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Autore: Claire Knight    02/09/2012    9 recensioni
[RISCRIZIONE DELLA CROSSOVER "LA MAGIA NELLE MANI SBAGLIATE"]
L'avidità di potere degli uomini è sconfinata, nel corso dei secoli, è stata tramandata la leggenda di questo manufatto speciale, la Gemma Oscura. (S)Fortunatamente è andata perduta e al suo posto una antica profezia ne anticipa il ritorno. I protagonisti muovono i pezzi degli scacchi di una partita interrotta anni prima, in una lotta contro il tempo e la memoria. Il potere della Gemma Oscura sarà capace di corrompere anche i cuori più puri? A patto che esista ancora, ovviamente, e che il suo potere non si andato perduto. Ma un avvenimento importante, forse il più significativo, condotto per mano dell'ultimo dei Custodi renderà nota quella parte della profezia che nessuno era mai riuscito a interpretare.
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Questa storia è ambientata nella prestigiosa scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Come crossover, troverete mischiati in questa fanfiction i protagonisti di Inazuma Eleven, Host Club e, in aggiunta, alcuni Other Caracters di voi gentili autrici e lettori! Mischieremo una buona dose di risate, scherzi e magie. Ma attenzione alle insidie dietro l'angolo... èwé
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I fiori del Male.
Prologo.

 

L'uomo si infilò frettolosamente la mantella, calandosi il cappuccio sul viso con un brivido di freddo. Si affacciò piano alla finestra, scostando con cautela una tenda di un pesante rosso, scuro come il sangue e sgradevole al tatto. Una notte nera e silenziosa, che già sapeva di morte, era calata sulla città, come un velo di incoscienza negli occhi di un uomo che è rimasto ubriaco per tutto il giorno e ora trova la sua pace in un sonno agitato e tempestoso. Fuori tirava forte il vento, faceva ondeggiare le chiome degli alberi protesi verso il cielo nuvoloso. Ma per il resto c'era silenzio, una quiete irreale. Le strade rilucevano a tratti dei raggi biancastri della luna e di quelli pallidi dei lampioni, mentre a terra stralci di giornale e buste in plastica rotolavano via col vento.
Spaziò a lungo con lo sguardo, in cerca di un altro paio di occhi che lo stessero osservando in quel momento, ma invano. Sapeva di essere costantemente sorvegliato dai membri dell'Ordine[1], o quel che ne rimaneva. Anche in quel momento, probabilmente, non attendevano altro che un suo movimento per passare all'azione. E lui non poteva più indugiare. Si ritirò dal suo angolo e scese a passo sicuro le scale. La cantina era buia e angusta, ma bastava accendere la luce perché si mostrasse più spaziosa di quanto non fosse. La stanza era piena zeppa di mobili arrugginiti, fogli, carte e strumenti da lavoro. A terra, un grande tappeto era stato messo a prender la polvere. Non c'era un singolo centimetro scoperto nemmeno lungo le pareti, tappezzate di piccole bacheche in sughero cui erano stati affissi ritagli di giornale, fogli di calcoli e mappe piene di segni rossi e X cancellate. In un ritaglio della parete, sopra ad una teca contenente la più stramba sorta di oggetti magici in circolazione, era stato attaccato il post di una propaganda politica, da cui emergeva sorridente il volto di uno degli innumerevoli candidati alle elezioni di almeno dieci anni prima. Probabilmente aveva perso, ma non se ne ricordava. L'uomo storse il naso: non gli era mai interessata la politica, la sua missione andava ben oltre queste cose. Spostò con noncuranza un vecchio stereo che una lurida babbana gli aveva a suo tempo regalato per il compleanno, accompagnandolo ad alcuni CD di un gruppo musicale molto noto nel loro mondo: i Tears for Fears. Aveva circa trent'anni all'epoca, e in quel periodo si trovava a Londra per seguire le tracce della sua ricerca, che poi si era rivelata deludente e infruttuosa. Per un po' si era abituato alla vita che i babbani conducevano, aveva perfino stretto rapporti con loro. Ma nulla lo avrebbe mai distolto dal suo compito e presto sparì dalla circolazione senza lasciare traccia, come se non fosse mai esistito.
Quello stereo impolverato era stato messo lì a tener ferma la parte bassa del poster, che ora si arrotolò pigramente su se stessa in una spira disconnessa, plagiata dagli anni in cui aveva dovuto tendersi allo spasmo per nascondere i segreti di lui. La alzò finché nella parete non vide aprirsi un incavo scuro, vi infilò una mano scostando qualche ragnatela e afferrò saldamente il tesoro che gli era costato lo sforzo di tutta una vita. Lo estrasse e rimise al suo posto lo stereo, curandosi di non lasciare segno del suo passaggio. Poi, con attenzione quasi religiosa, tenne tra le mani il sacchetto marrone. Attraverso il tessuto si poteva intuire la forma sferica dell'oggetto custodito, grande poco più di un pugno e incredibilmente pesante. Era il frutto di tutto il male accumulato in quei secoli, portava con sé oscurità e forza, rappresentava la brama di potere cui gli uomini erano sempre stati soggetti. Per lui, tuttavia, non costituiva alcuna attrattiva: il suo sangue da magonò[2] non gli permetteva di partecipare completamente al mistero della magia, ma gli aveva concesso l'incredibile privilegio di osservarne i prodigi. Egli era solo un Custode, ma sentiva di essere lui il prescelto che avrebbe portato a compimento la profezia e assistito alla gloria, nonché al risveglio delle tenebre. Ma non sempre ne era stato certo, soprattutto nei momenti più bui della sua ricerca, in cui ogni passo in avanti lo riportava due step indietro. Per questo si era sposato con una maga, per garantirsi un erede (magico peraltro), semmai non ce l'avesse fatta. Ma era stato inutile.
< Tesoro >.
La voce lo richiamò dalla porta, ai piedi delle scale, < Che ci fai qui a quest'ora? >.
Voltandosi, l'uomo fece scivolare il sacco in una tasca della mantella, < Niente, pensavo >.
Guardò negli occhi sua moglie, sul viso un'espressione tesa, i lunghi capelli ricci erano un groviglio di nodi scuri e ribelli.
< Con indosso il mantello? > domandò con voce tremante, < Io... io ho capito cosa vuoi fare. Hai preso la Gemma Oscura, vero? Non mentirmi! >.
< I tempi sono maturi, Violet > esordì lui con voce implacabile, < Pur volendo, non si potrebbe prolungare l'attesa, lo sai. E i membri dell'Ordine sono già appostati qui fuori, in attesa della mia prossima mossa >.
< Già, l'Ordine... > sospirò lei, < Kyle... perché non gliela diamo? Sarà meglio per tutti se quell'arnese sparisce dalla circolazione... >.
< Sei impazzita forse? > esclamò lui. Con un ampio gesto del braccio le mostrò il suo misero studiolo nella sua inimmaginabile importanza, < Hai dimenticato dunque... >.
< No, no! > si affrettò ad aggiungere lei, afferrando il lembo della vestaglia tra le dita, < Ma sento che se non lasci stare morirai! >.
< Sbagli. Io sono il prescelto, non morirò stanotte... >. Si accostò alla scrivania e rovistò tra una pila di fogli e pergamene. Ne estrasse una gialla e spiegazzata e la infilò scompostamente in una tasca interna della mantella. < E se dovesse accadere, sarà stato per la giusta causa >.
< Ma perché la porti con te? È più sicuro se la Gemma rimane custodita qui >.
La guardò con due occhi che dicevano tutto: non era un'uscita di piacere, era intenzionato ad andare per compiere la Storia. Non tentò di consolarla quando la vide sull'orlo del pianto: da quando aveva finalmente trovato la Gemma aveva compreso l'inutilità del suo matrimonio. Si limitò a voltare lo sguardo con sufficienza e disprezzo: non l'aveva mai amata e suo figlio, prima essenziale per il fine ultimo della sua missione, si era rivelato una presenza superflua.
< Tu sei pronta? >. Controvoglia doveva ammettere di aver bisogno di lei e dei suoi poteri da strega, sebbene avrebbe preferito poter fare tutto da solo, < Ricordi quel che devi fare? >.
Lei storse il viso in una smorfia, < Non so se... >. Ma incrociando lo sguardo severo di lui rigettò subito indietro le parole che stava per pronunciare, come fossero una medicina amara. < Sì, sì... ricordo... >.
< Il bambino dorme? > aggiunse poi, lei annuì di rimando.
< È nella sua culla all'ultimo piano >.
< Spero che abbia poteri da mago... abbine cura. E fa' che sia degno del suo nome > sussurrò poi, < Devo andare, va' a prepararti >.
Appena fu fuori si domandò come avesse fatto a cadere così in basso.

 

¤°.¸¸.·´¯`»«´¯`·.¸¸.°¤

 

Violet aveva applicato una barriera magica intorno alla casa, in modo da renderli entrambi invisibili finché fossero rimasti nei limiti segnati. Sporgendosi oltre l'angolo del muro a prima occhiata si sarebbe potuto dire che tutto fosse ordinario e scialbo, come sempre era lì di giorno e di notte. Ma Kyle, avvedendosi di non causare rumori, proseguì cauto lungo il lato più oscuro della strada. Una scia di funghi bianchi, nati a terra tra le crepe nel cemento, delimitava l'ampio raggio della circonferenza oltre il quale la magia sarebbe stata rotta.
Alzò lo sguardo verso l'alto: la finestra era ancora chiusa. Quanto ci metteva quella donna? Aveva deciso di boicottare il piano? Oh... l'avrebbe pagata cara se non si sbrigava! Ma ecco che, con uno scatto inudibile, le ante si socchiudono, aprendosi lentamente senza il minimo rumore. Il viso di lei appare guardingo dal davanzale e lui, sospirando, le fa cenno di muoversi.
La vide annuire dietro un velo di ritrosia, Violet tirò fuori la bacchetta, chiuse gli occhi e, dopo un attimo di concentrazione, la agitò fermamente. Lui dabbasso sentì una vibrazione, poi dei passi concitati correr lungo la strada dal lato opposto a quello che avrebbe preso lui. Una figura nera entrò nel suo campo visivo, la vide uscire dal confine di funghi bianchi. La barriera non diede cenno di cedimento e l'uomo continuò a correre imperterrito, con i piedi che rischiavano di inciampare ad ogni passo. Passarono pochi istanti in cui lo scalpiccio dei suoi passi andava perdendosi, poi lui, quel lui ancora fermo sotto la porta di casa, vide sfrecciare sulla strada una figura ammantata a mezz'aria. < Da questa parte! > gridava con un vocione tonante e un ampio gesto del braccio. E al suo seguito altri cinque o sei manici di scopa sollevarono polvere dalla strada.
A quel punto Kyle scivolò di lato lungo la strada, mandò un segno a sua moglie. Non mancava molto: presto sarebbe stato tutto finito. Un sorriso affiorò alle sue labbra. Vide Violet agitare nuovamente la bacchetta, un boato proruppe nei dintorni con un'eco scrosciante, ripetendosi e amplificandosi tra le vie della città. La terra tremò, l'uomo estrasse dal mantello uno di quegli strampalati aggeggi babbani che aveva collezionato negli anni e finalmente si rendeva utile. Fece uno scatto in avanti e uscì fuori dalla barriera, avvertì sulla pelle una leggera resistenza, come di una pellicola invisibile che volesse trattenerlo. Con uno strattone più forte la squarciò e non perse altro tempo. Infilò la via laterale e, non appena fu abbastanza distante, premette il pulsante rosso del telecomando. Alle sue spalle sentì il rombo di un'esplosione, urla... e un vociare soffocato. Ora che anche i babbani erano svegli i maghi dell'Ordine avrebbero avuto senza dubbio più difficoltà a rintracciarlo. Con la coda dell'occhio vedeva già le fiamme avvampare tra le mura della sua vecchia casa, una nube di fumo nero saliva densa verso il cielo. Un sacrificio necessario, si diceva, perché nulla venisse scoperto. Nessun rimorso.
Guardò finalmente avanti a sé, vedeva le luci alle finestre accendersi una ad una, ma di maghi sulle scope nemmeno l'ombra. Aveva la strada spianata. Tirò fuori la mappa dalla tasca e la studiò senza rallentare il passo. Svoltò in varie direzioni, proseguendo indisturbato il suo itinerario. Finalmente arrivò in vista del cimitero, situato all'angolo tra il Corso e Lucas Moon Road, due insignificanti vie di periferia. Ma proprio in quell'istante vide disegnarsi sulla soglia del cancello nero tre figure ben note. Il più robusto, Thomas Harris, lo vide immediatamente e, dette due parole agli altri due, scattarono tutti insieme nella sua direzione. Colto alla sprovvista e con il cuore in gola, l'uomo corse su per i gradini di un giardinetto: la casa era la più vicina al cimitero e il muro di destra faceva da confine a un lato del suo perimetro. Se fosse riuscito a entrare e a calarsi da quella finestrella lì...!
Un primo lampo rosso passò ad un nonnulla dalla sua testa e lui si scostò con un sobbalzo. Tempestò la porta di pugni e non appena gli venne aperto non indugiò davanti agli occhi assonnati della donna in vestaglia che si era trovato davanti. La spinse, gettandola bruscamente a terra, e si precipitò su per le scale. La donna urlò, e presto le luci furono accese in tutta la casa, il marito accorse da lei che, prima di svenire, sussurrò: < I bambini... pensa ai bambini... >. Poi rivoltò il capo all'indietro.
In quel momento fece irruzione anche l'agente Harris, che aveva ordinato agli altri di posizionarsi a guardia di eventuali vie di fuga. Non rivolse una parola ai due e volò – quasi – al piano di sopra, seguito immediatamente dal marito della signora.
La stanza dove era entrato il fuggitivo era ampia, a base quasi rotonda, con pendagli sospesi appesi al soffitto spiovente. Al centro, spostata un po' lateralmente, c'era una culla bianca con i nastrini azzurri; dondolava appena. I due entrarono a grandi falcate e un refolo di vento li fece voltare. L'agente Harris eseguì uno scatto velocissimo, afferrò l'uomo per le spalle un attimo prima che si buttasse e lo tirò indietro. Nel rotolare perse il cappuccio e rivelò una testa arruffata bionda, quasi argentea alla luce della luna, e una lunga cicatrice vivida che gli attraversava metà faccia e l'occhio sinistro.
< Kyle McGregory > disse Thomas Harris puntandogli contro la propria bacchetta, < Arrenditi, stavolta non hai vie di scampo >. L'uomo si voltò di lato: anche il povero padrone di casa aveva sfoderato la propria bacchetta e stava in piedi, davanti alla culla, con atteggiamento incerto, ma senza dubbio non si sarebbe mosso da lì per nulla al mondo.
< Se ne vada da casa mia > fece impugnando saldamente l'arma, < Se ne vada, prima che io... >.
< Non ce n'è bisogno, si calmi > intervenne Thomas, < Questa questione è già quasi risolta, vero McGregory? >.
< Oh, no... > sibilò tra i denti l'altro, < Non avete modo di fermarmi, agente Harris, qualunque cosa facciate... questa, questa è storia, signori. Il presente che diventa passato per un futuro diverso, un futuro migliore... >.
Sfoderò un sorriso sinistro, quasi malato, ma l'altro non si perse d'animo: < Conosciamo bene il futuro che da generazioni la setta dei Custodi insegue tanto, ma la tua corsa finisce qui >.
< La mia ricerca non è stata vana! > esclamò adirato Kyle, < Io ho in mano tutto ciò di cui ho bisogno. La Gemma Oscura tornerà a casa stanotte perché è il suo destino e voi due, mediocri, non potete ostacolare il suo cammino, non ora che è così prossima... > e con gli occhi scoccò un'occhiata alla finestra. Era vicina, così vicina... sarebbe bastato togliere di mezzo quel fannullone di Thomas Harris e la strada sarebbe stata libera; quell'altro povero uomo, quello che si era svegliato nel cuore della notte con gente che irrompeva in casa sua, gente che scriveva la storia, era uno sporco fortunato troppo spaventato per poter agire.
< La Gemma Oscura > fece l'agente, voltando lo sguardo per capire dove fissasse, < è un manufatto pericoloso che deve sparire, come la dinastia dei Custodi >.
< Pensi che il mondo sia perfetto, Harris? > disse l'altro quasi urlando, incespicando nelle parole, < Ovunque... anche tu vedi quanta povertà, quanto dolore e miseria c'è nel mondo, quanto male... >.
< Tu ne fai parte, McGregory! >.
< Io assisterò al risveglio delle tenebre! > gridò, < Io! Nessuno è degno fuori di me. Ciò che voi chiamate “il bene”, le cose “giuste”, come lo stato, le leggi, la giustizia... cosa hanno risolto? Vedi meno disoccupati? Meno malfattori, ladri, stupratori per le strade? Il mondo è pieno di gente malata, il vostro Bene è malato fin nelle fondamenta. Io permetterò a questo mondo di purificarsi nel sangue di quelli che devono pagare... e allora ci sarà vera giustizia >.
< Taci, sei solo un folle se pensi che le cose si possano risolvere così! >.
L'agente Harris scattò in avanti mentre dalla sua bacchetta schizzava via un lampo rosso. Il magonò alzò il lembo destro del suo mantello, l'impatto con l'incantesimo fece vibrare l'aria nella stanza in modo assordante, i vetri e gli specchi nella stanza si infransero. Quando tutto finì, una risata gelò loro il sangue nelle vene. Dalla culla si levò uno straziante lamento infantile.
< Le è mai capitato, signor Harris > cominciò rompendo il silenzio, < di dover rimettere in ordine una stanza? Per mettere in ordine... devi creare disordine, ammucchiare la roba in attesa che sia il momento di metterla al suo posto. E così, allo stesso modo, non puoi pretendere che le cose si sistemino da sole... e per sistemare uno stato fondato su un bene corrotto, si ha bisogno di un male più puro che butti via la mera spazzatura >.
Poi guardò negli occhi entrambi gli uomini nella stanza. < Non siete d'accordo, signori? >.
< Ascoltatemi bene > intervenne il povero padre davanti alla culla, < I vostri discorsi non hanno senso, l'unica cosa che mi importa è che voi usciate immediatamente da casa mia, tutti e due! Andate a risolvere i vostri problemi altrove, altrimenti non esiterò a colpirvi! >.
Kyle imprecò e fece qualche passo verso di lui, < Stupido mago ingrato >. Gli sputò in faccia e l'altro si poggiò alla culla mentre si ripuliva il viso: < Tu dovresti ringraziarmi di essere qui. Sei così codardo che non potresti fare del male a una mosca, ma il caso ti sta dando la possibilità di partecipare agli eventi che cambieranno completamente la nostra misera realtà in qualcosa di più grande e magnifico. Stai assistendo al destino che si fa strada per riscuotere i nostri debiti... >.
< Basta, McGregory! > urlò Thomas, < Sono stanco di ascoltarti! >.
Si lanciò in avanti, stavolta intenzionato a colpirlo. Scagliò un incantesimo potente che esplose a fasce argentate. Ma Kyle alzò nuovamente il mantello, la vibrazione costrinse tutti a coprirsi le orecchie. Neutralizzato, come il precedente. Nessuno dei due maghi lì dentro riusciva a crederci: cosa diavolo era quel coso? L'agente Harris tentò ancora, ma ogni volta la sua magia si infrangeva o sembrava spegnersi al contatto con la stoffa.
< Essere un magonò ha i suoi vantaggi, signor Harris > spiegò poi l'altro, < La maggior parte di voi maghi fa troppo affidamento sui propri poteri. Io, che non ne ho, ho imparato fin da piccolo a sfruttare le mie capacità e il mio cervello. Ed ora vi dimostrerò quel che sono in grado di fare >.
Alzando stavolta il lembo sinistro allungò una mano verso il proprio avversario. Il mantello sembrò allargarsi, trasudò una polverina rosata che confluì fino alla punta delle sue dita, mentre gli altri erano in attesa. Poi, all'improvviso, la magia saltò via come una molla, rimbalzò lungo le pareti della stanza facendo cadere mobili, giocattoli. L'agente fu preso ad una gamba, ma invece di esaurirsi l'incantesimo si aprì in quattro lampi separati che continuarono a schizzare intorno. Una pila di libri rovinò addosso alla culla e all'uomo che, terrorizzato, tuttavia non abbandonò il suo posto. Nel caos di luci riflesse, gridolini spaventati e mobilia che cadeva a terra rumorosamente, Kyle vide riapparire sulla soglia la donna, che però non osò entrare. Sì avvicinò con rabbia a Thomas, che da terra tentava di rialzarsi. Con un piede gli schiacciò il polso a terra e calciò via la bacchetta, poi si avvicinò al suo volto: < Buona fortuna, le riserverò un posto d'onore all'inferno quando lui arriverà >. Poi gli assestò una potete scarpata nello stomaco, facendolo piegare a metà dal dolore.
Rialzatosi sorrise e si girò verso la finestra, da dove filtrava vento, luce, speranza, come un miraggio che diventava reale ad ogni passo. Era già quasi ai piedi del davanzale quando le tende si tirarono verso di lui con un urlo, si divincolò ma non bastò.
< Avada Kedavra! >. L'anatema lo colpì in pieno petto, laddove nemmeno la stoffa del mantello sarebbe servita. Gli altri nella stanza lo videro voltare gli occhi all'indietro, per un istante temettero quasi che un uomo come quello potesse resistere anche alla morte. Ma il suo corpo esanime cadde all'indietro, le tende non ressero il peso e precipitarono con lui fuori dalla finestra. Nel volo la Gemma uscì dal sacchetto, dalla tasca del mantello, illuminata da una luce sinistra, viva e pulsante. Percepiva la vicinanza del suo padrone, ma da sola non ci sarebbe mai arrivata. Il corpo di Kyle McGregory rimase infilzato negli spuntoni del recinto nero del cimitero con uno strappo di stoffa, la Gemma terminò la sua corsa a terra, l'impatto sul cemento la crepò. Basto un cedimento così piccolo, il vetro si infranse. Mentre nella casa gli altri sospiravano, sollevati che fosse finita, in tutta la città si avvertì un fischio acuto e doloroso. L'agente Harris fu percorso da un brivido di gelido terrore, poi il boato di un'esplosione fece tremare le fondamenta della casa. Un'oscurità più densa della notte si fece strada come fuoco tra le fessure dei mattoni, più facilmente entrò dalla finestra. Improvvisamente sentì caldo, le membra bruciavano, ma non erano fiamme, era puro male. Resistette finché gli fu possibile, poi tutto si spense nella consapevolezza del non esistere.
Durò poco, quel che doveva durare. Infine fu silenzio, niente più fiamme, niente più morte.
Solo urla e grida inconsapevoli di un mondo ignorante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

[1] : Per essere corretti ci tengo a puntualizzare che non si tratta dell'Ordine della Fenice, come tranquillamente si potrebbe pensare, ma di un'altra organizzazione di tipo totalmente differente che andrà chiarendosi nel corso della storia :)

[2] : Un magonò (appartenente al mondo magico creati dalla Rowling – e quindi non di mia invenzione) si differenzia sia dai maghi che dai comuni babbani. Sono praticamente l'opposto dei maghi nati da una coppia di babbani (come, ad esempio, Hermione Granger); sono quindi persone di discendenza magica che tuttavia non sono in grado di usare la magia. Hanno molto in comune con i semplici babbani, ma conoscono e capiscono il mondo magico. Un magonò di cui ci parla la Rowling nei suoi libri è Argus Gazza.


 


 


 

Angolino della Matta.

Salve a tutti! Ho finalmente terminato questo benedettissimo prologo. Ammetto che scriverlo mi è costata molta fatica, ma sono piuttosto soddisfatta del risultato di queste tre/quattro settimane passate tra momenti di stallo e scoraggiamento.

Voglio quindi ringraziare tutte le persone che mi hanno sostenuta nei momenti peggiori, in cui ho sfiorato perfino l'idea di cancellarmi da EFP e cancellare tutte le mie vecchie storie. Ringrazio anche tutte quelle anime pie che hanno messo questa storia nelle preferite/ricordate/seguite, spero di non deludere/aver deluso nessuno!

Inoltre... sento di essere migliorata negli ultimi tempi, soprattutto grazie al confronto con tutte le altre autrici del fandom di IE, che stimo tantissimo e che ogni volta, senza saperlo, mi danno la carica giusta per dare del mio meglio!

Spero che abbiate apprezzato questo prologo... si può dire che come inizio sia abbastanza entusiasmante, neh? Ahahah beh, alla fine è finito bene ^w^ Nel senso che sono riuscita a far andare tutto come doveva e anche meglio di quanto mi aspettassi **

Uff... non sono affatto brava a scrivere gli space, lo so. Vi starò annoiando a morte! Ma ho delle come importanti da comunicare!

Per prima cosa: Ho inserito delle note a fine capitolo per assicurarmi che tutti, compresi coloro che non hanno mai letto/visto Harry Potter, possano capire ciò che scrivo ed ho intenzione di non smettere fino alla fine (dove ce ne sarà bisogno, ovviamente). Se mi sono scordata qualcosa e qualcuno non ha capito può tranquillamente dirmelo per recensione/messaggio personale... altrimenti Google ha tutte le risposte ;)

Inoltre, ringrazio tutte le ragazze che hanno accettato di affidarmi (a loro rischio e pericolo!) i loro OC per questa fiction. Se queste persone vogliono cambiare qualcosa dei loro OC hanno ancora tempo fino alla pubblicazione del prossimo capitolo. Oh, e se non vedete apparire subito i vostri personaggi non preoccupatevi, non mi sono dimenticata di voi! ;) Solo che ad ognuno ho dato un ruolo specifico e dovranno apparire al momento opportuno :D

Un bacio a tutte/i,
la vostra Claire.


 

  
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