Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: imane    02/08/2012    11 recensioni
Malfoy sorrise compiaciuto.
« Io adoro le bevande amare, Granger ».
« Allora sono sicura che rimarrai deliziato dalla tisana che ti stai preparando con le tue stesse mani, Malfoy ».
Lui la guarḍ ghignante prima di cambiare discorso.
« Quelle calze ti stanno male. Tutto cị che indossi ti sta male ».
« Mi piacerebbe dire la stessa cosa di te, peccato che tu non abbia praticamente niente addosso » noṭ Hermione con un sopracciglio alzato.
----
Cosa sta succedendo nel mondo magico? Il Ministero della Magia cerca di tenere nascosta a tutti i costi una stazione della metropolitana nel bel mezzo della foresta, un'alchimista non sa ancora chi è alla veneranda età di trentacinque anni e un giornalino irriverente segue strane mode.
Tutto cị mentre Draco ed Hermione cercano di imparare a rispettare e accettare se stessi prima degli altri.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

 LO STRETTO DI BERING 
Capitolo III
Rumour has it
 









Bless your soul, you’ve got
you’re head in the clouds,
You made a fool out of you,
And, boy, she’s bringing you down




 
Quando Hermione Granger rientrando tardi nella Sala Comune Grifondoro venne accolta da un boato di applausi, si sentì mancare per un attimo la terra da sotto i piedi. Con le mani tremanti si appiattì lungo la parete alle sue spalle, sgranando gli occhi e guardandosi attorno confusa.
Nelle orecchie una moltitudine di voci si accavallava con le sue varie sfumature come frinii di cicale in piena estate stordendola; nei suoi occhi fotogrammi di labbra in procinto di aprirsi, di chiudersi, di ridere, di esclamare, si susseguivano infiniti come una pellicola di un film dell’orrore.
Rossetti, tanti rossetti. Labbra screpolate, tante labbra screpolate.
In mezzo a quel turbine di parole ed esclamazioni riuscì a riconoscere chiaramente la voce di Calì che con tono profondo e sicuro, quasi stesse per rivelare un segreto di massima importanza, informava tutti che era sempre stata certa che l’avversione della caposcuola per feste e festini vari fosse tutta una finta, perché era ovvio che Hermione fosse un’anima trasgressiva e selvaggia e che in quanto tale amasse divertirsi quanto e più degli altri.
Alcune persone che non le avevano mai rivolto parola, ora si avvicinavano a lei con quell’aria che solitamente intercorre tra due amici che abbiano combinato insieme una marachella. Le battevano una mano sulla spalla, si complimentavano con lei per il suo coraggio, le mettevano in mano delle Cioccorane o le carte più rare della loro collezione di maghi e streghe più famose.
In fondo alla stanza Harry, Ron e Ginny osservavano attoniti la scena.
Fu proprio osservando le loro facce da pesce lesso che la confusione cominciò a scomparire lasciando spazio a un nuovo più famigliare sentimento. I più vicini, se avessero annusato bene l’aria, avrebbero potuto sentire quel profumo aspro ed effervescente di agrumi che rappresentava in pieno le sue future parole.
« Che diamine sta succedendo? » sibilò acida come un limone.
Lavanda e Calì le sorrisero comprensive.
« Dai Hermie » cominciò quest’ultima mentre la caposcuola assottigliava lo sguardo in un gesto che prometteva future ripicche per quel nuovo patetico appellativo « ormai tutti lo sanno: leggi qua » Calì le porse l’Hogwarts in Vogue piegato su un lato, mettendo in bella mostra l’articolo che quel giorno aveva avuto l’onore di poter vantare la sua esposizione in prima pagina.
 
 
Signore e  signori, se siete in piedi vi consiglio di mettervi comodi perché quella che sto per rivelarvi è davvero una notizia bomba. Pare che ieri sera, Miss Hermione Granger [per biografia vai a pag.8] abbia trasgredito non ad una bensì  due regole in un colpo solo macchiando la sua prima immacolata fedina scolastica, per noi. Sì, avete capito bene: questa splendida creatura, questa ragazza di encomiabile generosità, ha messo a repentaglio la sua brillante carriera scolastica per noi studenti, popolo di Hogwarts, nessuno in particolare, tutti inclusi.
Pare infatti che Mastro Gazza dopo accorti pedinamenti abbia scoperto l’ubicazione della nostra “rimpatriata” e con propositi alquanto bellicosi si sia diretto verso la stanza segreta con l’intenzione di sgamarci e farci sospendere tutti quanti. Seguito dalla fedele Mrs. Purr avrebbe pattugliato i corridoi alla ricerca di un incauto studente allo scopo di minacciarlo per venire a conoscenza della parola segreta della festa. Tutto normale fin qui, direte voi. Peccato che molto avventatamente, abbia cominciato a gustare il delizioso frutto di una vittoria non ancora sua, rivelando alla fedele gatta il suo malefico piano, il tutto, ovviamente, fatto ad alta voce. Ma è qui che entra in gioco la nostra paladina: con mirabile coraggio lo avrebbe pedinato segretamente fino al suo ufficio, in qui Argus si era recato per prendere un panino al tacchino ( perché sì anche lui prova fame come i comuni mortali anche se non sembra), e lo avrebbe colto di sorpresa sguainando la bacchetta e pietrificando la sua gatta come monito. Il duro di cuore pare non abbia battuto ciglio nemmeno davanti al pietoso stato in cui versava Mrs. Purr accecato com’era dalla voglia di potersi liberare di tutti noi in un sol colpo. Hermione allora, in uno scatto d’ira avrebbe devastato la stanza, Schiantato con abile uso della bacchetta lo sgradevole custode per poi Obliviarlo, in modo da prevenire eventuali ritorsioni da parte di quest’ultimo.
E noi ora vi invitiamo ad acclamare come giustamente merita, questa ragazza, questa eroina che ci ha salvati uno ad uno da sospensione certa e da una catena di impervie conseguenze.
Grazie Hermione Granger, sesto anno Grifondoro, grazie davvero di cuore.
 


La redazione dell’Hogwarts in Vogue
 
 
 
Hermione era scioccata. Davanti a lei le parole avevano preso a galleggiare come barchette in un mare in piena burrasca.
Ragazza di encomiabile generosità
Lo avrebbe colto di sorpresa sguainando la bacchetta
In uno scatto d’ira avrebbe devastato la stanza
Obliviarlo, in modo da prevenire eventuali ritorsioni
Si passò una mano sul volto, trovandolo madido di sudore mentre sentiva il battito assordante del suo cuore crescere sempre di più come una marcia di tamburi. Fino a poco prima la sua vita era stata più o meno normale ma ora dopo aver letto quell’articolo, improvvisamente tutto assumeva fattezze a dir poco catastrofiche, perché in quelle poche righe era stato detto tanto, anche fin troppo ai suoi danni.
« Spostatevi! » ringhiò Ginny aprendosi un varco tra la ressa febbricitante per poi prendere l’amica per mano e condurla verso il dormitorio femminile. Passarono accanto ad Harry e Ron i quali le fissarono boccheggianti tentando di dire qualcosa ma non trovando le giuste parole per esprimersi.
Una volta all’interno della stanza, Ginny sbatté la porta alle sue spalle mentre osservava dolcemente Hermione che si era seduta sul bordo del suo letto nascondendo la testa tra le mani.
« Mi espelleranno » affermò pietosamente la caposcuola con voce attutita dalle dita compresse sulle labbra.
« No, che non lo faranno. Solo uno stupido potrebbe credere a quello che scrive quel giornalaccio ».
Hermione rialzò lo sguardo sull’amica.
« Evidentemente tu ci devi credere visto che ti sei tinta i capelli solo perché l’hanno scritto » sibilò a bassa voce mentre la Weasley arrossiva boccheggiando. « E anche gli altri visto come mi hanno assalita ».
« Stai tranquilla. L’Hogwarts in Vogue protegge sempre la privacy delle persone su cui scrivono gli articoli, attraverso un incanto di dissimulazione modificato » spiegò Ginny lentamente. « Solo noi studenti possiamo leggere gli articoli nella loro completezza. I professori e il resto degli adulti come Madama Pince, quando aprono il giornalino trovano solo articoli seri e adatti ad una scuola. Non sanno che in realtà possono vedere solo 1/3 di quello che c’è scritto e che è proprio la restante parte a contenere il vero articolo ».
Hermione la guardò visibilmente di malumore ma con una nuova luce speranzosa nello sguardo.
« Quindi dici che nessuno dei professori lo verrà a sapere? » chiese dubbiosa per poi aggiungere affettatamente. « Non che sia vero, che questo sia ben chiaro. Non potrei mai trasgredire al regolamento, io ».
Ginny le sorrise rassicurante.
« Ecco appunto perché non mi racconti la tua versione dei fatti? » disse spostandosi una ciocca fiammante da davanti al viso e sedendosi accanto a lei.
« Bè la prima parte su Gazza è vera. Solo che io non ho cercato di schiantarlo né di pietrificare la sua gatta » sospirò. « Ho tentato di raggiungervi prima di lui per avvertirvi ma ho perso tempo a litigare con Malfoy…» Hermione si bloccò scattando improvvisamente in piedi come una molla, in preda ad un’illuminazione istantanea.
« Malfoy…Malfoy…Malfoy! » iniziò dapprima con un sussurro per poi terminare con voce che rasentava l’isteria. « E’ stato lui a inventarsi questa storiella per il giornalino » sibilò mentre prendeva a passeggiare nervosamente, su e giù, per la stanza.
« Anche se fosse stato lui, non avrebbe avuto motivo per farlo. Come ti ho detto gli articoli sono oscurati e quindi non è possibile farti espellere ».
« Non l’ha fatto per questo » mormorò Hermione bloccandosi davanti alla finestra accanto al suo letto con uno sguardo vacuo intento a guardare ma non ad osservare il panorama esterno.
« Semplicemente la vendetta più efficace talvolta è quella più semplice » affermò con un sorriso tirato sulle labbra.
Doveva ammetterlo, Draco Malfoy era molto più astuto di quanto pensasse: spargendo quelle voci in giro aveva firmato la sua condanna a una popolarità non solo non richiesta ma addirittura temuta. Ora lei sarebbe stata al centro di ogni ipocrita attenzione: persone che prima non le rivolgevano neanche la parola ora si sarebbero proclamate i suoi migliori amici, dimentichi del tempo passato a deridere la sua folta e indomabile capigliatura, i suoi incisivi  sporgenti, le sue origini Babbane e i suoi pesanti libri.
Sospirò mentre sentiva il peso di una nuova battaglia scivolarle lentamente sulle spalle, una lotta con cui aveva già dovuto fare i conti quando era diventata amica del Ragazzo Sopravvissuto. Ma in quell’occasione la sua popolarità aveva subito solo un leggero cambiamento, niente picchi eccezionali ma solo dolci colline poiché tutta l’attenzione del popolo studentesco era stata catalizzata involontariamente dal suo amico. Lei era stata solo una stella, un pianeta di minore importanza talvolta illuminato dallo splendore del sole che non era altri che Harry. E ne era stata rassicurata, perché a lei piaceva la sua vita così com’era.
Inclinò leggermente la testa osservando le ultime dita della notte risalire arrancando e graffiando la vetusta torre di Grifondoro, per poi cadere come manichini a cui fossero stati spezzati i fili nelle fauci di una nebbia ingorda e impietosa. La strega notò distrattamente che quel giorno il clima sembrava assumere una consistenza quasi corposa, irreale e quanto mai insolita.
Annuì distrattamente alla voce tranquilla e rassicurante di Ginny, che le annunciava che l’avrebbe aspettata nella Sala Comune per scendere insieme a colazione. Si voltò per seguire i suoi passi e mentre si incamminava lo sguardo le cadde su una statuetta Africana posata sopra la sua scrivania. L’opera rappresentava un uomo con le mani gettate in aria – quasi stesse annegando in un oceano visibile solo ai suoi occhi – mentre ai suoi piedi giaceva abbandonato un tamburo in cuoio. Sua zia, quando gliel’aveva regalata, le aveva detto che quell’opera faceva parte di una collezione comprendente altre dieci statuette più o meno simili disposte intorno ad una vittima sacrificale. Perché sì, quell’atteggiamento scomposto – le mani gettate in aria, la bocca ghignante, le gambe leggermente piegate – indicavano che quella in atto era una danza cabalistica, compiuta dai membri di una tribù intorno al sacrificio.
Se chiudeva gli occhi poteva immaginare la raduna piana e traballante in cui aveva luogo il rito, l’odore dell’humus ancora pregno della pioggia salmastra del monsone, la foresta lussureggiante che circondava la scena in un cerchio ben distinto, con i suoi alberi svettanti e ben ritti contro un cielo più nero del nero.
E i tamburi. Quest’ultimi battevano incessanti e fragorosi un ritmo accattivante, facile da seguire e rapido da memorizzare, capace di diluirsi perfettamente con lo scroscio delle acque del fiume circostante. Il ritmo della cattiveria e della maldicenza che batteva la lingua sul tamburo perfida e inclemente come la morte.
Hermione sorrise amara.
Conosceva molto bene quella musica, perché era la stessa che batteva intorno a lei in quel momento. Da quando l’articolo era stato pubblicato la danza era cominciata: gli astanti si erano disposti a cerchio intorno a lei mentre i tamburi avevano preso a battere al ritmo del pettegolezzo. Non poteva far altro che drizzare le spalle, acuire lo sguardo e intensificare il suo udito, in cerca della nota sbagliata che le avrebbe permesso il ritorno alla rassicurante ombra della sua foresta: la normalità.
 
***
 
I heard you've been missing me,
You've been telling people things that you shouldn't be,
Like when we creep out and she ain't around,
Haven't you heard the rumors?
 
 
 
« Oh, sì…più forte…prendilo tutto » rantolò una voce da dietro la porta del bagno al culmine della sua estasi.
Quella mattina il dormitorio Serpeverde si era svegliato guidato dallasoave voce di un Goyle sul punto di un orgasmo. Inutile sottolinearlo, la notizia aveva fatto il giro del dormitorio più veloce di una saetta, e in men che non si dica metà della casa Serpeverde si era piazzata davanti alla soglia della porta. I più astuti – tra cui in prima linea Malcom Baddock – avevano fiutato la possibilità di ampliare il loro già immenso patrimonio, registrando i lussuriosi ansimi e le frasi spezzate che di tanto in tanto crepitavano in aria come scintille di un fuoco non ancora spento, al fine di ricattare il povero malcapitato.
Quest’ultimo, ancora visibilmente sotto gli effetti dei litri di alcolici ingurgitati fino a poco prima dell’alba, continuava imperterrito nella sua opera che i più puritani avrebbero definito di maneggiamento o auto piacere ma che i più maliziosi definivano semplicemente con una parola: masturbazione.
« Salazar che orrore » esclamò disgustato Zabini mentre premeva un cuscino sulle sue orecchie isolandosi acusticamente dall’ambiente circostante. « Cosa mi tocca sentire » continuò mentre si voltava su un fianco e gettava una strana occhiata al suo amico sdraiato nel letto accanto. Notò con un certo stupore gli occhi vitrei e persi, le gambe spalancate in una posizione a dir poco volgare e i capelli spettinati di quel maniaco dell’ordine che era Malfoy. In definitiva l’amico sembrava ubriaco.
Ed effettivamente lo era.
Ma di felicità.
Draco Malfoy stravaccato comodamente sul suo letto sogghignava in un modo a dir poco doloroso per la sua povera mascella che sembrava essersi definitivamente slogata, cristallizzata com’era da una manciata di minuti in quella malevola espressione.
Un timido riverbero di luce giallognola giungeva da un torcia posta in un angolo superiore della stanza, macchiando le sue labbra di un peccato luminoso ed imperdonabile. Le sua mani intanto stringevano allo spasimo l’articolo dell’Hogwarts in Vogue, fonte della sua ubriachezza e di ogni sua squisita felicità: come un forsennato lo leggeva e rileggeva di continuo mentre accoglieva sulla sua lingua ogni frase come granelli di zucchero capaci di sciogliersi, frizzanti e leziosi, lasciando dietro di essi un onda dal dolce retrogusto; piccoli pizzichi capaci di farlo vibrare come la corda di un violino.
Poteva immaginarla la reazione della Mezzosangue davanti a quell’articolo: occhi dardeggianti di rabbia per il brutale scherzo appena giocatole; labbra tremanti che non sapevano che forma prendere – se quella di una smorfia amareggiata o semplicemente ritrarsi come le tende di un palcoscenico per dar più visibilità ai denti digrignati – e mani in preda a un prurito incontrollabile tanta era la voglia di strangolarlo.
E con quell’idea in mente si era diretto insieme a Theodore Nott e Blaise Zabini verso la Sala Grande, aspettandosi di vederla piombargli addosso da un momento all’altro, con sulla testa quella famiglia di parassiti che lei osava definire capelli ma che in realtà non era altro che una intricata balla di fieno.
Di certo la sua sorpresa fu grande quando si accorse che la Granger non solo non sembrava minimamente arrabbiata, ma non l’aveva neanche degnato di un’occhiata al suo ingresso.
Fatto assolutamente imperdonabile.
Come poteva non notare che lui, Draco Lucius Malfoy, il più valoroso tra i valorosi, il più affascinante tra gli affascinanti, il più astuto tra gli astuti avesse messo piede in quella sala?
Draco sembrava del tutto ignaro del fatto che valoroso e Serpeverde fossero due termini che si escludevano a vicenda, due contrari che non avrebbero mai e poi mai potuto coesistere nella stessa frase senza eliminarsi a vicenda.
Fatto sta che in quel momento, l’unico accecato dalla rabbia quello pareva, ironicamente, essere proprio lui. Strinse i pugni e serrò la mascella mentre cercava di assumere un’aria più rilassata mentre si dirigeva verso il suo posto a tavola.
Si gettò pesantemente sulla sua panca sbuffando, mentre si serviva con una tazza di thè e prendeva da un cesto in vimini un ancora fragrante biscotto al cioccolato. Masticava svogliatamente mentre gettava continue e furtive occhiate al tavolo di Grifondoro.
Palpebre pesanti e testa annebbiata, Hermione cercava di stare sveglia senza riuscirsi particolarmente: tutte le ore passate da sveglia pietrificata nel corridoio stavano mostrando i loro sgraditi effetti. La testa le girava e sembrava che i suoi pensieri, come degli elettroni, ruotassero al desiderio indomabile e selvaggio di dormire, nucleo centrale da cui non riuscivano a staccarsi. Intorno a lei si alzava il brusio delle voci concitate dei compagni intenti a parlare della serata precedente.
Sussultò quando Ron si gettò pesantemente sulla panca accanto a lei facendola trasalire.
« Harry si comporta in modo davvero strano, non sembra anche a te Hermione? » proruppe improvvisamente il nuovo arrivato mentre avvicinava a sé un piatto in porcellana e lo riempiva di uova all’occhio di bue su cui aggiunse una spolveratina di cumino preso dalla saliera lì accanto.
« A dire la verità non ho avuto modo di constatarlo visto che questa mattina sono stata leggermente impegnata con la storia dell’articolo » affermò mentre prendeva una tazza di thè tiepido e la posava sulla guancia rabbrividendo brevemente al tepore che ne emanava. « Perché pensi che si comporti diversamente dal solito? ».
Ron la fissò strabuzzando gli occhi mentre cercava di mandare giù un boccone che più che un morso assomigliava ad una matrioska, tanti ne conteneva all’interno.
« E’ tutto il giorno che sorride come unebete. Pensa che stava per rompersi l’osso del collo sulle scale: se non fosse stato per Dean che gli era accanto a quest’ora sarebbe già all’altro mondo » Ron fischiò facendo ondeggiare verticalmente la mano, ad indicare un angelo che volava in cielo, e facendo scoppiare a ridere Hermione.
Un piatto si ruppe dalla parte del tavolo Serpeverde.
« Magari è semplicemente ancora rintronato da ieri sera ».
« Certo e i mollicci sono i migliori amici dell’uomo » ghignò Ron facendo segno a Hermione di avvicinarsi. « Te lo dico io che cos’ha: secondo me è innamorato ».
Hermione lo guardò divertita.
« Ronald Weasley, sbaglio o oggi il tuo quoziente intellettivo sembra essere incrementato di molto? Se non ti conoscessi bene oserei dire che quel grumo di segale che hai in testa, si è impastato con i litri di Burrobirre trangugiate ieri sera per formare un normale cervello » scherzò mentre il soggetto in questione tirava fuori la lingua al suo indirizzo, facendola sogghignare ampiamente.
Una tazza si ruppe dalla parte del tavolo Serpeverde.
In quel momento entrò nella Sala Grande Harry Potter, il Ragazzo-Forse-Innamorato, colui che non molto sorprendentemente aveva rischiato l’osso del collo pochi minuti prima. Anche se forse sarebbe più appropriato dire che volò in Sala Grande: pareva infatti che il ragazzo non camminasse ma bensì galleggiasse su una nuvola di gioia e letizia. Una nuvola che scivolò facendolo finire addosso al povero Neville Paciock, che ignaro, con un coltello in mano, cercava di imburrare una fetta di pane integrale. La sciagurata mossa rischiò di far amputare allo sfortunato Grifondoro la sua mano mentre effettivamente riuscì a rovesciare un bicchiere colmo di succo di zucca per terra. Evidentemente la sfortuna, che a differenza della compare sorella sembrava vederci molto bene ed aveva una speciale predilezione per Harry, non ancora soddisfatta del disastro compiuto, diede una piccola spinta al ragazzo facendolo scivolare sulla pozza di succo: per salvarsi, Harry si vide costretto ad agguantare il mantello di Seamus Finnegan, rischiando così di strangolarlo senza pietà.
Tra gli sghignazzi del tavolo Grifondoro, l’eroe si alzò imperterrito risalendo sulla sua nube rosa – nera di sfortuna – e andando a sedersi di fianco ai compagni che lo guardavano l’una leggermente preoccupata, l’altro del tutto ghignante.
Ron infatti frecciò un eloquente sguardo alla strega come a dirle “Visto? Te l’avevo detto!”.
Hermione tossì mentre posava il suo thè sul tavolo « Harry…sembri particolarmente di buon umore stamane ».
« Esattamente » rincarò prontamente la dose Ron. « Oserei dire soddisfatto come qualcuno che sta nascondendo qualcosa ai suoi due migliori amici e non ha alcuna intenzione di condividerla nel prossimo futuro ».
Hermione cercò di nascondere una lieve risata dietro il palmo della sua mano.
Qualcuno lanciò un ululato di dolore dalla parte del tavolo Serpeverde.
« Ma cosa dici Ron, io non vi sto nascondendo proprio niente » Harry alzò le spalle incurante mentre anch’egli cominciava la sua colazione.
 
***
 
All of these words whispered in my ear,
Tell a story that I cannot bear to hear,
Just ’cause I said it, it don’t mean I meant it,
People say crazy things,
 
« Draco, vecchio mio, che ti succede? » chiese Theodore Nott e fallendo nell’ottenere una risposta aggiunse « Non che me ne importi qualcosa, ma sai com’è, con quella faccia da scimmia, ancora più orrenda del solito, stai turbando questo prezioso rito che è la mia prima colazione ».
Draco lo squadrò malamente.
« Non dire sciocchezze Nott » sibilò l’altro mentre sbriciolava un biscotto con gli occhi ancora fissi sulla schiena di un’ignara Granger. « Dovresti ritenerti graziato dalla mia semplice presenza visto che sono seduto accanto a un gruppo di popolani come voi ».
Theodore che stava portando alle labbra una tazza di caffelatte, la posò delicatamente mentre si dedicava seriamente all’amico.
Non aveva mai sentito Draco rivolgersi con quei termini sprezzanti ai suoi compagni di casa. Era vero: faceva sempre del sarcasmo su di loro, ma non si era mai permesso di dire qualcosa di anche lontanamente astioso ai suoi concamerati. Doveva essere davvero infuriato.
« Che ti prende? Fino a poco prima eri letteralmente estasiato dopo aver letto l’articolo sulla Granger e ora improvvisamente sei di malumore ».
Draco continuò a non prestargli attenzione.
« O forse è proprio questo il problema. La Granger » Theo masticò quelle parole lentamente dandoli modo di percorrere tutta la lunghezza della sua lingua per poi spiccare un salto sulla punta verso il vuoto più grave « Cosa succede? Sei infuriato perché la tua Mezzosangue non ti sta prestando abbastanza attenzione dopo tutto quello che hai fatto per averne anche solo un briciolo? ».
Draco si voltò fulmineo verso di lui digrignando i denti.
« Nott ti consiglio di tacere, così eviterai di appesantire ulteriormente il mondo con le tue scempiaggini » sibilò furente. « Io che cerco di ottenere l’attenzione della Granger! Ma come fanno a saltarti in testa certe idee? Oh, aspetta lo so. A forza di passare il tuo tempo a guardare quegli stupidi film caria denti insieme alla Parkinson – che tra l’altro non ti prende nemmeno in considerazione e ti tradisce con il primo che passa -, hai finito coll’esserne condizionato » terminò sprezzante.
Solo dopo che le parole rullarono fuori dalla sua bocca si accorse della gravità di quello che aveva detto.
Theodore si alzò silenziosamente dal suo posto raccogliendo la sua borsa da terra, mentre cercava di non fare caso al dolore sordo che gli era esploso all’interno del petto come una miccia , gettando panico e fiamme e dolore e rabbia e confusione dappertutto.
L’aria si era fatta pesante tra di loro, carica di parole pesanti come perle pronte ad affondare nei più foschi fondali oceanici.
« Theodore io…» iniziò Draco cercando di rimediare e fermandolo per un braccio.
« Tu niente, Draco. Tu proprio niente. Niente sei e niente rimarrai finché non conoscerai il peso delle tue parole ».
 
 
 AdeleRumour has it
 
------
Mi scuso per il ritardo fanciulle! Sono rintanata in vacanza in uno sperduto villaggio in mezzo alla catena dell’Atlante. Non posso sempre pretendere che ci sia rete.
1 “Niente sei e niente rimarrai finché non conoscerai il peso delle tue parole”. Theodore introduce in questo capitolo il tema del peso delle parole: un argomento davvero importante che il nostro Draco, prima o poi, dovrà affrontare.
Hermione invece se la vede con i compagni ipocriti che il giorno prima non le rivolgevano parola e ora invece si comportano come se fossero i  suoi migliori amici.
2 Alcune di voi si saranno chieste: Nel capitolo secondo Hermione l’abbiamo lasciata pietrificata in mezzo al corridoio mentre adesso la vediamo arrivare nella Sala Comune di Grifondoro. Chi l’ha liberata?
Bè se volete sapere la risposta al vostro quesito, continuate a leggere.
3 Vi sfido lettrici: a partire da oggi nelle note autrice metterò un indizio, una parola chiave che vi aiuterà meglio a tenere il passo con il mistero che si diramerà dal prossimo capitolo.
La parola chiave del primo capitolo è: Bombay Bilt
Del secondo capitolo: Vendetta
Di questo capitolo: Nebbia
 
4 Prossimo aggiornamento sabato 11/08 – quindi non questo sabato ma quello dopo -.
Nello scorso capitolo mi avete sorpresa e rallegrata con le vostre parole. Continuate a partecipare alla campagna “Recensisci contro la tirchiaggine”: non servono sms, non serve denaro, per rendere felice un autore basta una parola.
Quelli dell’ipercoop mi consigliano di mettere anche una raccolta punti: ad ogni recensione un punto e quando raggiungete la cifra necessaria, zac, ecco che vi arriva a casa il libro “24 modi per raggiungere un orgasmo stellare” scritto e ideato da Gregory Goyle in persona.
Ci sono pure le illustrazioni!
Super eccitate, eh?
 
Alla prossima,
imane.
 

 
   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: imane