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Autore: zia Molly    09/08/2012    5 recensioni
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" ALLORA RESTA! Se mi vuoi bene davvero resta! "
Bellatrix non ricordava neanche più l’ultima volta che aveva pianto, anzi credeva di non averlo mai fatto prima, ma quelle lacrime correvano così veloci che sembrava liberala di ogni cosa, di ogni peso che le abitava lo stomaco.
" non posso… "
" Non voglio sposarmi con Lestrange, Sir… " mormorò a mezza voce facendo un passo indietro e ritrovandosi di spalle al muro.
" il tuo destino è già scritto …non puoi cambiarlo "
Bellatrix scosse la testa e lo osservò, lo vide avvicinarsi
" il nostro destino vive dentro di noi, bisogna soltanto avere il coraggio di cambiarlo " mormorò lei a mezza voce, lui si avvicinò ancora e la bloccò per i fianchi.
" cambialo allora... "
a quel punto ...mancava solo l’ultima carta da giocare
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Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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L’incontro e lo scontro

 

 
L’odore di muffa era ancora impregnato alle pareti di quell’appartamento nella Londra babbana; esso si mescolava al fastidioso odore di polvere, che prendeva facilmente alla gola chiunque lo respirasse.
La carta da parati nel corridoio d’ingresso era ora mai marcia, tanto che se la si sfiorava appena con le dita essa si frantumava facilmente.
Il parquet nero cigolava e uno strato di polvere lo copriva, evidenziando le impronte di scarpe di chiunque vi fosse passato l’ultima volta, come quando si cammina nella neve alta.
La cucina era vuota: un tavolo solitario in mogano circondato da panche la abitava, insieme a scaffali vuoti, scaffali che una volta contenevano la più bella e pregiata porcellana elfica con sopra lo stemma dei Black.
Se si andava in salotto invece si era avvolti ancor di più dalla desolazione: vi erano pochi mobili, il divanetto nero vicino al camino, il set di poltrone verdi accanto alla finestra, la specchiera, il pianoforte e un pensile nero vuoto, esso una volta conteneva la più bella argenteria del mondo magico.
Se si salivano le scale si poteva sentire come il pavimento cigolava ancor di più, era evidente che quell’edificio cadeva a pezzi, che aveva bisogno di esser ristrutturato oppure abbattuto.
Tutto ciò, vedere come l’antica abitazione Black, la residenza più magica di quell’antica e (tanto tempo fa) pura casata, stava cadendo a pezzi faceva quasi venir la voglia a colei che vi era appena entrata e vi stava dando un occhiata, dato che secondo la tradizione di famiglia quella ora doveva esser casa sua, di dargli fuoco: tanta era la rabbia nel vedere che tutte le gioie custodite li erano sparite, nel vedere quell’edificio distrutto.
 
Bellatrix scese le scale dopo aver dato un ultimo sguardo ai piani superiori, dopo aver viaggiato un po’ nei pochi ricordi che le erano rimasti del suo passato lì, della sua famiglia.
Aprì una porta a caso, una ancora chiusa e evidentemente non vi aveva ancora curiosato.
Quando vi entrò le mancò il respiro per un istante: si guardò intorno e sorrise vendendo che l’arazzo Black vi era ancora, riconoscendo solo in quel momento la stanza in cui si trovava.
Quella camera era pressoché vuota, quasi priva di arredo: fatta eccezione per una poltrona e un comodino con un limino.
Ma se la si guardava bene essa non aveva bisogno di grande un mobilio, ciò perché l’importanza di quella stanza era nella carta da parati! Nell’arazzo che copriva le pareti.
Tutti i volti dei componenti Black erano ritratti lì, generazioni e generazioni di maghi purosangue erano lì, di fedeli devoti alla magia oscura!
Con passo lento seguì il perimetro della stanza con un ghigno sul volto, facendo una smorfia ogni volta che vedeva volti bruciacchiati, tutti traditori! In totale erano sette:
La prima: Isla Black.
Essa era la sorella minore dei primi Black! Lei era alla base dell’albero genealogico, accanto ai suoi fratelli: Sirius I, Phineas e Elladora.
Aveva sposato un babbano, ma pochi mesi dopo il tradimento al sangue puro dei Black fu vendicato: morì avvelenata. 
Il secondo volto ritraeva: Phineas II.
figlio di Phineas I e Ursula, esso fu ucciso da suo padre per aver affermato e combattuto per i diritti dei Babbani.
Bellatrix rise di gusto: secondo lei fu un bene che il suo antenato uccise il figlio…le sembrava giusto che Phineas chiedesse scusa al mondo per aver generato uno scempio di traditore come il figlio!
Continuando la lista e continuando a girare per il perimetro della stanza vide altri volti: Marius, Cederella, Alphrad…
Poi però lo sguardo si assottigliò quando arrivò alla parete principale, la più grande, che ritraeva l’ultima generazione.
La voglia di dare fuoco a quella parete, o solo a due volti già cancellati la avvolse.
Il volto di sua sorella Andromeda era sparito.
Non meritava di essere li, non meritava di godere del privilegio di essere una Black! Aveva scelto un mezzosangue e una vita “normale”, come la definiva la secondogenita delle tre sorelle Black, non meritava di portare quel cognome… lei come suo cugino Sirius!
Sirius III Black.
Bellatrix lo conosceva bene!
Era sempre stato un po’ l’anarchico della famiglia, sin dall’età più giovane.
Giocava con giochi babbani nell’infanzia, provava a scappar di casa già dall’età di 5 anni per andare a giocare con quei luridi bambini babbani che abitavano le strade di Londra; crescendo incominciò a leggere e a collezionare poster in cui le immagini rimanevano immobili, ferme, stanti! (tra l’altro decisamente -secondo l’opinione familiare- poco idonei ai muri della sua camera)
Arrivato a Horwarts era finito in GRIFONDORO! E non in Serpeverde come tutta la famiglia!
Aveva fatto amicizia con mezzosangue, ibridi e traditori!
Perfino sua madre a un certo punto incominciò a disconoscerlo e a odiarlo, incominciò a credere di avere un solo figlio, ossia Regulus il secondogenito, soprattutto dopo la fuga di Sirius all’età di 16 anni.. in cui ripudiò totalmente il suo cognome, la sua famiglia e ogni genere di diritto che il suo sangue gli concedeva.
Ma nonostante Bellatrix, così come sua zia Walburga e tutti i membri Black, lo odiasse per tutte quelle ragioni, per il tradimento alla famiglia, per tutto ciò, non poteva negare al suo gelido cuore, non poteva dimenticare quante cose fossero successe in quegli anni.
Il labbro le tremò appena quando istintivamente passò la mano sulla sua foto bruciacchiata.
Era stata proprio lei a dargli fuoco, dalla rabbia forse, in una lontana notte di Agosto.

Stava per voltarsi verso la poltrona in fondo alla stanza per allontanare i ricordi che avvolgevano quell’uomo, suo cugino, quando notò una figura pietrificata che la fissava sulla soglia della porta.
Si accigliò sorpresa …e ora quel moccioso che ci faceva lì?
Ma nonostante l’evidente stupore arricciò le labbra in un ghigno maligno e incominciò a giocherellare con la bacchetta, lui coraggiosamente la teneva già puntata verso di lei.
<< Potter! >>squittì con voce isterica
<< Bellatrix! >> ruggì Harry facendo un passo avanti e entrando in stanza.
In quel momento il ragazzo si chiese cosa ci facesse lì Bellatrix: ma pochi istanti dopo scaturirono nella sua mente le parole di Silente, era evidente che era li per reclamare quello che, secondo tradizione, doveva essere suo.
Ma ciò non era detto, perché se Kreacher rispondeva a un qualsiasi ordine di Harry la casa sarebbe stata sua, se non lo avesse fatto e avesse obbedito a Bellatrix, era evidente che le supposizioni di Silente in merito a un ipotetico incantesimo sul luogo erano vere.

Harry fissava quella donna con odio, l’odio più puro che gli faceva pulsava il sangue al cervello facendogli battere le tempie e la cicatrice, essa gli batteva fortemente, gli doleva mentre i ricordi di quella notte all’ufficio misteri correvano velocemente nella sua mente: mentre il ricordo della morte di Sirius gli lacerava il cuore, contemporaneamente a quello di Lord Voldemort che gli lacerava la fronte.
Il sangue correva velocemente nella vene mentre i muscoli erano tirati; stringeva il manico della bacchetta con odio, immaginando che fosse il collo della donna,rimanendo in costante all’erta, nonostante fosse nervoso e arrabbiato, per parare ogni folle incantesimo.
<< Come osi tu, stare nella casa dove era lui!Lo odiavi! Perché sei qui?!>>
Ruggì Harry con odio
<< Questa ora è casa mia Potter! Quel cane traditore del tuo padrino non ti ha parlato delle tradizioni Black?>>
Harry non seppe che rispondere mentre scrutava Bellatrix che camminava per la stanza in modo folle,scosse lentamente la testa tenendo gli occhi fissi su quella figura oscura, la donna a sua volta rise di gusto.
Fu solo quando udì la sua voce che una forte fitta alla cicatrice, così forte che si piegò portando una mano sulla fronte e massaggiandosi la sottile saetta che gli pulsava, lo impossessò a tal punto da togliergli le forze.
<< Oh ..che peccato! È bene che qualcuno rimedi a ciò! Stupeficium!>>
Harry rabbrividito per il forte dolore e distratto si ritrovò schiantato contro la parete dove erano dipinti i mille volti dei Black, tra i quali quello di Sirius.
Cadde in terra stordito e confuso, guardando la sua avversaria che sogghignava soddisfatta e maligna.
Harry raccolse la bacchetta che gli era scivolata di mano e la puntò contro la donna.
<< Cosa vuoi farmi con quella mezzosangue!?>> ridacchiò istericamente la donna per poi puntargli ancora la bacchetta, ma quella volta Harry fu più veloce.
Il ragazzo provava odio, un odio forse superiore a quello che provava per Piton, la Umbridge e Lord Voldemort stesso forse!
Odiava Bellatrix terribilmente.
Ma la cicatrice gli pulsava così forte che non gli veniva in mente nessun incantesimo, nessun incantesimo degno di esser evocato con ottima riuscita, così ne evocò uno a caso, il primo che gli attraversava la mente:
<< LEGIMINTES>> urlò, Bellatrix sgranò gli occhi e poco dopo cadde in terra dolorante mentre Harry aveva libero accesso ai suoi ricordi e segreti più intimi e nascosti.

 
 
                                                                   

 
 
   
 
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