, se infilava una parola in francese nella frase. Dal suo canto, Adam sembrò sprofondare ancora di più nel divanetto, con un’espressione sempre più contrita. Tanto per citare Kim: mondieu, come poteva essere così dannatamente tenero? Mi ricordava tanto Kate da arrabbiata; le sopracciglia aggrottate, le labbra arricciate e le guance gonfie e rosse per l’imbarazzo. In uno sprazzo di follia, desiderai prendergliele, quelle guanciotte, e pizzicargliele dolcemente. Ma poi probabilmente mi avrebbe incenerito con un’occhiataccia.

Così, semplicemente, mi limitai ad allungare una mano per afferrare la sua e intrecciare le nostre dita. -Non ci crederai, Kim, ma è stato perfetto così-

La presa di Adam si fece immediatamente più forte, tanto che il mio cuore perse un battito o due; poi ne perse un’altra decina, solo per lo sguardo magnetico in cui mi catturò.

-No, okay, prendetevi una camera!-

In risposta a quel commento, Johnatan ricevette tre occhiatacce contemporaneamente –da me e Adam, perché aveva rovinato il momento, e da Kim, che probabilmente si stava godendo la scenetta come se fosse al cinema.

Adam si voltò di nuovo verso di me, e sfoggiò il suo sorrisetto malizioso.

-Allora, Smith. Ti va di ballare?-

Improvvisamente, sentii ogni sentore di benessere scivolare via da me, con quella proposta. Probabilmente il mio cuore aveva smesso di battere, perché non lo sentivo più da qualche secondo. In quell’arco di tempo, il mio cervello registrò le parole di Adam, ci associò il signifato, e elaborò la risposta: assolutamente no. Non avevo intenzione di mettermi di nuovo in ridicolo; l’altra volta ero ubriaca, non sapevo quello che facevo, e mi sentivo quasi leggiadra –eppure, avevo ancora la convinzione di essermi mossa come un bufalo in una cristalliera mentre ballavo con quel.. appena formulai pensiero, rabbrividii e lo scacciai. In ogni caso, ora ero sobria, razionale, e soprattutto consapevole dei miei limiti. Uno di quelli, era la mia incapacità di muovermi a ritmo di musica, tanto più se con un ragazzo.

-Non accetto un no, tanto ti ho già vista ballare.- Adam scrollò le spalle, e si alzò in piedi tirandomi con sé. Le mie proteste non servirono a niente, nemmeno quando ci aggiunsi svariati epiteti poco carini e qualche tentativo di bucargli il braccio con le unghie.

-Adam, non sono capace-

-E quindi? Ti guido io-

-No, ti prego! - quasi implorai, arrossendo fino alle punte dei capelli. Ma guarda a che razza di punto ero arrivata: stavo pregando Adam Brown.

Questo era anche peggio di sciogliermi davanti al suo sorriso e di essermi innamorata irrazionalmente di lui. Non so se rendo l’idea della gravità della cosa.

Lui mi fissò per qualche istante in faccia, e poi alzò un sopracciglio, in un’espressione imperscrutabile.

-Okay, allora andiamo via-

-Ma che--? -

Prima che potessi ribattere, senza lasciarmi andare, mi tirò fino al tavolino dov’erano seduti ancora John e Kim, abbracciati.

I due piccioncini ci fissarono incerti –e forse, la mia espressione non era tanto diversa da quella dei miei amici.

-Io e Nat ce ne andiamo. Voi state qui, o venite con noi? -

Kim analizzò attentamente il viso di Adam; non so cosa ci lesse, ma i suoi occhi brillarono.

-Hai un’idea alternativa che spacca-

Io mi accigliai, e con me pure Johnatan. A volte la telepatia tra Adam e Kim mi spaventava.

Dal canto suo, il mio ragazzo accennò un sorrisetto furbo.

-Certamente. Dico, hai presente con chi stai parlando? - fece, gonfiando il petto.

-Abbassa la cresta, polletto- lo rimbeccò Kim, per poi scrollare le spalle. -Comunque, penso che rimarremo qua. Il mio fine l’ho raggiunto-

-Dannata pettegola!-

Al terzo dito di Kim indirizzato a me, tutti scoppiammo a ridere. Kim, con quell’espressione seccata, era così buffa che non riuscivo nemmeno a fingere di essermela presa per avermi mandato a quel paese.

-Bhè, buon proseguimento di serata- commentò Adam, con un gesto del capo e un sorriso.

Kim sciabolò le sopracciglia, alzandosi in piedi e afferrando le mani di John per far sì che lo seguisse. -Ci puoi giurare! A domani!- esclamò, spostandosi verso la pista.

Io ridacchiai, davanti all’espressione fintamente sconsolata di Johnatan, che ci salutò con un cenno della testa.

**

-Dove stiamo andando?-

-Non te lo dico-

-Dove stiamo andando? -

-Non te lo dico-

-Eddai.. -

-Ho la bocca cucita-

-Ti prego, Addy..-

-No-

-ADAM.-

-Natalie.- Il mio adorabile ragazzo sfoggiò un adorabile sorriso su quel suo adorabile faccino che avrei tanto voluto prendere a ceffoni.

Era circa un quarto d’ora che vagavamo per le vie della nostra città, e, finché eravamo ancora vicino al centro, ero stata zitta, aspettando pazientemente di arrivare dove Adam mi stava trascinando. Ma quando avevamo cominciato ad allontanarci dalle strade affollate, per prendere quelle piuttosto isolate che neanche di giorno avrei preso, mi era sembrato come minimo d’obbligo sapere dove cacchio fossimo diretti.

Purtroppo, il sopracitato adorabile ragazzo dall’adorabile viso sull’adorabile faccino che avrei tanto voluto prendere a schiaffi non era del mio stesso avviso. Si limitava a camminare con una mano nella tasca dei jeans, e l’altra stretta alla mia, senza mollare la presa nemmeno quando cercavo di scrollarla via. E sorrideva, quasi beato, mentre lo incalzavo di domande e mi rispondeva con pacatezza, ovviamente senza curarsi del mio prossimo attacco d’isterismo.

-Oh, insomma! Si può sapere dov-mh! -

All’ennesima domanda, Adam si piantò in mezzo alla via e mi tirò a sé, posando le sue labbra sulle mie per tapparmi la bocca. E, oddio, poteva zittirmi tutte le volte che voleva, se il metodo rimaneva quello.

-’ei scorretto- bofonchiai, sulla sua bocca.

Adam ridacchiò piano, facendomi sbuffare sconsolata. -Sei adorabile quando sei scocciata-

Ecco, il modo più veloce di tutti per farmi dimenticare l’incazzatura.

Seriamente, Adam come riusciva sempre ad incastrarmi? Rick in otto mesi di relazione non mi aveva conosciuto nemmeno un quarto di come Adam l’aveva fatto in sole poche settimane di amicizia.

Chissà, magari mi aveva studiata bene ai tempi dell’odio funesto, tanto da conoscere ogni mio piccolo pensiero; solo che se prima trovava i modi più stravaganti per attaccarmi e portarmi alla follia, ora cercava ogni modo per tenermi buona e farmi crollare ai suoi piedi. E ci stava pure riuscendo.

Non sapevo se essere felice, o se odiarlo.

-In ogni caso- alitò, allontanandosi di poco dal mio viso, -Siamo arrivati-

-Alleluia!-

Adam rise, stringendomi la mano e trascinandomi fino alla fine della via. Appena svoltammo l’angolo, per poco la mascella non mi cadde a terra.

-Oddio. Tu..Mi hai portato al Luna Park?-

Adam sembrò rimpicciolirsi e rabbuiarsi, quando glielo chiesi.

-Sì..pensavo fosse un’idea carina-

Probabilmente fraintendeva il mio sconcerto. Evidentemente non era così bravo a capire i miei pensieri, altrimenti avrebbe capito che, se solo non avessi avuto il mal di piedi a causa delle ballerine, mi sarei messa a saltare dalla felicità.

Oh, al diavolo.

-Carina? Stai scherzando? - a quel punto, fu impossibile non sorridere come una bambina alle giostre –che effettivamente ero. -Muoviti, devo salire almeno su tre giostre! E prendere lo zucchero filato! -

Adam ridacchiò, palesemente sollevato, e si lasciò trascinare nella mischia.

Dopo un paio di giri sulle montagne russe, uno nella casa degli orrori e aver vinto un pupazzo a forma di panda che era più grande di me, ero così euforica da fare scintille. Probabilmente sulla mia faccia persisteva un sorriso da paresi, e i miei occhi erano fuori dalle orbite come quelli dei cartoni animati –e questo, forse, era anche per la mia incommensurabile soddisfazione nell’aver trovato un punto debole di Adam. Lui, che aveva fatto tanto lo sbruffone ad arrampicarsi sul muretto che divideva casa mia da casa sua, dicendo che “non era difficile”, soffriva di vertigini. Probabilmente, non l’avrei mai scoperto, se solo non avessi insistito per salire sulla ruota panoramica, e lui non fosse stato così orgoglioso da non ammettere prima il suo piccolo problema. Perciò Adam era salito con me sulla ruota; all’inizio fingeva indifferenza, ma, mano a mano che andavamo verso l’alto, il suo viso si faceva sempre più pallido.

Così, mi sono guadagnata una scusa per accoccolarmi a lui, e posare il capo sul suo petto.

-Non avere paura.

-Non ho paura.- A quelle parole, che probabilmente risultavano incerte perfino alle sue stesse orecchie, zittii Adam con uno sguardo piuttosto eloquente. Lui mi sorrise, nel modo più semplice e adorabile possibile, guardandomi come se fossi la cosa più bella del mondo, e dopo avermi scoccato un bacio lieve tra i miei capelli, sembrò finalmente rilassarsi. -Com'è che tu hai paura di salire su un muretto e non di salire su questo coso?- mi sussurrò appena, la voce in un soffio. Era davvero spaventato!

Io ridacchiai, scrollando le spalle. -Non lo so, questa giostra mi è sempre piaciuta così tanto che a salire qui sopra non sono mai stata male. La vista è mozzafiato.-

-Oh, io preferisco non controllare se dici la verità.-

Scoppiai a ridere, per poi schiarirmi la gola.

-Mi spieghi come hai fatto ad arrampicarti sul muretto di casa tua per salire nella casetta, se soffri così tanto l’altezza?- incalzai, mentre la giostra si fermava. Sentii immediatamente Adam irrigidirsi, così cercai di distrarlo il più possibile. –Insomma, facevi tanto lo sbruffone!- scherzai, dandogli un pizzicotto al braccio che mi avvolgeva le spalle.

-Lì ci salgo da quando sono piccolo, sono abituato. E poi non è che sia tanto alto il muretto- spiegò, cercando di sembrare tranquillo e scanzonato. Nonostante ciò, lo sentivo che era ancora un po’ teso.

-Capito. Mi piacerebbe tornarci..- mormorai, per poi alzare lo sguardo ai suoi occhi e sorridendogli furba; -Ma sai cosa mi piacerebbe ancora di più?-

Adam scosse la testa, un luccichio molto simile a quello che avevo io nelle iridi chiare: come sempre, eravamo sulla stessa lunghezza d’onda per certe cose. In ogni caso, decise di rimanere al gioco: -Non saprei. Cosa ti piacerebbe?-

-Che mi baciassi mentre siamo ancora qui su, come in una classica fantasia da tredicenne innamorata.-

-Mmh..Mi piace quest’idea- mormorò, allungandosi leggermente per posare la sua bocca sulla mia. Il bacio che ci scambiammo fu come prendere la scossa: non era stato quello romantico della dichiarazione, ma nemmeno bisognoso e disperato come quello della festa o in corridoio: fu lento e misurato, appena approfondito, ma ebbe la capacità di sconvolgermi. Il mio cuore non aveva mai battuto tanto forte, e lo sguardo di Adam non era stato mai tanto intenso -nemmeno quando mi aveva detto che era innamorato di me; I suoi occhi -normalmente verde smeraldo- avevano assunto un tono più cupo, simile al verde bottiglia: ed erano da mozzare il fiato. Se possibile, lo rendevano ancora più bello.

Rimanemmo ancora per qualche secondo in silenzio, poi fu lui a spezzarlo. -Cavolo. Questo aggeggio infernale comincia a piacermi.-

Io scoppiai a ridere, dandogli un leggero buffetto. In quel momento, la giostra si fermò per farci scendere, così afferrai la mano e lo trascinai giù.

-E ora? - incalzò Adam, passando un braccio attorno alle mie spalle.

Il sorriso che mi si allargò sulle labbra probabilmente sembrava quello dello Stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie, ma non riuscii proprio a trattenerlo: -Ora prendiamo lo zucchero filato!-

Adam scosse la testa e ridacchiò, ciondolando e trascinandomi con sé sino al banchetto dei dolci. Mentre Adam si faceva preparare un'ipercalorica crèpe alla Nutella -dall'aria veramente invitante- io cominciai a spiluccare il mio gigantesco zucchero filato rosa con gusto e un sorriso ingolosito stampato in faccia. Probabilmente sembravo davvero una bambina, ma non me ne fregava nulla: portatemi al Luna Park e datemi un dolce, e divento o un agnellino o una cavalletta esagitata. In quel momento, probabilmente, sono più la seconda.

-Non ti facevo così golosa- commentò Adam, con un sorrisetto divertito, guardandomi dall'alto del suo uno e ottanta. Mordicchiai un altro po' di zucchero, impiastrarmi un po' il viso. Era un’impresa per me mangiare un dolce senza ridurmi alla stregua di un bebè tutto sbrodolato di pappetta, ma ormai chi mi conosceva ci aveva preso l’abitudine –Kim, quando mangiavamo il gelato a casa sua, per rigirare il coltello nella piaga si divertiva sempre a darmi una bavaglia.

-Mmm..i dolci sono il mio punto debole.- dissi, deglutendo. Mi portai una mano per pulirmi l'angolo della bocca dallo zucchero, ma Adam fu più veloce di me: si allungò verso il mio viso e lasciò un bacio lì dove ero impiastricciata, per poi sorridermi furbescamente.

-E tu sei il mio.-

-Oh, come siete carini!-

Arrossii furiosamente, quando la donna dello zucchero filato fece quel commento; Adam, invece, ridacchiò: -Vero? Lo dico anch'io- scherzò, prendendo il dolce che la signora, scoppiata in una grassa risata, gli porgeva.

-Grazie mille- fece Adam, prima di rimettermi il braccio sulle spalle.

Sgranocchiammo i nostri dolci chiacchierando tranquillamente- il che era era piuttosto scandaloso, considerando chi eravamo- diretti verso casa.

Era poco più di mezzanotte, ma la serata era stata così bella che non avevo voglia di staccarmi da Adam; non era uno di quei pensieri da ragazzina appiccicosa e ossessiva che non vuole separarsi dal suo fidanzato col terrore che sia stato tutto un sogno: semplicemente stare con lui era come vedersi un film comico alla tele, mangiare una bella fetta di torta al cioccolato, e leggersi un romanzo rosa, il tutto contemporaneamente. Adam aveva il potere di divertirmi e di farmi sciogliere con niente, proprio come era in grado di farmi imbestialire solo qualche mese prima.

Non che non avremmo litigato più, certo; avevo come l'impressione che tra noi due ci sarebbe sempre stato quel piccolo vizio di battibeccare per ogni singola cosa, ma in quel momento ai miei occhi sembrava una cosa normalissima. Anzi, sarebbe stato più strano se non avessimo sempre sentito quel brivido mentre discutevamo: era una cosa terribilmente nostra, qualcosa che ci caratterizzava. E poi, era nel nostro DNA aver sempre qualcosa da ridire per il gusto di contraddirci a vicenda, o farci battutine pungenti.Non saremmo stati Natalie Smith e Adam Brown.

-Allora- incalzai, svoltando nel nostro quartiere e stringendo un po' di più il mio Panda pupazzo, -Da uno a dieci com'è stata la serata?-

-Per me è stata splendida, ma hai intenzione di concluderla così?- fu la risposta di Adam, che abbassò appena il capo per incrociare i miei occhi. Sorrisi appena, sentendo un familare calore scaldarmi le guance. Era da un po' che non arrossivo per l'eccesso di felicità -non con Adam, perlomeno.

-Veramente no..- risposi sincera, accennando un sorrisetto e scrollando le spalle. -Sto bene con te.-

-Kim non ha avuto una brutta idea a organizzare questa cena a quattro. Ma la mia di andare al Luna Park devi ammettere che era geniale.-

Rimasi un po' perplessa dalla sua risposta, non c'entrava propriamente con il discorso precedente. Ma Adam aveva una mente piuttosto contorta, l'avevo imparato a mie spese, e la maggior parte delle volte o bisognava leggere tra le righe, o farlo direttamente proseguire con le spiegazioni.

-Ammetto è stata una serata alternativa.- concessi, facendogli la linguaccia, -Ma con questo..?-

-Con questo- proseguì lui, -vorrei che tu valutassi anche la mia nuova idea..-

-Che sarebbe?- incalzai, curiosa. A meno che non fosse stato illegale, avrei probabilmente accettato qualunque cosa mi avrebbe proposto. -Ti va di dormire ancora nella casetta?- domandò fintamente tranquillo, guardando verso casa sua, come se avesse paura a guardarmi in faccia e leggerci una brutta espressione. Peccato che sulla mia faccia non ce ne fossero, di brutte espressioni: l'unica cosa che ci avrebbe trovato, probabilmente, era un sorriso sognante da ebete. Non avrei potuto domandare di meglio, sinceramente.

-Sì, mi va.-

Adam si voltò verso di me immediatamente, gli occhi verdi che mi fissavano sbalorditi. -Che c'è?- scherzai, -Pensavi che ti avrei preso a pugni dandoti del pazzo ?-

Lui ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli spettinati, -Sì, una cosa del genere.-

-Quindi?- domandai. -Dormiamo lì?-

-Se te l'ho chiesto!- fu il commento di Adam, con tanto di espressione ironica da schiaffi. Tuttavia, ahimé, non riuscii a non alzare gli occhi al cielo senza essere almeno un po' divertita. -Però forse è il caso di far credere ai nostri genitori che abbiamo dormito nei nostri letti.- riflettè, arricciando le labbra in una smorfietta assolutamente adorabile.

No, seriamente. Presto o tardi sarei morta di diabete per i commenti zuccherosi che partoriva la mia mente, era completamente degenerata.

-Molto saggio.- commentai, pensierosa. Se mio padre non mi avesse trovato nel mio letto, probabilmente avrebbe chiamato la CIA, pur di riportarmi a casa. Se poi mi avesse scoperta con Adam -perché oltre la CIA avrebbe chiamato Emma, e lei sapeva sempre tutto, anche quante volte andavamo in bagno io e Adam- non avrei più avuto un ragazzo.

-Okay. Ora andiamo a casa, diamo la buonanotte a tutti e tu ti metti il pigiama con le mucche.- ragionò velocemente Adam, passandosi per l'ennesima volta la mano tra i capelli. Era normale adorare così tanto un dannato gesto? C'era da dire, però, che lo faceva con veramente tanta classe: i modelli delle pubblicità dei prodotti per pettinature maschili non riuscivano ad essere tanto incisivi dal portarmi ad adorare dei fottuti capelli come faceva Adam.

-Intanto io preparo il sacco a pelo e un termos con qualcosa di caldo, non si sa mai. Quando è tutto pronto ti invio un sms, va bene?-

Presa com'ero tra i miei pensieri -nei quali, ovviamente, lui e la sua chioma spettinata erano i protagonisti assoluti- impiegai qualche secondo a riconnettermi con la realtà e a seguire il filo del discorso del mio ragazzo. Mio ragazzo: ma quanto suonava bene? No, okay. Questo era penoso.

Scossi la testa leggermente, come per riprendere coscienza di me stessa -me stessa?, non ero più nemmeno sicura di come mi chiamavo, da quando Adam aveva stravolto il mio mondo.

-Okay. Va bene.- annuii, avviandomi verso il mio cancelletto.

-Ehi, ma dove vai?- Adam mi afferrò e mi trascinò indietro da lui, abbracciandomi. -Non mi dai nemmeno un bacio per salutarmi?-

Mi accigliai, leggermente inebetita -tutto regolare, insomma, dato che avevo a dieci centimetri dalla faccia quella di Adam. -Ma ci vediamo tra poco.-

-Smith, ormai anche solo un minuto senza di te mi fa morire.- fece, con un tono quasi saccente.

-E pensare che prima morivi se stavi più di un momento con me!-

-La cosa era reciproca. Eppure, sai cosa? Ora stiamo assieme, e stasera dormiremo ancora nello stesso sacco a pelo.- detto ciò, Adam mi lasciò un bacio sulle labbra. -A dopo. Tieni sott'occhio il telefono!-

Non appena entrai in casa, mi assicurai di salutare mio padre -seduto sul divano del salotto, le occhiaie per la stanchezza: stava crollando dal sonno, ma iperprotettivo com'era non sarebbe riuscito a dormire senza avermi vista rientrare.

Non appena mi vide sana, salva, e con un sorriso tranquillo i muscoli del suo viso si rilassarono, tanto che pensai che da un momento all'altro avrebbe chiuso gli occhi cadendo beato tra le braccia di Morfeo -mamma, come sono poetica stasera.

Gli scoccai un bacio sulla guancia, mormorandogli di andare a letto: Richard non se lo fece ripetere due volte, e dopo avermi dato la buonanotte ciondolò di sopra -con me dietro di lui per paura che si addormentasse in piedi sulle scale- per poi trascinarsi in camera da letto.

Io mi spostai in camera di Rose silenziosamente: mia sorella sembrava beatamente persa nel mondo dei sogni, così non avrei avuto problemi a sgattaiolare via da lì.

Presi il pigiama ripiegato sul letto e mi spostai in punta di piedi in bagno per darmi una sciaquata. Avevo appena infilato la mia mise da notte -mi chiedevo quanto sexy Adam mi avrebbe trovata, con quel coso addosso - da uno a dieci, forse zero- , quando il cellulare vibrò, segno che era pronto.

Dovetti tornare in camera mia per infilarmi le ciabatte, ma quando stavo per uscire di nuovo, Rose si mosse. -Dove stai andando?- bofonchiò con voce impastata, passandosi una mano sull'occhio.

-Vado a dormire con Adam.- le risposti, tanto non sarebbe stata lei a trattenermi. E, in ogni caso, se ne sarebbe accorta la mattina dopo.

-Ah, okay. Usate il preservativo- commentò, per poi tornare a dormire.

Ero basita, e impiegai qualche secondo a smuovermi dal mio shock temporaneo. Mia sorella non era in sé -grazie al cielo-, quindi era meglio soprassedere. Sicuramente, non appena l'avrei raggiunto, avrei raccontato questa cosa a Adam. Si sarebbe sicuramente squartato dalle risate - o forse no.

Il cellulare vibrò ancora, così decisi di darmi una mossa. Quando uscii di casa, trovai Adam ad aspettarmi.

-Finalmente!- commentò. Il suo sorriso sincero tradiva largamente il suo tono esasperato, ma gli feci comunque una boccaccia.

-Sei tu che sei esageratamente veloce!-

Adam ammiccò. -Avevo voglia di vederti.-

-Anche se sono passati solo dieci minuti?-

Quello scemo si portò una mano alla bocca, assumendo un'espressione sbalordita: -E' passato così tanto?

Ridacchiai, scuotendo la testa: Adam era assurdo, veramente. Ma lo adoravo anche per questo. -Forza, idiota.-

Adam ghignò, per poi precedermi mentre ci avviavamo nel giardino di casa sua. Stavolta, grazie al cielo, ebbe il buon gusto di farmi salire dalle scalette. Probabilmente la ruota panoramica lo aveva provato abbastanza, quella sera.

Fu involontario, poi, pensare al bacio che ci eravamo scambiati su quella giostra; il mio cuore perse un battito, e il mio stomaco si contorse con una fitta.

Evidentemente, anche Adam ci aveva appena pensato, perché non appena misi piede nella casetta mi attirò a sé per baciarmi. Senza fretta, con la consapevolezza di avere tutto il tempo del mondo solo per noi, quella sera.

-Ho portato la cioccolta calda..- mormorò sulle mie labbra, staccandosi appena.

Sorrisi: -Ottima scelta.-

-Saremo così drogati di cioccolato che non riusciremo a dormire.-

-Tanto lo sapevamo già che non avremmo dormito tanto.- ribattei, scrollando le spalle e allontanandomi da lui per sedermi sul sacco a pelo blu in cui avevamo dormito anche qualche settimana prima.

Adam mi seguì poco dopo, accoccolandosi contro la mia schiena e abbracciandomi da dietro.

-Lo so che non è passato molto dall'ultima volta che te l'ho detto, ma mi hai stravolto la vita, Nat.-

Feci staccare il suo petto dalla mia schiena allontanandomi di un po', giusto per riuscire a guardarlo in faccia.

-Non hai idea di come tu lo abbia fatto con la mia.- mormorai in risposta, per poi girarmi del tutto e abbracciarlo con forza. Adam sorrise sui miei capelli, lasciandosi andare all'indietro e facendo sì che mi accoccolassi più comodamente sul suo petto.

-Ti amo, Adam..- sussurrai appena. Era la prima volta che glielo dicevo chiaro e tondo, e il mio cuore sembrava volermi uscire dal petto, nonostante temessi che non mi avesse sentita.

Ma evidentemente avevo sottovalutato il suo udito da musicista.

Perché Adam mi aveva sentita, e ci mise solo un secondo a coinvolgermi in un bacio mozzafiato, ancor più profondo e intenso di quello di quella sera, quello sulla ruota panoramica; le sensazioni erano le stesse, solo..moltiplicate all'ennesima potenza.

Allo stesso modo, non ci impiegai molto per capire che mi sarebbe piaciuto andare oltre, quando il bacio si fece meno lento e più frenetico e passionale. Le mani di Adam avevano trovato posto sui miei fianchi scoperti, le mie alla base della sua schiena, mentre la sua bocca scendeva leggermente sul mio collo, facendomi sospirare e mugolare.

Non era la mia prima volta in assoluto, ma sarebbe stata la prima volta con Adam, la prima con un ragazzo di cui ero veramente innamorata. E questo bastò per lasciarmi andare, nonostante il cuore quasi sembrava volesse sgusciarmi fuori dal petto, tanta era l'agitazione.

Fare l'amore con Rick mi era piaciuto: lui era il mio primo ragazzo, ero stata bene e lui dolce e attento.

Farlo con Adam, però, fu indescrivibile, sconvolgente, appagante. Ma soprattutto, mi sembrò di dividere veramente una parte d'anima con lui. E forse a rendere tutto più intenso erano stati i miei sentimenti per lui; perché con Rick ero sì presa, ma Adam lo amavo. Ed era stata tutta un'altra cosa.

-Tutto okay?- mormorò dopo un po', rompendo il silenzio familiare che era caduto. Ero arrivata a pensare che che si fosse addormentato.

-Mai stata meglio.- risposi semplicemente. Ero così..felice, che il sorriso non mi si sarebbe cancellato dalla faccia per i prossimi vent'anni, probabilmente.

Poi il silenzio ricadde, e io chiusi gli occhi, ascoltando il ritmo cadenzato dei battiti del suo cuore, tenendo il capo appoggiato sul suo petto, proprio all'altezza del suo cuore. Era un qualcosa capace di rilassarmi terribilmente.

-Sento il tuo cuore battere- mormorai, piano. Prima batteva più forte, ora stava cominciando a rallentare la sua corsa, come se si fosse abituato: o soffriva di tachicardia, oppure era la mia presenza a fargli quell’effetto. Sinceramente, non volevo saperlo: preferivo illudermi di fargli venire il batticuore solo abbracciandolo.

Sentii la mano di Adam sfiorarmi i capelli, e d’istinto sospirai. Come il silenzio che era caduto, ormai mi era famigliare anche quel gesto. Mi piaceva quando giocava distrattamente con una ciocca dei miei capelli, quando li arricciava tra le dita o mi ci sfiorava il viso. Sapeva farmi rilassare, esattamente come il ritmo cadenzato del suo respiro.
-Comincio a pensare che continui a battere solo per te- rispose, con calma. Al contrario, il mio povero cuore non reagì con altrettanta tranquillità, perdendo qualche battito. Poi mi accorsi che anche il suo era inciampato in qualche singhiozzo, mentre parlava

Il sospiro di Adam mi sfiorò la fronte. -Cavolo, Nat, ma cosa mi hai fatto?- Non fiatai, era evidente che fosse una domanda retorica; infatti poco dopo proseguì. -Mi hai rincoglionito completamente.Hai perfino tirato fuori il meglio di me. Continuo a chiedermi come tu possa esserti veramente innamorata di me.-

-Beh, non so nemmeno come, ma è così. E' stato ed è più forte di me, Adam. E potrei farti la stessa domanda, ma non te la farò. Mi basta sapere che davvero mi ami per essere felice.-
Sentii le sue labbra posarmi un soffice bacio sui capelli, con cui prese di nuovo a giocchicchiare distrattamente.
-Quindi non sei pentita..-
Quella che doveva essere un'affermazione sussurrata di Adam, ma che invece sembrava più una domanda, mi lasciò per un attimo spiazzata. -No che non sono pentita, Adam. Tu..tu sì?-
-No! No, certo che no, non pensarlo nemmeno!- rispose immediatamente, quasi fosse terrorizzato dal fatto che potessi davvero credere una cosa simile. Sentii l'enorme macigno appena comparso sul mio cuore dissolversi come si era posato in un secondo.
-E' che..sei stata la prima, per me-
-Oh.-
-Già- No, no! Un momento, io non volevo uscirmene con uno stupido 'oh'! -Delusa?
In quel momento non riuscivo a capire proprio il suo tono di voce, così mi sollevai appena per riuscire a guardarlo negli occhi. Scossi la testa, lentamente, osservandolo: aveva un'espressione indecifrabile.
-Non delusa, solo..sopresa. -
-Te l'avevo detto che ho avuto poche storie e che non sono un puttaniere- disse, scrollando le spalle.
-La cosa mi lusinga- scherzai, allungandomi fino ad essere faccia a faccia con lui -E così, ho macchiato l'animo candido di Adam James Brown.- soffiai sulle sue labbra, con un sorriso.
Anche Adam sembrò rilassarsi di più, ora. Speravo non avesse seriamente paura che lo sfottessi per questa cosa; stavo scherzando, ma lo facevo per farlo rilassare, non per metterlo a disagio.
-Candido non troppo, però.- ripresi, continuando con lo stemperamento della tensione, -Magari color panna. E' un reato meno grave-
Lui ridacchiò appena, per poi scoccarmi un bacio sulle labbra. -Tu sei pazza.-
-Già. Penso di aver perso l'ultimo briciolo di ragione stanotte. Con lo zucchero filato, ovviamente.- commentai, facendogli una boccaccia.
Adam scosse la testa, fintamente scandalizzato. -Hai portato via la mia innocenza, e continui a preferire i dolci a me. Potrei scegliere la crèpe alla Nutella invece che te.-
-Fai pure, vorrà dire che mi metterò insieme al mio zucchero filato.-
-Sì, ma con la velocità con cui lo divori rimarresti vedova molto presto!- ribatté Adam, facendomi ridere.
Tranquillizzata dal sorriso sereno sul suo viso, mi accoccolai di nuovo sul suo petto, all'altezza del cuore, dove lasciai un bacio.

**

-Romeo, forse è meglio che torniamo a casa..- mormorai, accarezzandogli dolcemente i capelli.
Quando mi ero svegliata, quella mattina, avevo scoperto che durante la notte i nostri ruoli si erano invertiti. Se prima io avevo usato Adam come cuscino, ora era lui che teneva la testa appoggiata dolcemente a me. E mentre lo svegliavo, era impossibile non liquefarmi come una gelatina: sarà stata l'atmosfera di quella notte che ancora permeava ogni angolo della casetta, sarà stato lui che era semplicemente magnifico, ma mi sembrava di fluttuare.
-Adam..se non ci trovano sono guai..- riprovai, sfiorandogli la spalla per smuoverlo un po'.
-Mmmh..non ho voglia di alzarmi e andare a casa..voglio stare qui con te.- borbottò, e, come per sottolineare il concetto, si abbarricò ancora di più a me.
Sbuffai una risata: avrei voluto fare l'esasperata, ma la verità era che anch'io sarei stata volentieri tutto il giorno lì con lui.
Mamma mia, avere un ragazzo mi rendeva la persona più melensa dell'universo. O per meglio dire: avere Adam come ragazzo mi rendeva la persona più melensa dell'universo.
Il suddetto mi lasciò un bacio leggero sul collo, e ci sfregò dolcemente il naso, provocandomi uno scompenso cardiaco. -Ti trasferisci a casa mia? Così dormiamo tutte le notti insieme e ti uso come materasso.-
-Sarebbe un'idea carina.- scherzai, -Ma se non torniamo a casa potrebbero venirci a cercare.-
-Ma non sanno dove siamo.-
-Adam, stai scordando chi è tua madre.- gli dissi, e lui ridacchiò, annuendo.
-Forse hai ragione.- concesse, alzando il viso e baciandomi le labbra lievemente. Evviva i baci mattutini al fiato pesante che con Adam risultavano la cosa più bella del mondo, alè! -Buongiorno.- mormorò con voce carezzevole. Se fossi stata in piedi, le gambe mi sarebbero cedute, poco ma sicuro. Una voce come la sua, roca dal sonno, era da infarto.
-'Giorno anche a te. Comunque, io ho sempre ragione.- e gli diedi un leggero colpetto alla spalla e per farlo spostare. Adam alzò gli occhi al cielo e rotolò al mio fianco, mettendosi seduto. -Okay. Spero solo che qualche vestito non sia volato giù dalla finestra.- scherzò, allungandosi per prendere la sua t-shirt.
Io ridacchiai, tirandomi su a mia volta e perdendomi ad osservare la sua schiena. Avevo scoperto di avere un vero e proprio pallino per le sue spalle e le sue braccia: erano la cosa più sexy che io avessi mai avuto il piacere di vedere.
Adam si voltò, cogliendomi sul fatto, e mi rivolse un sorriso malizioso. -Che c'è, ti sei incantata?-
-Certo che no. Riflettevo.- ribattei con nonchalance, infilandomi velocemente la giacca del pigiama.
-Continua pure a riflette sulla mia magnificenza.- mi prese in giro, facendomi sbuffare divertita.
Adam Brown era la persona più bella -sia esteriormente che interiormente- che avessi mai visto, davvero. Ero felice di aver abbassato l'ascia di guerra, quel giorno in cui lui aveva la febbre, ed ero anche gelosamente orgogliosa e lusingata di poterlo ritenere mio. E poi, io ero stata la sua prima volta; sotto sotto, ero davvero sollevata di essere stata l'unica con cui aveva fatto l'amore. E per un momento avrei voluto essere anch'io vergine, e dargli tutta me stessa; ma era stato un pensiero veloce, perché avevo capito che era stata comunque la notte più bella della mia vita, e che probabilmente l'avrei ricordata per sempre.

-Allora, Suor Panterona, sei pronta?-
Il commento di Adam mi riscosse dai miei pensieri, così finii di vestirmi e lo aiutai ad arrotolare il sacco a pelo.
-Questo lo prendo dopo, non vorrei che mamma facesse domande.- Piuttosto logico, Adam aveva ragione.
Mi stavo avviando alla scaletta per scendere, già nella prospettiva di essere silenziosa, scattante e di non rompermi l'osso del collo, ma ovviamente, come se non potesse farne a meno, Adam mi riacciuffò da dietro e mi strinse a sé. -Oggi ci vediamo?-
Ma era un vizio, quello di mormorarmi nell'orecchio? Non sapeva che rischiava uno stupro istantaneo, oppure, peggio, un mio collasso psico-fisico?
Cavolo, avevo il cuore che scalpitava.
Mi schiarii la gola, sentendo le sue labbra posarsi dolcemente sul mio collo. -Allora?
-Non saprei. Abbiamo scuola domani, dovremmo anche studiare..-
-Che ne dici se studiamo insieme?- incalzò lui. Credeva davvero che saremmo riusciti a studiare, io e lui nella stessa stanza? L'ultima volta che ci avevamo provato, eravamo finiti ad un millimetro dal baciarci e io gli avevo chiesto che dentifricio usava. Ora che avevamo il via libera dal baciarci, dubitavo ci saremmo fermati per fare quella futile cosa che era studiare.
E forse fu proprio quella prospettiva allettante a farmi parlare: -Perché no. Ma studiamo per davvero.-
-E certo. Che altro dovremmo fare?- fece Adam, retorico, con un sorrisetto che non preannunciava nulla di buono. O forse no.
-Okay. Allora ci sentiamo dopo.- Gli diedi un veloce bacio sulla guancia, facendolo sorridere come un ebete. Poi sciolse la stretta e mi lasciò scendere, seguendomi immediatamente dopo. -Aspetto con ansia la tua chiamata!- scherzò, portandosi una mano al cuore e l'altra alla fronte, con fare drammatico.
Che diva che era il mio ragazzo, pensai, mentre alzavo gli occhi al cielo e ridevo.
-Contaci!- ribattei, facendogli un cenno prima di salutarlo.
Quando entrai in casa, stavo ancora ridacchiando tra me e me.

**

AAP [Angolino Autrice Penitente]
Innanzitutto, salve a tutti. Alla bellezza di mezzanotte e trendadue, sto riuscendo ad aggiornare. Penso ormai si sia capito che sono una ritardataria cronica, sia ad aggiornare, sia nella vita. Chiedo scusa per l'ora, ma sono appena tornata a casa. E chiedo scusa anche per l'assenza dal sito, solo per ribadire quello che ho detto oggi nell'avviso pre-postaggio. Insomma, tra crisi di trama, voglia e tempo, credo di essere tornata in me e sono pronta a ricominciare a scrivere come si deve. E, possibilmente, a postare con un ritmo accettabile.

Allora. Che dire, capitolo bello lunghetto, eh? Diciamo che mi sono lasciata prendere la mano, quando è ritornara l'ispirazione -e si vede, direi.
Credo che sia uscito proprio come lo volevo, anche se forse ci sono stati più momenti fluff tra Nat e Adam che altro (ma a voi non dispiace, nevvero?) Di solito nei miei capitoli c'è più spazio per la famiglia dei due e dei loro amici, ma questo era quasi interamente dedicato alle mie creaturine che avevo perso di vista in questa pausa dalle Originali. Un po' per farmi perdonare da voi, un po' perché lo dovevo a loro.
E allora, direi che ci sono state anche delle sorpresine, no? L'avreste mai detto che Adam era vergine? (io no XD) Che poveretto, si fa anche dei patemi mentali -io lo so, ve lo assicuro u.u Mentre Natalie è praticamente in brodo di giuggiole.
Non so, voi che ne pensate del fatto che li ho fatti andare a letto insieme? Era troppo presto, secondo voi? Io non saprei, secondo me ci stava. Non stanno insieme da tanto, è vero, ma dal momento che io -come tutte voi- sono convinta del fatto che loro siano fatti per stare insieme da 19 capitoli fa e che anche loro lo volevano intensamente..bhé. Ecco tutto. E poi sono grandi e vaccinati. E si amano tanto. E poi per Addy era la prima volta :3
Okay. Io..stacco qui. Spero che leggerete questo capitolo, nonostante l'ora -magari domani ^^"- e nonostante la luuunga pausa -per cui vi chiedo ancora scusa.
Spero non ne siate rimaste deluse.
Un bacio enorme.

  
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