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Autore: ConsultingFangirls    07/08/2012    5 recensioni
Era iniziato in un nebbioso mattino di febbraio quando, marciando per l'appartamento di Baker Street con le mani nei capelli e gli occhi da folle, Sherlock Holmes si era imbattuto in qualcosa che non sarebbe dovuto esistere.
L'uomo seduto nella poltrona dei clienti, un tizio magro, alto, con un completo a righe blu e marroni, Converse rosse e capelli spettinati, stava imperturbabile e con le gambe accavallate, seguendo con gli occhi il famoso detective uscire di testa. John non ci avrebbe scommesso, ma sembrava si stesse divertendo.

/ «Rose? È finito il latte»
«E perché non vai a prenderlo?»
«Perché ci vai tu» Layne le tese il cappotto con un sorriso e svuotò la pipa sul divano «E prendi anche del tè, che è quasi finito»
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Companion - Altro, Doctor - 10, Rose Tyler, TARDIS
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Gender Bender
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«Prima fermata: Londra, 2010, 221B, Baker Street! A te serve un passaggio, Dottoressa Song?»
«Grazie, dolcezza, ma ho altri impegni… tipo salvarti le chiappe in un altro tempo.» John rise. «Oops, spoiler. Ci salutiamo, bocconcini!» River sollevò la manica del vestito vittoriano che indossava e scoprì un braccialetto di pelle. Ci armeggiò per un attimo e poi scomparve.
«La solita misteriosa» bofonchiò il Dottore, poi tirò una leva e la TARDIS si mise in moto. Questa volta, col suono giusto.

«Beh, grazie, allora. Ci stiamo dicendo addio?» John restò a fissare il Dottore con un'espressione amara.
«No, niente addii, ne ho già avuti troppi. Diciamo… arrivederci. Anche perché ho come la sensazione che avrò bisogno del cervello del tuo amico ancora, più in là. Quindi se ci vedete arrivare iniziate a correre!»  Sherlock rise, ed era una risata di gusto che John non gli aveva mai sentito. Quando il Dottore rientrò nella TARDIS, che iniziò a scomparire, John fissò in alto verso Sherlock. «Quindi?» 
«Quindi?»
«Pensi davvero che possa continuare tutto com'era prima? Nel senso… siamo tornati indietro nel tempo, mi hai presentato a tua nonna e - dettaglio che credo non essere particolarmente ininfluente -  sono morto. Tutto nel giro di» diede un'occhiata veloce all'orologio «venticinque secondi netti. Credo che abbiamo appena battuto ogni record di velocità» ma il detective non lo stava già più ascoltando. Fissava un punto vuoto in mezzo alla strada, mentre frugava con una mano nella tasca del cappotto. «Sherlock, che..»
«Hai ragione, John. Non può restare tutto come prima. Ci ho pensato parecchio, sai? In realtà ci stavo pensando anche prima di partire per questa follia controversa, è per questo che quando ho pensato di averti perso non riuscivo a concepirlo: non mi è mai capitato di non poter dire a qualcuno quello che volevo. Layne mi ha dato questo» tirò fuori dalla tasca una scatolina di velluto blu con un lucchetto d'argento «Credo che la nonna sappia più di quanto non voglia farci credere. Deve aver capito tutto nel momento stesso in cui sono arrivato. Il problema è che non sapevo. Non sapevo se ti sarebbe andato. Non sapevo se è così che funziona, tra la gente normale. Non sapevo se è una cosa che si fa davvero.» Sforzandosi di non ridere in una maniera non indifferente fece per inginocchiarsi, ma vide le guance di John diventare più rosse e i suoi occhi grigi inumidirsi. «John. Non vuoi?»
«Oh, che idiota che sei. È solo… risparmiamoci la scenetta, ok?» stava iniziando a ridere, in mezzo alle lacrime che cercava di nascondere. Gli buttò le braccia al collo e Sherlock lo strinse, tanto che il medico si trovò a penzolare con le gambe in aria. Avvicinò le labbra all'orecchio di Sherlock, attraverso i riccioli neri. «Sì, lo voglio»

«Per favore, Ianto, manda a mia sorella un messaggio dicendole che no, non andrò a quella stupida cena di ringraziamento.»
«Come vuoi, Miss Layne. Ma rifiutare un'onorificenza dalla Regina… e soprattutto a Capodanno…»
«Ho di meglio da fare.» Layne aprì il giornale del giorno - 31 dicembre 1980 - e iniziò a perlustrare la colonna degli annunci alla ricerca di qualcosa d'interessante, sospetto… alieno. Solo che di alieno c'era stato molto poco, da qualche mese a quella parte. Otto mesi, per essere precisi. Sul caminetto c'era una cornice ribaltata in modo da coprire la monografia al suo interno. Ne aveva abbastanza dei ricordi. Si era lanciata sul lavoro, aveva risolto casi anche oltre la Manica, e ancora si sentiva come se stesse vagando inutilmente. Meno di un mese e sarebbe iniziato l'anno nuovo. Layne non aveva mai riposto importanza in quel tipo di credenze popolari, ma in quel momento un nuovo inizio non le sembrava male. Per niente, proprio.
Ianto scrollò le spalle, controllando che la busta della lettera che lei gli aveva dato fosse ben chiusa, poi diede uno sguardo fuori dalla finestra. La neve vorticava e faceva sembrare il mondo lì fuori soffocato e silenzioso. Persino gli strilli dei vetturini si erano zittiti. In effetti, non erano in molti a prendere una carrozza a poche ore dall'inizio dell'anno nuovo.
Peccato che lui avrebbe dovuto, per soddisfare quella piccola viziata della sua affittuaria. Layne prese un sorso di tè dalla tazza che le aveva portato e inarcò un sopracciglio come a dire "perché non ti sei ancora mosso?". Ianto sbuffò e fece per dirgliene quattro, ma improvvisamente scorse un bagliore bluastro fuori dalla finestra, e senza dire nient'altro, ma nascondendo un sorriso, aprì la porta dell'appartamento e scese in fretta le scale.

Rose aprì la porta della TARDIS e una folata di neve le sferzò il viso. «In tempo come sempre, Dottore! Di sicuro non siamo ad aprile!» Rose scoppiò a ridere e gli saltò al collo per abbracciarlo. Il Dottore ricambiò stringendola un po' più del necessario. Rose sapeva che gli faceva male, ma sapeva anche che lui sarebbe andato avanti - andava sempre avanti - e che avrebbe trovato qualcun altro che si sarebbe preso cura di lui. Layne non aveva nessun'altro, eccetto una sorella con cui bisticciava come fossero entrambi cinquenni con un QI spaventoso.
La neve si stava accumulando nell'ingresso della TARDIS, quando lui la lasciò andare. «Grazie mille per quest'ultima avventura. Barcellona, gran bel pianeta. Peccato fosse infestato da cavallette giganti.»
Il Dottore rise, le prese la mano e la guidò fuori dall'astronave. Rose respirò l'aria non proprio profumata dell'800, mitigata dall'umidità della neve e da quella della nebbia. Faceva freddo nel vestito vittoriano che aveva indossato per tornare a casa - sì, era casa - non quello che aveva quando se n'era andata, ma uno che le aveva prestato il Dottore.
La targa dorata del 221B, Baker Street scintillava alla luce di un lampione. La porta si aprì e ne uscì una figura in un pastrano scuro elegante. Quello che di sicuro era Ianto fece un cenno di saluto a lei e al Dottore, prima di affrettarsi lungo la strada. Aveva lasciato la porta aperta. 
Rose si voltò verso il Dottore e fece per dire "devo andare", ma lui le aveva già lasciato la mano e la guardava con tutta la dolcezza di questo mondo. «Rose Tyler, questa è la tua vera avventura. Crescere, decidere di voler rimanere in un posto, farti una famiglia. Ti auguro tutto il mio bene.»
Lei si sentì prossima alle lacrime, ma non voleva che Layne la rivedesse con l'aria di una bambina che fa i capricci per non aver avuto lo zucchero filato. Sorrise, invece, e si allungò per baciarlo sulla guancia. «Grazie di tutto.»
«Grazie a te.»
Corse verso la porta senza voltarsi indietro, e proprio mentre la richiudeva sentì il rumore della TARDIS che spariva. Dentro, le scale che portavano agli appartamenti suoi e di Layne erano fiocamente illuminate e profumavano di tè e cera per legno, e il tappeto era un po' polveroso, come al solito, mentre lo calpestava per salire i gradini e si ritrovava sul suo pianerottolo.
Bussò.
«Ianto, ti ho detto che da Liz non ci vado» disse Layne, con una voce da bambina indispettita, aprendo la porta di malagrazia. Quando la vide, sembrò che le avessero tirato un pugno nello stomaco. Era la prima volta che vedeva Layne senza parole per la sorpresa. Adesso si sentiva di nuovo sul punto di piangere, e anche stavolta sorride invece che mettersi a far acqua da tutte le parti.
Layne si ricompose velocemente, mettendo su un'aria fredda e scocciata. «Immagino che sarò costretta ad andare da Liz.»
«Già. A giudicare dal tempo sembra Natale…»
«Capodanno.»
«… ancora meglio. Le feste si passano in famiglia, no?»
Layne emise un borbottio incomprensibile. Il sorriso di Rose si allargò. «Mettiti una giacca, e… potresti prestarne una anche a me? Questo vestito è un po' leggero.»
«Ma certo.» Le porse una mano, e lei la prese. «Vieni.»



Oh, gentaglia, questa l'abbiam portata alla fine! Ed è anche finita bene, quindi non potete incolparci di danni morali e fisici - ed è tutto merito di S., se no sarebbe stata una carneficina angstiosa - grazie per aver volato con MJN Air! No, vabbè, ok. Grazie per essere arrivati fin qua in fondo, e diamo tutti un bel premio di biscotti e scimmie meccaniche alla povera piccola dolce Aria che si è sopportata anche i finali alternativi su misura. THANKS, LADS.
  
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