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Autore: Finnick_    10/08/2012    4 recensioni
Panem: i Giochi non esistono più. Capitol City è stata sconfitta.
E' la verità? Oppure l'attuale governo mantiene ancora fredde apparenze che facilitano la rinascita di una nuova generazione?
Mellark-Everdeen, Odair-Cresta. I ragazzi di una generazione che sfiderà la nuova Capitol 13.
Che gli Hunger Games risorgano, tributi.
Ambientazione: dopo "Il canto della rivolta".
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Quando rientriamo siamo ancora umidicci e i vestiti non si sono asciutti del tutto. Prendiamo l’ascensore e mentre saliamo Finnick mi informa delle disposizioni degli altri: Gale e Robby abitano all’ottavo piano, la Paylor e Haymitch hanno intenzione di stabilirsi con noi. Finnick scende al sesto. Io salgo ancora e mi fermo al nostro appartamento al decimo.
Mi guardo intorno e non scorgo né mia madre né la Paylor. Ne approfitto per correre in camera mia e darmi una sistemata. Faccio una doccia brevissima, mi lavo via l’erba dai capelli e mi asciugo il tutto con un asciugamano, tanto lungo che non credo di averne mai visti. Mentre mi rivesto bussano alla porta.
Mio padre fa capolino dall’uscio.
Rimango così, in mutande e maglietta e lascio cadere i pantaloni a terra. E’ in piedi, sta bene. In meno di due giorni si è completamente rimesso. Le cure degli ospedali del Distretto Madre devono essere miracolose. Pronuncio la parola “papà” senza emettere alcun suono e corro a gettargli le braccia al collo. Non mi importa se adesso sembro una bambina piccola, non mi importa quello che pensa la Paylor che scorgo da dietro le spalle di Peeta. Anzi, se non fossi così fortemente abbracciata a lui mi metterei a saltellare dalla gioia. E’ finalmente una nota positiva che riporta la nostra famiglia ad un’apparente serenità.
-ehi.. ehi attenta- dice mio padre ridendo. Mi divincolo piano dall’abbraccio e mi accorgo della fasciatura che gli lega la vita.
-oh, scusa- dico sorridendo. Rimaniamo lì per qualche altro attimo, crogiolandoci all’idea che pian piano forse le cose stanno tornando alla normalità. Manca solo Chays, adesso. Chays che si unisce al nostro abbraccio e che non ci lascia più, che è talmente entusiasta del ritorno di nostro padre sano e salvo che trasmetterebbe gioia anche alla persona più disperata di questo mondo. Guardo mio padre negli occhi, e penso che lui adesso è qui. Questo cambia tutto. Con lui adesso possiamo trovare almeno un po’ di forza per sfilare alla parata e conseguire il primo scopo.
E’ esattamente quello che dice la Paylor, durante la cena.
Il tavolo è stracolmo di ogni tipo di leccornia, dalla carne speziata alla frutta di ogni stagione, dal pesce in salsa rosa alle verdure ricoperte di qualunque condimento immaginabile. C’era da aspettarselo: il Distretto Madre non ha voluto perdere del tutto le vecchie abitudini culinarie di Capitol City.
-adesso che anche Peeta è fra noi, possiamo mettere le basi per i prossimi giorni-
Mi si blocca lo stomaco a sentir parlare della Parata della Memoria, che, anche se è l’unica fonte di salvezza, al momento mi provoca un profondo senso di repulsione. Sia io che mia madre posiamo immediatamente la forchetta.
-domani arriverà il vostro stuff di preparatori, compresi stilisti e disegnatori. Quindi, alle 9 sarà servita la colazione, alle 9:30 inizierete la preparazione-
-sappiamo già come funziona- dice mia madre.
-non tutti- replica la Paylor, guardandomi –e comunque sia, ascolterete di nuovo. Non tutto è rimasto come ai tempi di Snow-
E’ la prima volta che sento dire alla Paylor che qualcosa è cambiato. Mi è sempre sembrato che fosse stata la prima a voler mantenere intatto ogni aspetto di Capitol City. Quindi continua con un lungo discorso che mi fa venire voglia di alzarmi e andare a letto. Ci saranno quattro giorni di preparazione: durante primo giorno siamo tutti e tre separati e ad ognuno di noi è affidato uno stilista. Ci esamina da capo a piedi, ci studia in ogni particolare e comincia ad esporre cosa dobbiamo fare per far colpo sulla gente. Per il secondo ed il terzo giorno è prevista una lunga lista di lezioni, che vanno dal saper camminare su tacchi alti centimetri e centimetri, al portamento che si deve avere durante ogni momento della parata. Infine, l’ultimo giorno è interamente dedicato alla preparazione orale: ognuno di noi esporrà un discorso già scritto e preparato per far colpo sul popolo di Panem e la nostra dizione deve essere disgustosamente perfetta. La mia avversione per tutto questo cresce esponenzialmente ad ogni parola che la Paylor pronuncia. Perfino mio padre si adombra.
-come facciamo senza Chays?- chiedo io, alla fine del discorso.
-non cambia poi molto. Semplicemente sarai da sola sul carro che ti condurrà attraverso la città. Dietro di te i tuoi genitori e dietro ancora i figli dei vincitori e i vincitori stessi di tutti gli altri distretti.-
-non cambia? Forse a lei non cambia niente, ma a me cambia tutto!- scoppio esasperata.
-Rue..- prova a calmarmi mio padre.
-no- sposto leggermente in dietro la sedia con un colpo secco –scommetto che non le è mai capitato di passare giornate intere a logorarsi perché qualcuno che ama è stato rapito da Capitol City. E si suppone che ci sia qualcuno disposto ad aiutarci in momenti come questo, che ci dica che tornerà tutto come prima. O anche se così non fosse, quel qualcuno dovrebbe almeno capirci e stare in silenzio. Invece no..- mi alzo in piedi –deve divertirsi davvero tanto a manovrare le nostre vite e farci fare quello che le sembra più comodo, senza curarsi di come stiamo noi. Non se ne accorge? Sta per scoppiare un’altra guerra e questa volta la “ragazza in fiamme” non è più una ragazza e io.. non sono in grado di prendere il suo posto. Non senza mio fratello, per quanto a lei possa sembrare inutile!- scappo furibonda nella mia stanza e mi sbatto la porta alle spalle. Mi butto sul letto e piango le lacrime che non avevo ancora trovato il tempo di versare.
Affondo la testa nel cuscino per non sentire le voci dei miei e della Paylor che litigano, fanno pace e poi litigano di nuovo. Mi premo il cuscino contro le orecchie e continuo a bagnarlo di lacrime.
Lacrime di rabbia.
Rabbia per il fatto che mio padre ha rischiato di morire ancora una volta, che Chays è nelle mani della Capitale, che la Paylor si disinteressa di tutto ciò che esce dalle nostre bocche.
E se mi rifiutassi? Se mi opponessi a questa sfilata? No, opporsi non risolverà la situazione, ma rifiutarsi sì.
Non farò quella parata, non darò questa soddisfazione alla Paylor e al suo governo, risolverò le cose a modo mio. Se i miei genitori vorranno aiutarmi farò molto prima, altrimenti me la sbrigherò da sola. O con l’aiuto di Finnick. Anche lui soffre per la mancanza di suo padre e non vuole trascinare di nuovo Annie in guerra.
Troverò il modo di riportare qui Chays. Dove lo tengono? Al Distretto 13? Bene, è la che andrò. Mi alzo di scatto e cambio postazione, mi siedo sul davanzale della grande finestra.
Mi asciugo in fretta le lacrime e respiro a fondo un paio di volte per calmarmi.
Ho preso la mia decisione, andrò a riprendere Chays con le mie mani. Fisso là fuori. Il prato dove siamo stati oggi con Finnick e il fiume sono illuminati dalla lieve luce della luna. Ho bisogno di lui.
Del suo aiuto. È l’unico che può darmelo davvero. Se lui accetterà troveremo il modo di raggiungere il 13 insieme. Inoltre partendo per l’ultimo Distretto alla ricerca di mio fratello manterrò la mia famiglia al sicuro, sia che venga con me, sia che rimanga qui. Punteranno sull’annientare me, loro non c’entrano più nulla.
Proprio quando mi sento assolutamente risoluta nel mio piano mio padre e mia madre entrano in camera mia e richiudono la porta.
Mio padre si siede in silenzio di fronte a me e mia madre accanto.
Li lascio fare, il tempo per piangermi addosso e prendere una decisione l’ho avuto.
Mi aspetto una ramanzina coi fiocchi, e sentirmi dire che non avrei dovuto compromettere il rapporto che c’è tra me e la Paylor.
-ottimo lavoro- dice invece mia madre, lasciandomi stupefatta. Rimango in silenzio e continuo a guardare fuori dalla finestra.
-non parteciperò alla parata- dico quasi sussurrando. È come se lo facessi apposta, far cambiare sempre idea ai miei.
-questo è un po’ meno buono- dice mio padre.
-Rue, è l’unico modo per farti conoscere- gli fa eco mia madre.
Scuoto la testa:
-non darò questa soddisfazione né a lei né al suo governo di ipocriti- affermo riferendomi alla presidente.
-non si tratta di questo-
- e di cosa allora?- chiedo voltandomi a guardarli. –ci stanno usando come più gli pare e piace. Io voglio solo riprendermi mio fratello. -
-anche noi rivogliamo indietro Chays, ma agiremo dopo la Parata della Memoria- risponde Peeta.
-dopo sarà troppo tardi, dobbiamo agire subito. E se voi non mi aiuterete non importa- replico seccata.
-cos’hai in mente?- chiede Katniss.
Non rispondo. Sa perfettamente cosa ho in mente. Implicitamente gli ho rivelato il piano che mi ero fatta qualche minuto prima.
-ci andremo- dice mio padre.
-Peeta, no..- lo interrompe mia madre.
-sì- lui la guarda immobile. È straordinario come lo sguardo di mio padre serva più di mille parole.
Mi guarda allo stesso modo.
-lo faremo, Rue. Non lascerò Chays nelle mani di Capito City. Ma dopo la parata-
Sono quasi convinta, non so esattamente come ci sia riuscito. Tutta la sicurezza di qualche momento fa svanisce.
-sfilerò solo se mi dite quale utilità può avere una cosa del genere. Perché secondo me non ne ha-
-certo, sembra anche a me- annuisce mio padre –eppure riflettendoci mi convinco che i Distretti hanno un immenso bisogno di avere un nuovo punto di riferimento. Durante l’ultima guerra a Capitol lo sono stati tua madre, Finnick e Gale. Adesso potete esserlo tu, il figlio di Annie e i figli degli altri vincitori, se solo vi lasciate aiutare-
Ha sempre avuto ragione mia madre a dire che Peeta con le sue parole smuoverebbe anche una pietra.
In questo momento mi sento come quella pietra, che è appena stata mossa.
-sei come me, Rue- mi dice mia madre stringendomi un braccio intorno alle spalle –lo sei sempre stata. Se fossi stata in te, anch’io mi sarei rifiutata di partecipare alla parata e avrei deciso di riprendermi mia sorella- Pensa a Prim e allenta la stretta.
-facciamo questa cosa- dico, tornando a guardare fuori. –ma facciamola in fretta-
Sento la mano di mia madre che mi accarezza i capelli.
 
La notte dormiamo tutti e tre nel mio letto. Ho paura. Non so cosa potrebbe accadere nei prossimi giorni, non so se Capitol City lascerà che la Parata della Memoria abbia luogo. Il suo intento fin dall’inizio era quello di annientare me e mio fratello, insieme a Finnick, per evitare che ci mostrassimo a tutta Panem. Forse dormono sonni tranquilli nella speranza che almeno io abbia rinunciato a sfilare, troppo distrutta dal rapimento di mio fratello. Se solo avessi la certezza che Chays è morto, prenderei le armi e mi lancerei in guerra. Non avrei poi molto da perdere. Ma finchè rimango nel dubbio devo lottare per lui. Mi accuccio sotto le coperte e mi stringo a mio padre che mi abbraccia lentamente, mentre continuo a sentire mia madre che mi accarezza i capelli. Ho creduto di potercela fare senza di loro, e sarebbe stato così, se non mi fossi lasciata persuadere dalle parole di mio padre. Se avessi preso coraggio e fossi andata da Finnick ad esporre il mio piano. Ma con un minimo di sollievo mi rendo conto che gliene dovrò parlare lo stesso. Anche lui parteciperà alla Parata della Memoria e non credo che permetterà che io agisca da sola.
Il mio futuro dipende dai prossimi giorni e potrebbe non andare oltre: apparire davanti a Panem e riportare mio fratello indietro. Dopo di che saranno la Paylor e il suo seguito a doversela vedere con quel che è rimasto di Capitol City.
 
  
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