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Autore: ElleLawliet    20/08/2012    3 recensioni
Per una serie di eventi, Ichigo Kurosaki si ritrova a dover fare da maggiordomo nella lussuosa residenza dei Kuchiki, nobile famiglia giapponese. Assieme a lui? Grimmjow Jaggerjack ed Ulquiorra Schiffer.
Una serie infinita di malintesi e imbarazzi, situazioni inaspettate e rivelazioni.
Spero vi piaccia!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Renji Abarai, Schiffer Ulquiorra, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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POV ICHIGO
 
Quando Ichigo Kurosaki arrivò davanti ai maestosi cancelli di villa Kuchiki non riuscì a trattenere un' esclamazione sorpresa.
Sapeva che la famiglia Kuchiki era molto ricca, ma di certo non si aspettava una casa così imponente. La villa era stata costruita molto distante dal resto di Karakura e la famiglia aveva acquistato un grande quantitativo di terreni, in modo che la struttura potesse vantare anche un enorme e rigoglioso giardino. Intorno alla casa c’era un fitto bosco e l’abitazione era collegata alla città da una stradina impervia e piena di dossi. La strada conduceva fino al cancello della villa e lì era stato costruito uno spiazzo in pietra scura che fungeva da parcheggio.
Parcheggiate fuori, Ichigo riconobbe una Ferrari rossa e una Lamborghini nera.
Intorno alla struttura si innalzavano alte mura di pietra bianca e un enorme cancello nero in ferro battuto che, adornato da fiori e vasi, impediva l’accesso alla casa. Nonostante ciò, Ichigo riuscì a vedere, oltre le sbarre, un lungo vialetto di pietra, fiancheggiato da alti alberi sempreverdi che conduceva all’entrata della villa, preceduta da una scalinata sempre di pietra. Alla fine il viale si allargava in uno spiazzo, occupato al centro da una bellissima fontana di ceramica. L’acqua compiva meravigliosi giochi, prima di tuffarsi nella vasca e le gocce, illuminate dal il caldo sole estivo, proiettavano minuscoli arcobaleni. Un portone in legno chiaro segnava l’ingresso alla casa.
L’abitazione era molto alta, fatto sta che da fuori il ragazzo scorse il tetto spiovente e svariati comignoli, molti dei quali accesi.
La facciata era in marmo chiaro e lucido e molte finestre si aprivano verso il giardino.
Ichigo le contò e calcolò che la villa doveva avere circa tre piani con venti finestre che davano sul giardino anteriore.
Pensò che era davvero una casa inusuale, per essere giapponese: ricordava molto alcune strutture americane che aveva visto in foto, tranne forse per il tetto spiovente ricoperto di tegole.
- Finalmente siamo arrivati! -.
Ichigo si voltò e ridacchiò, vedendo i suoi compagni raggiungerlo.
Grimmjow e Ulquiorra lo affiancarono, poggiando le pesanti valigie sul terreno polveroso.
- Cavolo, vedi tu! Questi nobili snob dovevano proprio venire a vivere qui?! Non mi sento più i piedi a furia di camminare! -.
- Taci – lo rimproverò Ichigo. – Ti ricordo che è tutta colpa tua se non abbiamo potuto prendere la macchina! Che poi ricordami perché? – fece l’arancione con fare canzonatorio.
Grimmojow sbuffò e abbassò gli occhi ma non rispose, troppo orgoglioso.
- Perché sei uno stupido e sei stato capace di schiantarti contro un negozio con la mia macchina, tanto eri ubriaco! – gli ricordò Ichigo. – E per colpa tua ora io devo passare l’estate a fare da maggiordomo a questi qui, per ripagare il commerciante. Ma tu queste cose le sai già! No, dico: hai idea di quanto sia umiliante? Maledetto sia il giorno che ho deciso di farvi da coinquilino! -.
- Zitto! – ringhiò l’altro. – Ok, colpa mia, però ci sono anche io qui con te e quell’altro zombie lì, quindi smettila di lamentarti. E poi ne abbiamo già parlato, no? Lavorando in tre guadagniamo il triplo e finiamo prima  -.
Ichigo stava per ribattere, quando Ulquiorra alzò una mano. – Dovremmo bussare – disse, con quel suo tono piatto e freddo, senza curarsi delle lamentele di Ichigo. L’arancione aveva sempre considerato leggermente strano il modo di fare dell’amico, ma lui e Ulquiorra avevamo stretto una buona amicizia, nonostante tutto.
Ichigo si avvicinò al cancello e notò un campanello. Titubante, bussò.
Calò il silenzio, interrotto solo dal canto degli uccelli e dal suono dell’acqua della fontana.
Grimmjow stava per bussare ancora, stizzito, quando videro una figura uscire silenziosa dalla villa.
Nonostante la distanza, Ichigo riuscì a riconoscere la figura di un uomo dai capelli lunghi, forse neri.
I tre si affrettarono a prendere le valigie, per poi attendere al cancello.
L’uomo percorse il vialetto della villa e raggiunse con calma il cancello. Ichigo ebbe modo di osservarlo, mentre l’altro si dava da fare per aprire: era un uomo alto e piantato, non poteva avere più i venticinque anni. I capelli, neri come aveva sospettato, erano lunghi e raccolti a coda di cavallo. Portava una camicia bianca e pantaloni di seta, anch’essi bianchi, e dei mocassini neri.
Alzò gli occhi su di loro, aprendo il cancello. Gli occhi erano neri e li scrutavano con fare calcolatore.
Ichigo entrò dopo Grimmjow, seguito da Ulquiorra. Una volta che i tre furono entrati, l’uomo chiuse il portone e tese loro la mano.
- Byakuya Kuchiki – si presentò, con fare annoiato. Ichigo e gli altri gli strinsero la mano, costatando la presa ferma e fredda del padrone di casa e si presentarono a loro volta.
- Siamo i nuovi domestici – puntualizzò Ichigo, indicando la valigia. – Come ci aveva richiesto, abbiamo portato l’occorrente per trasferirci qui, signor Kuchiki – aggiunse il “signore” con un certo sforzo: era la prima volta che dava del lei a una persona così giovane.
- Quella cos’è? – chiese il padrone di casa, indicando la borsa contente la chitarra di Ichigo.
- Vede, signore, io suono la chitarra e se per voi non è un problema io l’avrei portata con me -.
Il signor Kuchiki chiuse gli occhi. – Potrete suonare solo il pomeriggio, dopo pranzo dalle due alle cinque. Se riuscirai a trovare il tempo, naturalmente -.
Ichigo strinse i denti, infastidito, ma annuì.
- Molto bene – ribatté Byakuya, girandosi per tornare alla villa. – Vorrei iniziare ad esporvi i vostri compiti – disse.
Il trio lo seguì e Ichigo lanciò uno sguardo al giardino, notando l’erba verde e svariati alberi.
- Il vostro periodo di lavoro, come già detto, va a partire da ora, 2 Maggio fino al 31 Agosto. Lavorerete dalle otto del mattino alle sette di sera. Dopo tale orario, potrete trascorrere il tempo come meglio credete. Vi darò una chiave per aprire cancello e portone. Se non passerete la notte alla villa, non è un mio problema, ma dovete essere sempre, e dico sempre, puntuali. Il vostro giorno libero e la domenica e se ne volete uno di permesso dovrete chiedere con due giorni di anticipo. Avrete trenta giorni di permesso -.
Ichigo notò il fastidio di Grimmjow sentendo la voce annoiata di Byakuya, e gli diede una gomitata, facendogli segno di calmarsi. Il padrone di casa non se ne accorse e continuò a parlare.
- Dovrete lavare a terra ogni due giorni, i vetri ogni giorno. Due volte alla settimana voglio che tagliate il prato e spuntiate gli alberi. Dovrete pulire anche il parcheggio esterno e lavare la mia automobile e quella di mia sorella. All’interno della villa abbiamo molti lampadari, che vanno puliti tre volte alla settimana. I camini si trovano in ogni stanza e dovrete pulirli una volta alla settimana. Starà a voi cucinare tre pasti al giorno. La colazione va servita in camera -.
Intanto il gruppo raggiunse il portone di casa e Byakuya spinse la porta per lasciarli entrare.
I tre si tolsero le scarpe, superarono l’anticamera ed entrarono nell’ingresso.
Ichigo deglutì, vedendo l’interno della casa. La villa aveva pavimenti in legno scuro, lucidissimi. Al soffitto erano appesi due lampadari di cristallo, che illuminavano vari quadri appesi alle pareti, che ritraevano persone e paesaggi. Per terra c’erano tappeti finemente tessuti e davanti a loro c’era una grande scalinata che conduceva al secondo piano, seguita da un’altra che portava al terzo, entrambe in legno, come i corrimano.
Alla loro destra c’era un camino in marmo grigio e una libreria piena zeppa di vecchi tomi rilegati in cuoio.
A sinistra e a destra si aprivano due stanze.
Il soffitto era alto e adornato con mosaici perfetti. Ai lati della porta c’erano tre finestre per lato
Byakuya fece segno loro si seguirli. – La paga, come già discusso, è buona. Questo – disse, facendoli entrare nella stanza a sinistra, - è il salone -.
Il salone era una stanza di dimensioni colossali. Il pavimento era sempre in legno ma non c’erano tappeti. Le finestre si trovavano sul tutto il lato sinistro: erano enormi e la luce del sole illuminava la stanza. C’erano pesanti tende di velluto bianco e rosso, un enorme tavolo di vetro con sopra un mazzo di fiori in un vaso, un camino di dimensioni incredibili, due librerie e svariati lampadari. Inoltre, c’erano sedie imbottite e in un angolo tre poltrone nere e un tavolino con sopra una scacchiera di vetro. Ovunque c’erano statuine e miniature di ceramica.
Il lato destro della stanza era coperto da arazzi o vasi appesi al muro.
Il trio rimase senza fiato, di fronte alla grandezza della stanza.
Byakuya li portò in giro per la casa, mostrando loro tutto il primo piano che comprendeva l’ingresso, il salone, due salotti, un bagno e una cucina. Il piano terra affacciava sul giardino tramite una mansarda in legno scuro. Il giardino presentava vari alberi di ulivo, tre laghetti con dentro carpe e trote, due pozzi, un tempietto, varie amache e altalene. Era illuminato da alti lampioni e una stradina di pietra partiva dalla mansarda e percorreva tutto il giardino.
Proseguirono la visita passando al piano superiore.
Ogni tanto il padrone di casa indicava loro un dipinto o una lampada, dicendo loro quando, dove e come era stato fatto, oppure diceva loro di fare particolarmente attenzione a pulire bene questo o quello.
Il piano superiore era composto da due bagni, tre camere da letto e uno studio. In tutte le stanze c’era un camino e minimo un tappeto.
Byakuya indicò una porta, che si trovava alla fine del corridoio di destra. – Questa è la camera di mia sorella – disse, abbassando la voce. – Dorme ancora. Prima di entrare in qualsiasi camera dovrete bussare e chiedere il permesso, ricordate. Quella – e indicò la camera sul corridoio di fronte, - è invece la mia camera e la mia camera è collegata allo studio, la porta accanto. Vi vieto di entrare nello studio e, mi raccomando, in camera mia c’è una collezione di spade antiche a cui dovrete prestare molta attenzione -.
I tre, sfiancati per il giro e il peso delle borse, annuirono leggermente.
Salirono, finalmente, al piano superiore, dove c’erano le loro stanze più due bagni e un ripostiglio. Di fronte alla scalinata c’erano due finastre che illuminavano le scale.
- Potete lasciare qui le vostre cose – disse Byakuya, indicando le stanze. – Ora sono le undici e dodici… il pranzo va servito all’una e quindici. Dovete servirci con o antipasto, primo e dolce o primo, secondo e frutta. Vi avviso che tra due giorni organizzeremo una festa in onore del mio compleanno: per quell’occasione voglio un banchetto completo, ma sarete aiutati da cuochi e altri maggiordomi che chiamerò per l’occasione.
- Per lavorare vi chiedo di indossare la divisa che troverete all’interno. Dentro gli armadi troverete altre divise identiche. Se la taglia non dovesse andarvi troverete altre divise nel magazzino. Potrete indossare i vostri abiti quando dovrete tagliare il prato o pulire i camini, per evitare di sporcare le divise. Ci sono domande? -.
Ichigo vide Grimmjow aprire la bocca e si affrettò a zittirlo con una gomitata, per evitare quella che sarebbe di certo stata una domanda poco cortese. Aveva notato che l’amico aveva più volte sbadigliato durate il giro o si era fermato a giocherellare con le miniature posate sulle mensole, ricevendo in cambio sguardi minacciosi dal padrone di casa.
- Mangeremo sempre prima di voi, giusto? – chiese Ulquiorra, tranquillo.
Byakuya annuì. Attese altre domande, ma non c’è ne furono. – Bene – disse, facendo un passo indietro. – Vi lascio. Sarò nel mio studio. Chiamatemi per il pranzo – così dicendo scese al piano sottostante.
I tre si scambiarono uno sguardo, si girarono, si guardarono di nuovo, ed entrano nelle loro stanze.
La camera di Ichigo era più piccola delle altre che aveva visitato. Il soffitto era basso, poiché era stato costruito un soppalco tra la stanza e il tetto della casa.
C’era un letto abbastanza grande già fatto, un armadio di legno, una stufa, un lampadario più semplice rispetto a gli altri, una cassettiera alla destra del letto con sopra una lampada e una libreria vuota. Si avvicinò alla finestra di fronte alla porta e osservò il panorama: riusciva a vedere in lontananza Karakura e il bosco che avevano attraversato quella mattina più vicino.
Aprì la finestra per far cambiare aria e poggiò la chitarra sul letto.
Sentì un rumore al piano di sotto, una porta aprirsi e un’altra chiudersi.
Sospirando, si sedette sul letto, che scricchiolò sotto il suo peso.
Non riusciva a credere che un povero diciottenne come lui fosse finito a fare il cameriere.
Quanto odiava Grimmjow!
 
 
 
ANGOLINO
Salve a tutti! Prima di tutto vi ringrazio per aver letto il primo capitolo. Spero abbiate gradito e se mai doveste trovare errori di alcun tipo, vi prego di dirmelo. Il capitolo è leggermente lungo ma spero di non avervi annoiato con la descrizione della casa, il prossimo sarà più movimentato! Ancora grazie.
Ciao ciao.

 

  
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