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Autore: Filakes    26/08/2012    0 recensioni
Lei è Anne, lavora in una farmacia e proprio lì incontra Mello.
Ma questa non è una storia con un lieto fine, perchè lui morirà.
Rapire Takada era una missione suicida, lui lo sapeva.
Lei aveva cercato di fermarlo.
Una storia di un'amore difficile e puro, una ragazza che rinnega ciò che ha costruito per tentare di salvare l'amato.
Dal primo capitolo:
"Io Mello ci siamo conosciuti tempo fa, lavoravo in una farmacia in periferia, non ho mai amato il casino del centro.
Stavo riponendo delle medicine sugli scaffali, era ora di chiusura, quando lui entrò, facendo finta di non vedere la serranda tirata giù a metà. Era alto, biondo, il cappuccio alzato, bello. Per un istante mi si gelò il sangue, la sua presenza mi inquietava e attraeva al tempo stesso."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mello, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II:
“Verità”

  Il giorno dopo, Mello era venuto a prendermi come se nulla fosse successo. Mi aspettava fuori, il casco in mano.
Presi coraggio e uscì dalla farmacia senza rivolgergli la parola, andando avanti senza guardarlo.
-         Anne! ANNE!
Lo sentii urlare, rassegnata mi voltai.
-         Non mi hai visto?
-         Sì, ti ho visto.
Sbuffai.
-         Allora perché non mi hai salutato e hai proseguito? Sei impazzita?
-         No, tu che hai. Prima fai il carino, mi inviti fuori a cena e poi ti vedi con un'altra!
-         Ma cosa stai dicendo?!
-         Ti ho visto ieri con quella stangona! Ero andata a fare la spesa e vi ho visto parlare fitto fitto, voi due soli. Ho visto come ti guardava.
Sbottai, fissandolo negli occhi.
-         Ho capito, c’è un malinteso. Quella che hai visto è Halle, diciamo che lavora con me.
-         Ah, quindi fa parte delle cose “top secret”. Capisco il perché.
Il mio tono era più acido di quel che volessi.
-         Dai, Anne. Ti prego evita questi comportamenti infantili. Fidati di me.
-         Io… io mi fiderei, ma tu non mi dici nulla su di te, nemmeno il tuo vero nome! Mi tieni nascoste un sacco di cose, come faccio a fidarmi?
Sussurrai.
-         Fidati e basta. Ti prego, lo dico per te.
Mello mi accarezzò la guancia. Sentii una lacrima sfuggire dalle ciglia.
-         Io non… lo so Mello. Come può funzionare se tra noi ci sono solo segreti?
Singhiozzai.
-         Possiamo lasciare tutto al di fuori e far finta che non ci sia.
Commentò asciugandomi la lacrima.
-         Io… non lo so, Mello.
Feci per allontanarmi, ma mi prese la mano.
-         Posso almeno accompagnarti a casa?
Mi domandò.
-         Sì.
Acconsentii, il cuore a pezzi.



  Sfreccio tra le auto ammassate, perché proprio ora questo traffico improvviso?! Che rabbia. Devo solo riuscire ad andare da lui, devo fermarlo, portarlo via di lì, prima che lui… muoia.
Una macchina mi sorpassa all’improvviso, senza usare le frecce, facendomi sbandare, e per poco non faccio un incidente.
-         Chi ti ha dato la patente? Mago Merlino?
Gli urlò dietro e accelero, sorpassandolo a mia volta.
 


  Ero nella mia camera, indossavo la mia camicia da notte e deforme, i capelli raccolti in uno chignon disordinato. Mi diressi nel salotto, mi buttai sul divano e accesi la televisione, mentre affogavo la tristezza nel gelato al cioccolato. Le parole della giornalista in tv mi lasciavano insofferente, ormai l’unica notizia era Kira, tutti parlavano di lui come si parla di un dio vendicativo. Sospirai, ancora più triste di prima. Era strano, più mangiavo e più mi veniva da piangere, non capivo il motivo, di solito mi aiutava. Poi ci arrivai: Mello profumava di cioccolato, sempre. Le sue labbra avevano il sapore del cioccolato, la sua pelle emanava quel fantastico profumo. Sbuffando cacciai il gelato in un angolino del freezer, e sbattei lo sportello. Che ingiustizia: senza Mello e senza gelato.
Mi tuffai di nuovo sul divano, stringendo a me un cuscino, mentre le lacrime riprendevano il loro percorso sulle mie guancie.
Singhiozzavo tanto forte che per poco non sentii il campanello. Mi raddrizzai e cercai di darmi una calmata. Respirai a fondo e mi avvicinai alla porta.
- Chi è?
- Sono Mello. Mi apri?
Il cuore mi si fermò nel petto, per poi riprendere a batter come un folle.
-         Cosa c’è?
-         Aprimi, ti prego, poi ti spiego.
Senza farmelo ripetere ancora, aprii la porta, e me lo ritrovai davanti.
-         Posso?
Domandò indicando l’interno della casa.
-         Fai pure.
Annuii, lasciandolo passare.
-         E’ molto carina come casa. Piccola ma accogliente.
-         Vuoi qualcosa? Acqua? Gelato?
-         Hai del cioccolato?
-         Sì, solo fondente però.
-         Va benissimo.
Sorrise lui, io andai a prendere l’ultima tavoletta che mi era rimasta e gliela porsi.
-         Grazie.
-         Figurati.
Calò il silenzio. Io lo fissavo mentre lui addentava voracemente la tavoletta inerme.
-         Cosa devi dirmi?
-         Tu vuoi davvero sapere la verità su di me? Ne sei sicura?
-         Sì.
-         Dovrai lasciare il tuo lavoro, non avere più contatti con nessuno, nemmeno con la tua famiglia.
-         Non stai esagerando?
-         Si tratta di qualcosa di estremamente pericoloso.
Mi avvisò in tono gravoso.
-         Saresti davvero disposta a rinunciare a tutto per me?
-         Credo di sì.
Balbettai.
-         Devi esserne sicura, non puoi più tirarti indietro dopo.
-         Va bene.
Accettai, non avevo nulla da perdere in realtà.
Appena nata ero stata abbandonata in un cassonetto e delle suore mi avevano trovata e cresciuta, mi avevano fatto studiare e mi avevano insegnato a cavarmela da sola.
-         Allora vieni con me.
Mi invitò lui alzandosi.
-         Mi cambio e arrivo.



  Un’altra moto sfreccia vicino a me, come vorrei che ci fosse su Mello. Come vorrei che lui fosse meno impulsivo. Mi muovo come posso tra le auto, ma il traffico si fa sempre più fitto e per evitare di fare incidenti rallento. E’ snervante.
 



-         Qui è dove abito io.
Mi avvisa aprendo la porta. Davanti a me si apre la vista di un monolocale disordinato, pieno di carte di cioccolato e videogiochi.
-         Accogliente.
Commentai sarcastica.
-         Dai, entra che ti spiego.
-         Sei sicuro che sia igienico?
Lo presi in giro. Lui sbuffò e mi spinse dentro casa. Ci sedemmo vicini sul divano consunto, accanto alla porta d’entrata.
-         Io facevo parte di un orfanotrofio speciale. Eravamo educati per diventare i migliori, i più intelligenti, fino ad eguagliare o addirittura superare Elle.
-         Elle? Intendi l’investigatore?
-         Esattamente. Elle si era messo sulle tracce di Kira, probabilmente lo aveva anche trovato. Il suo compito era arrestarlo, ma Kira l’ha battuto sul tempo e l’ha ucciso.
-         Ma non è possibile! I telegiornali affermano che è vivo e sta ancora dando la caccia a Kira.
Esclamai sbalordita.
-         Lo so, quello è un mio compagno, si chiama Near. Ora siamo noi a dare la caccia a Kira. Riusciremo laddove Elle ha fallito. Mi credi?
-         Io… insomma… Sì, ti credo. Per quanto sia strano ti credo.
Sussurrai infine.
-         Non devi farne parola con nessuno, capito?
-         Capito. Ora posso sapere il tuo nome?
-         No, non puoi. E’ ancora troppo pericoloso.
Sospirò abbracciandomi.
-         Va bene, non importa. E la biondona tutta curve cosa centra?
-         E’ al servizio di Near, doveva portarmi un suo messaggio.
Mi spiegò stringendomi a sé.
Rimanemmo immobili, abbracciati quando la porta si aprì.
-         Ho comprato le pizze Mello! La tipa alla cassa è davvero carina!
Il ragazzo dai capelli rossi si bloccò sulla soglia, immobile, fissandoci.
-         Oh, Matt lei è Anne, Anne lui è Matt. Collabora con me. Lei è la mia ragazza.
-         La tua ragazza? Ti sei flippato il cervello?
Si stupì Matt.
-         Oh, grazie mille.
Dissi acida, rivolta al ragazzo, anche se Mello mi aveva stupito. Non credevo mi reputasse la sua ragazza.
-         Anne, sa tutto, ora starà con noi e ci aiuterà.
-         Va bene, fa un po’ come vuoi. In ogni caso ho solo due pizze e con la biondina non la divido.
-         Allora va comprarne un’altra. Così rivedi la tipa della cassa.
Rise Mello.
-         Sai cosa ti dico, Mello? Lo faccio. A dopo.
Matt uscì abbandonando le pizze sul tavolo ingombro di oggetti.
-         Certo che è strano.
Commentai.
-         Cosa vuoi farci? Mi sopporta da una vita.
Sorrise Mello.
La porta si riaprì di colpo.
-         Scusa, come la vuoi la pizza?
-         Una margherita è perfetta.
Sorrisi.



  Con la moto riesco a malapena a proseguire, ma il traffico si fa sempre più stretto e mi fermo. Maledico la causa del traffico e ascolto la radio, sono ancora in alto mare con le ricerche, per fortuna.
“Quando ti trovo mi senti, Mihael. Sul serio.” penso, sperando che lui sia ancora vivo.

   
 
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