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Autore: tikki    24/08/2012    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Hermione avesse deciso di andare a recuperare il corpo di Piton nella Stamberga Strillante, dopo la battaglia? E se, incredula, l'avesse trovato ancora vivo e avesse deciso di salvarlo?
Forse Hermione avrebbe potuto rivalutare Severus, il suo coraggio, il suo valore, ma anche la sua dolcezza.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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E’ come se il tempo si fosse dilatato, come se ci fossimo smaterializzati in una dimensione in cui non esiste altro al di fuori di noi. Le mie dita stringono ancora il dorso della sua mano, appoggiata al mio viso, le mie labbra sono ancora socchiuse per lo stupore, e il battito del mio cuore è così frenetico che mi sembra quasi possa essere sentito da tutto l’universo.
Per una frazione di secondo vorrei dare ascolto alla parte irrazionale della mia mente, che in questo momento mi sta urlando di baciarlo con tutto l’amore che possiedo. Ogni singola cellula del mio corpo mi sembra tesa verso di lui; le mie mani, le mie labbra, i miei muscoli sono frementi, palpitanti in questa attesa che sembra infinita. Ho un bisogno folle di andare oltre i ruoli che abbiamo ricoperto fino ad ora. Voglio dimenticare di essere la studentessa, voglio che lui dimentichi di essere il professore, voglio perdermi nel calore delle sue labbra e lasciare che tutto il nostro dolore scivoli nell’oblio, anche solo per un secondo, senza sentire il bisogno di domandarmi cosa succederà dopo. Questa guerra ci ha forgiati, temprati, ci ha fatto dimenticare chi siamo e io voglio tornare ad essere me stessa con lui.
La parte razionale di me, però, mi fa capire che non posso gettarmi tra le sue braccia, non ora, non così. Non è il momento adatto per farlo perché l’uomo che ho davanti mi ha appena confessato le sue emozioni più intime, il dolore profondo e lancinante che si è tenuto dentro per anni. In questo momento è vulnerabile quasi quanto lo sono io e agire d’impulso ora significherebbe rovinare ogni cosa.
 
Lentamente ritraggo la mia mano dalla sua, e lui fa lo stesso. Il mio viso è caldo, nel  punto dove le sue dita mi hanno sfiorata fino ad ora, è come se fossi riuscita ad assorbire un po’ del  suo dolore.
“Ha ragione” gli dico, “è molto tardi, è meglio che io ritorni nel mio dormitorio.”
Mi sembra strano congedarmi così, dopo questo inaspettato e surreale momento di intimità, eppure non provo imbarazzo né vergogna. Sono felice che lui abbia potuto aprire uno spiraglio del suo animo e lasciarmi cullare la sua agonia per un momento. Mi va bene così, semplicemente. Lo guardo profondamente negli occhi, prima di allontanarmi, e cerco di comunicare tutta la fierezza di cui sono capace. In questo istante, ogni fibra del mio corpo e della mia mente sa che non abbandonerò mai Severus Piton, nel bene o nel male, in un modo o nell’altro.


 
I miei passi risuonano nel corridoio silenzioso e buio. Non ho idea di quanto io sia stata in quei sotterranei, mi sembra passato un secolo, e in un certo senso è davvero passato un secolo. Mi sento così distante dalla persona che ero poche ore fa, così cresciuta, così adulta. Continuo a pensare alle parole di Piton, e mi sembra che tutto assuma un senso. Non avrei mai immaginato che potesse arrivare a confessarmi i suoi sentimenti più nascosti, ma non posso fare altro che comprenderlo. 
 
Sono ancora immersa nei miei pensieri quando raggiungo il dormitorio di Grifondoro. Durante queste settimane di ricostruzione del castello le Case non esistono più, almeno momentaneamente, ma la maggior parte degli studenti continua a dormire nel propri letti a baldacchino. E’ rassicurante, come se, almeno per le poche ore che separano il tramonto dall’alba, si potesse fingere che la devastazione della guerra non sia altro che un incubo distante e dimenticato, e che tutto sia come prima.
Entro nella Sala Comune e mi stupisco di vedere Ron russare sonoramente, rannicchiato su una delle poltrone di fronte al camino.  Non so se svegliarlo o lasciarlo in pace, ma poi noto un bigliettino appoggiato sullo schienale della poltrona. Mi avvicino e leggo la scomposta calligrafia di Ron  che recita: 
“Hermione, ho bisogno di parlare con te. Ti prego, quando rientri svegliami.”
 
Ecco, è arrivato il momento di affrontare la persona che ho evitato fino ad ora. Cerco di pensare, di capire in fretta cosa potrò dirgli. Immagino vorrà delle spiegazioni, in fondo ne ha il diritto. Sono stata crudele con lui, l’ho abbandonato in un momento in cui aveva più bisogno di un’amica. Anzi, l’ho illuso e poi abbandonato.
Non so nemmeno io perché tra noi sia scattato quel bacio, durante la battaglia. Quell’attimo mi sembra così lontano, così distante, mi sembra quasi che sia accaduto in un sogno dimenticato. Probabilmente ne avevamo bisogno entrambi, avevamo bisogno di qualcosa in cui credere, di qualcosa per cui lottare in un momento così disperato. Dovevamo aggrapparci all’idea che valesse la pena sopravvivere e che abbandonare questo mondo non fosse nemmeno un’opzione considerabile. Il dolore e la paura saturavano l’aria, incombevano pesanti su tutti noi e noi siamo stati soltanto umani, abbiamo semplicemente seguito l’unico sentimento che potesse darci la speranza e la forza per continuare, in mezzo a tutto quell’odio: l’amore.
 
Lo guardo dormire, e per un attimo vorrei cedere alla codardia e lasciarlo lì, addormentato, ad aspettarmi. Poi ripenso a tutto ciò che mi è successo nelle ultime ore: solo pochi minuti fa mi sentivo cresciuta e adulta, non posso lasciare un conto così grande in sospeso.
Gli scuoto leggermente un braccio e chiamo piano il suo nome, lui sussulta immediatamente, aprendo gli occhi. Noto che il suo sonno è rimasto leggero, memore di quei mesi di paura passati in una tenda nei luoghi più disparati dell’Inghilterra, come animali impietriti dal terrore di essere braccati.
Mi guarda stupito, quasi come se non sapesse da dove cominciare. Lo vedo cercare la parole con difficoltà.
“Ciao Hermione” mi dice, alla fine. “Lo so che in queste settimane sei stata molto impegnata, mi dispiace di non essere riuscito a parlarti quanto avrei voluto, o quanto avrei dovuto.”
“No, Ron” gli rispondo “è colpa mia, avrei dovuto starti vicina, è questo che fanno gli amici. Non avrei dovuto scappare, il mio comportamento è stato imperdonabile e so che chiederti scusa non è nemmeno lontanamente sufficiente. Io non so perché mi sono comportata così, non so perché sono scappata. Il fatto è che ho avuto paura di ciò che è successo tra di noi.”
“Lo so, Herm, anche a me ha fatto paura. Ho pensato tanto a te ultimamente, non posso negarlo. Ho bisogno di te più di quanto sia in grado di ammettere. Ho sempre avuto bisogno di te, senza di te io non valgo nulla, e tu lo sai. Non sono bravo con le parole, Herm, non lo sono mai stato, lo dicevi sempre quando correggevi i miei temi, però quello che sto cercando di dirti è che voglio stare con te, se tu lo vuoi. Sei sempre stata più di un’amica per me e non posso sopportare l’idea di stare lontano da te”.
Sorrido nell’ascoltare queste parole, lo guardo e capisco che tutto l’affetto che provo per lui non potrà mai trasformarsi in qualcosa di più, e in un istante comprendo che devo radunare tutto il coraggio che ho e dirgli la verità.
“Ron” incomincio, sapendo che dopo che avrò pronunciato queste parole nulla tornerà mai come prima, “io ti voglio bene, te ne voglio davvero. Credimi, vorrei che la mia frase potesse finire lì, vorrei poterti dire che voglio stare con te per sempre e che i miei sentimenti uguagliano i tuoi, ma la verità è un’altra. La verità è che in questi ultimi mesi avevo bisogno di qualcosa che mi desse speranza, e tu eri lì. L’idea di poter stare con te mi ha aiutata a sopravvivere, a mantenere la salute mentale. Ogni volta che sprofondavo nella depressione, ogni volta in cui pensavo che la nostra ricerca fosse inutile e che la guerra non sarebbe mai finita tu eri ciò che mi manteneva sana. Tu rappresentavi la speranza che un giorno le cose sarebbero migliorate, che un giorno tutto sarebbe passato e che sarei stata felice. Quando ti dico che ti voglio bene non è solo una stupida frase di circostanza, perché i miei sentimenti per te sono così profondi che vanno oltre la mia capacità di espressione. Per diverso tempo l’ho interpretato come amore, Ron, ci ho creduto davvero con tutta me stessa, ma ora più che mai mi rendo conto di non poter stare con te. Da quando ci siamo baciati io ho avuto solo paura, questa è la verità. All’inizio speravo che fosse solo normale, banale paura di perdere l’amicizia che ci univa, ma più passava il tempo è più sentivo il bisogno di fuggire da ciò che era successo fra di noi, e questo non è normale. Non posso stare con te, e non riesco nemmeno a spiegarti il motivo. So che è profondamente ingiusto nei tuoi confronti, so che è egoista e crudele, ma non posso fare altro che dirti la verità, Ron. Io non posso sforzarmi di provare per te ciò che tu provi per me, se potessi farlo, credimi, lo farei, ma non ci riesco”.
Mi guarda con quei suoi occhi grandi, pieni di stupore e di dolore. Riesco a malapena a trattenere le lacrime.
“Perdonami” continuo “ti prego, Ron, perdonami”.
Si alza in silenzio, per un attimo ho paura che se ne vada così, senza dire una parola. Mi alzo anche io e continuo a guardarlo. All’improvviso si avvicina a me si getta tra le mie braccia, stringendomi forte. 
Non riesco a fare a meno di pensare che questo abbraccio sia così simile, eppure così diverso da quello che c’è stato tra me e Piton. Cerco di rispondere, stringendolo, comunicandogli tutto l’affetto non sono riuscita ad esprimere a parole, ma la verità è che io non appartengo a queste braccia, non ci sto bene, mi sento fuori luogo. E’ come se fossimo due pezzi non complementari di un puzzle che cercano di incastrarsi a forza, senza riuscirci. Mi sento soffocare, vorrei allontanarlo ma non posso, sta piangendo quietamente sulla mia spalla. Piccoli singhiozzi lo scuotono e sento le lacrime bagnare la mia spalla.
Rimaniamo così finché i suoi singhiozzi non terminano. Si scosta da me, mi guarda e, senza dire nulla, si allontana.





Angolo autrice: Non ho molto da dire, spero solo che abbiate apprezzato questo capitolo e che la storia vi stia interessando! Tra pochi giorni inizierò gli esami universitari che mi mancano, quindi non so davvero quando riuscirò ad aggiornare ancora, comunque spero di farlo al più presto! Aspetto con ansia le vostre recensioni, mi fanno sempre molto piacere!
Baci a tutti
Tikki
  
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