Nuovi Incontri
Nonostante
Eragon si fosse coricato da quasi sei ore non riusciva a dormire, o meglio a entrare nella veglia sognante che si era sostituita al suo
sonno dalla cerimonia dell’Agaetì Blodhren, a quel punto decise di alzarsi.
Si avvicinò a catino
pieno d’acqua e si sciacquò il viso, per poi andare a distendersi su un fianco
di Saphira, la dragonessa dormiva, per un attimo il senso di conforto che
provava nel vederla lo distrasse dai suoi pensieri, dopo quel felice attimo però si ritrovò soffocato dal peso degli ultimi
avvenimenti: Murtagh era suo fratello.
La cosa non gli
sarebbe stata di disturbo se questo non avesse significato che Morzan era suo
padre, ma come se non bastasse Murtagh era stato costretto a giurare fedeltà a
Galbatorix e con tutta probabilità sarebbe tornato per rapirlo e costringere
Saphira ad accoppiarsi.
Poi c’era Roran,
anche se non l’aveva detto esplicitamente era probabile che lo odiasse per
quello che era successo a Garrow, almeno,
pensò Eragon, accompagnandolo a Helgrind
per liberare Katrina dai Ra’zac potrò riconquistare un
po’ del suo affetto…
Così Eragon
passo un oretta a pensare su quello che era avvenuto e
arrivò alla conclusione che non avrebbe sopportato altre sconcertanti
rivelazioni, ma in fondo cosa potrebbe
esserci ancora da rivelare, disse fra sé e sé.
Quando
all’improvviso sentì un rumore proveniente da fuori. D’istinto cercò Zar’roc, per poi
ricordarsi dell’ amara verità: l’aveva presa Murtagh.
Allora prese l’arco che aveva cantato per lui Islanzadi e incoccò una freccia,
fatto questo uscii della tenda senza neanche pensare di
svegliare Saphira.
Fuori era quasi
l’alba, il pallido chiarore del sole accennava ad alzarsi dalle montagne, tutto
sembrava tranquillo, fin troppo si
disse Eragon… così provò a dilatare i suoi sensi e aprire la sua mente, a parte
le coscienze dei soldati e di qualche animaletto non gli sembrava ci fosse altro, quando improvvisamente sbatte contro un muro
impenetrabile.
Allora alzò la
testa, ma quello che vide celato da una nebbiolina grigia non gli piacque e si
ritrovò a dire, in un sussurro:
-No, no, no non è possibile. Non è possibile-
continuava a ripetere.
Ma i suoi
sospetti si rivelarono veritieri quando un rumore
squarciò la sacralità della notte Thud poi ancora
più forte e le tende iniziarono a tremare, Thud una minacciosa figura iniziò
ad avvicinarsi al suolo, Thud Eragon sapeva che doveva chiamare
Saphira ma era come ipnotizzato e rimase immobile quando all’ultimo Thud un drago con
in groppa il suo cavaliere atterrarono nella piazza al centro
dell’accampamento.
E’ bellissimo, pensò il ragazzo, come può esistere un drago del genere? E come
mai nessuno dei soldati è stato svegliato da questo rumore?
Queste e molte
altre domande affollavano la mente di Eragon, anche se
l’unica cosa su cui sembrava concentrarsi era il drago e la sua bellezza senza
quasi rendersi conto del potenziale pericolo che comportava un altro drago, ma
era bello davvero: il suo muso era ricoperto di squame dorate diventavano
arancio sulla base del collo e la parte anteriore del corpo fino a diventare
rosse sulla parte posteriore e la coda, sembrava una gigantesca fiammata.
Dopo circa dieci
secondi che a Eragon parvero una vita intera, una
gamba, troppo snella e delicata per appartenere a un uomo, s’ intravedee dal ventre del drago, seguita dal resto del
corpo.
Quando la figura toccò terra
Eragon si convinse che doveva essere una donna, anzi a giudicare dalle sue
forme una ragazza e anche piuttosto giovane. Il suo corpo era fasciato stretto
da una tunica nera che a destra le arrivava a metà polpaccio e sinistra poco
sopra il ginocchio e la sua testa completamente coperta da un cappuccio.
Guardandola
meglio, però, si rese conto che era armata sino ai denti: in vita portava una
cinghia con attaccati una spada, un pugnale e due stiletti; a tracolla portava
un arco fatto di scurissimo legno di ebano le cui
frecce erano, invece, bianche col pennacchio dei colori del drago.
Poi si tolse il
cappuccio e Eragon impallidì. I suoi capelli erano
degli stessi colori del drago. Alla cute dorati, poi
arancio e sulle punte rossi come il sangue, o per meglio dire come il fuoco. I
suoi occhi, invece, erano ambrati e riflettevano la luce dell’astro nascente.
Fu solo allora
che il giovane cavaliere tornò in sé e puntò l’arco verso la bella ragazza che
molto dolcemente disse:
-Fermati! Non
devi temere le mia presenza, non voglio fare del male
a te e a nessuno dei Varden! Parola di Cavaliere…- ed alzò la mano per rivelare
il gedwey ignasia.
Dato che aveva
parlato nell’antica lingua le credette e abbasò l’arco ma chiese:
-Chi sei?-
La ragazza lo
guardò interrogativo e poi rispose:
-Un po’ mi
sorprende che non ti abbiano parlato di me…-
E continuò:
-Io sono Fiamma
soldato speciale dei Varden sono stata inviata a
Uru’baen un anno fa per compiere una missione di estrema importanza…-
Poi tacque un
attimo:
-…missione che
ho portato a termine…anche se con qualche imprevisto…-
Disse alludendo
al drago:
-Quindi, ti
sarei grata se mi portassi da Re Aj…-
Le parole le
morirono in gola soffocate da un singhiozzo, poi la
sua espressione tornò una maschera di ferro e si corresse:
-dalla Regina Nasuada cosìchè potrò esporle un
rapporto sulla missione-
Eragon la guardò
perplesso:
-Non sono sicuro
che adesso sia un buon momento…non so se ti sei accorta che qui c’è stata una
battaglia… e abbiamo perso molto uomi…-
Non riuscì a
terminare la frase che lei lo interruppe:
-Ascolta so che puoi essere restio a fidarti di me dato il mio
aspetto ma è di vitale importanza che io veda
-Fosse il tuo
aspetto l’unico problema… sei arrivata qui nel cuore
della not…-
Ma guardando il cielo si accorse che ormai
il sole stava sorgendo e si corresse:
-Arrivi qui l’alba del giorno dopo di una tremenda battaglia…in
groppa a un drago con i capelli…insomma…-
Si affrettò a
cambiare argomento:
-Dopo parli di
missioni segrete e vuoi vedere Nasuada…-
In quel momento
i nervi di Eragon crollarono e urlò. Urlò fortissimo
liberandosi di tutte le tensioni degli ultimi due giorni.
La ragazza fece
appena in tempo ad avvicinarsi a lui per cercare di calmarlo che alcuni soldati
svegliati dal rumore uscirono dalle loro tende e alla vista della giovane emetterono acuti gridolini o si
portarono le mani davanti alla bocca, poi Nasuada
corse fuori dal suo alloggio con un pugnale in mano
domandando:
-Ma insomma cos’è tutta questa confusione?
Non potevate aspettare di essere tornati ad Aberon
per festeggiare la nostra vittoria ubriacandovi e dandovele di santa ragione?-
Ma quando gli
occhi le si posarono sulla fanciulla spalancò gli
occhi con la faccia di chi ha visto un fantasma:
-Fiamma!?-
-Per servirvi
mia signora, per servirvi-
Piaciuto questo primo capitolo????
Per favore recensite e abbiate pietà è la
mia prima fic, l’ho scritta così di getto e so che
probabilmente e piene zeppa di errori (soprattutto i
verbi…hihihihi)…
Ripeto ancora Ve lo chiedo in ginocchio
lasciatemi un commentuccio!!!!!!!!!!
Kiwettina