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Autore: Gaia Bessie    12/07/2012    10 recensioni
Iris è una ribelle, Iris odia le persone che la paragonano a sua madre Katniss, Iris vuole distinguersi dalla massa. Storia di una ragazza diversa, di una ragazza speciale.
[Dal testo]
Non sanno che qui, nel riesumato Distretto 12, si riunisce un gruppo di ragazzi di cui io faccio parte. Potremmo sembrare un semplice gruppo di amici, ma nessuno conosce il nostro vero scopo.
Noi riesumeremo gli Hunger Games.
Probabilmente nessuno dei miei genitori sarebbe d’accordo. Loro sono gli sfortunati amanti del distretto 12, sono stati i nostri tributi, hanno lottato nell’arena. Mia madre ha rischiato di perdere mio padre più di una volta, entrambi sognano ancora gli orrori che hanno vissuto.
Non so spiegare perché voglio prendere parte agli Hunger Games. Penso che sia perché voglio eguagliare mia madre, essere l’unica sopravvissuta. Voglio essere speciale.
Nel bosco nessuno può sentirci, nessuno può trovarci. Siamo tredici ragazzi e tredici ragazze, tutti intenzionati a proporci come Tributi per questa nuova edizione degli Hunger Games.
Alcuni di noi cercano la gloria, io cerco di distinguermi da mia madre. Io vincerò gli Hunger Games.
(KatnissxPeeta, OCxOC)
Genere: Angst, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Finché morte non ci separi'
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Finché morte non ci separi
II: Pareti sottili


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Le pareti sono troppo sottili, in questo posto. O, forse, sono io che ho l’udito troppo fine. Intanto, li sento chiaramente, attraverso la parete ed il respiro mi si blocca in gola, le lacrime bagnano le ciglia.
I sussurri di mia madre sono qualcosa che non riesco a sopportare, forse non farebbero così male se riuscissi a capire cosa sta dicendo. Sanno di angoscia, mi fanno pensare a quelle fredde notti di dicembre che non ho mai saputo sopportare. Mia madre assomiglia tremendamente a quelle notti, quelle in cui non riesco quasi a respirare per il freddo e mi sento sola e abbandonata. Sono nata durante una di quelle notti ma non riesco a sopportarle, le odio. Amo il sole, non il freddo.
Mia madre sconfigge sempre il freddo, io perdo sempre. Katniss è la ragazza in fiamme ed io sono il niente.
Da bambina non facevo altro che fantasticare sui miei genitori. La loro mi sembrava una storia romantica, due anime gemelle che si erano trovate. Ero una sciocca, ancora non sapevo la verità.
Non sapevo che il loro amore era nato da una farsa e che era sbocciato fra il sangue. Non sapevo niente, ero solo una bambina. Ancora oggi mi chiedo se non ci sia qualcosa che i miei genitori si ostinano a nascondermi.
Un sospiro più forte degli altri, poi… il silenzio. Una corrente che t’inghiotte e che non ti lascia scampo, ti trascina ovunque, sott’acqua. Lì dove i rumori del mondo sono attutiti e l’acqua ti fa bruciare gli occhi, riesci solo a pensare che tutto sta per finire.
Mi è sempre piaciuta l’acqua e, per lo stesso principio, ho sempre amato il silenzio. Will è diverso: sente sempre l’esigenza di rompere il silenzio con le parole, odia l’acqua.
Non sento più niente, ma so che nell’intimità della loro camera da letto, mio padre sta sussurrando due parole che non dovrebbero mai essere pronunciate. Quando le pronunci, finisce sempre tutto, eppure mio padre non riesce a fare a meno di pronunciarle ogni notte, quando hanno già scostato le lenzuola e le pareti troppo sottili mi permettono di sentire.
Sono parole impronunciabili, eppure devi dirle. Altrimenti muori.
Quel “ti amo” pronunciato da mio padre risuona in questa stanza dalle pareti troppo sottili, non mi permette di dormire. Mi chiedo se sia mai esistito un uomo capace di dire “ti amo” con la stessa naturalezza con cui lo dice mio padre. Non ho mai sentito mia madre mentre pronunciava quelle due parole, probabilmente le pronunciava talmente piano che solo mio padre poteva sentirla. O forse non le pronuncia mai…
Chiudo gli occhi, cercando di smettere di pensare. Ma le pareti sono troppo sottili ed io sento parole che non vorrei mai sentire. Le due parole impronunciabili. Quelle che le pronunci e poi muori.
“Ti amo” e per la prima volta le sento pronunciate dalla voce di mia madre. Non sento la risposta di mio padre, ma vedo il suo sorriso. Ha un sorriso strano, mio padre: si apre lentamente, ma illumina tutto il viso. Il sorriso di Will è diverso, è più spontaneo, più innocente.
Scosto le coperte e scendo dal letto, rinunciando all’idea di dormire. Sospiro, mentre apro la porta dello scompartimento ed esco, a piedi nudi ed in camicia da notte lilla.
Mi fermo davanti alla porta della stanza dei miei genitori. Ascolto.
Sento solo il fruscio delle lenzuola e qualche sospiro appena udibile. Non parlano più.
La mia mano scivola sul pomello della porta. Non apro la porta, busso leggermente, come se non volessi farmi sentire.
Un sospiro mi fa capire che mi hanno sentita.
-Entra- sussurra mia madre.
Sento dei passi e la porta che si apre. È mia madre ad aprire la porta, una vestaglia leggera sulle spalle, la camicia da notte spiegazzata.
-Dai, vieni- sussurra, mentre si sposta di lato, per farmi passare.
-Dov’è Will?- domando, mentre lei chiude la porta.
Lei fa un cenno con la testa, mentre indica il letto. Will si è addormentato in un angolo, accanto a nostro padre, come un bambino.
-Dorme- sussurra mia madre, il fantasma di un sorriso sul volto.
-Mamma…- mormoro, senza sapere bene cosa dirle. Non le chiederò scusa. Non potrei.
-Andrà tutto bene- osserva. –Non preoccuparti-
-Non ho paura- osservo. –Non ho mai paura-
Lei sorride, come se volesse contraddirmi, dirmi che non ho paura.
-Tutti hanno paura di qualcosa- osserva, tranquillamenete. –Di cosa hai paura?-
Prima di parlare, controllo se mio padre è ancora sveglio: dorme, insieme a Will..
-Di non essere alla tua altezza- sussurro. –I-Io… non voglio essere paragonata a te. Sono diversa-
-Assomigli a tuo padre- osserva, pensierosa.
-Lo, so- rispondo. –Ho i suoi…-
-No, non sono solo gli occhi. Siete simili dentro- osserva. –Hai ragione: io e te siamo diverse, ma le persone non possono capirlo. A volte, quando tu non capisci le persone e loro non capiscono te, la cosa migliore da fare è ignorarle-.
-Come fai tu?- sussurro, pungente.
Lei annuisce, impassibile. –Come faccio io- concorda. –Iris…-
-Lo so- la interrompo. –Devo prendermi cura di Will-
-No- risponde, sorprendendomi. –Ti voglio bene-
-Bugia- sussurro, come faceva papà, quando da bambina, mentivo. –Tu non vuoi bene a me. Vuoi bene alla parte di me che ti ricorda nostro padre. Non mentire, non ce n’è bisogno-
-Ci sono cose- sussurra –che tu non puoi capire, Iris. Non parlare di queste cose. Non sai che errori stai commettendo-
-Sto dicendo la verità- osservo. –A volte è brutto sentirsi smascherati, non è vero?-
-A volte è brutto essere giudicati dalle persone, non è vero?- sussurra lei, di rimando.
Alzo le spalle e faccio per uscire dalla stanza.
-Resta con me- sussurra mia madre.
Mi volto ed incrocio il suo sguardo insostenibile. –Non aspettarti che io dica “sempre”- rispondo. –Non sono come te, non sono come papà. Ricordatelo-
E ritorno nella mia stanza, in punta di piedi. Ma le pareti sono troppo sottili e continuo a sentire le parole di mia madre.
-Katniss…- sussurra mio padre.
-Lo so- dice mia madre, fredda. –Non c’è bisogno che lo dici, Peeta. Sbaglio sempre con lei-
-Stiamo sbagliando entrambi- risponde mio padre, calmo. –Ma lei è così…-
-Sfuggente- sussurra mia madre.
-E’ come te ma non lo è.- mormora mio padre, assorto.
Smetto di ascoltare. Non m’interessa, non voglio sapere cosa pensano di me. Ormai è fatta: vincerò gli Hunger Games.
Brillerò così tanto che nessuno si ricorderà più di mia madre. Sarò io la nuova ragazza in fiamme.
E nessuno mi chiamerà più “la figlia degli sfortunati amanti del Distretto 12”. Sarò Iris.
Ed è tutto quello che voglio essere: Iris.
Apro la porta della mia stanza ed entro. Silenzio. Non faccio altro che cercare di mettere a tacere le voci nella mia testa. A volte ci riesco, a volte no.
Mi stendo sul letto. Chiudo gli occhi. Buio.
Mi sembrano passati solo pochi minuti, quando riapro gli occhi. Invece devono essere passate ore, dato che la luce mi ferisce gli occhi. Will sorride, accanto a me e saltella sul materasso.
-Sei sveglia- osserva, contento.
-Ti facevo più perspicace- mormoro, la voce impastata dal sonno.
Mi fa la linguaccia e si stende accanto a me, in silenzio. Chiudo gli occhi, sperando di poter tornare fra le braccia di Morfeo per qualche minuto.
-‘Ris?- domanda, in un sussurro.
-Will, cosa vuoi?- bofonchio, infastidita.
-Ieri mamma ha pianto- mormora, dispiaciuto. –Quando tu te ne sei andata. Si è coricata fra me e papà ed ha pianto sui miei capelli. In silenzio, perché non voleva che la sentissi, credeva che mi fossi addormentato. Ma io ero sveglio, ‘Ris. È stato bruttissimo…-
Fa una pausa e mi guarda negli occhi, il mio fratellino dagli occhi insostenibili. –‘Ris, cosa sta succedendo?- domanda. –Mamma non piange mai. Cosa sta succedendo?-
-Niente- sussurro. –Và tutto bene-
Lui mi guarda e fa un sorrisetto storto. –Bugia- dice, con voce cantilenante. –Non mentirmi. Cosa sta succedendo?-
Sospiro. –Ho combinato un bel guaio, Will- ammetto.
Alza le spalle. –Questo lo sapevo- dice, ridendo. –Non fai altro che combinare guai, da quando sei nata. No, Iris, non voglio sapere cosa hai fatto o perché siamo qui.-
-Cosa vuoi sapere, allora?- domandò, stizzita. –Parla chiaro, Will-
Con la mano si scompiglia i capelli, allontanandoli dal volto. –Cosa hai detto a mamma?- domanda.
-La verità- rispondo, fredda. –A volte non è piacevole sentirla-
Sbuffa, mentre si allontana da me. –Sei una sciocca, Iris- sussurra. –Non capisci che lei ti ama più di ogni altra cosa? Sei sua figlia!-
-Non è vero- sussurro. –Will, non prendermi in giro! Lei vuole bene solo a te e a nostro padre-
Lui sorride, amaramente, mentre si alza. –Non so come fai a crederci davvero- osserva. –Tu non capisci quanto sia difficile-
-Cosa?- domando, perplessa. –Will…-
Una lacrima solca il suo volto. Assomiglia vagamente ad un angelo. Un angelo in lacrime.
-Come credi che mi senta?- mormora, dolcemente. –Sempre ad accontentarmi delle briciole. Sempre a guardare mamma che cerca di comprenderti, di farti capire che ti vuole bene. Sempre a raccoglierla quando si accorge che tu non capisci niente. Sempre a guardarti, mentre cerchi di metterti in mostra, sempre ad invidiarti. Sempre da solo, l’eterno secondo. Mai una possibilità, per farle capire che io le voglio bene per davvero. Iris, credi davvero alle bugie che racconti?-
Mi guarda, sconvolto, il viso contratto in una smorfia indecifrabile.
-Non hai idea di come ci si senta- sussurra. –Sei sempre al centro dell’attenzione, con le tue bravate. Ma tu non lo capisci. Non capisci niente-
-Will…- mormoro, mentre lui si asciuga le lacrime.
-No, Iris- risponde Will. –Sono stanco. Devi smetterla. Non importa se fai soffrire me o papà. Ma in dodici anni di vita ho visto nostra madre piangere pochissime volte. E non voglio che stia male per colpa tua. È finito il tempo delle ribellioni e delle liti, Iris. Moriremo presto-
E poi esce, senza fare rumore. Qui non possiamo urlare, non possiamo sbattere le porte. Dobbiamo fare attenzione: chiunque potrebbe sentirci.
Le pareti sono troppo sottili. Non solo quelle delle stanze.
Quelle del cuore sono le pareti più sottili del mondo. E se si rompono, finisce tutto.
Quelle del cuore di Will si sono incrinate…






Bessie’s Corner:
Allora… questo cap. Non immaginate quanto ho pianto durante il discorso di Will ç_ç
Per questo cap. dovete ringraziare, come sempre, la mia carissima Emma Wright che mi sopporta e pretende di leggere i miei spoiler xD
Ovviamente ringrazio tutti quelli che si sono soffermati su questa ff, mi avete resa tremendamente felice con tutte quelle recensioni *^*
Un grazie speciale va alla mia fida recensitrice\stalker\quasi omonima BeeMe, che recensisce tutto quello che scrivo.
E… direi che ho finito. Il prossimo capitolo arriverà entro giovedì u.u
Bess
   
 
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