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Autore: effe_95    17/08/2012    15 recensioni
[ STORIA IN FARE DI REVISIONE ]
Claudia Rossi è una ragazza di sedici anni, frequenta il terzo anno del liceo Classico insieme a Francesco, il suo migliore amico dall'infanzia, ha una madre non troppo presente, un fratello cresciuto troppo in fretta e un padre che sembra sparito.
Yulian Ivanov ha diciotto anni, un carattere ribelle e spensierato, un passato che non vuole essere ricordato, e un'altra nazione nel cuore, la Russia.
Le vite di questi due ragazzi si incontreranno quasi per caso, per raccontare una storia passata di due persone che hanno solo bisogno di essere salvati.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Salvami, ti salverò.

 

1.привет

Privet

    Ciao

 

 

Era una grigia mattina di metà Ottobre e una lieve pioggia bagnava la città.

Le persone vagavano silenziose per strada. Anche Claudia faceva parte di quel quadro in bianco e nero. Camminava con l’ombrello rosso aperto sulla testa e la cartella sotto braccio, in quel panorama freddo e tetro spiccava come un bocciolo in mezzo alla neve.

Quando varcò la soglia del Liceo Classico Cartesio l’orologio segnava le otto meno cinque, in cortile c’erano poche persone e nelle classi ancor meno.

Entrata nell’atrio richiuse l’ombrello e prese a salire le scale.

La sua classe si trovava al secondo piano sul lato destro del corridoio, la targhetta portava la scritta scolorita di nero: “3° Classico A”.

Le tapparelle erano ancora abbassate e l’aula deserta.

Claudia lasciò l’ombrello gocciolante accanto alla porta e il giubbotto sull’appendiabiti, mentre la cartella l’adagiò accanto alla sedia del suo banco.

Si avvicinò alle finestre e la prima cosa che fece fu tirare su le tapparelle, lasciando filtrare nella stanza, che puzzava di chiuso, la tenue luce autunnale.

Era fredda e bagnata, non le scaldava la pelle, sembrava quasi ingannevole in un certo senso, ma era sufficiente perché potesse sistemarsi sul davanzale a ripetere senza sforzare la vista.

Prese il libro di letteratura greca e si rannicchiò con le gambe strette al petto sul marmo umido e freddo, ben presto si perse totalmente nella questione omerica.

 

La campanella suonò e Claudia sollevò la testa di scatto.

La classe si era lentamente riempita e lei non se n’era nemmeno accorta. Troppo presa.

Il suo vicino di banco, nonché migliore amico, si chiamava Francesco.

Erano anche vicini di casa e avevano frequentato insieme materne, elementari e medie. Separarli era impossibile.

Avevano litigato pochissime volte nel corso della loro amicizia, potevano contarle sulle dita di una mano, e passavano la maggior parte del tempo libero insieme.

<< Chi abbiamo alla prima ora? >> Domandò Francesco, con voce assonnata.

Come al solito era arrivato giusto un attimo prima che la campanella suonasse.

Capitava raramente che riuscissero ad andare insieme a scuola di mattina. Lui era un dormiglione, lento e scontroso appena sveglio. Lei invece attiva e volenterosa.

Avevano capito con gli anni che non era il caso di forzare la loro natura, ed era dalle medie, più o meno, che l’uno non costringeva l’altro a fare la strada insieme. Almeno la mattina.

Claudia tirò fuori dalla cartella il libro e il quaderno di matematica.

Francesco, che la stava osservando in attesa di una risposta, la imitò svogliatamente.

Sembrava alquanto afflitto all’idea di un’ ora di matematica, sebbene fosse un genio con i numeri, i teoremi e qualsiasi cosa prevedesse un calcolo o un ragionamento logico.

<< C’è qualche problema? >> Chiese Claudia aprendo il volume alla pagina degli esercizi assegnati per quella mattina, Francesco annuì e nascose la testa sotto il libro.

<< Non ho fatto i compiti e sono sicuro che oggi mi interroga >> Disse, mogio.

Claudia alzò gli occhi al cielo, ma sorrise, previdente. Con delicatezza estrasse dal proprio quaderno di matematica un foglio, che passò all’amico facendolo scivolare sotto il suo braccio. Francesco sollevò la testa, osservò il pezzo di carta e la guardò, perplesso.

<< Cos’è ? >>.

<< Ieri sera ti ho ricopiato gli esercizi di matematica. Ero sicura che non avresti studiato >>.

Disse Claudia scuotendo la testa esasperata, mentre osservava con divertimento misto ad affetto l’espressione del suo migliore amico mutare nell’arco di pochi istanti in un ventaglio di emozioni diverse.

<< L’hai fatto davvero? >> Chiese Francesco alla fine, la voce squillante.

<< Non ci credo, sei fantastica! >> Esclamò entusiasta, abbracciandola con impeto mascolino. Le fece male, come al solito, e Claudia fu costretta a scrollarselo di dosso.

Metà classe si era girata a guardarli, ma quelle scene erano così frequenti che nessuno ci faceva davvero caso. Erano semplicemente Claudia e Francesco, migliori amici dall’infanzia.

 

***

 

Quando la campanella della ricreazione suonò, tutti sospirarono di sollievo.

Le ore di greco che avevano preceduto la tanto agognata pausa erano state massacranti.

Il professore aveva interrogato a tappeto, facendo una strage di massa.

Claudia era riuscita a cavarsela con un sette, mentre Francesco si era dileguato in bagno dissimulando un malore con estrema convinzione e ottime doti recitative.

Completamente distrutta dall’interrogazione, Claudia abbandonò il libro sul banco e stiracchiò le braccia sbadigliando senza nemmeno coprirsi la bocca.

<< Voglio della cioccolata calda! >> Annunciò, Francesco si toccò lo stomaco, affamato.

<< Sono d’accordo. Offro io, va bene? >> Claudia annuì, raggiante.

In realtà, lei dimenticava sempre di portare le monetine da casa. Quindi, di fatto, era Francesco che offriva la cioccolata, o qualsiasi altra cosa volessero mangiare.

Lo faceva praticamente quasi tutti i giorni. La sua era una semplice domanda di rito, una di quelle cose solo loro che gli altri non capivano, o trovavano strana.

I due raggiunsero il luogo delle macchinette sani e salvi, ma con fatica.

Come ogni giorno, durante la ricreazione i corridoi erano inondati di gente, camminare senza urtare qualcuno era pressapoco impossibile. Francesco si avvicinò con varie spintonate alla macchinetta e selezionò la bevanda, mentre Claudia lo guardava, pronta ad aiutarlo.

<< Tre di zucchero, giusto? >> Chiese lui, retorico, passando molto lentamente la sua cioccolata all’amica. Il bicchiere traboccava pericolosamente.

<< Si, grazie >> Rispose lei concentratissima, i suoi occhi verdi erano puntati su chiunque passasse di lì con eccessiva veemenza per evitare di essere urtata.

Evidentemente, però, quel giorno la sfortuna aveva scelto lei come bersaglio, o forse non era stata abbastanza attenta. Un ragazzo, che nemmeno vide in faccia, la urtò con tale brutalità che la cioccolata traboccò dal bicchiere. Cadde sul braccio di Francesco, scottandolo.

Producendo un singulto di dolore, quest’ultimo saltò l’indietro investendo Claudia come un tir in movimento, lei si ritrovò dunque ad indietreggiare senza alcun controllo, cadendo infine sullo sconosciuto che l’aveva urtata precedentemente.

La cioccolata volò in tutte le direzioni.

Accadde in un battito di ciglia e Claudia, schiacciata a terra dal peso di Francesco, con un suo gomito piantato nelle costole, riuscì solamente a pensare di stare male, molto male, malissimo! Aveva anche la cioccolata appiccicata tra i capelli a completare il quadro.

<< Ti alzi? >> Chiese con il fiato spezzato al suo migliore amico.

Francesco si alzò da terra continuando a produrre mugolii di lamentela e dolore, non appena si scostò Claudia riprese a respirare, tirandosi su a fatica con una mano premuta sulle costole doloranti. Il suo migliore amico era invece impegnato a soffiare sul braccio tutto rosso.

Non si era nemmeno reso conto di averle fatto male.

<< Ti brucia molto? >>.

Claudia, osservando la pelle rovinata di Francesco, dimenticò velocemente i suoi dolori.

Si avvicinò immediatamente all’amico, che scosse il capo e spostò piuttosto lo sguardo sul colpevole dell’incidente. Claudia lo imitò l’istante successivo.

Era un uomo, un ragazzo per la precisione, con due occhi azzurri suggestivi.

Un azzurro che si perdeva nel turchese, sembravano in tempesta in quel momento.

I capelli erano evidentemente chiari, ma si intravedevano appena sotto il cappello di lana nero che indossava, aveva inoltre dei tratti marcati che suggerivano non fosse del tutto italiano. O forse affatto.

<< Vuoi stare più attento!? >> Lo aggredì immediatamente Francesco, senza tuttavia impressionarlo, perché lo sconosciuto lo guardò con aria di sufficienza, come se non fosse stato lui a provocare quel macello o come se comunque la cosa non gli importasse affatto.

<< Guarda che è stata la tua amichetta a mettersi tra i piedi >>.

Aveva una voce roca e un accento straniero, anche se sembrava conoscere l’italiano alla perfezione. Francesco inarcò un sopracciglio e fece un sorriso pericoloso.

<< A me sembra proprio che sia successo esattamente il contrario >>.

Claudia avrebbe potuto giurare di vedergli pulsare la vena sulla tempia dal nervoso.

Stava cominciando a preoccuparsi che potessero finire per alzare le mani, conosceva il temperamento del suo migliore amico e poteva affermare con certezza che lo sconosciuto antipatico non stesse facendo nulla per migliorare la situazione con il suo atteggiamento.

<< Sai che dico? >> Disse infatti con aria strafottente, per poi girarsi inaspettatamente verso Claudia, paralizzandola sul posto con i suoi magnetici occhi azzurri << Voglio parlare con la diretta interessata. Sei bassa, e non ti ho vista … nanerottola >>.

Claudia avvampò, infuriata e indignata, nessuno mai nella vita aveva osato darle della nana, lei aveva sempre considerato un’altezza discreta il suo metro e sessantatré.

<< Ma lo sai che sei un gran maleducato!? >> Esclamò,arrabbiata. Il ragazzo continuò a sorridere beffardo, osservandola con tale insistenza da metterla a disagio.

<< Oh, perdonami! >> Disse, ironico << Devo fare la riverenza per scusarmi? >>.

Claudia vide con la coda dell’occhio Francesco sollevare il pugno della mano destra, lo fermò fulminea prendendolo per il polso.

<< Lascia perdere, non ne vale nemmeno la pena >>.

Francesco la guardò con un’espressione esterrefatta, era evidente che non riusciva a comprendere perché Claudia l’avesse fermato, ma la sua aria ferma e risoluta servirono a convincerlo che in fondo non aveva tutti i torti. Non ne valeva la pena.

Nel frattempo, attorno ai tre si era fermato un gruppetto di persone incuriosite.

Lo sconosciuto arrogante si guardò intorno e sbuffò infastidito, per poi andarsene come se non fosse successo assolutamente niente.

La campanella di fine ricreazione suonò, mettendo fine alla scena.

 

***

 

<< Tu lo conoscevi, quello? >>.

Francesco e Claudia camminavano lentamente per strada uno accanto all’altro, la scuola era appena finita e la pioggia sembrava aver dato loro un attimo di tregua.

<< É uno del quinto classico, si chiama Yulian Ivanov. Ha già dato parecchi problemi per quest’anno, non lo sopporto! >> Claudia rivolse uno sguardo curioso all’amico.

Francesco era accigliato, ancora nervoso per quanto successo.

Doveva aver reagito così male alle macchinette per una questione in sospeso di cui Claudia non aveva saputo nulla, almeno non fino a quel momento.

<< É successo qualcosa che io non so? >> Domandò allora.

<< Non è una cosa che riguarda solo me, ma quello stronzo sta dando problemi alla squadra di calcio della scuola. Ci sta facendo impazzire, non si presenta mai agli allenamenti e non gli va mai bene niente! Oggi avrei davvero voluto spaccargli il muso >>.

Parlando i due avevano raggiunto casa, due villette bifamiliari, una accanto all’altra.

<< Vuoi venire a mangiare da me? >>.

Chiese Claudia, nel tentativo di distrarlo. Francesco scosse il capo.

<< Vengo oggi pomeriggio, va bene? >>.

Claudia annuì e aprì il cancelletto del giardino, i due si salutarono e presero strade diverse.

 

***

 

Quando Claudia aprì la porta di casa fu investita da un odore nauseante.

<< Sono tornata! >> Gridò dall’ingresso, mentre si sfilava le scarpe e abbandonava la cartella.

<< Ah tesoro, vieni a dare un bacio alla mamma! >>.

La voce giunse dalla cucina, una voce calda e amorevole. Claudia si affrettò a raggiungerla.

Erano rari i giorni in cui sua madre aveva la mattina libera. Era un medico e stava spesso fuori casa. Turni di notte molto lunghi, emergenze, chiamate di pazienti.

La donna aveva tutto il viso sporco di farina quando Claudia varcò la soglia, e la stanza era un vero disastro. Luna Rossi non era mai stata una cuoca talentuosa ed era famosa per i suoi strani esperimenti culinari, che la maggior parte delle volte non avevano successo.

<< Com’è andata oggi a scuola? >> Chiese la donna trafficando con alcuni tegami, Claudia guardò con aria disgustata la strana poltiglia che bolliva nella pentola.

<< Bene… >> Mormorò, Luna le diede un bacio sulla guancia imbrattandola tutta di farina, mentre le passava accanto per andare a controllare una sorta di stufato nel forno.

<< Francesco non viene a pranzo da noi? >>.

Domandò, cominciando a tagliare delle porzioni colossali e fumanti.

<< No, aveva da fare >> Disse Claudia sciacquandosi le mani nel lavabo.

<< Tesoro, vai a chiamare tuo fratello >>.

Claudia sbuffò e prese a salire le scale che conducevano al piano di sopra controvoglia.

Dalla stanza del fratello non proveniva alcun rumore, quando Claudia aprì la porta lo trovò steso sul letto con un libro aperto a metà schiacciato sulla faccia.

Il russare lieve era l’unico rumore che si sentisse aleggiare nella stanza.

<< Nicola, svegliati! >> Disse Claudia scostando il libro senza delicatezza, Nicola aprì gli occhi verdi di scatto e li puntò sulla sorella come se fosse allucinato.

<< Guarda che non stavo dormendo >> Bofonchiò, mangiandosi le parole con la voce ancora impastata, anche quella notte doveva essere rientrato tardi dal lavoro.

<< Come vuoi, è pronto a tavola >> Nicola si alzò a fatica dal letto e sbadigliò, Claudia sollevò gli occhi al cielo e se ne andò chiudendo la porta con poca delicatezza.

 

***

 

Verso le tre del pomeriggio Claudia si rinchiuse nella sua stanza.

Si mise a riflettere per una decina di minuti, stesa sul letto, poi convenne che era il caso di fare i compiti piuttosto che starsene lì a far nulla. A mettere ordine nella sua testa.

Fece matematica in pochi minuti e finì di tradurre la versione di latino che aveva cominciato in classe quella mattina, ma non appena prese in mano il libro di filosofia la sua mente cominciò a vagare, evidentemente Parmenide non era degno della sua attenzione.

Ripensava a quanto successo quella mattina, a quegli occhi di ghiaccio e si sentiva molto stupida nel farlo.

Quel Yulian Ivanov era stato di una scortesia inaudita, sembrava un tipo pieno di problemi e Francesco l’aveva descritto come una persona orrenda che creava solo fastidi.

Per scacciare il ricordo di quel ragazzo dalla testa, Claudia decise di accendere il computer. Entrò su Facebook e trovò alcune richieste di amicizia, che accettò senza controllare di chi fossero, come sempre. Aveva appena cominciato a scorrere la pagina che qualcuno la contattò. Il trillo della casella dei messaggi la fece sussultare.

Privet, nanerottola!”

Claudia aggrottò le sopracciglia, non aveva la minima idea di cosa significasse quel “privet” né di che lingua si trattasse, ma non ci mise molto a collegare il volto nella foto a quelle parole. Si infuriò immediatamente e andò a controllare come facesse ad averlo tra i contatti, per poi rendersi conto che era stata proprio lei ad accettare la richiesta giusto qualche minuto prima. Stupida. La domanda che ora le sorgeva spontanea era come facesse quell’ Ivanov ad avere il suo nome e cognome!

Come hai fatto a trovarmi ?” Scrisse, furiosa.

Yulian ci mise qualche secondo di troppo per rispondere solo con un laconico:

Segreto!” Con tanto di faccina da accompagnamento.

Confermo, sei un gran maleducato!”.

Sono punti di vista”.

Claudia chiuse il computer di scatto e troncò quella conversazione che avrebbe preso sicuramente una brutta piega.

Era stata davvero una giornata tremenda, quella.

 

***

 

<< Claudia? Claudia mi ascolti? >>

La ragazza si girò distrattamente verso Francesco, l’amico era andato a trovarla come promesso nel pomeriggio, ma Claudia era distratta.

<< Cosa? >>

<< Si può sapere che ti prende? Sembri assente! >> Disse scocciato Francesco.

Claudia guardò il suo migliore amico e sospirò, poi decise di raccontargli tutto.

<< Ivanov!? Ma sei sicura? >>.

Claudia annuì, esasperata, Francesco aveva ripetuto quella frase un paio di volte, scioccato. Era certo una cosa bizzarra quella che le era capitata, come era anche ovvio che quel biondino l’avesse presa di mira, ma non c’era bisogno di farne uno scandalo.

<< Ma cosa vuole da te?! >>.

Claudia fece per rispondere, ma in quel momento la porta si spalancò ed entrò Luna, reggendo tra le mani un vassoio con due fette di torta e due bicchieri di succo d’arancia.

<< Disturbo? >> Chiese la donna avanzando nella stanza, Francesco scosse il capo ed entusiasta prese il vassoio dalle mani di Luna per aiutarla.

<< La torta l’ho comprata >> Dichiarò la donna prima di lasciare la stanza, ed entrambi i ragazzi sospirarono di sollievo, almeno potevano mangiarla senza timore.

Francesco fu il primo a servirsi, si mise nel tovagliolo una fetta abbondante, Claudia invece ne prese solo una fettina minuscola e cominciò a mangiucchiarla lentamente.

<< Comunque lascialo perdere, si vede che vuole provocarti. Evidentemente si annoiava. Che ne dici invece se io e te partecipiamo all’uscita organizzata dalla classe? >>.

Francesco le rivolse un sorriso accattivante per convincerla.

Claudia afferrò un’altra fettina di torta e guardò l’amico con aria scettica.

<< Non lo so >> Francesco sorrise, sapeva che quell’affermazione era una vittoria.

<< Ci andiamo, allora! >> Sentenziò raggiante.

Claudia non ebbe possibilità di ribattere.

 

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REVISIONE DEL 27/11/2021

  
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