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Autore: Demoiselle An_ne    02/09/2012    6 recensioni
Questa è una storia di tenebre, luci, amori e dolori.
Cosa sarebbe successo se Oscar si fosse vista portar via il suo André? Si sarebbe accorta prima di sentimenti da sempre assopiti?
E se André avesse incontrato qualcuno così vicino alla figura di Oscar, eppure così lontano? Come sarebbero andate le cose?
Questa storia non intende cambiare lo splendido affresco tracciato dalla Ikeda, è un modo per vedere le cose sotto una luce un po' differente.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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L'improvviso risveglio del suo corpo lo lasciò impietrito.
André non respirava più ormai, si limitava a rantolare. Com'era possibile che una donna che non fosse la sua amatissima Oscar, seppur tanto somigliante, fosse riuscita a risvegliare in lui istinti che lui aveva segregato, istinti dei quali l'unica a possedere la chiave era Oscar stessa. Gli pareva impossibile.
Ma se da un lato vedeva crescere il proprio desiderio, e le fitte tiranniche che il suo corpo gli lanciava per spingerlo a non fermarsi ma a proseguire e ad affondare disperatamente e completamente in lei, c'era una parte di lui che con supplichevole imperiosità gli intimava di arrestarsi all'istante. Perché? 
Perché se non l'avesse fatto sapeva quale sarebbe stato il suo prezzo dopo, l'inferno e il senso di sporcizia che non l'avrebbe mai abbandonato. 
Imbrattato per sempre dagli umori di una donna che non fosse Oscar, la sola a cui aveva giurato fedeltà per sempre. Da ben venti lunghi anni ormai. 
Si sarebbe sentito come il peggiore dei traditori, che cosa sciocca! Pensò tra sé, Oscar non gli aveva mai chiesto quel tipo di fedeltà e mai l'avrebbe fatto. Anzi, quando le aveva dichiarato impetuosamente i suoi sentimenti lui per poco non aveva lasciato che la ricerca spasmodica e concreta di un unione con lei non ponesse fine al rapporto più bello mai instaurato tra due esseri umani. Lei era rimasta lì, a piangere e aveva invocato lo svedese. Tutto ciò che lui non sarebbe mai stato, dunque. Eppure il loro rapporto era sopravvissuto a quel gesto dalle sfumature disperate che il suo amore lo aveva spinto a compiere, e lui in cuor suo continuava a sperare e a sentire i lacci invisibile di quel legame indissolubile stringerlo. Non poteva farlo, non poteva e non voleva, quel gioco ambiguo lo avrebbe trascinato in un abisso oscuro da cui non sarebbe mai riemerso. E poi come poteva proprio con quella donna? Eléonor sembrava condividere la sua sofferenza, gliel'aveva letto nello sguardo quasi fosse un marchio impresso col fuoco. 
"O- Oscar...scusami. Ma non posso" Elaine non meno ebbra del sapore e della voglia di lui si arrestò di colpo, gli si congelò il sangue nelle vene e quella cicatrice risalente ad un tempo figlia di un'altra vita le parve riprendere a bruciare.
"Chi hai chiamato?" chiese scostandosi e aggiustandosi la svolazzante gonna, sprofondando in una nera vergogna. 
"Perdonami, ma non posso farti questo. Non posso, né a te né a lei" sospirò André, rendendosi conto che ciò che aveva pensato gli era salito alle labbra senza che se ne rendesse conto.
"Lei, chi? Non inventare scuse ragazzo, ci sono uomini che sono talmente perversi che nel vedere il mio volto mi bramano come se fossi qualcosa da divorare e altri come te. Uomini a cui risulto ripugnante e si ritirano con le più improbabili delle scuse. E' per come sono, non è vero?". Eléonor sentiva la collera e il dolore straripare a fiotti, inondarla fin nel profondo del suo animo.
"Sì, è per come sei. Ma non come credi tu, tu somigli troppo ad Oscar e non potrei mai farlo. Sarebbe sbagliato, credimi hai risvegliato in me il desiderio ma non so dirti se questo sia dettato dal fatto che sembri quasi lei oppure no. E poi, ho visto affiorare qualcosa nel tuo sguardo qualcosa che conosco bene. Sofferenza e privazione. Privazione dell'amore, di quell'amore che da solo può spazzare ogni remora e ogni dolore. Se venissi con te stanotte, per quanto il mio corpo lo desideri, sarebbe la cosa più sbagliata. Finiremmo per metterci in gabbia da soli".
"La vita è fatta di gabbie, non lo sai? Il mondo stesso è una gabbia, il solo fatto che siamo obbligati a respirare per vivere è una gabbia.  Gabbia più, gabbia meno. Cosa ti cambia? E se lei non ti vuole, che senso ha lasciarsi morire giorno dopo giorno in uno stato di perenne e futile attesa? Credimi, trovo ammirevole ciò che subisci e la tua costanza in questa perenne fedeltà...ma fossi in te, non mi annienterei per qualcuno che non ci vuole. Che ci usa, ci rovina e ci abbandona". 
L'ultima frase Eléonor l'aveva detto pensando più a sé che al suo lodevole interlocutore. André parve scorgere questo tono di rimprovero rivolto verso sé stessa, perché subito dopo chiese "Cos'è successo al tuo volto?"
Eléonor, che intanto si era appoggiata al cassettone impolverato come se fosse uno scoglio a cui attaccarsi durante una tempesta, parve innervosirsi e scosse la testa come a voler scacciare qualcosa di molesto. Qualcosa di cui lei sola, sembrava conoscerne l'orrore.
André le si avvicinò intenerito, sapeva che quella che aveva di fronte era una cortigiana ma, qualcosa gli disse che lei lì non ci era finita spontaneamente. Ce l'avevano rinchiusa. Senza esitazioni le prese la candida mano e con delicatezza la condusse fino al letto per permetterle di sedersi.
"Ti prego, parlamene", Eléonor si sentì vacillare. D'improvviso le parve di aver bisogno di tirar fuori tutto il dolore che ancora non aveva tirato fuori dopo tanto. Non seppe se a convincerla furono gli occhi più fiduciosi e belli che avesse mai visto o la notte. Sì, perché di notte è così. Ci si sente più coraggiosi e liberi di parlare, la signora dal lungo manto nero celava tutto con cura e silenzio. E così avrebbe fatto anche stavolta si disse.
" V-vedi, io sono qui perché non ho saputo oppormi al volere della mia famiglia..." André sentì una fitta, quella storia gli ricordava il motivo di tante sue sofferenze... "Non ho saputo dire di no. Ho sposato l'uomo sbagliato. Un uomo che avrebbe potuto essere mio padre, un uomo che in me ha visto un corpo da possedere nelle notti di solitudine. Non ha mai voluto che gli dessi figli. Ne aveva già e diceva che un figlio mi avrebbe rovinato il corpo..." scacciò una lacrima e riprese "Un giorno conobbi un giovane, suo figlio. Aveva la mia stessa età, credo sia stato amore a prima vista...capisci che intendo?" André annuì completamente in tensione, eccome se lo capiva!
"Ci amammo molto finché ci fu possibile, poi mio marito ci scoprì. L'uomo che mi ha amata così a lungo, non l'ho più rivisto. Non so nulla. A me però non andò bene, mi procurò lo squarcio che adesso vedi e mi condusse qui. Con l'ordine di concedermi a chiunque, ogni tanto torna..."
André era agghiacciato, iniziò a provare un sincero affetto per Eléonor. In un fulmineo istante decise che l'avrebbe aiutata e che sarebbe tornato. La strinse a sé e trattenendo le lacrime disse "Mi dispiace, ti aiuterò. Te lo giuro...". Lei rimase folgorata, ma com'era possibile? Lei era una donnaccia, sfigurata per giunta e poi si erano visti  per la prima volta e già nutriva tanto per lei? Impossibile, è compassione pensò amaramente. Fu sul punto di ribattere quando sentirono bussare con forza, sobbalzarono spaventati. Era Alain.
"André, dobbiamo andare! Sbrigati, il comandante ci farà a pezzi se non ti muovi!".
André ebbe appena il tempo di sussurrare "Tornerò" che già era fuori con Alain e gli altri pronto a tornare da Oscar.
André, quel nome restò sulle labbra di Eléonor per tutta la notte. Non l'avrebbe dimenticato e sapeva che sarebbe tornato.

Era ormai l'alba quando i soldati rientrarono, André stava per varcare la soglia quando sentì la voce che fin troppe volte aveva tormentato i suoi sogni. 
"Dove sei stato, André?"
Oscar.

  
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