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Autore: Julia Weasley    29/08/2012    7 recensioni
Seguito di “Eroi non si nasce, si diventa”.
Regulus è morto in circostanze misteriose, lasciando dietro di sé soltanto domande senza risposta. Ma quando una fidanzata che non si dà pace, un vecchio Indicibile in pensione e un elfo domestico che sa molto più di quanto possa sembrare incroceranno per caso le loro strade e uniranno le forze, tutto sarà destinato a cambiare.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Regulus Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Questa storia fa parte della serie 'R.A.B.'
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Non può piovere per sempre

Capitolo 49
Sapeva troppo

« E lo hai mollato lì, in compagnia di Dedalus Lux? »
Dorcas sembrava divertirti un mondo, e Rachel rideva a sua volta, mentre Emmeline non sapeva se giustificarsi o assecondarle. In effetti, da un certo punto di vista era divertente immaginare come fosse stata la ronda intorno a Hogwarts dopo che lei se n'era andata, tra Dedalus che cercava di fare conversazione con le sue stramberie e Sturgis che non era nemmeno in grado di capire se quel che era successo fosse reale o solo frutto della sua sbronza.
« Sì, be', non potevo ignorare Malocchio » bofonchiò, nascondendo l'imbarazzo con un sorso di Acquaviola.
« Il tempismo di Alastor è impareggiabile. Dovremmo legarlo e imbavagliarlo per impedirgli di rovinare certi momenti » continuò Dorcas, sempre più divertita.
« In realtà è stato utile. Se fossi rimasta lì non avrei saputo cosa fare... Insomma, fino a quel momento credevo di non provare nulla per Sturgis, e poi è cambiato tutto all'improvviso ».
« Forse te ne sei accorta solo in quell'istante. Ogni tanto è un bene lasciarsi andare senza pensare: potresti fare la cosa giusta più di quando pretendi di avere tutto sotto controllo » ribatté Rachel. Le porse il piatto che aveva accanto a sé. « Uno zuccotto? »
Emmeline accettò l'offerta e ne prese uno. Sebbene avesse avuto tutta la notte per pensare alla sera prima, si sentiva ancora piacevolmente frastornata. Per fortuna quello era il suo giorno libero e non doveva andare al corso per Auror. Sturgis tuttavia aveva il turno al San Mungo fino a quel pomeriggio, e l'attesa stava diventando snervante. Così aveva accettato volentieri l'invito a pranzo di Dorcas: era un'occasione per distrarsi.
« Quando vi vedete? » chiese la padrona di casa.
« Alle cinque ai Tre Manici di Scopa » rispose Emmeline, e per l'ennesima volta dall'inizio della giornata guardò l'orologio con impazienza.
« Siamo contente per te. Sturgis è più in gamba di quanto sembra, e voi due insieme starete benissimo ».
« Grazie, Dorcas » disse Emmeline, senza riuscire a smettere di sorridere. Era da tanto tempo che non si sentiva così felice. Non le sembrava vero.
Poi le tornò in mente la conversazione che Rachel e Dorcas stavano facendo quando lei era arrivata.
« Di cosa stavate parlando prima che vi raccontassi di Sturgis? » domandò.
« Oh... »
« Rachel è stata costretta a lasciare il lavoro » rispose Dorcas, tornando improvvisamente seria.
Emmeline sgranò gli occhi.
« Come mai? »
Rachel alzò le spalle, cercando di apparire più a suo agio di quanto non fosse in realtà.
« I Mangiamorte hanno cercato di uccidere Sirius per stanare Regulus. Non mi sembrava saggio dare loro la possibilità di farmi fuori, visto che il Ministero è pieno di Mangiamorte. Tutto qui... »
« E tu cosa ne pensi? »
« Non sono molto contenta, questo è ovvio. Mi piaceva fare l'Obliviatrice... ma non voglio farlo pesare, anche se Regulus si sente in colpa lo stesso ».
Emmeline le versò dell'altra Acquaviola nel bicchiere.
« Quando finirà la guerra potrai riprendere da dove hai iniziato, non abbatterti » disse Dorcas con fare incoraggiante. « Dopotutto non sei la prima ad essere stata costretta a dare le dimissioni. Parecchi miei colleghi rimangono a casa, e alcuni di loro non hanno nemmeno un motivo valido, se devo essere sincera ».
« Non posso biasimarli » intervenne Emmeline. « Ormai nessun posto è sicuro. Avete sentito della morte di Karkaroff? »
« Eccome. Non ci si capisce nulla » disse Rachel, perplessa.
« Il suo omicidio sarà servito di monito nei confronti degli altri Mangiamorte catturati » commentò Dorcas. « Mi chiedo solo chi potrebbe essere stato. »
« Molte persone tra quelle che abbiamo intorno hanno il permesso di accedere ad Azkaban » rispose Rachel, scuotendo la testa con aria sconsolata.
A tutte e tre di Karkaroff importava poco, ma erano ugualmente preoccupate da quanto lontano Voldemort poteva arrivare.
« Non rovinatevi il pranzo per una persona squallida come Karkaroff » intervenne Dorcas, che al momento sembrava fin troppo di buon umore per avere voglia di affrontare una conversazione del genere. « Questo succo di zucca è ottimo. Dovrei comprarlo più spesso. »
Emmeline e Rachel si scambiarono un'occhiata eloquente. La prima non vedeva Dorcas così serena da tantissimo tempo; Rachel invece non l'aveva mai vista così.
« Sono contenta che tu sia tornata con Gideon » le disse, mentre iniziava a mangiare. « Ancora mi chiedo come mai hai aspettato tanto. »
Dorcas alzò le spalle, sospirando.
« Paura di vivere, immagino » ammise. « Ma la versione ufficiale è che mi diverte tenerlo sulle spine. »
Le altre due ridacchiarono.
« Sei tremenda » commentò Emmeline, ma il commento seguente di Dorcas le fece scivolare via il sorriso:
« Anche tu hai tenuto in sospeso Sturgis per secoli, quindi taci. »
Emmeline rise, ma in quel momento qualcuno bussò alla porta. Tese come erano per via della guerra, sobbalzarono sulle rispettive sedie.
Dorcas si alzò in piedi.
« Tranquille, credo di sapere di chi si tratta » disse. Andò alla porta e, dopo alcuni istanti, la sentirono commentare. « Come pensavo ».
Lei e Gideon si chiusero la porta alle spalle ed entrarono nella sala da pranzo.
« Sei così appiccicoso da non riuscire a stare lontano da me neanche un giorno, vero? » lo provocò Dorcas.
Lui ridacchiò, divertito, salutando le altre due.
« Ma figurati. In realtà sono andato al Ministero per una faccenda da sbrigare... Non mi fido molto dei miei colleghi, sono così pigri che devo spronarli continuamente. Ma visto che ora ho fatto quel che dovevo e sono nei paraggi, ne approfitto per farti una proposta. »
« Sentiamo » fece lei.
« Oggi andiamo al cinema. Ho anche imparato a prenotare i biglietti con il telefono. »
« Sono davvero fiera di te » commentò lei, colpita. « Purtroppo non... »
« Non puoi rifiutare! Stavolta ho detto a Fabian di non fare il terzo incomodo e di lasciare casa libera. Credo che andrà a dormire da Molly. »
Rachel ed Emmeline si sforzarono di fare finta di nulla, ma Dorcas notò le loro espressioni divertite e le fulminò con lo sguardo. Così si costrinsero a fingere di parlare tra di loro.
« Hai idea di cosa sia un cinema? » chiese Emmeline.
« Stranamente sì » rispose l'altra, evidentemente fiera di conoscere per una volta un lato del mondo Babbano. « Ne ho visto uno in televisione. Sono delle stanze in cui fanno vedere su un enorme schermo delle fotografie magiche che durano un paio d'ore. »
« Ma non mi dire... » commentò Emmeline, stupita.
Intanto, Dorcas aveva interrotto i programmi di Gideon.
« Gideon credimi, sapere che Fabian ha smesso di partecipare come terzo incomodo alle nostre cene mi rende davvero felice, anche se sono sempre più decisa a trovargli una ragazza così che la smetta definitivamente. Ma oggi non posso proprio. »
Lui sembrava deluso.
« Perché? »
« Devo vedere quella mia collega per la cosa di cui ti ho parlato qualche giorno fa... È importante. Non so quanto ci metterò, ma oggi pomeriggio non posso venire al cinema. »
All'improvviso, Gideon si fece serio anche se, quando notò gli sguardi perplessi delle altre due ragazze, cercò di fare finta di niente.
« Oh, va bene... allora facciamo domani? »
Dorcas alzò le spalle.
« Vedremo. Ma forse oggi per la cena ce la faccio. »
Lui fece un sorriso che tuttavia svanì quasi subito. Sembrava davvero preoccupato.
« Senti, vuoi che venga con te? Dalla tua collega, intendo ».
Lei scosse la testa.
« Non ho bisogno di una guardia del corpo, so badare a me stessa anche da sola! »
« Dobbiamo preoccuparci? »
Dorcas si voltò verso Rachel ed Emmeline, a loro volta sospettose.
« Assolutamente no. Ignorate Gideon, sta diventando più iperprotettivo di sua sorella ».
« Ma... »
« Vado a prendere qualcos'altro da bere » tagliò corto Dorcas, prima che loro potessero farle altre domande.
Gideon colse gli sguardi perplessi delle due ragazze, e sospirò.
« Deve fare sempre di testa sua ».
« Ma di cosa si tratta? »
« Credetemi » rispose Dorcas stessa, affacciandosi nel salotto. « Meno ne sapete, meglio è. Ne riparleremo quando l'operazione si sarà conclusa. Ora però non ne voglio parlare. In questi casi, la segretezza è essenziale ».

***

Quel pomeriggio, Dorcas stava percorrendo una strada suburbana di Londra, alla fine della quale si trovava la casa della sua collega.
Agli altri non l'aveva fatto capire, ma anche lei era preoccupata. Althea non era mai mancata un solo giorno lavorativo da quando era membro del Wizengamot, e probabilmente anche da prima. La sua assenza prolungata doveva avere qualche motivo serio. Ma Dorcas doveva assolutamente parlarle. L'Ordine della Fenice sapeva bene che il Ministro Bagnold fosse circondato da Mangiamorte infiltrati, ma nemmeno loro poteva fare nulla contro personalità così importanti, a meno di avere l'appoggio di qualche membro altrettanto importante del Wizengamot. Ma per convincerne almeno uno, servivano delle prove. E Dorcas quel giorno le aveva.
Althea Bishop abitava vicino Bristol, in una casa a due piani circondata da una fitta siepe. Il sole stava già tramontando quando Dorcas vi si Materializzò davanti e alzò lo sguardo verso le finestre. Una luce al piano superiore era accesa.
Dorcas scavalcò la siepe e percorse il vialetto che conduceva alla porta d'ingresso, poi suonò il campanello.
Dopo alcuni secondi, fu proprio Althea ad aprirle. Aveva solo dieci anni più di lei, ma le occhiaie e l'aspetto malaticcio la facevano sembrare molto più anziana. Era sempre stata una persona attiva, e stare in casa per molti giorni non le faceva un buon effetto.
« Dorcas, è un piacere vederti » le disse, con un sorriso smagliante. Non era normale, visto che sorrideva raramente. Anzi, al momento sembrava piuttosto nervosa.
« Stai proprio messa male » commentò Dorcas, senza mezzi termini.
« Già, una brutta influenza. Ho avuto la febbre molto alta, ma adesso sono guarita, non preoccuparti. Puoi entrare senza problemi. »
« Perfetto. Devo farti leggere questi documenti per forza » rispose Dorcas, mettendo piede nell'ingresso.
Althea tuttavia le aveva fatto spazio con molta riluttanza, ma poi chiuse la porta.
« Allora, questi qui... » iniziò a dire Dorcas, ma le parole le morirono in gola quando notò qualcosa di strano. Althea era davvero pallida e, anche se tentava di sorridere, i suoi occhi sbarrati sembrava che le stessero dando qualche avvertimento. « Va tutto bene, a parte la febbre? »
« Oh sì, certo! Sai che sono iniziati i saldi da Madama McClan? Vorrei poterci andare, ma sono bloccata qui dentro, purtroppo... »
In un baleno la mano di Dorcas andò a chiudersi intorno alla bacchetta. Althea si vestiva sempre con abiti passati di moda da decenni, ed era la persona meno interessata alle svendite di abbigliamento dell'intero mondo magico.
« Già, stavo pensando di andarci anche io » disse, mentre con lo sguardo cercava di comunicarle i propri sospetti.
Althea annuì, ma si morse il labbro, come se stesse lottando contro qualcosa o qualcuno che le impediva di comportarsi come avrebbe voluto. Sembrava in preda ad una lotta interiore, come se stesse cercando di resistere ad una Maledizione Imperius...
Dorcas estrasse la bacchetta, pronta ad attaccare.
« Chi altri c'è qui dentro? » le chiese, tesa.
Prima che Althea potesse rispondere, fu sbalzata contro la parete, dalla quale fuoriuscirono delle funi che andarono a legarle i polsi, impedendole di muoversi.
« Scappa! » le urlò, ma Dorcas non le diede retta. Non avrebbe mai lasciato una persona in pericolo.
« Siete Mangiamorte, vero? Uscite fuori e affrontatemi da uomini, invece di nascondervi come ratti » disse Dorcas in tono di sfida. Non riusciva a vederli, ma dovevano essere nascosti lì da qualche parte, quindi continuava a guardarsi intorno.
« Come vuoi » rispose una voce che la fece rabbrividire nel profondo.
In un angolo alla sua destra l'aria s'increspò, poi un'unica figura alta e vestita di nero si fece avanti.
Dorcas si sentì invadere dal panico. Non era un semplice Mangiamorte.
Era Voldemort in persona.
Anche se avesse voluto, Dorcas non avrebbe smesso di fissare quegli occhi iniettati di sangue che la soppesavano attentamente. Si morse il labbro per impedirgli di tremare, non davanti a lui.
Poi Voldemort parlò, e lo fece con la stessa voce sibilante di prima, che la fece rabbrividire di nuovo.
« Iniziavo a pensare che non saresti mai arrivata » disse. « Dorcas Meadowes. Sei stata una spina nel fianco per troppo tempo. Hai commesso un grosso errore quando hai fatto arrestare molti dei miei seguaci. »
A Dorcas sudavano le mani, ma si sforzò di mantenere una presa salda sulla propria bacchetta. Non ci voleva molto per capire che Voldemort era lì per lei. Per un attimo valutò le proprie possibilità. Non si sarebbe sottratta al combattimento, ma sapeva anche che il suo avversario era sempre stato imbattuto. Perciò, se doveva morire, voleva farlo a modo suo.
« È stato un vero piacere » rispose, in tono di sfida. « Mi auguro che i tuoi cagnolini si godano il soggiorno ad Azkaban. »
Althea scoppiò a piangere, urlandole avvertimenti misti a scuse. Dorcas avrebbe voluto dirle di tacere, ma non voleva deconcentrarsi neanche per un istante. Voldemort sogghignò. Il suo sguardo emanava intenzioni omicide.
« Sei in gamba, lo ammetto. Saresti stata un'ottima Mangiamorte. È un peccato che debba ucciderti. Tu però potrai considerare una sorta di omaggio il morire per mano mia. Pochi hanno questo privilegio. »
« Sono talmente lusingata che potrei svenire » rispose Dorcas, gelida.
« Allora combattiamo. O preferisci chiamare in aiuto i tuoi amici? In fondo a voi dell'Ordine basa evocare un Patronus. »
La stava provocando. Dorcas strinse i pugni e serrò i denti, decisa a non emettere neanche un suono. Non avrebbe potuto chiedere aiuto, perché lui non le avrebbe dato neanche il tempo di emettere un suono.
« È me che vuoi, giusto? » sbottò.
« Sei tanto superba da credere di potermi sconfiggere, questa notte? Ma il Signore Oscuro non può essere ucciso. »
Dorcas mascherò il terrore che provava con una smorfia sarcastica.
« Mi dispiace deluderti, ma sei mortale quanto me. »
« È qui che ti sbagli. »
In quel momento capì che il tempo delle chiacchiere era finito.
« Avada Kedavra! »
Pronunciarono le stesse parole nel medesimo istante. Due fiotti di luce verde partirono dalle rispettive bacchette e si scontrarono, rimbalzando in direzioni opposte senza colpire nessuno dei due.
Dorcas si preparò al contrattacco, ma la mossa successiva di Voldemort la colse di sorpresa. Di colpo sentì il pavimento franarle sotto i piedi. Per fortuna, la sua agilità e i riflessi scattanti la salvarono, facendola rotolare di lato un attimo prima che il marmo e le intere fondamenta si spaccassero, creando una voragine che l'avrebbe ingoiata.
Dorcas sentì Althea chiamare il suo nome. Rotolò di nuovo su un fianco, per evitare un'altra maledizione. Rovesciò il tavolo e lo usò come barriera protettiva, anche se sapeva che non sarebbe servito a molto contro Voldemort. Ma almeno le permise di rialzarsi senza essere colpita.
Alzò la bacchetta e lanciò delle sfere infuocate verso il suo avversario. Le prime due lo mancarono, altre due lui le rimandò indietro, ma l'ultima lo colpì. Approfittando del momento in cui lui spegneva le fiamme che avevano iniziato a lambire la sua veste, provò a disarmarlo, ma Voldemort fu ugualmente più veloce.
Dorcas era già in posizione di attacco e non ebbe il tempo di spostarsi quando fu colpita da una luce blu elettrico. Cadde per terra, piegata in due da un dolore lancinante all'altezza dello stomaco. Non perdeva sangue, ma era sicura che si trattasse di un'emorragia interna.
Cercò di respirare, ma ogni volta che inspirava provava un dolore intensissimo. La sua vista si era già annebbiata, ma ciò non le impedì di vedere Voldemort che con un colpo di bacchetta scagliava via il tavolo che gli intralciava il passaggio, pronto a farla finita.
Dorcas in quel momento si ritrovò a pensare a Gideon, e si odiò. Per tutto quel tempo aveva temuto di perderlo, e adesso sarebbe stata lei ad abbandonarlo per prima. Quella mattina si erano salutati come due persone normali, sicure di vedersi la sera stessa, ignari di quello che sarebbe accaduto.
Gideon ne sarebbe stato distrutto...
Una furia cieca s'impossessò di lei. Se doveva andarsene, voleva farlo combattendo.
Lottando contro il dolore provocato dalle ferite interne e faticando a respirare, alzò la bacchetta contro di lui e sussurrò di nuovo l'Anatema che Uccide.
Ma non funzionò. Era troppo debole e l'unica cosa che uscì dalla punta della sua bacchetta fu uno sbuffo di fumo verde che non lo sfiorò nemmeno. La forza della disperazione la spinse a gettarsi contro di lui, afferrando la bacchetta e costringendolo a deviare l'incantesimo. Ma poi Voldemort la cacciò indietro, mandandola a sbattere contro lo spigolo di un mobile, e Dorcas divenne incapace di reagire, intontita dal colpo alla testa.
La sua ultima sfida fu continuare a guardarlo dritto negli occhi mentre Voldemort la uccideva.

Quando aveva visto Dorcas crollare a terra come una bambola di pezza, l'altra donna era scoppiata in lacrime, singhiozzando una serie di insulti nei confronti del suo assassino. Voldemort la ignorò, troppo intento a gustarsi quella vittoria e a fingere di non sentire il dolore delle ustioni che il combattimento gli aveva provocato.
Dorcas Meadowes era stata un'avversaria temibile, ma adesso si era finalmente liberato anche di lei. Quello era un gran passo avanti nella guerra, pensò.
Poi i gemiti e gli schiamazzi della donna lo infastidirono a tal punto che, senza degnare più di uno sguardo il corpo della sua vittima, si voltò verso la Bishop e le puntò la bacchetta al collo, facendola ammutolire all'istante.
« Mi stai davvero annoiando. » le disse, minaccioso. « Non mi è piaciuto il tuo tentativo di opporti all'Imperius di Lestrange. E nemmeno questo mi è piaciuto. »
Individuò i documenti di Dorcas, per terra accanto al cadavere, e li incenerì con un pigro colpo della bacchetta.
La donna ansimava, terrorizzata, ma era talmente sotto shock da non stare attenta a quello che diceva.
« Uccidi anche me, avanti! Sono giorni che mi tenete prigioniera qui dentro, e ora mi hai resa tua complice di... di questo! » esclamò, incapace di guardare Dorcas.
Voldemort affondò la bacchetta ancora di più, facendole trattenere il respiro.
« Potrei farlo. Ma ti lascerò vivere. Voglio che ci sia qualcuno a testimoniare cosa succede a chi mette i bastoni tra le ruote al Signore Oscuro. Racconta agli Auror e all'Ordine della Fenice che neanche i più forti di loro possono vincere contro di me. Racconta loro di come fosse sicura di potermi sconfiggere, e di come fosse vana la sua convinzione. Nessuno può sconfiggermi. »
E, dopo averle accuratamente cancellato tutti i ricordi riguardanti l'indagine di cui lei e Dorcas si erano occupate negli ultimi mesi, la lasciò così, a fissare tremante il Marchio Nero che incombeva sulla sua casa.

***

Fabian era accorso non appena gli era giunta la notizia. Quando entrò nel quartier generale, aveva la sensazione che qualcuno gli avesse legato delle pesanti catene ai piedi, talmente poca era la forza che possedeva in quel momento. Non era nemmeno sicuro di avere le energie necessarie a rendersi davvero conto di quel che era successo. Spezzoni di frasi e parole senza senso vorticavano nella sua mente senza sosta.
Dorcas. Morta. Voldemort.
Se era un incubo, Fabian voleva svegliarsi al più presto. Conosceva Dorcas dai tempi della scuola. Era sua amica. Non poteva essere successo davvero. Dorcas non poteva essere morta: era la più tosta di tutti, una delle colonne portanti dell'Ordine della Fenice... ma era stato Voldemort in persona a ucciderla.
L'atmosfera al quartier generale non era migliore. Da un lato, Malocchio, Dedalus e Elphias parlavano sottovoce tra di loro, con toni cupi e sconsolati. Emmeline era letteralmente scoppiata in lacrime e Sturgis cercava invano di consolarla, anche se non stava meglio di lei. Rachel era affacciata alla finestra e singhiozzava in silenzio. Tutti gli altri erano pallidi e ammutoliti dallo shock.
Ora tutti lo guardavano con sguardi incerti e interrogativi. A Fabian bastò un'occhiata per capire che la persona che più gli premeva di vedere in mezzo a quel gruppo non era presente. Improvvisamente un brivido gelido gli percorse la schiena.
« Gideon è scomparso » annunciò, la voce rotta dall'angoscia. « Non ho idea di dove sia ».

***

Era una giornata ordinaria, al Ministero. I soliti dipendenti percorrevano i soliti corridoi facendo i soliti discorsi. Alcuni vociavano, altri si scambiavano le ultime notizie in tono concitato o lugubre.
Lui non li vedeva nemmeno, anche se ogni tanto lo sguardo della donna che aveva amato lo attirava dalle fotografie sulle prime pagine dei giornali, trafiggendolo come lame incandescenti. Faceva troppo male, quindi abbassava lo sguardo e tirava dritto, lungo quel corridoio di chissà quale livello – ricordava a mala pena dove si trovasse.
L'uomo camminava qualche metro davanti a lui. Il mantello color porpora che ondeggiava alle sue spalle dritte, il mento all'insù e l'atteggiamento sicuro di sé fecero provare una furia cieca al suo pedinatore.
« Si sentono al sicuro perché sono maghi importanti, e nessuno oserebbe denunciarli », gli aveva detto lei qualche giorno prima, mentre la stringeva tra le braccia. « Credono di potersi permettere di fare gli spavaldi e di continuare a controllare la Bagnold come dei burattinai ».
« Dimmi almeno i nomi », le aveva fatto eco lui.
« No, è una faccenda tra me a Althea ».
« E dai! »
« Non ne sono sicura nemmeno io! Posso dirtene solo uno: Selwyn ».
« Selwyn ».
Gideon lo mormorò tra sé, stringendo la bacchetta nel pugno e facendosi quasi dolere la mano. Era l'unico nome che aveva, forse l'unico che avrebbe mai avuto. Tutte le altre prove erano ormai ridotte in cenere. Ma non avrebbe reso vano tutto il lavoro di Dorcas.
Almeno uno di questi bastardi deve finire ad Azkaban.
Selwyn entrò nel bagno degli uomini. Gideon lo seguì un istante dopo.
Prima che il Mangiamorte potesse voltarsi e salutarlo con uno dei suoi soliti sorrisi di circostanza, Gideon lo afferrò per i capelli e gli strattonò la testa, mandandola a cozzare violentemente contro il muro del bagno.
Selwyn urlò per il dolore.
« Che stai...? » gridò, ma Gideon gli puntò la bacchetta alla gola.
« Dimmi i nomi di tutti gli altri! » intimò.
« Gli altri chi? Ahi! »
Gideon gli aveva assestato un pugno tra le costole. Il Mangiamorte rimase per alcuni istanti senza fiato.
« I Mangiamorte dei piani alti, quelli che circondano la Bagnold insieme a te! Dimmelo o giuro che non esci vivo da questo bagno ».
Ma Selwyn reagì. Gideon fu colpito a sua volta da un pugno alla bocca dello stomaco e fu costretto a ritrarsi, permettendo al Mangiamorte di divincolarsi. Poi iniziò la colluttazione.
Ben presto il bagno fu invaso da incantesimi e fatture che rimbalzavano sulle pareti, distruggendo le porte dei cubicoli e mandando in frantumi gli specchi e i lampadari.
Gideon non sentiva nemmeno la fatica, tanto era concentrato. Una fattura di Selwyn lo ferì ad un braccio, ma lui non se ne accorse. Non faceva neanche lontanamente male quanto il pensiero che non avrebbe mai più potuto rivedere Dorcas.
La forza della disperazione era l'unica cosa che gli permetteva di continuare. Non avrebbe permesso che tutti quelli che lei aveva cercato di incastrare se la cavassero. Almeno Selwyn doveva pagare. Poco importava se era stato Voldemort a ucciderla. Doveva continuare a combattere, o sarebbe impazzito dal dolore.
La porta del bagno di spalancò: qualcuno doveva aver sentito tutto quel fracasso. Gideon non accennò a smettere.
« Confessa! » urlò al Mangiamorte, che ormai sembrava quasi terrorizzato.
Ben due persone furono necessarie per bloccare Gideon anche quando gli Auror ebbero portato via Selwyn, altrimenti lui avrebbe continuato a mirare contro il suo avversario.
« Basta, Prewett, lo stanno portando ad Azkaban per aggressione a tuoi danni e tentato omicidio ».
Gideon nemmeno riconobbe la voce dura e aspra di Crouch, e gli parve irrilevante specificare che in realtà era stato lui ad aggredire Selwyn; diversamente, non avrebbe potuto dimostrare che Selwyn era effettivamente un Mangiamorte.
La testa iniziò a girargli quando smise di lottare contro chi lo stava trattenendo. Vide Fabian arrivare di corsa, trafelato e pallido. Gideon non si stupì quando vide quanto suo fratello soffrisse nel vederlo ridotto in quel modo. Lui stesso si sentiva completamente svuotato.
« Se muori prima di me, ti faccio tornare in vita solo per poterti uccidere personalmente » gli aveva detto Dorcas, quelli che sembravano secoli prima.
Stava quasi per mettersi a ridere per la disperazione, ma non lo fece, perché quando vide chi c'era dietro Fabian, trattenne il fiato.
Con uno sforzo immane, si alzò e si diresse verso la Bagnold, incurante dei presenti che Crouch e gli Auror stavano cercando di allontanare. La afferrò per il polso, come per impedirle di tirarsi indietro. Dorcas era morta perché sapeva troppo. Aveva scoperto quasi tutti i nomi dei Mangiamorte che ricattavano il Ministro della Magia e stava per smascherarli. Ma Gideon poteva ancora fare qualcosa. Anche se non sapeva quasi niente, poteva proseguire il lavoro di Dorcas. In quel momento gli sembrava l'unica ragione per continuare a vivere. Non avrebbe reso vana la sua morte.
« Ministro, devo parlarle » le sussurrò, quasi completamente senza fiato.
Lei non fece domande: il suo tono di voce era stato abbastanza eloquente.
« Seguimi, Prewett. No, Malfoy, non avrò bisogno di te » aggiunse la Bagnold, fermando Lucius prima che li seguisse.
Quello non osò disobbedire, ma sembrava allarmato.
Fa bene a preoccuparsi, lui come gli altri, pensò Gideon, stringendo i pugni, ripetendo nella sua mente una promessa. La pagheranno tutti.




Non posso credere di averlo fatto davvero! Sono due giorni che rimando l'aggiornamento perché non mi sentivo pronta, anche se ho avuto tempo per prepararmi. Già un anno fa Dorcas faceva parte della lista dei personaggi che sarebbero sicuramente morti, quindi mi ero ripromessa di non affezionarmi troppo a lei. Secondo voi è servito a qualcosa? No, anzi, è diventata una dei miei preferiti in assoluto. Come non detto... ç____ç
Come al solito vado di corsa (questo periodo incasinato finirà mai?). Il prossimo aggiornamento sarà a fine settembre, poi credo che ricomincerò ad aggiornare ogni due settimane come prima.
Un abbraccio a tutti, e buon rientro!
Julia
  
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