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Autore: MaricaWrites    01/09/2012    3 recensioni
"Dormiremo quando saremo morti" è la storia di Victoria, cacciatrice statunitense che si ritrova coinvolta nelle vicende dei fratelli Winchester. Nel corso della storia, la ragazza dovrà affrontare i fantasmi del suo passato, ma soprattutto, dovrà lottare per tenere a freno le emozioni, come il suo lavoro le impone.
[STORIA TEMPORANEAMENTE SOSPESA]
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo XIII

 

-Sette-

 


 

Stavo sognando, e me ne rendevo conto. Odiavo quando succedeva così: avevo la consapevolezza che quello che stavo vivendo non era reale, ma non avevo comunque il controllo della situazione. I fatti si susseguivano senza che io avessi tempo di capire dove mi trovavo e come c’ero arrivata, e intanto mi rendevo conto che chiederselo era del tutto inutile, perché tutto ciò non stava accadendo.

Quella volta però, ero semplicemente seduta su una panchina e osservavo un cane, un labrador marrone scuro che si era seduto praticamente sui miei piedi, e mi guardava in silenzio.

Non so per quanto tempo durò quella parte del sogno, ma lo fece finchè ad un certo punto, il cane non iniziò a parlare:-Solo sette, Victoria, non più di sette-

Aggrottai le sopracciglia:-Sette cosa?-

La testa del cane mutò, trasformandosi in quella di Gabriele, e io mi alzai di scatto dalla panchina, allontanandomi dall’animale.

-Sette. Solo sette-

-Gabriele? Sei nei miei sogni? Sei vivo!-

Ma il cane iniziava a diventare sfuocato, come una proiezione cinematografica difettosa.

-Sette. Non più di sette-

-Che diamine vuol dire, sette cosa?!- sbottai.

-Sette-

Il cane scomparve, e io mi svegliai.

 

Mi tirai su di scatto e mi portai una mano alla testa.

-Ehi, con calma, o ti girerà la testa- Sam era già seduto a lavorare e come al solito mi sentii terribilmente inutile. In realtà ero solo terribilmente fortunata a non avere i problemi di Sam.

Lo osservai per un po’: le occhiaie erano raddoppiate e iniziava ad avere dei tic nervosi molto preoccupanti. Strizzava gli occhi, ogni tanto muoveva la testa a scatti troppo veloci, e i muscoli gli si irrigidivano spesso.

Sapevo di dover fare qualcosa, ma non avevo proprio la minima idea di cosa fare.

Mi preparai il caffè, mi sedetti al tavolo e lo guardai lavorare per un po’, pensierosa.

-Hai intenzione di fissarmi per tutto il tempo?- disse lui ironico, e dopo aver riso leggermente alzò lo sguardo per guardare se mi ero offesa. Ma ero rimasta impassibile.

-E’da un po’ che non hai allucinazioni, o sbaglio?- dissi piano.

-Già, è una buona notizia, no?-

Sapevo che mentiva.

-Voglio trovare Dean- dissi di punto in bianco.

-Dean?- poggiò la penna e mi guardò stupito –Non penso sia una buona idea-

-Perché no? Non dirmi che ce l’ha ancora con te. Questa cosa dovrà finire prima o poi-

Ci pensò per un po’:-Se non mi cerca lui, dubito sia una buona idea ricongiungerci-

-Ma…-

Mi interruppe, prendendomi la mano con un gesto secco:-So che sei preoccupata per me, ma sto bene, davvero. Ci sono già passato una volta, mi passerà-

-Ti passerà? Davvero? E’ per questo che è dovuto intervenire Castiel l’ultima volta? Non so se l’hai notato, ma ci ha mollati alla grande-

Abbassò lo sguardo:-Segue sempre solo Dean-

-Quello che ti pare. Ma io non posso fare niente per aiutarti, mentre forse Dean si-

-Dean è mio fratello, Victoria. Non fa i miracoli, lo farei preoccupare e basta-

A quella parola, “miracoli”, qualcosa mi passò chiaro e veloce nella mente. Sapevo esattamente che cosa dovevo fare con Sam, e di certo non era cercare suo fratello.

Mi ritrovai improvvisamente a combattere una guerra interna alla mia testa.

Quante volte avevo usato i miei poteri da quando avevo firmato il contratto? Due: la prima volta per inscenare la mia morte, la seconda per salvare la vita a Sam. Avevo ancora una possibilità. Ma valeva la pena usarla così? Sarei riuscita a sopravvivere per tutto il resto della mia vita senza usare i miei poteri?

Ce la facevano tutti, perché io non avrei dovuto? Forse perché non tutti facevano il mio lavoro.

Sam sembrò afferrare almeno parte dei miei pensieri:-Victoria smettila di preoccuparti, sul serio. Non c’è soluzione. Se te ne vuoi andare ti capisco-

-No- dissi alzando la voce, ma poi mi ricomposi e tornai a pensare.

Potevo usare i miei poteri, e guarire Sam, lo sapevo. Ma non ero sicura di volerlo fare. Questo mi rendeva una brutta persona? Non pensavo, forse solo una diffidente, una che ne ha passate tante.

-Ok, ok- fece un cenno con la mano come per chiudere il discorso.

Mi alzai dal tavolo:-Hai fatto colazione?-

-Non ancora-

-Ti va di farla?-

-In realtà no-

-E in realtà la farai- dissi bisbigliando, ma lui sentì, e fece una specie di risata.

Preparai un po’ di bacon e il caffè anche per lui. Mi incantai a guardare il liquido scuro, mentre ancora rimuginavo sulle mie alternative, quando un ricordo mi diede un’idea. Mi ricordai di quella sera, quella in cui io e Sam stavamo cacciando un demone, e Sam mi aveva leccato via il sangue dalla faccia.

Non avevo mai analizzato attentamente l’evento, ma Sam aveva mostrato dei poteri paranormali solo dopo aver ingerito il sangue di quel demone. Quindi probabilmente era quello a renderlo in qualche modo forte. Forse, l’avrebbe anche aiutato con questa storia di Lucifero.

Stavo per organizzare una caccia al demone seduta stante, quando mi resi conto che ero la prima fonte di sangue soprannaturale disponibile. Se un demone poteva dargli tutta quella forza, immaginiamoci cosa avrebbe potuto fare il mio sangue.

Decisi di tagliare del pane e di ferirmi “distrattamente” un dito. Sussultai leggermente e Sam si voltò.

-Tutto bene- dissi abbastanza convincente –mi sono solo tagliata-

Di schiena, feci cadere velocemente qualche goccia di sangue nella sua tazza di caffè, proprio in tempo, prima che mi raggiungesse:-E’ grave?-

-Ma va- risi –un cerotto basterà. Tieni il caffè-

Lo guardò poco convinto, ma il mio sguardo lo costrinse a portarselo al tavolo dove stava lavorando per berlo.

Mentre mi medicavo il dito, mi dissi che se anche questo non funzionava, dovevo smettere di drogarlo. Non era una cosa esattamente leale.

Quando uscii dal bagno, Sam aveva svuotato la tazza, e aveva una strana luce negli occhi.

-Il caffè era fantastico, grazie-

-Di niente- sorrisi a mia volta.

Seguì qualche minuto di silenzio, finchè Sam non mi guardò quasi corrucciato:-Hai notato quanti demoni stiamo incontrando di recente?-

Il cuore quasi mi rimbalzò in gola:-Già… l’ho notato anch’io-

-Perché secondo te?-

-Secondo me? Non ne ho idea, Sam-

-O forse ce l’hai ma non vuoi dirmela-

Lo guardai come se lo vedessi per la prima volta: il sangue non solo l’aveva rinvigorito, ma gli aveva liberato la mente, stava ragionando come il vecchio Sam.

-Bhè da come parli, tu un’idea ce l’hai, quindi ti prego, illuminami-

Sam mi guardò insicuro per un po’, prima di alzarsi:-Ogni volta che hai cacciato con me e Dean, sembrava quasi che i mostri ti seguissero. Trovare i mostri non era mai stato così facile. E quando ti vedevano, alcuni dicevano cose strane, come quella ragazza, quella che aveva l’anello magico, o insomma… è successo più di una volta-

-Quindi?-

-Quindi, è molto probabile che qualcuno ti stia dando la caccia, o molti… a giudicare dalla varietà di mostri che ti ha riconosciuta-

Annuii:-Avevo dimenticato quanto sei intelligente-

-E io dimenticavo quanto fosse bello avere la mente sgombra- dal suo sguardo capii che si era accorto dell’imbroglio.

Non indietreggiai, ma per qualche strano motivo avrei tanto voluto farlo.

-E… quando ti esce il sangue dal naso, fai finta di nulla ed esci con una scusa, come se fosse un segnale. Ma di recente lo ignori, come so fosse un falso allarme, non è vero?-

Annuii.

-Sei nata da genitori umani ma in circostanze particolari, quando ti arrabbi hai gli occhi da demone ma sei immune agli esorcismi, come alle trappole del demone. Potresti essere una specie di ibrido, ma su questo non ho ancora una teoria precisa. Però so che c’è qualcosa di strano tra te e Castiel, e Castiel per quanto di buon animo non avrebbe mai alcun tipo di rapporto con una creatura deplorevole, ciò mi fa pensare che debba avere la sicurezza che tu sia buona. Impazzisci al nome del figlio di Dio, ma il coltello per demoni ti ferisce come un qualsiasi altro coltello. Sei veloce, e forte, ma non lo dai a vedere-

-Sam, basta così-

-Quel giorno, quando sei venuta ad aiutare me e Dean, io ero morto, non è vero? Qualcosa mi si è conficcato in testa, forse una lama, o un chiodo, ma quando mi sono svegliato ero solo sporco di sangue e non avevo neanche un graffio. Tu mi hai baciato, ma non era per aiutarmi a respirare, abbiamo stretto un patto. Dio, che cosa diavolo sei?-

-Basta- dissi con voce più decisa, ma mi resi conto che suonai quasi disperata.

Sam mi guardò stupito.

-Vuoi aggiungere altro? Vuoi che continui io l’elenco? Vuoi dirmi che sono un mostro? Dimmelo, lo so, so di essere uno scherzo della natura, forse il più orribile di tutti, non serve che tu me lo ricordi! Vuoi sapere perché Castiel non si tiene alla larga da me? Solo perché conosceva mia madre, ecco perché, altrimenti avrebbe aiutato Raffaele a farmi fuori!-

Sam aggrottò le sopracciglia:-Raffaele? L’arcangelo?-

-Lascia perdere-

Mi sedetti e mi passai una mano tra i capelli, pentendomi un po’ di averlo rinvigorito col mio sangue.

-Vado a fare un giro- dissi alla fine, ed uscii dal Motel.

Mentre camminavo per strade sconosciute, mi chiesi come mai avessi potuto credere che Sam non avrebbe mai capito niente. Ovviamente non avrebbe mai scoperto quello che ero veramente, non sospettava nemmeno dell’esistenza di una tale schifezza quale ero, ma iniziava a farsi troppe domande, e ne traeva troppe conclusioni.

Mi infilai in vicoli sempre più desolati, perché con la gente intorno non riuscivo a ragionare, e improvvisamente mi resi conto di quanto il tempo stesse peggiorando. Delle grosse nuvole color pece si stavano annidando in cielo, e iniziavano a sentirsi i primi tuoni. Tutto era diventato più scuro e questo non faceva altro che tranquillizzarmi, perché tutti sarebbero rincasati a questo punto, e io sarei stata ancora più sola.

Sola. Non lo ero sempre stata? C’era stato Castiel, è vero, ma poteva realmente capirmi? Mi aveva mai davvero compresa fino in fondo? Non avrei mai voluto ammetterlo, ma avrei pagato per una battuta sporca di Dean, di quelle che in qualsiasi momento ti ricordano come si sorride.

Sam stava diventando un problema troppo grosso anche per le mie spalle, che avevano sopportato fardelli maggiori, e lo facevano tutt’ora. E la cosa peggiore, era che non riuscivo a scappare.

Scappare era sempre stata la cosa che mi riusciva meglio, ma non riuscivo a scappare da Sam. Come avrei potuto? Come avrei potuto lasciarlo in balia delle allucinazioni sul demonio e tutto il resto? Dean lo aveva abbandonato, aveva bisogno di me.

Rimasi in giro tutto il giorno, e quando tornai la sera, Sam stava già dormendo.

 

Ero di nuovo seduta, ma questa volta in riva al mare. Ero in costume da bagno, e forse non c’ero mai stata in tutta la mia vita. Il vento mi soffiava tra i capelli e l’odore salmastro dell’acqua salata mi riempiva le narici. Era bello. Ma era un sogno, e come mi succedeva di recente, lo sapevo.

-Sai, vero che sta per succedere qualcosa?-

Continuai a guardare il mare:-Perché, ti interessa ancora di me?-

Castiel sospirò:-Sai che lo faccio-

-Non lo dimostri un granché-

-Sei arrabbiata perché me ne sono andato ma sai che l’ho fatto per il tuo bene. Allora perché sei arrabbiata?-

-Non sono arrabbiata. Sono rassegnata. Sta per accadere qualcosa? Si, me ne sono accorta ma mi sono anche accorta di non poter fare nulla per cui, se devo starmene qui ad aspettare una disgrazia, preferirei ci fossi anche tu-

-Ne sei sicura?-

Qualcosa nel tono della sua voce mi convinse a voltarmi a guardarlo:-Cosa vuoi dire?-

-Sam. Non è chiaro? Sei scappata oggi, non è vero? Ma non l’hai abbandonato. Non l’avevi mai fatto, con nessuno-

-Sam è diverso… Sam… fa parte del nostro mondo. Capisce-

-Però non gli hai detto chi sei-

-Dovrei? Lo condannerei a morte-

-Tu?-  fece un sorriso sofferente, e non capii.

-Perché quella reazione? Cosa vuoi dire?-

-Gabriele è tornato, Victoria, e tu lo sai-

-Mi è apparso in sogno, dicendomi non più di sette. Sette cosa?-

-Dirtelo, forse peggiorerebbe le cose-

Scomparve, così come era apparso, e la sabbia sotto di me si trasformò in un mucchio di piccoli sette di tutte le dimensioni, prima che un urlo mi svegliasse.

 

-Sam- dissi ancor prima di sapere cosa fosse successo.

Era Sam, ma non era lui ad aver urlato. Stava entrando nel motel trascinando una donna per i capelli.

-Aiutami- disse secco –disegna una trappola per demoni-

Ci misi ancor meno del solito e solo la ricerca dei gessetti nel borsone mi rallentò di qualche secondo.

-Chi è?- chiesi chiudendo a chiave la porta del motel e osservando il demone dimenarsi nella trappola.

-Un demone qualunque. Ma stava appostato fuori dal motel-

-Guardona- dissi schifata, rivolgendole uno sguardo altezzoso.

Rise, guardandomi dritta negli occhi:-L’ora è vicina sorella, ti stiamo tutti aspettando laggiù-

Sam non mi guardò, e ringraziai che non l’avesse fatto.

-Ora ci dici che cosa ci facevi appostata fuori. Altrimenti te ne torni dritta all’inferno- la voce di Sam era glaciale.

-Non è mica un segreto tesoro, stavo spiando lei- mi indicò col mento.

Feci un passo avanti, al limite del gesso e la guardai con odio:-Mi dovete lasciare in pace, hai capito? Dillo ai tuoi amici e dillo al tuo capo. Digli che mi sono stancata di avervi intorno. Non siete stufi di essere rimandati all’inferno da me?-

-Tutti vorranno essere all’inferno, quando il nostro signore tornerà, per merito tuo. E’ scritto. Appartieni a noi sorella, e presto ci raggiungerai. Tutti vogliono vederti, tutti vogliono toccarti-

Feci una faccia schifata, prima di guardare Sam, che però era rimasto impassibile.

-Il giorno che aiuterò voi creature ignobili, non mi chiamerò più Victoria Wilson-

Rise istericamente e fece per saltarmi addosso ma un gesto della mano di Sam la incollò al pavimento.

Cercai di contenere lo stupore.

-Perché la seguite?- chiese Sam con voce secca.

-Ve l’ho detto, tutti vogliono vederla. Il grande giorno sta per arrivare-

-Il grande giorno? Che cosa vuol dire?-

Ma il demone continuava a guardare me:-Sei già a quattro, Victoria. Quando arriverai a sette, lui tornerà-

-Sette?- mi avvicinai di un passo –Sette cosa?-

Si limitò a ridere, e non ci fu più verso di estorcerle nulla, neanche torturandola.

Sam dopo qualche minuto, la rimandò all’Inferno con un semplice gesto della mano e dovetti di nuovo fingere che fosse tutto nella norma.

La ragazza posseduta era già morta, e dopo esserci disfati del corpo, ci rintanammo di nuovo nella stanza del Motel, come se non fosse successo niente.

Sam iniziava di nuovo ad avere l’aria stanca, strizzava gli occhi, e mi resi conto che poche gocce del mio sangue lo avevano rinvigorito per più di un giorno, e che forse ora, l’effetto stava svanendo.

Mi abbandonai seduta sul letto e mi passai una mano tra i capelli osservandolo fare lo stesso, strizzando gli occhi.

Non avevamo ancora parlato, non da quando aveva iniziato a fare supposizioni sulla mia natura non esattamente umana, e ora non sapevo cosa dire, così dissi la prima cosa che mi passò per la testa:-Posso dartene altro, se ti fa bene-

Alzò di scatto lo sguardo su di me, ma rimase in silenzio per così tanto tempo che mi chiesi se avesse sentito.

-Cosa vuol dire che sei già a quattro? Quattro cosa?-

-Non lo so- sospirai –E’ già qualche notte che faccio sogni su questi numeri… il sette soprattutto, ma non ho idea di cosa significhi-

Sam sembrò pensarci su, ma poi scosse la testa e si portò le mani alle tempie:-In questo momento non riesco a pensarci. Buonanotte-

-Posso dartene altro, se ti fa bene- ripetei, ma lui non rispose, di nuovo.

  
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