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Autore: Melanyholland    08/06/2004    3 recensioni
Per non perdere per sempre la sua Ran, stavolta Shinichi dovrà combattere la battaglia più dura: quella contro se stesso
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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3. Kidnapping

Conan provò una fitta dolorosa al cuore, l’espressione tesa del suo volto si trasformò di colpo in qualcosa di peggiore, sentì che l’intero ambiente circostante gli crollava addosso e lui era lì, completamente inerme a quel dolore spaventoso che l’aveva travolto nel giro di pochi secondi. Quella che aveva risposto non era la voce che sentiva quasi ogni giorno da quando era piccolo, era fredda, distaccata e indifferente...

"...Signor Mouri? Mi scusi, ma ci risulta che sua figlia non è venuta a lezione stamattina. Non ne era al corrente? Pronto? È ancora lì?" le ginocchia gli cedettero, cercò di parlare ma la voce gli morì in gola. Così Ran non era mai arrivata a scuola... poteva essere chissà dove, e l’unico indizio che aveva era quel codice ancora incomprensibile. Attaccò il telefono senza rispondere ai richiami della segretaria e fissò la lettera che teneva in pugno, ormai così stropicciata e intrisa di sudore da sembrare carta straccia; distese il foglio per terra, passandoci sopra la mano per togliere le venature che deformavano il disegno, e la griglia riapparve, costellata dei suoi 1 e 2 che parevano beffarsi di lui, così misteriosi e insensati. Niente. Non sapeva proprio come decifrarlo, in classe aveva già tentato invano tutto quello che gli era venuto in mente, in più era agitato e ragionare in quello stato non era facile, non con le immagini spaventose che vedeva pensando al peggio; e più i minuti passavano più si innervosiva, auto danneggiandosi. Sapeva che prima o poi ci sarebbe arrivato, in fondo se il colpevole

Quel bastardo rivoltante gliela farò pagare tocca la mia Ran con un dito e rimpiangerai tutto sì io non permetterò che distrugga la sua vita lo giuro a costo di distruggere la sua

gli aveva mandato quel messaggio Conan doveva per forza essere in grado di decifrarlo, o non avrebbe avuto senso il suo comportamento. In effetti, è come se il colpevole volesse essere trovato da lui.

Aprì gli occhi, guardandosi intorno nella fitta oscurità che incombeva su di lei cercò di muovere un braccio ma si accorse di essere totalmente bloccata. Silenzio. Buio. Riusciva a sentire il suo stesso respiro, mentre in alto, da un punto indefinito, proveniva una luce fioca, quasi trasparente. Sola. Sì, era certa di esserlo, almeno ora. Non avrebbe sopportato di averlo ancora vicino, sentire l’odore forte del tabacco, le sue mani che le stringevano il braccio, il suo alito caldo e disgustoso sul collo, mentre le sussurrava di non gridare, perché non voleva ucciderla, era indispensabile per il suo piano. Aveva avuto paura di essere torturata, sottoposta ad atroci umiliazioni e picchiata... paura di diventare un altro nome anonimo sui giornali, un’altra ragazza compatita per un secondo da tutti e poi dimenticata. Sì, aveva provato terrore autentico, si era sentita perduta e aveva lasciato che la legasse senza opporre resistenza, sentendo il freddo metallo della canna della pistola sulla tempia, la gelida morsa che gli stringeva il cuore. Poi lui aveva versato un liquido su un fazzoletto e di nuovo si era avvicinato a lei tanto da fargli sentire l’odore acre del fiato, aveva riso senza alcuna allegria e le aveva detto di non preoccuparsi perché il suo fidanzato l’avrebbe salvata, e infine gli aveva premuto il fazzoletto sulla bocca.

Shinichi...

Una lacrima silenziosa le rigò la guancia.

Shinichi non verrà. Lui non c’è mai quando ho bisogno non è mai con me quando sono in pericolo e nemmeno quando sono triste...in pratica per me lui non esiste più... da molto tempo...ormai...

Chiuse gli occhi: ma perché si era svegliata? Perché non le aveva dato un sedativo più forte? Sarebbe stato meglio rimanere nell’incoscienza che restare sola in quel buio in balìa dei pensieri che temeva da tanto, e che ora si facevano più vividi nella sua mente, distruggendo nel suo cuore l’immagine del suo amico d’infanzia, di quella persona che era così importante per lei... che lo era... o forse che lo era stata...

Conan fece scorrere lo sguardo sul foglio, concentrandosi, il suo cervello lavorava a ritmo spedito valutando ogni possibilità, ogni via di uscita... Ai aveva detto di averlo già visto, e in effetti anche a lui sembrava familiare. Solo che lo percepiva come una cosa lontanissima, dimenticata... strinse i denti e inarcò le sopracciglia, sforzandosi così intensamente di ricordare che le vene sulle tempie divennero visibili. Allora, aveva subito accostato alle parole della ragazza l’immagine dell’Organizzazione, l’aveva fatto istintivamente, con lo stesso procedimento mentale che spesso fanno fare gli psicologi ai pazienti; però può darsi che non fosse in quel contesto che Ai avesse visto quella griglia numerata, la cui forma sembrava dannatamente conosciuta anche a lui, ma in un altro.. perché oltre ad essere stata un membro dell’Organizzazione, Ai era stata soprattutto ed era tuttora

una scienziata

Conan sorrise trionfante, guardò il foglio, sempre meno incomprensibile, sempre più straordinariamente scontato... adesso riusciva a leggere il messaggio, sapeva dove si trovava Ran e non aveva intenzione di perdere altro tempo. Scattò in piedi e riprese a correre, ignorando le dolorose proteste delle sue gambe. Il posto non era lontano, in un quarto d’ora avrebbe dovuto esserci, mantenendo quella velocità; mentre avanzava rapidamente, sentì suonare il cellulare e vide sullo schermo che Ai lo stava chiamando: di sicuro anche lei aveva ormai capito di che cosa si trattava, in fondo doveva averla vista un mucchio di volte quella tabella, lavorando in laboratorio. In effetti anche nel suo libro di chimica di secondo superiore ce n’era una, che sciocco a non capirlo subito! In fondo però erano diversi mesi che non sfogliava un tomo del genere...

La griglia era la tavola periodica degli elementi, e i numeri 1 e 2 in ogni quadrato stavano ad indicare una lettera del simbolo dell’elemento corrispondente a quel posto. Ad esempio, nel secondo quadrato a sinistra, da sopra, dove ci sarebbe dovuto essere il simbolo del litio Li, c’era il numero 1; Conan avrebbe dovuto cioè prendere in considerazione la prima lettera del simbolo, la "L"; nel quadrato subito sotto c’era invece il numero 2, così dal simbolo del sodio Na il piccolo detective ottenne la lettera "a". Alla fine, il messaggio così ottenuto era il seguente: "La tua ragazza è con me. Vieni solo al vecchio stabile della centrale elettrica."

Conan diede un’occhiata allo schermo del cellulare e poi rifiutò la chiamata: era inutile sprecare il fiato per parlare con Ai, dato che aveva già risolto il codice. Ora doveva pensare solo a raggiungere lo stabile, prima che fosse troppo tardi

Arrivo Ran non preoccuparti ci sono io non permetterò a nessuno di farti del male arrivo subito perché ti sono e ti sarò sempre vicino nonostante tutto aspettami non temere

Continuò a correre nonostante il dolore ai muscoli e al fianco fosse ormai lancinante, anche se sapeva cosa sarebbe accaduto continuando a sforzarsi in quel modo, poiché era un male che aveva provato tante volte allenandosi duramente in vista dei campionati di calcio: di lì a poco avrebbe avuto un crampo e pensare di doversi fermare lo spaventava più del dolore in sé. In più il giorno prima aveva preso quella maledetta storta e la caviglia cominciava di nuovo a fare male. Ripensò alla sera precedente, quando Ran l’aveva preso in braccio per non farlo affaticare, ricordò i sentimenti che aveva provato, quanto era stato bene, e gli sembrò di risentire la sua mano che gli accarezzava i capelli con dolcezza, facendolo addormentare... strinse i denti e aumentò la velocità, il dolore si fece insopportabile ma resistette, finché comparve all’orizzonte la sagoma di un edificio diroccato, che si faceva sempre più grande man mano che si avvicinava. Conan si fermò a pochi metri di distanza dallo stabile, il volto in fiamme per lo sforzo, le mani poggiate sulle ginocchia semi piegate: sentiva il sangue che pulsava nella testa, ansimava e tossiva, respirando con difficoltà, esausto, le sue gambe mandavano fitte dolorose ad ogni minimo movimento.

Non posso fermarmi qui non è il momento di lasciarsi andare devo muovermi e devo farlo per lei

Strascicando i piedi si avviò verso l’edificio, deciso a non arrendersi e a fare di tutto per riportare Ran a casa sana e salva.

Ormai in disuso da anni, lo stabile si presentava vecchio e fatiscente, e la porta quasi crollò addosso a Conan quando l’aprì per entrare. Legata alla maniglia vide una vecchia catena arrugginita e spezzata, tuttavia notò pochissima polvere, segno che qualcuno era entrato lì da poco. Avanzò cautamente, inoltrandosi nel buio, era certo che fosse una trappola, ma non poteva sapere quanti erano i nemici che avrebbe dovuto affrontare, né cosa avevano in mente e, soprattutto, dove esattamente fosse nascosta Ran. Non volle accendere la luce del suo orologio per non diventare un bersaglio troppo facile da individuare e così non riuscì a focalizzare niente, incespicò frequentemente nei calcinacci e nei pezzi di vetro e legno sparsi sul pavimento aspettando che i suoi occhi si abituassero all’oscurità. Intanto rifletté sul fatto che era andato lì senza avere uno straccio di piano, distratto dai suoi sentimenti, e che adesso si trovava allo sbaraglio e con pochissime possibilità di cavarsela in caso di un agguato. Per di più c’erano ancora molti interrogativi a cui non aveva dato risposta, per esempio cosa ci fosse scritto sulla lettera di Ran; era quasi sicuro che chiunque l’avesse rapita non l’aveva catturata per strada, rischiando di essere visto, bensì l’aveva spinta ad andare in un posto isolato. Questa ipotesi spiegava il ruolo della missiva e anche lo strano comportamento della ragazza; quello che proprio non capiva però era cosa ci fosse scritto per farla obbedire in quel modo. Chi mai poteva essere colui che aveva tanto potere su di lei? Di chi si fidava a tal punto da andare di nascosto in un posto deserto perché glielo aveva chiesto? Sussultò: in un istante tutto divenne chiaro e fu in quel momento che la rabbia cominciò a crescere dentro di lui: chiunque fosse stato, l’avrebbe pagata cara!

  
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