Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |       
Autore: BlackKay97    23/08/2012    10 recensioni
C’è un solo semidio che ha deciso di rinascere tre volte: Luke Castellan.
A quattordici anni Luke Reasonson, sua seconda vita, scopre di essere un semidio e si imbarca, suo malgrado, in una missione che lo condurrà ad oscure verità su sé stesso e sul suo destino. Potrebbe essere la maledizione vivente che porterà alla fine del mondo.
Contemporaneamente il divino Hermes rischia l’esilio al Tartaro nel tentativo di salvarlo dall’ira dei fratelli e del padre che ritengono Luke debba morire: è troppo potente per essere un semidio. Eppure il dio dei ladri pare aver notato qualcosa che agli altri sarebbe sfuggito.
Scritta da: Kay
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ermes, Gli Dèi, Luke Castellan, Quasi tutti, Travis & Connor Stoll
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il bambino correva. Correva ovunque e appena poteva. Correva scalzo per i meravigliosi campi erbosi svizzeri.
Adorava le vacanze. Adorava anche la compagnia degli amici. Adorava la cioccolata, le favole lette con la mamma, i giochi fatti all’aria aperta. Adorava molte cose. Adorava casa sua e la sua famiglia, anche se non aveva molte occasioni per stare in loro compagnia. In genere stava dai nonni e stava bene.
“Il nonno è molto simpatico: gioca sempre con me. Lui è un grande bimbo! La nonna cucina benissimo e mi lascia giocare in giardino!” raccontava a sua madre. Non importava il fatto che lo dicesse spesso, importava solo che continuasse a pensarlo.
Adesso correva. Correva con i fili d’erba a solleticargli la pianta del piede. Correva con le gocce di rugiada a bagnarlo fino al ginocchio. Correva e rideva, come può fare un bimbo di quattro anni e due mesi.
Il sole gli inondava la faccia mettendo in risalto la pelle candida e le guance rosa da bimbo.
Era felice.
Mamma e papà avevano deciso di portarlo in Svizzera quell’anno.
Il piccolo si appoggiò alla recinzione del pascolo: dall’altro lato della staccionata le mucche giravano beate facendo dondolare il campanaccio e muggendo di tanto in tanto.
Rimase fermo a guardarle con occhi colmi di meraviglia: in America, dove viveva suo padre, non c’era tutto quel verde e non c’erano quegli animali. Rise contento della nuova scoperta.
Riprese a correre: forse la mamma lo stava cercando, ma non ne aveva motivo. Correva felice e non era certo in pericolo, o così credeva.
Sua mamma si preoccupava troppo alle volte. Lo stava sicuramente cercando, ma lui non aveva voglia di tornare: voleva correre, correre, correre e ancora correre, fino a raggiungere quella linea lontana dove la terra finiva ed il cielo si tuffava.
In America non l’aveva mai vista. Là c’erano i grattacieli, non le linee a coprire la vista.
Si fermò di colpo: accanto c’era un campo di meli.
La pancia gli gorgogliò: aveva corso troppo e adesso aveva fame.
Si guardò intorno e, con la faccia furbetta di chi sa di star per fare un guaio, passò sotto la staccionata.
S’arrampicò su per un melo e si sedette tranquillo sul ramo. Da lassù poteva vedere che non c’era nessuno, così afferrò un frutto per mangiarlo.
Stava per metterlo in bocca quando notò un buchetto. Battè il dito sulla buccia un paio di volte ed uscì un serpentello verde molto piccolo. Il bimbo lo guardò perplesso, poi s’accorse d’aver visto quell’animaletto nei libri: “Bruchetto!” gridò contento e mettendosi a ridere mentre prendeva su un dito la bestiolina per guardarla meglio. Afferrò un’altra mela, assicurandosi non ci fosse un altro “Bruchetto”, e se la mangiò.
Prima di scendere appoggiò il piccolo animale su un ramo, quindi scivolò sulla corteccia e riprese a correre.
Rideva contento: quella vacanza era bellissima e piena di cose nuove.
Correva velocissimo e correva da molto, eppure la strana e bellissima linea era sempre più lontana.
Il bimbo allora decise di inseguirla e raggiungerla con tutto il suo impegno e si mise a correre più veloce... ancora più veloce... velocissimo!
Prima di cadere e sbucciarsi un ginocchio.
Il piccolo si mise a piangere guardandosi il ginocchio sbucciato.
Gli sembrava che il sole si fosse oscurato, che gli animali fossero antipatici e che la linea lo sbeffeggiasse.
Piangeva: si era fatto male.
Un’ombra lo coprì. Il bimbo alzò gli occhi sulla figura in controluce.
Slanciata ed atletica.
Il bimbo riconobbe subito la figura: “Papà!!!” urlò asciugandosi le lacrime.
“Papà, mi sono fatto male, ma non così tanto, solo un pochino.” abbassò lo sguardo mordicchiandosi il labbro inferiore mentre le guance diventavano d’un rosa più intenso.
Il padre si chinò per prenderlo in braccio, gli diede un bacio sulla guancia e, pieno d’orgoglio, sussurrò: “Bravo il mio ometto!”.
Il bimbo ricambiò con un sorriso ed abbracciando a sua volta il padre. Rimase fermo per qualche secondo, poi, la sua iperattività ebbe la meglio: “Papà? Perché La Riga scappa?”
“L - La... Riga?”
Il bimbo indicò la linea che aveva tanto inseguito ed il padre si mise a ridere: “Perché sei ancora piccolo... ma anche perché lei è una fifona!” sorrise carezzando i capelli del figlio.
Il piccolo sorrise pensando a quanto voleva bene al suo papà.
La mamma aveva la pelle ambrata, i capelli neri e gli occhi castani. Lui assomigliava di più al papà. Anzi, erano praticamente uguali!
Spesso il padre giocava dicendo “Me,” ed indicava sé stesso, poi passava l’indice sul figlio: “e mini-me!”.
Al piccolo piaceva tanto quando lo faceva, perché era vero: entrambi alti ed atletici, con i capelli biondi sbarazzini e con gli occhi azzurri.
Sembravano la stessa persona in due periodi diversi della loro vita.
Quando arrivava il papà il piccolo tornava a ridere e quella volta non era diverso.
La giornata del bimbo era tornata colorata.
“Papà? Mi fai vedere i tuoi serpenti?”
“Vuoi salutare George e Martha?”
“Certo! Sono buffi!”
“Se ti sentissero...”. Altre risate da parte del bimbo... poi uno sbadiglio: “Sono stanco. Andiamo a casa papà?”
“Certo piccolo mio. E non preoccuparti: un giorno la raggiungerai “La Riga”, Luke.”

Angolo di Kay97
Ciao a tutti! Ringrazio tutti coloro che leggeranno e/o recensiranno! ^^
Bene, questa one-shot mi è venuta di getto tutta questa sera.
Gloria eterna ad Ermes/Hermes ed ai suoi figli! (pensiero personale)
Se vi piace potrei continuarla facendola diventare una storia... tipo quelle di Percy, si! :)
... Mmmh... che altro dire? Questo capitolo l'avevo pensato. Si, nel senso che ho cercato di vedere il mondo dagli occhi di un bambino che ha passato la sua vita nelle metropoli americane e che si ritrova in un prato svizzero, con animali e... perfino l'orizzonte! (la famosa linea/riga)
Come avrete capito... si! Questo Luke è proprio colui che ha salvato il mondo e che... è rinato dallo stesso padre!
Ora, vi dividete in due parti:
1. Che forte! Ci speravo anch'io!
2. Che stress! Ancora con quell'imbecille!
... Bene... io sono del primo gruppo, solo perchè lo sappiate... ma non critico nessuno per le sue idee.
Le recensioni sono ben accette, anche quelle negative, purchè non siano crudeli.
se volete che faccia diventare questa One-Shot una storia... DITEMELO! ;)
Un bacio,
                       Kay97
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: BlackKay97