Someday…
Echo
“Si
può sapere cosa stai guardando?” gli
domandò
suo padre, alzando la testa dal proprio computer.
“Un film di mamma” gli rispose la piccola Isobel,
presa dallo schermo.
“Come s’intitola?” continuò
Dan, raggiungendo la
figlia e prendendosi una pausa dal proprio lavoro.
“Non credo che ti piacerà,
papà” constatò lei.
“Non è vero, sai che a papà piace
guardare i film!”
controbatté Dan, abbracciandola affettuosamente.
“E’ I
Love Shopping, papà”
“Cosa?”
Dan non poteva crederci, quel film lo stava
tormentando da anni, prima con Serena e ora con sua figlia. Incredibile.
“Buonasera famiglia!” esclamò Serena,
allegra,
varcando l’entrata del loro appartamento.
“Ciao”
la salutò Isobel, quasi assente,
troppo
conquistata dal film.
“Serena, dobbiamo parlare” mormorò Dan,
avvicinandosi alla moglie.
“Buonasera anche a te, maritino” gli disse lei con
il sorriso dipinto sulle labbra, finché non
guardò il piccolo schermo.
“Oh mio dio! Adoro questa scena!”
commentò Serena,
non badando a Dan e sistemandosi vicino alla figlia.
“Serena!” la richiamò lui, disperato per
quella
bizzarra situazione.
“Arrivo” lo rassicurò, tornando in lei e
seguendolo
in cucina.
“Cos’è successo?” gli
domandò poi.
“E me lo chiedi? Tua figlia sta guardando quel
maledetto film e ha solo 5 anni!”
“Dan, sul serio? Avanti non è né un
film horror né
un film a luci rosse!” provò lei.
“Nemmeno istruttivo! Dovrebbe guardare Biancaneve!”
“Ma se mi hai confessato che quando Jenny lo
guardava da piccola, tu ti terrorizzavi per la strega!”
ribatté lei, abbozzando
un sorriso.
“Ero piccolo e la strega brutta brutta”
tentò di
difendersi lui. Serena rise, immaginandosi il suo uomo, terrorizzato da
un
cartone animato.
“Stiamo davvero discutendo per Biancaneve?”
domandò
Dan, guardandola negli occhi per qualche secondo.
“Hai iniziato tu!” esclamò Serena,
dandogli poi un
lieve bacio sulle labbra.
“Mi mancherai da impazzire, lo sai?” le
confessò
lui, riferendosi al viaggio che lei avrebbe intrapreso il giorno
seguente.
“Sono
sette giorni, Dan, ce la possiamo fare”
“Non mi fido di Jimmy, Serena” le
sussurrò con tono
preoccupato.
“Ne abbiamo già parlato” gli rispose
esausta di
tornare su quell’argomento.
“Non va bene, gli piaci e non è un tipo apposto.
Non mi fido di lui!”
Jimmy Clay era un collega di Serena da circa un
anno, lavoravano entrambi per la stessa rivista di moda, lui aveva
qualche
hanno in più di lei e il suo interesse nei confronti della
giovane era stato da
sempre in grado di suscitare la gelosia di suo marito.
“Allora fidati di me! Ti amo, Dan, non per niente
ti ho sposato e abbiamo due splendidi bambini”
continuò lei.
“Serena..”
“Dan..”
“Mamma”
La voce di Isobel interruppe la loro conversazione.
Serena accarezzò lievemente la guancia del marito,
mentre un’espressione buffa le apparse sul volto.
A quel tocco Dan comprese quanto stupido fosse
stato il suo comportamento.
Amava Serena e lei provava lo stesso per lui.
Quella era l’unica cosa di cui era certo di potersi
fidare.
Nate dormiva profondamente, mentre
Jenny era seduta
accanto a lui a fissarlo.
Aveva paura che il suo respiro potesse distogliere
in qualche modo il giovane da quel sonno tranquillo.
Improvvisamente il suo cellulare squillò e Jenny si
malidi per non averlo messo in modalità silenziosa prima.
Era Dan. Inoltrò la chiamata.
Lo avrebbe richiamato più tardi.
“Che succede?” chiese Nate, strofinandosi gli occhi
ancora assonato.
“Era Dan. Ti
ho portato la colazione, se non ti dispiace”
Jenny sorrise, mentre lui afferrò un pancakes.
“Buono! E cosa voleva?” le domandò,
sedendosi sul
bordo del letto.
“Non ne ho idea. Probabilmente qualche ora da
baby-sitter”
gli rispose, controllando ancora il display del telefono.
“Si… probabile. Senti che ha da dirti.
E’ da un po’
che non passo del tempo con Isobel e Sam”
“Lo chiederà a me, Nate”
mormorò Jenny.
“Ed è anche da un bel po’ che non passo
del tempo
con te” le spiegò lui, sperando che lei capisse
ciò che intendeva.
Un altro sorriso si dipinse sul volto di Jenny.
“D’accordo lo richiamo”
accettò lei, recandosi in
soggiorno.
Jenny tornò qualche minuto più tardi, mentre
Nate,
nel frattempo, s’infilò una camicia pulita.
“Allora?” le chiese.
“Allora siamo dei veggenti. Dan vuol fare una
sorpresa a Serena e quindi noi dobbiamo tenere i due
marmocchi” rispose lei, imbarazzata
nel vedere il giovane Archibald più affascinante che mai.
“Allora che ci facciamo ancora qui? Abbiamo uno
spassoso pomeriggio in programma. Andiamo!”
esclamò lui, eccitato come un
bambino.
“E’ proprio quello di cui ho bisogno!”
proseguì,
convinto finalmente di riuscire a voltar pagina.
Charlie era soltanto
un brutto ricordo da cui lui
avrebbe dovuto disfarsene molto prima.
E
da quel pomeriggio sembrava tutto più realizzabile.
“Chuuuuuk!”
Il suo nome
echeggiò per tutta la casa.
“Dimmi,
Blair” disse, raggiungendo sua moglie.
“Si
può sapere che diavolo è questo?” gli
domandò.
Blair era
lì, con un libro in mano a fissarlo
perplessa.
“10 modi per
sovrastare tua moglie?!”
“Che razza
di libri leggi?” continuò Blair,
interdetta da quel titolo, tutt’altro che a favore
dell’emancipazione
femminile.
“Non
è come pensi” cercò di spiegarsi Chuck.
“Demerito
maschilista che non sei altro!” esclamò
lei, non accettando il fatto che suo marito potesse leggere tali
sciocchezze.
“Blair,
l’ho preso soltanto perché descrive come
far cambiare opinione alle donne!”
Blair gli
lanciò il libro contro e lui fu fortunato
ad avere i riflessi pronti per evitarlo.
La guardò
stupito.
“Sono
incinta diamine! Ho gli ormoni a mille e tu
invece che strami vicino ti leggi 10 modi per sovrastare tua
moglie!” esclamò
lei, finendo con l’avere il broncio.
Chuck non
riuscì a trattenere il sorriso che gli
apparve dopo.
Blair era sempre la
stessa e non sarebbe cambiata
mai.
E lui mai avrebbe
desiderato che potesse cambiare.
“Blair, sai
che sono il fan numero uno dei successi
delle donne! Altrimenti come mai avrei potuto sposare una donna di
successo?”
commentò, avvicinandosi a lei.
“Quel libro
l’ho comprato perché speravo di poterti
far cambiare idea sul bambino” ammise.
Blair alzò
gli occhi al cielo come segno di rassegnazione.
“Ancora con
questa storia? Andrà tutto bene!” provò
lei.
“Non
permetterò che ti accada qualcosa di male e
non ti perdonerò mai se mi lascerai, hai capito?”
In quel momento Chuck
ebbe un groppo alla gola: la
sua vita non avrebbe avuto alcun senso senza di lei.
“Non ti
lascerò e tu sarai un ottimo padre, Chuck”
tentò di rassicurarlo lei.
“Di certo la
genetica non sarà d’aiuto”
mormorò
lui, riferendosi al complicato rapporto con il suo di padre.
“Beh, ognuno
è padrone del proprio destino e io so che
tu sarai un ottimo padre!”
Chuck
l’abbracciò affettuosamente, stampandole poi
un bacio premuroso sulle labbra.
“Ora vai a
finire di mettere apposto la cameretta!”
gli ordinò Blair.
“Ecco in
realtà perché ho preso 10 modi per
sovrastare tua moglie!” scherzò lui.
Blair sorrise.
Soltanto dopo
sentì una fitta al ventre.
La vista le si
appannò.
Le mancarono le forze
e cadde a terra.
“Blair!”
L’eco della
voce rotta di Chuck risuonò nella sua
mente, prima che l’oscurità la inghiottisse.
Postato
anche il
terzo capitolo. L’ho finito di scrivere molto tempo fa, ma
non mi ha mai
convinta, quindi l’ho modificato moltissime volte.
Scusatemi se non
è molto convincente, ne sono anche io un po’
delusa.
Volevo
ringraziare ancora a chi ha recensito questa storia
precedentemente.
PS: il libro che ha comprato Chuck è di mia pura stupida
inventiva, perdonatemi eh :)